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Autore: NightWatcher96    17/07/2014    3 recensioni
La natura ha modi strani per favorire l'evoluzione di una specie. E Leonardo con Raphael scoprono qualcosa di inaspettato, nato dal loro rapporto. In un'avventura breve ma dolce, la famiglia Hamato è lieta di annunciare qualcosa di nuovo! T-Cest (LxR) / Mpreg
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Un portale. Un solo squarcio inter-dimensionale per attraversare in un battito di ciglio venti chilometri nell'arco di dieci secondi. Adesso, sotto un cielo tendente al blu serale, sette silhouette erano ai piedi di un dissestato sentiero che avrebbe condotto lungo un valico e fin su verso un castello medioevale, ricco di piante rampicanti.

Raphael squadrò il bersaglio finale, emettendo uno sbuffo di odio puro, poi si voltò agli altri, lasciando arricciare le dita alle tsuba dei Sai.

"Muoviamoci!" intimò "Leo potrebbe già essere in serio pericolo!".

Ognuno annuì e cominciò a correre su per quel sentiero capace di rompere le caviglie con le sue buche piccole e profonde. La rabbia che cresceva nei loro cuori era nulla paragonata al terrore più rosso che solo Raphael, di molto più avanti rispetto agli altri, poteva covare.

-Leo, amore mio adorato... questo mio errore ci ha costato parecchio!- ruggì mentalmente, accelerando per sentire l'adrenalina bruciare nei muscoli delle gambe: -Ti prometto che niente e nessuno ci separerà ancora una volta!-.

Il castello sembrava molto più grande adesso, immenso contro il cielo sempre più scuro e il tempo giocava anche a loro sfavore, considerando che tra meno di un'ora la Cerimonia di Apertura del Torneo sarebbe cominciata... grazie a un ritardo volontario da parte del Daimyo.

"E adesso?" mormorò Mikey, guardando le pietre comporre un castello senza porte né finestre "Come si fa a raggiungere quella torre?".

Puntò il dito verso nord-ovest, indicando un'alta colonna grigia dove capeggiava una sola finestrella arcuata.

"In realtà, mio giovane Michelangelo" spiegò gentilmente il Daimyo, poggiando la punta dello scettro contro il muro "Qui ci sono molte entrate che convogliano nella direzione che si sceglie. Solo che il tutto è protetto da una barriera d'energia".

"Ed è in grado di romperla?" ringhiò prontamente Raphael, furioso più che mai.

Il creatore del Nexus negò, lasciando cadere le spalle "La magia di mio figlio è diventata troppo potente e angusta perfino per me. Mi dispiace, ma non posso fare nulla".

"Ma non possiamo mollare così!" urlò frustrato il rosso, sbattendo un pugno nel muro "Dobbiamo entrare assolutamente!".

Michelangelo inclinò il capo, osservando silenziosamente la torre e via tutto il profilo del castello. C'erano molti appigli a cui aggrapparsi... e sebbene l'altezza del bersaglio in questione era davvero da rompicollo, una scalata a mestiere si poteva davvero fare.

Accarezzò le catene della kusarigama e ghignò.

Guardò la sua famiglia che era troppo concentrata a cercare di far ragionare Raphael ed evitargli di sfracellarsi le nocche a furia di colpire ripetutamente il muro; comprese che avrebbe dovuto fare da solo. Quindi, senza alcuna esitazione, cominciò ad arrampicarsi nel minor tempo possibile, solo per raggiungere un corridoio scoperto che fungeva da osservatore alle sentinelle ormai andate.

Ad occhio e croce erano quasi dodici metri. Ma lui poteva farlo!

"GUARDATE!" urlò, poi, Donatello, terrorizzato di vedere il fratellino destreggiarsi in qualcosa di altamente rischioso.

"Figliolo, scendi immediatamente!" ordinò lo spaventatissimo maestro Splinter.

"No, aspettate" fermò Usagi "In effetti, Michelangelo-chan non ha tutti i torti. Se questa barriera non può essere rotta, allora si dovranno adoperare sistemi pericolosi come scalare, ma alla maniera dei ninja".

Ognuno non poté che annuire un po' al ragionamento del coniglio che imitò subito Michelangelo a quasi la metà del muro.

"Quel piccolo ninja..." commentò il rosso con un sorriso "Cento ne fa e una ne pensa".

"Vero! Non oso immaginare quanto appiccicoso potrà essere quando tuo figlio nascerà" ridacchiò Donatello.

