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Autore: MagikaMemy    17/07/2014    3 recensioni
La Disney High non è un semplice liceo, ma una vera e propria GIUNGLA! E tra compiti in classe, feste sulla spiaggia e amori incompresi, Jasmine, Nani, Belle... ma anche Aladdin, Naveen, Alice, Jim, Trilli e altri saranno vittime della più temibile sfida cui la vita ci pone davanti : l'adolescenza. E si sa, essere giovani non è semplice... in fin dei conti, questa è la vita reale, non siamo mica in una fiaba!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

Flynn vide il sangue che, lentamente, sgorgava sul lavandino immacolato e si lasciò andare ad un'imprecazione.

Naveen si affacciò alla porta del bagno, ancora in mutande e con in mano la maglietta del giorno.

“Rider, preferirei che tu evitassi di bestemmiare di primo mattino quando sei ospite in casa di altri.”

“I tuoi genitori neanche ci sono, Maldon. Non rompere le palle!”

Naveen alzò gli occhi al cielo, spazientito: “Quando imparerai che l'abbreviazione 'Maldon' mi fa cagare?! Almeno chiamami con il cognome completo!”

Flynn abbandono il rasoio e gli sorrise dallo specchio, il taglietto sulla guancia sempre più rosso.

“Davvero? Ne sei sicuro, Naveen Maldonia?”

Naveen gli lanciò un'occhiata truculenta e sbuffò, abbandonandolo a sé stesso e gridandogli dietro un convinto “Fottiti, Rider.”

Flynn sorrise e si tolse la schiuma da barba restante, poi ammirò la sua immagine riflessa, cercando di mostrarsi sicuro di sé.

Oggi era il gran giorno.

Al pensiero del pomeriggio che lo aspettava (più una mattina costellata di interrogazioni, ma ciò si sarebbe risolto con estrema facilità fingendosi malato e rinchiudendosi ermeticamente in infermiera... e, ovviamente, con la scusa schiacciare un pisolino da record) sentiva il cuore martellargli nel petto e le viscere contorcersi, ma decise di provare a non badarci.

...doveva farlo.

Voglio dire, erano giorni che ripassava il piano e le battute da dire per far colpo su Rapunzel, che cosa mai sarebbe potuto andare storto?

...e poi, in fondo, era o non era il mitico Flynn Rider?

Si sistemò i capelli convinto, con la consapevolezza che, nonostante fosse terrorizzato, il suo fasicno lo avrebbe certamente aiutato.

Sentiva che poteva essere l'occasione per averla e farla sua- o, almeno, avere una conversazione che non terminasse con lei che sorride imbarazzata e lui che si sente un totale idiota come le ultime volte.

Strinse i pugni con fare vittorioso, mentre il sorriso da pubblicità di dentifricio che era solito sfoggiare gli illuminava il viso.

Niente poteva andare storto.



Tiana sbadigliò sonoramente, sbattendo la porta dell'armadietto con pigrizia e guadagnandosi un'occhiata truce di Rapunzel lì accanto.

“Hai lavorato fino a tardi anche ieri sera?”

“I soldi non crescono sugli alberi.” osservò di rimando, preparandosi alla ramanzina che difatti non tardò ad arrivare.

“Tia, dovresti davvero lasciare il lavoro al pub e trovare qualcosa di meno faticoso.”

Tiana stava per risponderle ma Nani si intromise, giungendo alle loro spalle: “Non per dire nulla, ma il lavoro deve esserlo, Rapi.”

“Visto?” disse Tiana eloquente, per poi avviarsi lungo i corridoi affollati verso l'aula di chimica.

Rapunzel sbottò, arrossendo: “Dico solo che quel posto è orribile! La trattano come una schiava e la paga fa schifo. Come diavolo fai a sopportarlo?!”

Tiana sapeva che Rapunzel era ormai partita in quarta e la zittì, portandosi rapidamente davanti a lei e mettendole un dito davanti le labbra, sorridendo.

“...sto bene, Rapi. Non durerà per sempre, e Belle mi aiuta con lo studio se rimango indietro. Non preoccuparti.”

Raunzel avrebbe voluto ribattere, ma Tiana si allontanò, le mani dietro la schiena e gli occhi che brillavano.

“Ancora sei mesi di lavoro e avrò abbastanza soldi. Avrò il mio ristorante!” gridò, entusiasta, per poi stringere il pugno in aria con fare vittorioso e disperdersi tra la folla.

