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Autore: futacookies    17/07/2014    3 recensioni
{One Shot partecipante al primo turno del contest "La sfida delle coppie" indetto da Emily_Kingston sul forum di Efp}
Poi Albus era diventato l’unico in grado di farla divertire, arrossire, piangere, ridere. Aveva assorbito completamente i suoi pensieri in maniera del tutto innocua e per questo più pericolosa. E adesso – per Merlino! – aveva una paura folle di quello che sarebbe potuto accadere se fosse venuto a sapere una cosa del genere. [...] Era il segreto dolcemente custodito dalla sua mente, la fantasia accarezzata tanto a lungo. La metà mancante della sua anima, il treno che non poteva perdere. Quando sognava tanti bambini con gli occhi verdi e i capelli rossi, una casa a Godric’s Hallow, gatti, gufi, un giardino pieno di gnomi come alla Tana.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Storia partecipante al primo turno del contest:
La sfida delle coppie
di Emily_Kingston

 
Nick dell’autrice: Liberty_Fede
Coppia: Albus Severus/Rose
Genere: Introspettivo (ma non troppo), Romantico (quel che basta) e – oddio! –, sono scivolata nel Fluff! Mi ero ripromessa di smettere!
Rating: Verde
Avvertimenti/Note: /-/
NdA: alla fine.



 
Les Mêmes

 
Rose non riusciva a capire come si fosse innamorata di Albus.
Semplicemente, una mattina si era svegliata e invece che preoccuparsi per i M.A.G.O. si era preoccupata di sistemarsi meglio i capelli, perché il cugino – ordinato, noioso, studioso Serpeverde – detestava cordialmente quel cespuglio che aveva ereditato dalla madre.
Forse era tutto da imputare ai pomeriggi passati insieme, sin da quando erano bambini. Forse era quella malsana abitudine di contare sempre su di lui quando aveva bisogno di qualcosa. Forse perché la difendeva se Malfoy la prendeva in giro. Albus aveva conquistato uno spazio sempre maggiore nel suo cuore, dedicandole attenzioni a cui nessun altro dei cugini aveva pensato. Ricordava la sorpresa nello scoprire che era stato lui, tra tutti i Potter, a scegliere i suoi regali di compleanno per quasi diciassette anni.
Albus era stata la costante figura gentile al suo fianco, quando – a sei anni – si era rotta un braccio durante una colluttazione con James, oppure quando – a otto anni – i gemelli Scamandro le aveva detto con naturalezza che ‘Babbo Natale’ non esisteva e che era soltanto una leggenda Babbana. Aveva pianto ininterrottamente per quasi due ore, prendendosela con i genitori – bugiardi! – e permettendo soltanto al cugino di avvicinarla.
A tredici anni aveva avuto la sua prima delusione d’amore, ma nessuno a Grifondoro se la sentiva di biasimare Baston per averla respinta, quindi si era rifugiata in Biblioteca, dove Albus le aveva tenuto compagnia fino a che Madama Pince non li aveva cacciati, poi l’aveva costretta ad andare in Sala Grande per mangiare qualcosa – e anche dimostrare a tutti che ci voleva di peggio per abbattere una Weasley.
Forse erano state anche le affinità elettive, come le chiamava sua madre. Tra tutti i cugini loro erano quelli che avevano più cose in comune, nonostante le diverse Case d’appartenenza. Entrambi giocavano a Quidditch, anche se lei era Portiere e lui Cacciatore e durante le partite era guerra, sempre. Forse perché preferivano la compagnia di un libro al chiasso e agli scherzi di James e Fred. Avevano dei fratelli più piccoli incredibilmente rompiscatole e con una vita sentimentale molto più movimentata della loro e dovevano fare i conti con questa circostanza.
I loro genitori avevano riposto in loro troppa fiducia, troppe speranze che avevano paura di deludere. In due era stato più facile affrontare le preoccupazioni e il terrore di deludere qualcuno.
Poi Albus era diventato l’unico in grado di farla divertire, arrossire, piangere, ridere. Aveva assorbito completamente i suoi pensieri in maniera del tutto innocua e per questo più pericolosa. E adesso – per Merlino! – aveva una paura folle di quello che sarebbe potuto accadere se fosse venuto a sapere una cosa del genere.
Eppure, non riusciva a trovare nulla di sbagliato in quello che provava. Dovunque c’era Albus c’era anche Rose, ed era sempre stato così naturale e giusto che soffriva al pensiero di poter rovinare quella sintonia. Forse non c’era nulla in grado di rovinare il loro rapporto.
Forse perché riusciva a vedere se stessa, negli occhi di Albus.