Il focoso pregustò in quel lasso di tempo adibito alla scalata la sua vita come genitore. Cambiare pannolini, nutrire il piccino, giocare con lui e proteggerlo sempre. Crescerlo con amore, poi. Che cosa magnifica! E pensare che fino a poco tempo fa vedeva il suo futuro nella segreta via del ninjitsu.

-Oh, Leo...- pensò ancora una volta: -Tutto con te sarà straordinario...-...


....


Leonardo respirava a fatica, guardando la grigia stanza medioevale in cui era stato portato mentre dormiva. Era su un piano di pietra, con i polsi e le caviglie bloccati da forti anelli di metallo. Aveva una fifa tremenda soltanto perché Ue gli era accanto, lisciando la lama della sua katana per affilarla al meglio.

"Sai, Leonardo?" cominciò "Mi sorprende quanto sia stato semplice portarti qui, nel mio modesto castello".

"Una prigione sanguinaria? Bell'immaginazione!".

Ue rise al tono di sfida della tartaruga e gli si avvicinò solo per accarezzargli la guancia e premere le unghia nella carne tenera della fresca ferita alla guancia. Spremette le guance fino a creare piccole labbra a forma di pesce, gustando i lamenti che Leo fece.

"Sai essere così succulento, Leonardo. Già t'immagino servirmi e soddisfare le mie richieste..." continuò, accarezzando i pettorali per cadere al fianco "... soprattutto sessuali. Non vedo l'ora di assaggiarti. So che avrai un gusto acceso e molto forte. Come piace a me".

"MAI!" urlò Leonardo, indignato oltre che disgustato "Io appartengo a Raphael, chiaro?!".

Ue si oscurò in viso e strinse la tenera pelle della pancia, causando un grido di pietà oltre che di dolore. La povera carne si tinse di un colorito leggero di rosso, imprimendo le cinque dita del maniaco sessuale. L'uomo non aveva gradito quel tono aggressivo e perciò lo aveva punito.

"Basta!" ringhiò, premendo la mano sul volto della tartaruga come se avesse voluto fracassare il cranio sul ripiano "Che la cerimonia di liberazione abbia inizio".

"NO! NO! Per favore, NO!" urlò Leonardo, dimenandosi a più non posso.

La scintilla della malignità si accese negli occhi di Ue mentre si avvicinava lentamente con la katana alzata sulla sua testa, pronto per aprire lo stomaco di Leo e rimuovere il tenero uovo.

"NO!" gridò ancora il leader, sentendo uno scatto nel polso sinistro.

Guardò e fu allora che si rese conto che quei fermi erano arrugginiti e se forzati un po' sarebbero saltati completamente. Una piccola speranza si accese nella sua mente terrorizzata e iniziò a muovere le gambe a più non posso, ignorando le risate terribili che Ue faceva, credendo che l'azzurro volesse semplicemente dimostrare il suo terrore puro.

-Maledetto!- ruggì mentalmente Leonardo, spalancando gli occhi quando entrambi i fermi alle caviglie si ruppero, troppo arrugginiti per reggere i movimenti degli arti inferiori.

"Che cosa stai cercando di fare, mio piccolo animale domestico?" ghignò Ue, a un centimetro dal colpire la pancia.

Leonardo scoprì i denti stretti come una bestia e attese il momento opportuno.

"QUESTO!" urlò, colpendo il volto nemico con un calcio a piedi uniti.

L'urto del movimento corporeo fece incrinare anche i fermi dei polsi e Leonardo fu libero. Ma voleva vendetta: approfittando che Ue era ancora in terra, tenendosi il volto sanguinante con orrore, lo tempestò con una scarica di calci di intensità crescente alle costole, scaricandogli tutto l'odio che aveva covato.

Non aveva mai osato tanto, nemmeno con il più acerrimo dei nemici ma Ue era andato troppo oltre e doveva pagare.

"Maledetto! Hai fatto un grave errore!" ringhiò Leonardo, brandendo la katana dalle mani nemiche per puntargliela alla gola.

Ue lo guardò fra l'arrabbiato, lo scioccato e il terrorizzato, mentre si sosteneva il busto con gli avambracci. Troppo spaventato per contestare, dette semplicemente una rapida occhiata alla pancia di Leo. Era più grande, spessa e dentro vi era il piccolo.

Un sorriso oscuro allargò le sue labbra.

