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Autore: Lost on Mars    17/07/2014    13 recensioni
A diciassette anni non sai cosa sia la morte e perché debba capitare proprio a lei. Non sai perché il destino abbia deciso di fare questo scherzo proprio a voi. Perché tu debba soffrire così.
A diciotto capisci che non si può più cambiare nulla, allora provi ad uscire di casa, ma tutto ti ricorda troppo lei.
A diciannove ricominci a vivere, ma sei ancora legato ai fantasmi del passato,tant’è che non riesci più a legarti a nessuno, perché ti sembra di tradirla, perché la ami ancora, anche se è morta.
Ashton ha diciannove anni ed è convinto che il tempo che guarisce ogni ferita sia un gran cazzata: lei è morta da due anni, ma lui non smette di sanguinare dentro.
E se fosse una persona a guarire ogni ferita? Se il tempo non c’entrasse proprio niente?
-
«Non credo quanto possa interessarti la storia di un ragazzo depresso.»
«Oh, non credo che tu sia depresso. Non hai l’aria da depresso.»
«Allora devi essere una pessima osservatrice.»
«Hai l’aria da distrutto, a dir la verità, ma hai anche l’aria di uno che ne è uscito, da qualsiasi cosa tu fossi dentro. Hai un sacco di arie, in effetti.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21
 
 
«Are you afraid of being alone? ‘Cause I am, I’m lost without you.»
(Blink 182 – I’m lost without you)
 