Rapunzel sospirò, quando Belle spuntò praticamente dal nulla (come sempre, dannazione a lei e alla sua discrezione!) e le mise una mano sulla spalla, tranquilla.

“Sa quel che fa. Non andarle contro, fidati di lei e dalle il tuo appoggio. E' in gamba, e lo sai.”

Rapunzel sorrise, un po' rincuorata, poi si arrese a lasciar correre la questione per l'ennesima volta, mentre accanto a lei Nani e Belle discutevano animatamente dei progetti per quel pomeriggio.

Sapeva di poter sembrare esagerata, ma la faccenda del lavoro di Tiana l'aveva sempre lasciata un po' interdetta.

Voglio dire, sapeva quanto l'amica tenesse a comprare quel vecchio ristorante e l'aveva sempre sostenuta, ma... aveva solo diciotto anni, e sembrava che avesse completamente messo da parte il presente per concentrarsi unicamente sul futuro.

E per quanto questo fosse nobile e maturo temeva che, una volta ottenuto ciò che da sempre desiderava, si sarebbe guardata indietro e avrebbe pensato a quante esperienze aveva rinunciato.

Si meritava molto di più di qualche uscita con le amiche e un orario di lavoro pesante...meritava l'amore, e per quanto lei stessa fosse inesperta in materia era chiaro quanto il sole che Tiana aveva un disperato bisogno di qualcuno al suo fianco.

“Ehilà, ragazze! Che aria tira?”

“Ora che sei qui, Naveen, sicuramente migliore” scherzò Belle sarcastica, mentre Adam le cingeva la vita e le baciava amorevolmente una guancia.

Rapunzel si destò dai suoi pensieri che, ancora una volta, l'avevano completamente estraniata dalla realtà.

David, la mano che stringeva saldamente quella di Nani, diede a Naveen una sonora pacca sulla spalla e gli lanciò uno sguardo pieno di rammarico.

“Siamo arrivati tardi, mio caro. Mi sa che la tua principessa se n'è appena andata.”

“Non ho idea di cosa tu stia farneticando, Kawena, ma ti assicuro che di principesse ne ho a dozzine. Dovresti specificare il nome...”

Rapunzel lo squadrò, acida: “Naveen, non ce ne frega nulla di quelle squallide troiette che ti girano attorno...”

Nani si esibì in un perfetto facepalm, scambiando occhiate di intesa con David: “...sono io ad essere diventata particolarmente elegante o è il resto del mondo che ha assorbito il linguaggio di mia sorella?”

“Dev'essere una sorta di virus” rispose Adam facendole l'occhiolino, ma Rapunzel ribattè prontamento, diminuendo il passo.

Non è colpa mia se il vostro amico ha la maturità emotiva di un wafer.” esclamò concitata, mentre Naveen e gli altri scoppiavano a ridere.

Si può sapere cos'ha oggi la nostra biondina? Che c'è Rapi, non mi vuoi più bene?” e la strinse da dietro con affetto sincero, al che Rapunzel si sciolse un po' controvoglia.

... sme...smettila di fare il ruffiano, scemo!” gli disse imbarazzata, spingendolo via e ridendo.

La campanella interruppe la conversazione del gruppetto che si congedò, ognuno diretto alla propria tortura (citando testualmente David), ma prima che se ne andasse Rapunzel strinse la maglietta di Naveen, che si fermò all'istante.

Si può sapere cos'hai oggi? Non mi va giù vederti così.” disse lui, dolcemente, una volta rimasti soli.

Rapunzel sospirò, poi lo guardò con gli occhioni verdi spalancati (Naveen pensò che, se Rider fosse stato lì in quel momento, probabilmente lo avrebbe odiato).

... ho bisogno di parlare con te di una faccenda un po'...come dire...”

Audace?” chiese lui, con malizia.

Rapunzel cambiò immediatamente espressione, guardandolo in cagnesco.

...Nav, sei un idiota.” disse solo, sconvolta da tanta idiozia.

Naveen si arrese ad abbandonare la sua facciata (splendida, come sempre) per diventare improvvisamente molto serio: “Va bene, biondina, dimmi tutto.”

Mica intendevo adesso!” disse lei, imbarazzata “se qualcuno ci vedesse potrebbe fraintendere.”