"Puoi anche sfuggire da me. Ma verrà il giorno in cui mi prenderò la mia vendetta sul mostro che porti in grembo!" rise.

Leonardo spalancò gli occhi, ringhiando: con la totale benda rosso sangue sulla sua lucidità e autocontrollo, piantò la katana nella coscia dell'uomo, sfregiandone un braccio e tranciando i capelli. Era andato oltre! Ancora una volta!

"Tu non toccherai mai il mio bambino!" urlò con rabbia.

Ue si arricciò a pallina, piagnucolando pateticamente.

Con un ultima serie di calci anche alla schiena, Leonardo prese con sé quella katana malvagia e grondante di sangue, uscendo da quella stanza maledetta. Si ritrovò subito in un corridoio con tre direzioni. Senza pensare davvero, s'intrufolò nella terza porta a sinistra.

-Dici sempre che la miglior direzione è la sinistra, Mikey... buffo, sapendo che avevi sempre ragione... tu che sei mancino!- pensò Leo, mentre correva con una mano sulla pancia.

In quel momento pensava solo a fuggire da quell'aura malefica che cresceva sempre più, insinuandosi con le tue tortuose spire diaboliche.

"Non devo mollare...!" gridò ancora una volta, raggiungendo un largo androne di pietra, dove non vi era più porte dove uscire, ma solo una piccola finestra collocata quasi sotto al soffitto concavo.

Leonardo si sentì crollare il mondo addosso, mentre ansimava con lo sguardo spalancato: aveva fatto un buco nell'acqua?

Dopo tutto quello che aveva passato?

Le ginocchia cedettero sotto di lui e Leonardo si trovò in terra, sostenendo il busto con le braccia. Aveva un terrore mai provato prima... e se Ue lo avrebbe trovato?

Anzi... e se lo stava già raggiungendo?

Si voltò istintivamente dietro, mordendosi le labbra.

Un'ombra si mosse, oscurando la pallida luna bianca nel mare notturno: con occhi lustri e fanciulleschi, Leonardo ne guardò la direzione, mentre il suo cuore palpitò di pura meraviglia nel vedere qualcuno di estremamente famigliare. 

La corta bandana arancione e il riflesso azzurro degli occhi furono meglio di qualsiasi porta da varcare per la libertà.

"M... Mike... Mikey...!" esclamò, con il groppo d'emozione e di irrealtà che gli si era formato in gola.

"LEO!" esclamò l'altro, scagliando la lama della kusarigama verso di lui "Aggrappati! Ti tirerò su! Anche Raph è impaziente di riaverti!".

L'azzurro si morse le labbra fino a farle sanguinare. La sensazione ferrosa nella bocca e il dolore furono il giusto campanello sonoro per ricordargli che ciò che stava avvenendo era la pura realtà.

Si rialzò barcollando, trascinando il corpo stanco e pesante dall'adrenalina abbandonato per allungare disperatamente la mano verso la katena. Ne strinse le maglie d'acciaio nelle mani e fu lentamente sollevato da Michelangelo.

Un sorriso e un fiume di lacrime calde colarono lungo le sue guance arrossate da troppi shock in una sola volta gli si formarono quando vide la testa di Raph far capolino dietro il fratellino che lo aveva raggiunto con le doti empatiche.

Si guardò anche dietro, fremendo davvero quando udì dei passi veloci che portarono un arrabbiatissimo Ue in quell'androne.

"MALEDETTE TARTARUGHE!" urlo, brandendo un kunai dalla sua cintura "Non mi porterete via il mio animaletto domestico!".

Scagliò il proiettile tagliente, tranciando sfortunatamente la catena della kusarigama: il tempo si fermò. Leonardo cadeva all'indietro, verso le tenebre nemiche senza fine e Mikey nel vuoto, soggiogato dalla forza d'inerzia.

Don e Raph urlarono allo stesso tempo...

Il focoso afferrò la mano di Leonardo, mentre Usagi e Gennosuke lo tennero con tutta la forza di cui disponevano; contemporaneamente il genio si sfilò il Bo per farlo afferrare da Mikey, che sbatté il petto contro un acuminato masso sporgente dalla torre. Il piccolo emise un gemito strozzato, mentre un rivolo di sangue colò lungo il suo labbro inferiore.

"LEO!" gridò il rosso "Non aver paura! Ti tengo!".

"Aiutami, Raph... non voglio vederlo ancora...".

