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Autore: Unpredjctable    17/07/2014    1 recensioni
La polizia.
"Oh cazzo."
Imprecai, cominciando a correre.
Mi avrebbero presa, mi avrebbero portata in quel posto, di nuovo.
E non potevo sopportarlo.
Avevo già sofferto abbastanza.
Le mie gambe stavano per cedere, non potevo farcela. Per non parlare del fatto che la pioggia non aiutava.
Trovai una casa.
La mia salvezza.
*****
"Non puoi amarmi! Io sono pazza!"
Risposi urlando.
"No, non è vero! Tu, Bethany, sei la persona più dolce di questo mondo. E ti amo."
Continuó, rassicurandomi.
"Io... Mi hanno rinchiusa da quando avevo 11 anni.. Secondo te non sono pazza?"
Domandai, cercando di tranquillizzarmi.
Mi guardava con quegli occhi dolci e un sorriso che toglieva il fiato.
Per la prima volta nella mia vita, dopo il più grande errore mai commesso, qualcuno mi amava.
"Non sei pazza. Tu sei la mia piccola. Ecco perché ti amo."
Disse, per poi baciarmi.
Non fu uno di quei baci volgari, ma il bacio più dolce che qualcuno mi abbia mai dato.
*********
No. Non poteva essere vero.
Non di nuovo.
Corsi a cercarlo, dovevamo andarcene.
Andrew era lí.
Vidi Harry, finalmente.
"Piccola, che succede?"
Domandó preoccupato.
"È tornato. Vuole portarmi via. Vuole rinchiudermi, di nuovo."
Dovevamo andarcene, o sarebbe stata la fine.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il mio 17esimo compleanno, e io ero ancora rinchiusa.
Nessuno dei miei parenti mi aveva fatto un regalo, e neanche gli auguri. Anche se, sinceramente, non ci speravo.
Ancora due anni, e probabilmente sarei uscita da quel manicomio.
Perchè si, ero rinchiusa in un manicomio.
Il motivo? Avevo ucciso la mia famiglia.
Mio padre Derek, mia madre Erin, mia sorella Rachel e mio fratello maggiore, Robbie.
Io non mi ricordavo di aver commesso una tragedia, ma quando mi sveglia, il 21 dicembre del 2003, mi trovavo già qui.
Ovviamente, i miei parenti non avevano pagato la cauzione e quindi rimasi sola. Tutti coloro che pensavo mi amassero, mi avevano abbandonata.
Ma come biasimarli? Io ero un'assassina.
Avevo tentato il suicidio un casino di volte, peró non ci riuscì mai.
Quindi mi trovavo in una cella piuttosto piccola, con niente dentro, a parte il letto.
Ogni volta che dovevo fare i miei bisogni, c'era qualcuno a controllarmi, ed era una cosa umiliante e frustante allo stesso tempo.
Pensare anche che quando avró raggiunto la maggiore età, il tribunale dovrà decidere se lasciarmi o se darmi altri anni... mi faceva salire ancora di più la voglia di uccidermi.
"Hei tu! Brutta puttana, alzati."
Mi disse Andrew, quel testa di cazzo che mi dava da mangiare.
E lo odiavo a morte.
Lui era la mia rovina.
Era un altro dei motivi del mio tentato suicidio.
Lui era colui che volevo uccidere.
E una volta ci provai.
Ero al piano superiore, ossia dove c'erano quelli 'meno pazzi', come si diceva.
Andrew continuava a stuzzicarmi, a ricordarmi ció che avevo fatto, a trattarmi male. Così, dato che avevo una vera e propria forchetta di metallo, gliela tirai addosso, facendola conficcare nel suo cazzo di braccio.
Ecco il motivo per cui mi avevano portata al piano terra, chiamato 'il posto assatanato'.
"Ci senti? Ho detto di alzarti."
Mi disse di nuovo e scandendo l'ultima parola.
"Cosa vuoi?"
Risposi secca, avvicinandomi alla porta blindata con un rettangolo in mezzo, che mi permetteva di vedere chi era.
"Ho portato le tue pillole."
Aprì la porta, porgendomele.
"L'acqua?"
"Tieni."