Naveen stava per rispondere con una delle sue battutine al vetriolo, ma Rapunzel era ovviamente zona proibita essendo l'Unico Grande Amore di Flynn; inoltre, si sa, lui aveva un debole per le ragazze un po' più pepate.

Non che Rapunzel non fosse splendida, ma... era sua amica da anni, e le tipe dolci e ingenue non rientravano proprio nel suo tipo di donna, ecco.

Senza contare che è la migliore amica di Tiana.

La vocina nella testa che si faceva (mooooooolto) raramente viva sembrò rimbombargli nel cervello come un'eco, e prima che potesse chiedersi perchè il solo pensiero lo facesse star male tornò a concentrarsi su Rapunzel.

In fondo, cosa centrava Tiana?!

Dimmi dove e quando vederci.”


Taron cercava davvero di seguire quella stupida lezione di matematica.

Sul serio, ci stava provando da circa venti minuti- non come Peter che, lì accanto, sonnecchiava beatamente; né come Mowgli, che sembrava aver concentrato tutte le sue capacità logistiche nel disegnino di un orso che ballava quando sfogliava il libro, disegnando un movimento nell'angolo di ogni pagina.

La cosa peggiore di matematica (che era comunque la materia più inutile sulla faccia della terra, e ciò era risaputo) era che consisteva in uno dei pochissimi corsi obbligatori, motivo che spiegava il perchè i suoi amici fossero tutti rinchiusi in quell'aula a fare la muffa, costretti ad ascoltare il povero professor Milo e i suoi sproloqui sul teorema di Pitagora.

Nel primo banco davanti la cattedra, Alice era in visibile difficoltà (le materie scientifiche non erano assolutamente il suo forte), mentre Trilli scriveva istericamente sperando di non perdere neanche un passaggio.

Cercò di evitare che il suo sguardo cadesse nel banco accanto guardando Lilo che disegnava una ballerina di hula sul banco e Jim che, entrato appena cinque minuti prima, aveva già deposto la sua concentrazione sul finto tatuaggio che si stava facendo con la biro sul braccio (una specie di teschio, ennesima dimostrazione della sua ossessione per il mondo piratesco).

Alla fine cedette e guardò Ailyn che, accanto a lui, fissava la lavagna visibilmente concentrata.

Stava per chiamarla, ma qualcosa lo trattenne e lo costrinse a voltarsi dalla parte opposta, spostando lo sguardo verso la finestra.

Una sensazione completamente nuova, cui non era abituato e che lo lasciava confuso e stordito.

Da quando c'era tutto questo imbarazzo tra loro?

Insomma, è vero che Ailyn stava solo reagendo con ovvia freddezza a ciò che era successo al Luna Park ma... dài, come poteva prendersela sul serio?!

Non le aveva mica detto chissà cosa... ci era semplicemente rimasto un po' male, cioè, perchè non gli aveva raccontato di Artù?

Loro erano migliori amici, no?!

Questo gli dava...non so, una sorta di diritto a sapere quando si frequentava con qualcuno, giusto?!

Cioè, ok, non aveva mai firmato un contratto o qualcosa di simile, ma era sicurissimo che se ciò fosse avventuo ci sarebbe stata una clausola specifica secondo la quale lei doveva presentargli i tipi con cui usciva...

...un momento...

Sentì una terribile sensazione di puro panico, mentre potè chiaramente vedere l'omino della sua coscienza che sogghignava perfido dicendogli qualcosa del tipo 'stupido, davvero non ci avevi mai pensato?'.

...Artù era il primo ragazzo per cui Ailyn provava interesse? O ce n'erano stati altri?!

Ma soprattutto... COS'ERA QUESTO ORRIBILE SENSO DI NAUSEA?

Jim potè assistere alla scena da esterno, mantenendo perfettamente la calma e godendosi la meravigliosa visione di un Taron che, occhi vitrei e mani tra i capelli, si controceva sul banco come un serpente in evidente crisi emotiva e si alzava di scatto come un pupazzo a molla.

Prof, non mi sento bene! Devo uscire!” gridò, guadagnandosi ovviamente l'attenzione di tutti e correndo fuori dall'aula senza neanche aspettare la risposta, lasciando dietro di sé una nuvoletta di fumo.

Il professor Milo guardò allibito la porta e poi si voltò verso i suoi alunni, sistemandosi gli occhiali sul naso adunco.

...qualcuno sa dirmi cosa è successo? Me lo sono immaginato o Caer ha appena lasciato l'aula volando?!”