Il rosso ringhiò per trarre energia dall'adrenalina: questo gli bastò per schivare uno shuriken con una rapida inclinazione del capo a sinistra. 

"Non potrai scappare!" rise fortemente il pazzoide mentre lanciava il suo arsenale ninja.

"Adesso basta, Ue!" tuonò il Daimyo, fortemente adirato "Non hai onore. Ti sei macchiato più volte di orribili crimini e come punizione, marcirai in questo castello per l'eternità!".

"Che cosa?".

Troppo tardi. Il Daimyo batté la punta a becco del suo scettro contro l'invisibile guaina di energia rossa che brillava intorno tutto al palazzo, specialmente individuabile sulle finestre. In quel lasso di tempo, Raph ne approfittò per trascinare finalmente Leonardo tra le sue braccia, mentre un abbaglio scarlatto ricoprì per un istante il castello e altri cinque chilometri contenuti nel raggio d'azione.

"NO! Non ti libererai di me ancora!" urlò adirato Ue.

Peccato che in quella luminescenza il gruppo si fosse dileguato in un portale per sparire lontano...


....


Uscirono dal portale, ritrovandosi in un giardino fiorito che affacciava su un bellissimo lago dai rosei peschi nipponici, esattamente sul retro del Padiglione Medico. Solo lì poterono tirare un sospiro di sollievo.

Il Daimyo controllò il tempo rimanente all'apertura della Cerimonia creandosi una clessidra nella mano robotica: spalancò gli occhi quando si rese conto che mancavano almeno sei minuti! Non c'era più tempo da perdere! Sia l'intero villaggio sia tutti i lottatori sarebbero diventati irrequieti!

"Usagi, Gennosuke, presto, seguitemi!" ordinò, aprendo ancora un portale con un movimento circolare del suo scettro.

Di nuovo da soli, Raphael non poté che baciare fortemente Leonardo, ignorando il sensei che ridacchiava, girato verso il laghetto. Quella lingua danzante nelle pareti calde e umide della bocca richiamava il terrore provato per tutta questa storia. Ma ora erano di nuovo insieme.

"Raph..." sussurrò Leonardo, inspirando tremante "Ho... davvero avuto così tanta paura... il solo ricordare mi mette i brividi...".

"Shhh, Leo. E' tutto finito".

L'azzurro si strinse maggiormente al suo compagno, inspirando il suo forte profumo di feromoni per rendersi davvero conto di essere libero dall'influsso malefico di Ue. Le lacrime rotolarono lungo le sue guance e singhiozzò nell'incavo del collo dell'altro in silenzio.

Poi, in un ricordo bianco e veloce, alzò il capo, guardando Michelangelo che aveva un'espressione dolce e malinconica.

"Grazie, Otouto..." sorrise e abbracciandolo "Grazie per avermi aiutato... come tutti quanti".

"Nessuno avrebbe potuto vivere senza di te, Leo!".

Sorrisero, poi si abbracciarono ancora e Leo tornò al suo compagno, che fece una carezza alla pancia sporgente. 

"Tutto è bene quel che finisce bene?" chiese Donnie, con un tono interrogativo.

"O meglio" rispose Mikey, con fare ovvio "Tutto è bene quel che comincia bene! Rischiamo di arrivare in ritardo all'Arena!".

Fecero per andarsene quando una scarica di dolore fulminante paralizzò Leonardo: si piegò sulle ginocchia, stringendosi dolorosamente la pancia. Gridò per dimezzare la sua agonia e ben presto si ritrovò circondato dalla sua famiglia.

"LEO! N... NO!" urlò Raphael, cullandolo al petto "Amore... che succede?".

"Il bambino... no, non può nascere ora... è troppo presto...!".

"GUARITORI!" urlò a gran voce Donatello, mentre da una porta nella quale si intravedevano delle scale in salita, sbucarono otto Guaritori "Mio fratello sta male!".

La situazione era d'emergenza...!

E ancora una volta, come un deja-vu, Leonardo fu rimesso sulla barella, ma anziché strapparlo dalla sua famiglia, lo condussero in una stanza addetta alle Ecografie. Lì, una Guaritrice dai biondi capelli accese vari macchinari e spremette del gel freddo e trasparente sulla pancia di Leo, muovendo presto con una sonda.

"Che cosa gli sta facendo?" ringhiò Raphael, ma fu zittito dalla mano paterna sulla sua spalla.