*
 
Albus sapeva perfettamente come si era innamorato di Rose.
Diamine, gli sembrava di essere tornato bambino, quando arrossiva se sua madre lo chiamava tesoro o cose simili.
Era assolutamente certo che se la ragazza fosse venuta a conoscenza dei suoi sentimenti l’avrebbe odiato, ripugnato, disprezzato e non gli avrebbe più rivolto la parola. Lo considerava un fratello, non un probabile pretendente.
Era successo durante il quinto anno, poco prima di dare l’esame dei G.U.F.O. , quando suo fratello non faceva altro che prenderlo in giro perché era stracotto della Corvonero Goldenstain.
Rose aveva fatto scomparire l’armamentario di Quidditch di James, tenendolo occupato abbastanza da impedirgli di distruggere la media scolastica e le sue possibilità con Sophie.
Aveva una luce nello sguardo che gli aveva fatto dimenticare tutto il resto, perfino i libri sparsi nella sezione di Trasfigurazione, le civette che arrivavano ogni giorno da casa e Scorpius Malfoy che sembrava aver già capito tutto molto prima di lui.
L’aveva seguita nel parco, dove stava ripassando con gli Scamandro e dove Hugo e Lily giocavano spruzzandosi d’acqua. Da allora, la presenza della cugina era destabilizzante: qualunque cosa stesse facendo perdeva importanza se lei era nei paraggi. Era l’ultimo pensiero prima di addormentarsi e il primo appena sveglio.
Era il segreto dolcemente custodito dalla sua mente, la fantasia accarezzata tanto a lungo. La metà mancante della sua anima, il treno che non poteva perdere. Quando sognava tanti bambini con gli occhi verdi e i capelli rossi, una casa a Godric’s Hallow, gatti, gufi, un giardino pieno di gnomi come alla Tana. Un matrimonio con centinaia di invitati, tutti i Weasley, i Potter, i loro compagni di scuola, zia Muriel – più morta che viva – che avrebbe brontolato qualcosa sull’unione tra consanguinei  e nonna Molly che si sarebbe asciugata le lacrime con il fazzoletto rammendato di nonno Arthur. Passare la vecchiaia insieme, raccontando ai nipoti come si erano innamorati, come ogni giorno amasse la luce nel suo sguardo, sempre la stessa.
Si era chiesto come non avesse notato prima quel luccichio nei suoi occhi, come avesse potuto ignorarlo per quasi quindici anni, quando era convinto di non sopravvivere senza vederlo. Quello sfavillio che gli garantiva che era felice, che era tutto a posto. Vivendola quotidianamente per quasi tutta la vita, aveva imparato a riconoscere i ‘segni’. Quando mangiava troppo, era felice – o addirittura euforica, dato che non pensava alla dieta in quel momento; quando mangiava poco, stava fisicamente male, probabile conseguenza di un giorno di euforia e quando non mangiava affatto, stava psicologicamente male, o più che altro si sentiva in colpa per aver fatto indigestione e averlo costretto a passare la notte in Infermeria con lei.
Forse era innamorato da molto più tempo, ma non lo aveva capito. Forse da quando avevano distrutto la sua torta di compleanno, per dispetto ai genitori. Forse perché lei era l’unica che continuava a guardarlo nello stesso modo – come Albus –, non come il primo Potter a Serpeverde.
Forse perché vedeva se stesso negli occhi di Rose.
 
*

 
 
Note dell’autrice:
Il carico di OS da portare a termine sta diminuendo ma la fine è ancora lontana. *Sigh*. Comunque, il primo turno di questo meravigliosissimo contest (che costringe noi autrici a scrivere di coppie mai utilizzate) prevedeva una storia introspettiva sui sentimenti dei personaggi. E io – tossicodipendente da Fluff in fase di disintossicazione – ho dovuto aggiungere chili di zucchero filato. Poi, beh, due paroline sul titolo: lo adoro. Davvero. Anche perché la sua genesi ha avuto un bel po’ di peripezie. Inizialmente sarebbe dovuto essere ‘Comprendere’, poi l’ho scarto e ho pensato ‘Negli occhi’ per via di quella frase finale. Poi ho cestinato anche quello ma alla fine mi sono comunque rifatta alla frase finale. ‘Les Mêmes’ tradotto dal francese: ‘Gli Stessi’. Forse avrei potuto mettere ‘Se stessi’, ma al plurale mi faceva leggermente schifo. Le ‘Affinità elettive’ sono dal romanzo di Goethe che mia madre adora. Essendo Hermione Nata Babbana, ho voluto supporre che si interessasse di letteratura Muggle. Il fatto che gli Scamandro sapessero della non-esistenza di Babbo Natale è dovuto al fatto che Luna ha questa mania di trovare sempre la verità in maniera così naturale e ho pensato che i figli avessero preso da lei. Albus a Serpeverde è un cliché di cui si abusa, ma dato che lo fanno tutti, adeguiamoci! Per il resto non ho altro da aggiungere, quindi – spero – ci sentiamo nelle recensioni!
- Fede ♥
  
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