Thalia abbatté i pugni sul legno della porta della cucina, smaniando come non mai, in attesa che Luke, impietosendosi o magari avendo paura di lei, aprisse quella serratura.
«Non è affatto divertente, apri immediatamente la porta! Poi sarei io quella infantile, Luke? Io queste cose le facevo all’asilo!» urlò Thalia per l’ennesima volta, ormai con la guancia e l’orecchio premuti sulla porta, in attesa di un miracolo.
«Avevi una mente così diabolica da chiudere due persone in una stanza finché non facevano pace?» chiese Ashton scioccato. Thalia si limitò a guardarlo storto e a sbuffare. «Perché in tal caso, adesso siamo io, te e due succhi di frutta.»
«Quel succo all’ananas sembra essere davvero molto socievole.» disse la ragazza con finto entusiasmo.
«Non era divertente.» osservò Ashton.
«Tutto questo non è divertente a prescindere» ribatté Thalia e poi sospirò, staccandosi dalla porta e sedendosi al tavolo davanti ad Ashton. Prese il succo di frutta e ne bevve metà tutto d’un sorso. «Quindi non ci faranno uscire finché non facciamo pace?»
«Allora ammetti che abbiamo litigato.»
«Non è forse così?»
«Sì» rispose Ashton. «Solo che sentirselo dire fa più male di quanto avessi immaginato.»
Thalia abbassò lo sguardo, perché nella sua testa vorticavano così tante domande e c’era così tanto nervosismo contemporaneamente che, se avesse incontrato quello di Ashton, probabilmente sarebbe crollata e sarebbe scoppiata a piangere per poi chiedergli scusa e pregarlo di tornare come prima, ma aveva ancora una dignità e un orgoglio da difendere, ragion per cui si limitò a stringere la bottiglietta di succo finché le nocche delle dita non divennero bianche per lo sforzo.
«So che non avrei dovuto dire quello che ho detto: ero sconvolta e non ho pensato. Ho parlato senza nemmeno riflettere un momento, e per questo volevo dirti che...» iniziò Thalia, andando contro ogni suo ideale, ma Ashton le impedì di finire la frase.
«Mi dispiace.» disse a voce abbastanza alta per sovrastare Thalia.
«Anche a me.» aggiunse lei, sospirando.
«Il fatto è che siamo uguali e quindi abbiamo la stessa testa dura da non scusarci per primi...»
«E hai ben pensato di scusarti mentre lo stavo facendo io?»
«Non vorremmo litigare anche per questo, vero?»
A Thalia scappò una risata divertita. Appoggiò il mento sui palmi delle mani e si permise di guardarlo negli occhi: era bello come ricordava e le era mancato da morire potersi perdere negli occhi di Ashton. Lo guardò per un’eternità, ma riscoprì che fu solo per pochi secondi, poi finì definitivamente quel che rimaneva nel suo succo e cercò di dire qualsiasi cosa, perché quel silenzio stava diventando un po’ imbarazzante e troppo imprevedibile. Ashton avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e lei non avrebbe avuto la più pallida idea di come reagire e di come comportarsi. Allora, notando che anche lui aveva finito il suo succo, prese entrambe le bottigliette di vetro e si alzò, dirigendosi verso il lavandino per sciacquarle. Almeno avrebbe fatto qualcosa di utile e che le impegnasse la mente.
«Non avrei dovuto mandarti via, considerando che era l’una di notte e che se Luke non fosse stato lì... sai,  se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.» disse Ashton.
Thalia sentì la sua sedia stridere contro il pavimento e capì che si era alzato.
«E io non avrei dovuto urlare tutte quelle cose così... brutte» rispose lei. «Ho creduto... di non essere più importante per te. Ho pensato di non essere alla tua altezza, come se dopo aver passato più due mesi insieme a me avessi capito come sopravvivere senza qualcuno che ti ama. Una volta ti avrei detto che nessuno si salva da solo, nemmeno tu, ma oggi, vederti così allegro e felice con gli altri mentre io ti guardavo di nascosto mi ha fatto sentire strana. Era come se ci fossi passato sopra, come se non avessi avuto più bisogno di me. Come se ormai fossi invincibile e pronto a salvarti senza l’aiuto di nessuno.»
L’acqua continuò a scorrere finché Ashton non ruotò la manopola, interrompendola. Thalia sentì il suo respiro sulla pelle, ma si convinse che si fosse avvicinato involontariamente solo per chiudere l’acqua.
Dovette ricredersi quando due braccia forti le cinsero la vita e quando sentì il petto di Ashton aderire completamente alla sua schiena, quando sentì il mento di lui appoggiarsi alla clavicola e quando sentì il suo cuore battere forte e all’impazzata contro le ossa.
«Non pensarlo mai più.» E le labbra di Ashton sfiorarono delicatamente la pelle di Thalia. Lei chiuse gli occhi, tremando: continuava a credere che tutto quello non fosse vero.
«Sei la mia luce in fondo al tunnel.» Un altro bacio, un altro brivido. «La mia bussola.» Ashton risalì sul collo di Thalia, a pochi centimetri dal suo lobo, poi staccò le labbra per un momento e le accostò all’orecchio di Thalia. Lei si sentì spingere contro il lavello e si rese conto che tutto quello stava succedendo per davvero e che sarebbe andata fuori di testa se non l’avesse baciato subito, ma le braccia di Ashton le impedivano di muoversi.
«Io sono perso senza di te.»
E fu un attimo fatale quello in cui Ashton allentò la presa sulla sua vita, perché Thalia si rigirò immediatamente, andando a sbattere la base della schiena contro il mobile della cucina, con le mani di Ashton che erano appoggiate delicatamente sui suoi fianchi, Thalia lo baciò come se non avesse dovuto fare altro per il resto della sua vita, come se il mondo le stesse crollando addosso e l’unico appiglio fossero le labbra di Ashton. Come se lui fosse la sua unica via di salvezza.
Le sue labbra erano soffici e morbide, sapevano di casa e capì che le erano mancate come l’ossigeno, tant’è che si chiese come avesse fatto a vivere senza per tutto quel tempo. Che era stato solo poco più di una settimana, ma che a lei era parso un tempo infinito, erano sembrati secoli e millenni, quei giorni che aveva passato senza Ashton.
Si alzò sulle punte e cercò di mettersi seduta sul piano della cucina, sulle labbra di Ashton nacque un sorriso spontaneo e divertito e lui l’aiutò a salirci sopra.
