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Autore: ethelsgonnabeokay    17/07/2014    6 recensioni
«Che ci fai qui?» chiede Dean, estraendo l'ennesima bottiglia di birra dal pacco da sei ormai quasi finito. Vede gli occhi stanchi di Castiel, l'aria distrutta e la spossatezza che, dipinta su di lui, lo fa sembrare un fuggitivo. […] «C'è stata un'altra discussione, lassù» Castiel alza la testa e fa un cenno verso il cielo con aria stanca. Poggia la bottiglia quasi vuota sull'Impala e non si accorge della schiuma che gli è rimasta su un angolo della bocca. «Riguardava me, naturalmente. Sai, quelle stupidaggini riguardo al fatto che non debba frequentare umani o, in modo più specifico, te».
In Paradiso la situazione si fa sempre più complicata, per Castiel: nessuno vuole che tra lui e Dean si formi un vero e proprio legame. Cas, però, è già fin troppo coinvolto e non vuole perdere Dean, costi quel che costi.
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Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Quinta stagione
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Autore: su EFP ethelsgonnabeokay, sul forum Ethel00
Titolo: The beast in you, the beast in me
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Castiel
Coppia: Dean/Castiel
Rating: Giallo (?)
Generi: Romantico, Fluff, Maliconico
Avvertimenti: Missing Moment (almeno nella mia testa)
Canzone utilizzata: Wicked Man's Rest – Passenger
Words: 1904
Introduzione: «Che ci fai qui?» chiede Dean, estraendo l'ennesima bottiglia di birra dal pacco da sei ormai quasi finito. Vede gli occhi stanchi di Castiel, l'aria distrutta e la spossatezza che, dipinta su di lui, lo fa sembrare un fuggitivo. […] «C'è stata un'altra discussione, lassù» Castiel alza la testa e fa un cenno verso il cielo con aria stanca. Poggia la bottiglia quasi vuota sull'Impala e non si accorge della schiuma che gli è rimasta su un angolo della bocca. «Riguardava me, naturalmente. Sai, quelle stupidaggini riguardo al fatto che non debba frequentare umani o, in modo più specifico, te».
In Paradiso la situazione si fa sempre più complicata, per Castiel: nessuno vuole che tra lui e Dean si formi un vero e proprio legame. Cas, però, è già fin troppo coinvolto e non vuole perdere Dean, costi quel che costi.
NdA: Scrivo cose così dolci da far venire la nausea, srsly. Comunque penso di essere abbastanza soddisfatta di questa shot (?) E non ho inserito del tutto la canzone, o meglio ho riportato solo alcuni versi nei discorsi o nei pensieri – in corsivo – e la ho nominata, spero che basti... buona lettura!







“I'm the beast in you, the beast in me
The bitterness, the jealousy
The part of you that never sleeps”

Sta cadendo a pezzi lentamente, come un mobile antico attaccato dagli acari o un bel quadro ricoperto dalla muffa. È un peccato che si distrugga così, pezzo dopo pezzo, con un'attenzione che non aveva impiegato nemmeno nel mettersi in piedi. Non è difficile far crollare un edificio senza fondamenta. Non è difficile far crollare una persona che ha più cicatrici che pelle, che ha impresso dentro e fuori il fuoco dell'inferno e un'oscurità che ha lasciato crescere da quando era appena un bambino. Se ha una colpa è quella di non ribellarsi, di aver accettato di dire addio senza nemmeno aver combattuto prima.
Non vuole che gli altri lo giudichino disperso, che cerchino di riportarlo sulla retta via. Per lui non c'è più una retta via, forse non c'è mai stata. Chi lo sa. Vuole solo evitare quella pena muta e compassionevole che chi lo conosce davvero gli dimostra ogni qual volta affonda un po' di più. Non sono pazzo, è che mi dipingono così. È che mi hanno dipinto così da sempre. Io che posso fare per ribellarmi?