"Ecografia. Dobbiamo assicurarci che non si tratti di un aborto spontaneo" rispose la donna, guardando nello schermo in monocromo.

Malgrado il dolore pungente all'addome, Leonardo forzò se stesso affinché non diventasse preda del sonno e si concentrò sull'immagine un po' confusa dell'interno della sua pancia. S'intravedevano strani blob ma un piccolo cenno della Guaritrice fece tutti molto più attenti.

"Hai subito una forte quantità di stress, Leonardo?" chiese, continuando a muovere la sonda sulla pancia.

L'altro chinò lo sguardo, sconvolto di rivivere il suo terrore con Ue "Sì... purtroppo sì...".

"Non è nulla di grave. Il forte spossamento ha causato un brusco restringimento delle pareti dello stomaco, premendo sulle uova, ma senza danneggiarle affatto. Cerca di riposarti".

"U... uova?" ripeté attonito Raphael, sbattendo le palpebre.

"Sì. Vedo chiaramente due spesse uova. Congratulazioni. Questi potrebbero anche essere considerati gemelli".

Raphael lasciò cadere le braccia ma una risata crescente di Leonardo gli strappò un sorriso. Che immensa felicità! Due uova anziché di una al caldo in Leo!

"Leo, amore mio!" esclamò il focoso, baciandolo immediatamente, mentre Don ridacchiò e pensò a ripulire la pancia del fratello "Non mi potevi dare una notizia migliore! Ti amo così tanto!".

"E'... merito tuo..." sussurrò l'azzurro, avvolgendogli le braccia intorno al collo per farsi sollevare in stile sposa.

"Perché?".

Leo gli baciò dolcemente il naso e s'illuminò di gioia "Perché hai messo impeto nelle notti di fuoco!".

Mikey abbracciò Donatello ma una tromba risuonò dal basso, al centro dell'Arena.

"Oh-oh!" esclamò con viso spaventato "Oh, cavolo alla seconda!".

"Pensi di farcela a portarmi fino al podio con il sensei?" domandò Leonardo con sguardo felino.

"Se posso? Tu sai che non c'è niente di impossibile per me".

"Non esagerare, Raphie-man!" ridacchiò Mikey, con una linguaccia...


....


La folla in delirio era un suono camuffato dallo spogliatoio in cui Raphael, Donatello e Michelangelo erano per prepararsi al dovere. Leo era rimasto con il Sensei e il Daimyo a godersi lo spettacolo dall'alto del palazzo.

"Che avventura, vero?" mormorò Mikey, seduto sulla panchina a dondolare le gambe "E adesso si lotta!".

"Sì, una gravidanza movimentata" sottolineò Donatello, stringendosi meglio la cintura "Spero che vada tutto bene, adesso. Non sarebbero salutari altri rapimenti e quando questa storia sarà finita, vorrò tutti i dettagli".

Raphael strinse le dita sulla tsuba, rivolto alla giuntura di due mura, con un'espressione torva ma del tutto amareggiata.

"Raph, stai bene?" domandò Donnie, scambiandosi un'occhiata con Michelangelo.

"No".

"Vuoi che chiamiamo un Guaritore, allora?".

"No. Voglio solo sapere se io e Leo potremo vivere in santa pace con i nostri due cuccioli".

Ci fu silenzio per un attimo, ma poi fu Mikey a prendere la parola "Purtroppo non si può conoscere il futuro... ma io farò di tutto per proteggervi... nel mio piccolo".

Il rosso drizzò le spalle e lo guardò con un piccolo sorriso di gratitudine, poi, però, si accorse del rivolo scarlatto lungo il labbro.

"Stai bene, fratellino?".

Mikey avrebbe risposto con un falso "Sì, figuratevi" ma fu salvato dal suono della stessa precedente tromba che li fece accomodare nell'ingresso della splendente Arena al chiaro di luna. La loro determinazione e concentrazione vacillò un po' quando le orecchie vennero bombardate da mille voci gloriose!

Raphael guardò in alto, facendo il pollice in su a Leonardo, che ricambiò con un cenno e un bacio volante. 

"Vincerò per me, per te e per le nostre uova..." sussurrò il focoso, mentre il Daimyo comparve al centro dell'Arena per la consueta presentazione.

Mikey si massaggiò il petto... come avrebbe combattuto con un'incrinatura dello sterno che doleva come le fiamme più calde dell'Inferno?
  
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