Thalia incrociò le gambe attorno al bacino di Ashton, e se dapprima il bacio era dolce e lento, quasi volesse chiedere scusa da sé, senza aver bisogno di parole, adesso si era trasformato in qualcosa di più impetuoso e bisognoso. Come se stessero urlando senza riuscire a farsi sentire. Le labbra di entrambi erano rosse per la foga e per i morsi, nessuno dei due riusciva a capire fino a dove fossero pronti a spingersi ma a nessuno dei due importava.
Tutto quello che esisteva era l’essersi finalmente ritrovati, perché forse se ne stavano accorgendo solo in quel momento, ma erano due metà che non potevano essere separate. Erano uguali e come tali non potevano allontanarsi perché avrebbero sempre sentito l’uno la mancanza dell’altro. Il mondo poteva anche dire che gli opposti si attraevano, ma Thalia era fermamente convinta che nulla si attraesse di più di loro due, in quel preciso istante. Le cose uguali potevano respingersi, ma avrebbero sempre ritrovato la strada per ricongiungersi.
E loro due l’avevano ritrovata, l’avevano percorsa e quando si erano riconosciuti in lontananza, avevamo cominciato a correre anche se la strada che li divideva ancora sembrava lunga chilometri. Avevano corso fino a non avere più fiato nei polmoni, come non lo avevano adesso, costretti a separarsi un attimo per non morire d’amore.
«Mi sei mancato così tanto.» sospirò Thalia, cercando di riprendere fiato. Non si mosse di un millimetro.
«Anche tu, mi sei mancata da morire.» Ashton appoggiò la fronte a quella di Thalia e le circondò il volto con le mani. Era bella e i suoi occhi brillavano di felicità pura e cristallina. Era come se non avesse mai conosciuto la sofferenza e Ashton voleva che rimanesse così. Ignara di quello che si provava quando succedeva un qualcosa di tragico.
«Okay, ragazzi. È un’ora che siete lì dentro, noi dobbiamo tornare a casa ed evidentemente il mio piano non ha funzionato―» la voce di Luke si fece più chiara quando la porta della cucina venne finalmente aperta. Solo che né Thalia né Ashton vi avevano fatto caso, e Luke era entrato in cucina insieme a Calum, trovandoli stretti in quel modo che suggeriva tutt’altro che una litigata.
«O forse sì...» mormorò Calum.
«Be’, noi andiamo. Ciao! Buon... proseguimento.» esclamò Michael, trascinando Luke fuori dalla stanza, mentre Calum scoppiava a ridere.
Ashton sorrise e salutò i suoi amici mentre Thalia sembrava aver perso l’uso della parola. Quando sentì la porta di casa chiudersi un po’ troppo forte, Ashton si rigirò verso Thalia e «Dove eravamo rimasti?»
«Credo che fossimo sul punto di andare di sopra.» rispose lei, giocando con i lembi della maglietta di Ashton.
«Risposta esatta.»
Thalia scese dal piano della cucina, ritornando con i piedi per terra, e non fece neanche in tempo a muovere un passo che Ashton l’aveva presa per mano e un momento dopo si ritrovarono a salire le scale cercando di non inciampare, a baciarsi contro il muro, contro la ringhiera. Arrivarono al piano di sopra e Thalia ricordò che la stanza di Ashton era la seconda porta a destra. Superata la prima, decise che la maglietta grigia che indossava lui era diventata un elemento superfluo, allora, sperando di essere il meno impacciata possibile – perché aveva sempre saputo che in quella situazione avrebbe fatto una grandissima figuraccia – cercò di toglierla e quando ci riuscì, dopo qualche risata, fu Ashton stesso a lanciarla da qualche parte in corridoio.
Aprì la porta e porta e la richiuse subito, Thalia si appoggiò al legno che era freddo al tatto e si lasciò baciare come una ragazza doveva essere baciata.
Si aggrappò ad Ashton con tutta se stessa, con il corpo e con l’anima. Sentì i polpastrelli di Ashton affondare nella pelle della schiena, c’era solo la canottiera azzurra di lei  a dividerlo da Thalia. La ragazza gli mise entrambe le mani sul petto e lo sentì caldo, sotto il suo tocco. Sentì il cuore di Ashton battere e giurò a se stessa che non avrebbe mai dimenticato quella sensazione. Lo spinse all’indietro, staccandosi dalla porta. Tenevano gli occhi chiusi, ma Ashton non si sorprese affatto quando si ritrovò catapultato sul suo letto, con i capelli di Thalia che gli facevano il solletico sul collo. Lei scoppiò a ridere, mentre cercava di tenersi sui palmi delle mani, ma Ashton la fece cadere sopra di sé e ribaltò le posizioni, sempre ridendo.
Thalia si ritrovò ad inspirare il profumo delle lenzuola, sapevano di pulito e di Ashton. Ricominciarono a baciarsi e il mondo sembrò svanire un’altra volta.
«Dov’è la tua famiglia?» chiese Thalia, sospirando.
«I miei sono a lavoro» rispose Ashton tra un bacio e l’altro. «Mia sorella è all’università e mio fratello è da mia nonna.»
«E quando ritorneranno tutti?» chiese ancora Thalia, immergendo le dita nei capelli di Ashton. Erano morbidi e soffici.
«Non prima delle otto.»
«Perfetto, allora.»
Ashton le baciò il collo e Thalia credette di morire. Erano sensazioni strane quanto belle, che non credeva avrebbe provato così presto, ma si disse che non importava, perché lei amava davvero Ashton, lo amava come non aveva mai amato nessuno altro, lo amava per la prima volta e si augurò di amarlo abbastanza. Di essere abbastanza per lui. E sperava che anche per lui fosse così.
«Ash...» ansimò Thalia, stringendolo a sé. Ashton si tirò su e Thalia lo seguì, mettendosi a sedere sul letto, senza staccare la labbra dalle sue. Senza nemmeno pensarci, si sfilò la canottiera azzurra, abbandonandola lì sul letto e abbracciò il ragazzo con tutte le forze che aveva. E mentre teneva il viso di Ashton tra le mani, sentì all’improvviso un freddo strano entrarle nelle ossa. Non sentiva freddo sulla pelle, lo sentiva dentro, era come un presentimento, una sensazione negativa che stava rovinando quel momento. Le braccia di Ashton smisero di circondarle la schiena e lei aprì gli occhi, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Lo sguardo di Ashton era rivolto verso il pavimento, in più, lui aveva cominciato a respirare velocemente, come la notte di Capodanno sulla spiaggia, poco prima che Luke e Calum la chiamassero.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ash, ti senti bene?» domandò preoccupata. Non era la prima volta che succedeva.
Ma stavolta, invece di dare una risposta affermativa e di rassicurarla, dicendole che stava bene e che non doveva preoccuparsi per lui, Ashton scosse la testa e nascose il proprio viso tra le mani.