La notte è chiara agli occhi di Dean. Potrebbe sembrare un controsenso, ma è proprio così che vede quella notte: luminosa quanto il giorno, forse anche più luminosa di quanto uno dei suoi giorni potrebbe mai essere. È l'oscurità che preferisce, in realtà: nel buio può peccare, ma non farebbe mai un simile azzardo circondato dalla luce. È da un po' che non può più peccare o mentire, è da un po' che si ritrova perpetuamente sotto un seguipersone1 e non se ne dispiace per niente. Sentirsi – anche se in minima parte – in pace con sé stessi è bello.
«Spazio vitale, Cas» bisbiglia, distaccato come un cattivo attore che recita una battuta imparata a memoria. Castiel non indietreggia; lo scruta da sotto le ciglia, cercando con preoccupazione cicatrici nuove – o almeno a questa conclusione è giunto Dean, dopo averlo colto a guardarlo con quegli occhi corrucciati più volte.
«Ciao, Dean» risponde l'angelo a voce alta, facendo finta di non averlo sentito. Quelle parole non sembrano fuori posto nemmeno per un momento: sono fatti così, tutti discorsi sconclusionati e dimostrazioni d'affetto non convenzionali. Le parole tra di loro sono superflue; tutto lo è, in realtà, quando due persone predestinate a stare insieme sono vicine. Cercano di nascondersi nella folla e ignorare il loro legame ma, per quanto ci riescano egregiamente, il resto delle persone lo nota ogni volta. Quando sono uno davanti all'altro diventano più di due persone spezzate: sono lacrime che cadono, ricordi che riaffiorano, fantasmi nei sogni e scrigni di segreti. È un tipo di legame che fa paura.
«Che ci fai qui?» chiede Dean, estraendo l'ennesima bottiglia di birra dal pacco da sei ormai quasi finito. Vede gli occhi stanchi di Castiel, l'aria distrutta e la spossatezza che, dipinta su di lui, lo fa sembrare un fuggitivo. Dean pensa che quello che gli servirebbe davvero è una tazza di caffè; gli porge comunque la bottiglia, anche se con poca convinzione. Sorprendendolo, Castiel la prende e se la porta alle labbra con una presa ferrea e decisamente ferma. Il cacciatore si ricorda di nuovo perchè, appena dopo aver coniato il termine “bambino con un trenchcoat”, se n'era pentito: quello davanti a sé è un uomo forte e combattivo, nonostante... nonostante tutto. Gli occhi di Cas incontrano i suoi, privandolo del fiato, facendolo sentire come un pezzo di legno sollevato dalle onde e sbattuto sulla sabbia ancora e ancora.
«C'è stata un'altra discussione, lassù» Castiel alza la testa e fa un cenno verso il cielo con aria stanca. Poggia la bottiglia quasi vuota sull'Impala e non si accorge della schiuma che gli è rimasta su un angolo della bocca. «Riguardava me, naturalmente. Sai, quelle stupidaggini riguardo al fatto che non debba frequentare umani o, in modo più specifico, te». L'amarezza nella voce dell'angelo riesce a colpire Dean, che non l'ha mai sentito così arrabbiato o risentito. Gli occhi blu lampeggiano e per un secondo Dean non ha più davanti l'angelo che l'ha salvato, ma il guerriero e il soldato. Spera inconsciamente di non essere mai la causa di quello sguardo.
«Stronzate» ribatte tenendo la voce bassa. Non ha bisogno di chiedere perché o come, sa già tutto. Sa più di quello che dovrebbe sapere, Cas se ne rende conto ogni volta che lo vede sorridere nella sua direzione. Non riesce a farsene una colpa, infondo con Dean è solo stato sincero: a loro rischio e pericolo, è vero, ma se il cacciatore non è scappato dopo tutto quello che gli ha detto non pensa che lo farà più.
«Dean, sono così stanco di dover combattere per ogni istante, per ogni min-» non è niente di fisico a trattenerlo, è lo sguardo ferito di Dean che gli posa un dito sulle labbra e gli dice di star zitto, di non parlare con troppa fretta, o di non parlare affatto. Castiel si lascia andare giusto un po', confidando che sarà Dean a sostenerlo.
«So che non lo sei, che non lo siamo» bisbiglia il cacciatore con voce instabile – è alcool, Dean è alcool allo stato puro, un solo fiammifero e si ci brucia, un solo fiammifero e si salta in aria.
«Dean...» risponde Castiel, perché non c'è nient'altro che abbia senso al momento. Sentendo il suono che ha il suo nome pronunciato da quella voce roca, Dean è percorso da un brivido. È questo il bello di Castiel: riesce a migliorare tutto, anche quello che odia, con poche parole e uno sguardo. Questo è lo svantaggio di chi ha “troppo cuore”: si ci ritrova a dare tutto per gli altri, ad assicurarsi che abbiano tutto quello che serve e anche di più, fino ad annullare sé stessi in un atto di altruismo. Dean si preoccupa di questo: non vuole che Castiel scelga di sacrificarsi, per un motivo o per l'altro. È egoista, lo sa, ma sa anche che niente vale quanto Castiel. Per questo ha deciso di tenere i loro problemi personali separati: pensava che non si sarebbero aggiunti anche quelli al dolore che già potevano provocarsi. A quanto pare non è servito; tanto vale dividersi anche quell'ulteriore fardello.
«Vieni, Cas, ti faccio vedere una cosa».