Ci fu un borbottio indistinto: Ailyn tentò di non incrociare lo sguardo di nessuno dei suoi amici, ma tutti le stavano laciando sguardi amareggiati che manco un cucciolo abbandonato sotto la pioggia.

Lilo agrottò la fronte e Ailyn si arrese, sospirando e alzandosi.

Vado a recuperarlo io prof” disse uscendo, senza il minimo entusiasmo, mentre il professore le gridava dietro di accompagnarlo, se necessario, in infermeria.

Ailyn, irritata, si chiuse la porta alle spalle e si avviò lungo il corridoio deserto, battendo i piedi sul pavimento con rabbia.

...fantastico, adesso era anche la cattiva della situazione!

Che diavolo gli era preso, a quell'idiota?!

Non... non avevano neanche litigato davvero! E poi non c'era motivo che facesse quelle stupide scenate, non era certo colpa sua se lui si era innervosito dopo aver scoperto la faccenda di Artù.

...che poi, in realtà, non c'era granchè da sapere- ed era proprio questo il motivo per il quale non gliene aveva ancora parlato.

...in fondo, non era il suo ragazzo né lo era mai stato.

Taron era... beh, era semplicemente Taron, presente nella sua vita sin da quando ne aveva memoria.

Erano diventati amici alle elementari e non si erano più lasciati.

Si erano trovati, si erano scelti – o forse erano solo destinati a incontrarsi.

Vivevano in simbiosi, un'anima divisa in due corpi diversi, un legame così stretto da non poter neanche essere definito con precisione; il tutto, però poteva essere riassunto in un unico, limpido concetto: lei non resisteva neanche tre giorni senza vedere Taron, parlargli, respirare l'aria che respirava lui.

E sarebbe stato da stupide e da bugiarde ignorare i sentimenti che si erano affacciati timidamente nel corso degli anni, perchè poteva mentire a chiunque ma non a sé stessa.

ma... cosa avrebbe dovuto fare?

Loro non erano come Shantii e Mowgli, i quali sentimenti erano stati chiari sin dall'infanzia, sin da quando si rincorrevano nel giardino di casa scambiandosi coroncine di fiori.

Lei e Taron erano tutta un'altra faccenda, due rami di un albero per cui sembrava non esistesse fioritura, ma solo un eterno e pigro autunno.

Si era rassegnata a questo molto tempo fa, a convivere con lui in quello stupido limbo che non era amicizia, era di più, troppo di più – ma che non era amore effettivo, non era desiderio.

Era un affetto indefinito che sembrava toglierle il fiato ogni giorno di più fino a solo poche settimane fa.

ma poi, era arrivato Artù.

Era stato così carino con lei, scrivendole in chat e chiedendole cosa ne pensasse delle nuove regole del gdr ai quali entrambi partecipavano, per poi rivelarle qualche sera dopo che gli capitava spesso di vederla a scuola e di volerla incontrare di persona.

Lei, ovviamente, aveva accettato; non solo perchè Artù era il campione del club di scherma del loro anno, ma anche per i loro mille interessi in comune.

Si erano timidamente scambiati il numero appena fuori della palestra, poi lui era tornato di corsa agli allenamenti e lei si era incantata a guardarlo.

Era rimasta affascinata dalla sua bravura, dai suoi movimenti fluidi e leggeri ma grazie ai quali incassava colpi precisi e calcolati senza il minimo sforzo apparente.

Ma, oltre a questo, c'era qualcosa che l'aveva colpita- qualcosa nei suoi messaggi, nel tono della voce quando si parlavano, nel modo in cui lui la guardava.

Artù voleva conoscerla, voleva stringere un legame con lei, voleva creare qualcosa.

Taron cosa voleva, oltre a un'amica da coccolare e con cui vedere le sue stupide serie tv in dvd?

Cosa pensava quando erano sdraiati sul divano e si guardavano? Aveva mai avuto la voglia di baciarla?

O meglio...lo avrebbe mai voluto?

Lo vide all'improvviso seduto a terra, accanto gli armadietti delle cheerladers, la testa a tra le braccia che stringevano le gambe.

Le venne in mente la sua immagine da bambino durante le notti di temporale, quando Dalbert era in negozio e loro restavano da soli, e si abbracciavano perchè entrambi avevano paura dei tuoni.

Sentì la rabbia sgonfiarsi come un palloncino e lo raggiunse, poi gli si sedette accanto, ma lui sembrò non essersi neanche accorto della sua presenza- ma Ailyn sapeva che lui la sentiva, così come lei sentiva lui.