Rispose dandomela.
Guardai quelle odiose pasticche.
Anche se tanto odiose non lo erano, dato che mi procuravano piacere.
Mi facevano entrare in uno stato di trans, e potevo dimenticare tutto.
"Vuoi guardarle ancora per tanto?"
Chiese sarcastico.
"Sai, ho altri pazzi a cui darle."
Continuó, guardandomi con schifezza.
Aveva detto una cazzata, la mia cella era l'ultima.
Le posai sulla mia lingua, per poi ingoiare tutto con l'acqua, piuttosto calda e schifosa.
Tutto in quel posto era odioso, pure l'acqua.
Gli ridiedi il bicchiere, per poi richiudere la porta.
Mi sedetti sul letto. Se si poteva considerare come tale.
Era più un tavolo attaccato alla parete, un po' più basso, con un cuscino sopra e una coperta.
Si dormiva malissimo.
Avrei dato di tutto, purchè dormire su un bel letto caldo e morbido.
Le pillole cominciavano a fare effetto.
E in poco più di venti secondi, caddi in un sonno profondo, anche se era solo pomeriggio.
*******
"Coglioncella, su, svegliati."
La voce di Andrew mi fece svegliare.
"Che vuoi?"
Domandai con voce assonnata, mentre mi alzavo.
Aprì la porta e mi porse un piatto con purè di patate e acqua, che alla fine avrei dovuto accompagnare con le mie amate pillole.
Era l'ultimo turno, prima della notte.
Rimase appoggiato alle stipite della porta, mentre messaggiava al cellulare.
 Stavo tranquillamente mangiando, quando sentì il rumore delle porte.
C'era un nuovo arrivato.
"Sta ferma!"
Urló un guardiano.
La ragazza cominció ad urlare, e da quello che sentì, riuscì a liberarsi da lui.
Sentivo i suoi passi sul pavimento, poi si scaraventó su Andrew.
Non ero spaventata, anzi.. mi stavo divertendo.
Lei era sopra di lui, mentre gli dava schiaffi e pungi.
Andrew, provó a tenerla ferma, cominciando a imprecare.
"Levati! Pazza del cazzo!"
Urló cercando di buttarla a terra.
Continuai a ridere, in quanto non vedevo l'ora che succedesse una cosa tanto esilarante.
Adoravo già quella ragazza, sopratutto perchè aveva fatto un occhio nero all'imbecille su cui si era scaraventata.
Era molto robusta, con dei capelli marroni un po' incasinati, gli occhi verdi (da quello che avevo visto), e un grandissimo odio per quelli che la volevano mettere là giù.
Avrà avuto 20 anni, se non di più.
Non capì il motivo per la quale non aiutavano Andrew, non che mi dispiacesse.
Quando l'altro uomo tornó, le iniettó  qualcosa che la fece svenire subito.
Il ragazzo, che fino a poco fa era stato assalito, prese il mio piatto e il mio bicchiere, poi se ne andó, piuttosto incazzato, senza darmi le pillole.
Sbatterono la povera ragazza in una cella, non lontana dalla mia. E poi, silenzio.
Feci avanti e indietro per la cella, tanto per fare qualcosa, quando la luce della luna che filtrava dalla finestra, mi fece notare qualcosa.
Mi abbassai, per prendere in mano quell'oggetto.
"Le chiavi."
Sussurrai, sorridente.
Comincia a farmi film mentali sul fatto che potevo vivere una vita felice, non rendendomi conto che ero ancora chiusa nella cella.
Dovevo sbrigarmi, o potevo dire addio alla mia libertà.

 
So che, per essere il primo capitolo è corto, ma gli altri saranno più lunghi. 
Parlando della storia... come vi è sembrato il primo capitolo?
Spero davvero tanto che vi sia piaciuto; questa storia è forse una delle poche che mi piacciono e fatte da me.. e spero he vi piaccia anche a voi.
Vi prego, recensite, e se lo fate vi prego di dirmi se ci sono errori nel testo. 
Se qualcuna di voi è capace a fare banner, o conosce qualuno o un qualcosa per farli, potee avvisarmi? Graziee C:
Alla prossima xX
  
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