La luna sta già scendendo nel cielo quando arrivano. Dean ha guidato per tutto il tragitto, lanciando occhiate a Castiel che, dopo aver scelto la musica – i Passenger. Non proprio musica rock ma a Dean non dispiacciono – si è addormentato. Il respiro profondo dell'angelo lo calma ogni volta che lo sente sopra la musica dolce e bassa che riempie l'auto. La radio bisbiglia “Are you my angel? Will we walk all night through solitary streets?” e Dean la spegne di scatto, sporgendosi verso Cas per svegliarlo. «Ehi» bisbiglia, facendo spalancare quei fari blu che sembrano illuminare la notte.
«Dove siamo?» sussurra Castiel in risposta muovendo le spalle, a disagio. «Ora vedrai» risponde il cacciatore allontanando il viso da quello dell'altro, che ha cominciato a fissargli le lentiggini illuminate dalla luna.
Il vento li accoglie, scompigliando i capelli di entrambi e trasportando verso di loro l'odore di salsedine che di notte è ancora più intenso. «Al mare» dice Castiel, sorridendo come un bimbo. «Grazie, Dean».
Dean non risponde e si siede per terra, in un muto invito. L'angelo esita appena, si toglie il trenchcoat e segue l'altro. Appoggia la testa contro la sua spalla goffamente, aspettando con imbarazzo che Dean dica qualcosa. Non sono ancora bravi quando si tratta di dimostrare affetto – forse non lo saranno mai, troppo influenzati da una vita di amore negato e di delusioni ma ehi, loro sono lì e sono insieme e tanto basta. Una delle braccia di Dean lo circonda e Cas si rilassa, sciogliendosi contro di lui.
«Meglio?» chiede dopo un po' Dean, così silenziosamente che quasi non riesce a credere che Castiel sia riuscito a sentirlo. Lui accenna un sì e si fa piccolo piccolo, stringendosi un po' di più nell'abbraccio di Dean. «Ecco, è di questo che ho paura. Non voglio perderti» dice.
«Perché?» sussurra il cacciatore. «Sono spezzato, porto dolore e paura alle persone a cui tengo... e se ti facessi diventare l'ombra di te stesso?»
«Cosa? Dean, tu-»
«Potrei farti del male, intaccare quello che c'è di bello in te» e Dean non sa più continuare, perché non è mai stato bravo a parlare, di solito aspetta che sia Castiel a farlo e si limita ad ascoltare. «Sono quello che resta di un uomo malvagio».
Cas lo stringe a sé e lo tira più vicino. «Tu non sei malvagio, Dean, sei l'uomo giusto e non potrai mai farmi cambiare idea riguardo a questo. Non hai di che preoccuparti, tu mi rendi migliore, mi rendi umano e- so che non dovrei dirlo, ma mi piace essere umano quando tu sei con me. Non so cosa credi che comporterà tutto questo: a me basta sapere che tu rimarrai e so che lo farai, lo so e basta, non ho bisogno di rassicurazioni. Se c'è qualcosa che mi preoccupa è quello che potrei fare io a te... tu non puoi intaccare niente in me perché non sono più puro, la mia innocenza si è girata e persa tanto tempo fa... ho paura di questa libertà, perché sono stato prigioniero dal mio primo giorno e ora non lo sono più» Castiel rimane in silenzio, colpito dalla quantità di verità che ha finalmente ammesso.
Dean ancora non ne è convinto. L'amarezza, la gelosia, è stato lui a introdurle a Castiel. Non può immaginarsi senza di lui, però, e non vuole ricordare com'era prima. Allunga l'altro braccio verso il corpo di Castiel e lo circonda in un vero e proprio abbraccio. E poi – non sa come, non lo sa proprio – si ritrova con gli occhi dell'angelo a pochi centimetri dai suoi, la fronte premuta contro la sua e le labbra di Castiel che costringono le sue ad aprirsi. Oh.
Dopo quelli che sembrano secoli, Cas si allontana e lo guarda con un'espressione che sembra dire “Ho sbagliato qualcosa?”. Dean sorride e lo bacia ancora e ancora e ancora, fino a quando non si ritrova disteso per terra con Castiel sopra, che litiga con la maglietta dei Metallica.


Il sole sorge e li trova tutti e due impreparati, ancora stesi a terra e coperti solo dal trenchcoat di Castiel. Dean osserva con attenzione – e orgoglio, anche se non lo ammetterebbe mai – il sorriso rilassato dell'angelo e i capelli scompigliati in cui si è divertito a passare le mani. Il mento di Castiel è sul suo petto e Dean non riesce a resistere alla tentazione di fargli scorrere le mani lungo i fianchi solo per vederlo scosso dai brividi. L'angelo ha cominciato a parlare a raffica e Dean non è capace né di fermarlo né di smettere di sorridere come un idiota. Solo quando il sole fa brillare tutte le lentiggini sul viso di Dean – e Castiel provvede a baciarle dalla prima all'ultima – finalmente si stiracchiano entrambi come dei gatti e si alzano, felici.
Quando sono di nuovo sull'Impala, Castiel è scosso da un brivido di freddo – il trenchcoat è sporco e inutilizzabile – e Dean gli porge la sua giacca di pelle. Cas allora gli prende il viso tra le mani e lo bacia di nuovo. «Va tutto bene» sussurra, spostando le labbra sulla fronte del cacciatore. «Sì, va tutto bene» ripete Dean chiudendo gli occhi.

1= l'occhio di bue che si usa nelle rappresentazioni teatrali

   
 
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