Si sentivano sempre, e non solo quando si raggiungevano a vicenda; a volte le capitava di sentire uno strano cerchio alla testa e lo stomaco che le doleva, e capiva che Taron aveva bisogno di lei.

Ed aveva sempre ragione, senza che lui le avesse neanche mandato un messaggio.

...deduco che se stai così sia colpa mia?”

Avrebbe voluto dirglielo con durezza, ma la voce risultò dolce e Taron sollevò il capo.

Se fino a qualche minuto prima sembrava il personaggio di un fumetto comico, ora non era altro che un ragazzo triste.

Lui la guardò per un istante, poi si voltò verso il ferro degli armadietti, il silenzio che vibrava mentre le voci degli insegnanti si disperdevano nel corridoio.

...non... non dovevi uscire. Sto bene.” disse, testardo, ma non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi.

Lei sospirò e gli diede un leggero colpetto sulla spalla con la testa, poi si mise a ridacchiare delicatamente, la mano che cercava la sua.

...sembri un folletto arrabbiato, con questa assurda camicia addosso.” gli disse, scherzando sul vestiario verde del giorno- e Taron, suo malgrado, sorrise senza mostrarsi.

Sentì le dita di Ailyn che intrecciavano le sue e provò ad ignorare il colpo al petto che sentì, poi si decise a voltarsi verso di lei, che aveva il mento poggiato sulla sua spalla.

Per quanto potesse sembrare una situazione alquanto strana, entrambi non sentivano il minimo disagio, né timidezza.

Erano...semplicemente loro.

Mi dispiace.” disse alla fine lei, rompendo il silenzio.

Taron sussultò e Ailyn rise alla sua espressione da scemo, con un enorme punto interrogativo stampato sulla fronte.

Tornò seria, abbassando lo sguardo, le mani ancora unite: “...non avrei dovuto tenerti all'oscuro di Artù, ma... la verità è che non c'è ancora nulla.”
“Io avrei voluto...non lo so, ci sono rimasto di merda.” concluse lui sbrigativamente, senza distogliere lo sguardo: “...perchè non me ne hai parlato?”

Perchè...” rispose, ma il resto della frase le morì in gola.

Perchè non volevo coinvolgerti. Perchè sapevo che avresti reagito così e io mi sarei chiesta il motivo, senza trovarlo. Perchè mi sarei illusa che ti importasse qualcosa delle persone che frequento all'infuori di te, per poi non sapere cosa dire. Perchè non capisco cosa siamo, e perchè devo smetterla di far ricondurre a te ogni singolo minuto della mia vita.

Lo pensò solo, ovviamente, ma poi lasciò che quelle parole gli morissero dentro.

Le venne l'istinto di piangere, ma si limitò a sorridere e alzò le spalle.

Ti ho sempre raccontato tutto, di me. Stavolta volevo... semplicemente parlartene con calma, in un momento più adatto.”

Non devi giustificarti, io... io lo capisco. Solo che...”

Si guardarono per un istante, mentre le mani continuavano a stringersi, ma sembrava che fosse l'unico punto di contatto.

... avrei voluto... non so, che ti confidassi. Che mi chiedessi un consiglio.”

Un consiglio in fatto di uomini?” chiese lei, ridendo, ed entrambi si rilassarono.

Taron poggiò le spalle contro il muro, ridendo: “...mi fa male sapere che tu voglia avere dei segreti con me.”
“Non ce ne saranno più.” disse lei, facendo una pausa. Cacciò indietro le lacrime e prese il respiro prima di dire quelle ultime parole, che le costarono più di quanto avesse pensato.

Te lo prometto.”

Taron la osservò attento, poi le sorrise e l'abbracciò, stringendola a sé con forza.

Ailyn si lasciò andare alla stretta, mentre una parte di sé la abbandonava.

Disse addio ai sospiri, alle speranze, ai sogni fatti su di loro.

Non c'era più posto per le illusioni, e la Ailyn sopìta dentro di lei sembrò lasciarla come si lascia andare un ricordo, con tanto dolore e una patetica rassegnazione.

Capiva come si sentiva Trilli, che era costretta a vedere Peter tutti i giorni con Wendy e poi dormire assieme quando lui glielo chiedeva.