 
 
 

 
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Angolo di Marianne
Salve! Ecco qui che i nostri due eroi fanno pace! Aww, questo capitolo mi piace -stranamente- quindi festeggiamo! Oddio, sto morendo di caldo..D: con una mano scrivo  con l'altra mi sventolo, credo che non sopravviverò a lungo. IERI DILUVIAVA °-°
Anyway, come avrete ben visto, tutto ciò che si avvicina al lime e all'arancione non fa per me. disse quella che ha scritto una os rossa  sui Muke. Taci, coscienza. Quindi mi scuso se quella parte, ovvero metà capitolo, è uscita male. A me soddisfa, ma preferisco di gran lunga la prima parte. E ora, si accettano scommesse... che è successo al nostro Ash? u__u
E adesso devo fare un discorsetto a voi.. 17 recensioni nell'ultimo capitolo *-* Io non so davvero che dire, mi stupite ogni volta di più e ogni volta io non posso che ringraziarvi. Mi rendete felice e mi fate credere sempre di più in quello che faccio, nella mia passione. So che esistono tantissime persone migliori di me, e se mai vorrò raggiungere il loro livello dovrò solo impegnarmi ed esercitarmi, ma grazie di cuore A VOI per tutte le bellissime parole che mi dite, a chi preferisce, ricorda, segue e a chi legge in silenzio siete tutti importantissimi per me. ♥
I ringraziamenti speciali vanno a: shakjra, Silversa, DarkAngel1, animanonimy, jessiesmile, ashton_irwin94, mahoneismyhero, cjnnamon, Annachiara99, sofiiita00, heronswift, xitsmaj, Jade_Horan. SkyscraperWrites, _Lautwart_Licantropa_ onesecondofdirection e Aletta_JJ
So che ci avviciniamo alla fine e che molti sono tristi - io in primis, credo che quando scriverò l'epilogo morirò - ma vi confesso che le storie troppo lunghe che tirano avanti addirittura fino ai 40 capitoli non mi sono mai piaciute troppo. :)
Un bacio enorme,
Marianne






 
 


 
   
 
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