Ma anche quello era un amore diverso, perchè non corrisposto; perchè Trilli aveva sempre saputo che Peter non provava nulla per lei, ed era stato una continua rassegnazione, un continuo calpestare speranze.

Però lei e Taron non avevano un amore a senso unico.

Perchè erano tutto- ma, allo stesso tempo, non erano assolutamente niente.




Jasmine camminava distratta, leccando avidamente il gelato e fregandosene dei patetici discorsi di Ariel sulla dieta- poverina, era comprensibile, gli allenamenti appena conclusi dovevano averla stremata.

Cercava di gustare semplicemente la merenda, tuttavia aveva addosso una strana sensazione da giorni e non riusciva proprio a levarsela di dosso, come fosse un enorme koala sulla schiena.

Ok, non era esattamente un modo poetico per descrivere il proprio stato d'animo, e forse era semplicemente nervosa.

Tuttavia, le sembrava chiaro che non potesse essere solo colpa della fase premestruale e si voltò brusca verso Ariel, che fu costretta a interrompere la sua discussione con Esmeralda per darle retta.

Mi sento strana da qualche giorno.”

Le amiche la guardarono scettiche, Esmeralda spalancò gli occhi chiari, la voce sensuale e profonda che la scherniva: “Jas, tesoro, hai il ciclo?”

Sono in premestruo, ma non è di questo che sto parlando.” ribattè secca, mentre le luci dei negozi del centro commerciale le risplendevano sul viso.

Ariel si morse il labbro inferiore, chiaro segno che si stava concentrando per trovare una plausibile soluzione.

Da quanto hai questa...emh...sensazione?” chiese, ma lei e Esmeralda risero.

Jasmine le guardò torva: “Sono seria! E' da questo weekend che mi sembra... non so, di non ricordare qualcosa. Non è che ho rubato una macchina o qualcosa del genere?”

Lo escluderei. Considerando le condizioni in cui eri, dubito saresti riuscito anche solo a guidare un triciclo.” disse Esmeralda, mentre della cioccolata fuorisciva dalla sua crepes e le colava sulla dita.

Ariel scoppiò a ridere e Jasmine spalancò la bocca, sconvolta.

Tu...tu come fai a saperlo?! Studi a tre ore di distanza da qui!”

Esmeralda si limitò a sogghignare: “Tesoro, le voci girano. La mia accademia non è fuori dal mondo.”

Ariel fischiettò guardando in aria, e Jasmine le sporcò il naso con il proprio gelato.

Nooooo, ti prego! Così mi fai venir voglia, e lo sai che sono a dieta!!” gridò, affrettandosi a pulirsi, ma Jasmine le mostrò la lingua.

Ti meriteresti anche di peggio! Sei una stronza” esclamò ridendo, e Ariel alzò le mani in segno di resa.
“Ehy, non sono stata io! Esme, diglielo anche tu!”

I miei informatori devono restare anonimi, altrimenti non potrei farmi i cazzi vostri e rimanere aggiornata sugli ultimi gossip.” abbassò lo sguardo, malinconica: “...per me è difficile sapervi tutte qui ed essere lontana. Mi mancate.”

Jasmine e Ariel smisero di camminare, si guardarono e la abbracciarono calorosamente, mentre i capelli folti e corvini dell'amica solleticavano loro il naso.

Ci manchi anche tu. Ma siamo fiere di te.” Jasmine sciolse l'abbraccio per sorriderle: “Non ci racconti mai nulla. Come sono i corsi?”

Siamo ancora alla fase iniziale, stiamo ricominciando dalle basi. Le ragazze che sono al primo anno con me non sono...beh, non sembrano interessate a stringere amicizia.”

Esme, sei stata ammessa all'Accademia di danza più prestigiosa del paese. Le amicizie verranno col tempo, per ora devi concentrarti solo sui tuoi obbiettivi.” disse Ariel dolcemente, Jasmine alzò giocosamente gli occhi al cielo.

Rieccola che parte in quarta! Miss Ambizione ha sfornato la sua perla di saggezza! Ari, sul serio, dovresti fare un convegno sul training autogeno. Andrebbe alla grande.”

Magari mi assicurerebbe un futuro migliore del nuoto. Voglio dire, almeno ci guadagnerei qualcosa.” rispose Ariel, sorridendo amareggiata.

Le cose in piscina non vanno bene?” chiese Esmeralda, aprendo la porta che dava alla terrazza e accendendosi una sigaretta con Jasmine dopo aver gettato l'involucro della crepe.

Ariel guardò distrattamente due bambini passare lì accanto con i propri genitori e sospirò: “Non lo so, ragazze. Mio padre è diventato impossibile da gestire, e una volta amavo il nuoto, ma ora... è come se fosse distante anni luce da ciò che voglio.”

Jasmine ed Esmeralda si guardarono preoccupate, poi Jasmine le diede una sonora (e molto poco femminile) pacca sulla spalla e le fece l'occhiolino.

Ari, tesoro, tu hai solo bisogno di scopare.”

Ci fu un attimo di silenzio, poi tutte e tre iniziarono a ridere talmente forte da sentire dolore alla pancia, mentre le persone sulla terrazza lanciavano loro sguardi confusi.

Il discorso si perse quindi tra le risate, e Jasmine non perse occasione di domandare ad Esmeralda della sue relazione con Febo, intavolando una nuova conversazione.

Ariel tese le orecchie, aspettando qualche incredibile sconvolgimento nella vitta di coppia dell'amica, mentre lo stomaco le suggeriva di mettere da parte quegli assurdi pensieri almeno per il momento.

Di pensarci, tuttavia, credeva suo malgrado avrebbe avuto tutto il tempo del mondo.



Rapunzel si muoveva tra i banchi, sovraeccitata come un lemure sotto effetto di caffeina – o almeno, questo era stato il paragone fatto da Jane, presidentessa del club di arte e con una vera e propria ossessione per la fauna selvatica e i ritratti naturalistici di uomini e animali.

Alcuni studenti erano già all'opera davanti alle tele, ma due o tre ragazze mancavano all'appello e le loro postazioni erano vuote.

Sedette su uno degli sgabelli sgombri e osservò la tela incompleta di Alice Liddle, l'amica di Lilo timida e che se ne stava quasi sempre zitta- o almeno durante il corso.

Osservò il disegno con attenzione, le linee di colore leggere ma vivaci come aquiloni di sfumature sgargianti; il soggetto del dipinto era una sorta di strano ometto con un gigantesco cilindro verde seduto su un'enorme tazzina da te; accanto a lui, un coniglio (o una lepre, difficile dirlo con certezza) con il frack che parlava con...cos'era, una carta da gioco umanizzata quella?!

Stropicciò gli occhi, basìta, ma Jane dietro di lei sorrise nel vedere la sua espressione confusa.

...Alice è molto prometttente, vero? Anche se devo ammettere che non è propriamente il mio stile preferito... ma il surrealismo mi affascina.”

Rapunzel non toglieva lo sguardo dal dipinto, insistendo nel soffermarsi sui dettagli delle curve e delle espressioni, nette e ben delineate.

... deve assolutamente vincere il concorso degli esordienti di quest anno. E' splendido.” disse, poi ebbe un'illuminazione e si voltò verso Jane, piagnucolante.

Jaaaaaneeee.... io non sono così brava!” disse, per poi farsi prendere da una specie di attacco di pianto isterico in pieno stile 'bimba di quattro anni cui hanno appena rubato il gelato'.

Jane, sorridendo imbarazzata, le carezzava la testa mentre la biondina la abbracciava disperata, farfugliando parole a caso e ignorando il fatto che tutti gli studenti del corso le stessero guardando.

... presidentessa, va tutto bene?” chiese una studentessa, e Jane si sbrigò a scollarsi di dosso Rapunzel che, con un tonfo, cadde rovinosamente a terra.

Fu proprio in quel momento che qualcuno bussò alla porta dell'aula, distogliendo l'attenzione da Rapunzel e dalla sua scenata melodrammatica.

...emh... si può?”

Jane abbozzò un sorriso, ma Rapunzel impiegò all'incirca venti secondi per:

1: capire di chi era quella voce – e questo, ovviamente, lo aveva capito. Benissimo. Purtroppo.

2: voltarsi sperando di mostrarsi affascinante e disinteressata, magari agitando ad arte i suoi splendidi capelli (forse aveva ragione la zia, quando le diceva che tagliarli non era una buona idea e nemmeno il tingerli, perchè le bionde fanno sempre un certo effetto).

3: provare a svolgere la sua manovra calcolata, immaginandosi già come un concentrato di charme, per poi inciampare su un pennello abbandonato a terra e cadere rovinosamente con la faccia in avanti, assumendo sicuramente un'espressione simile a quella di un babbuino durante un'attacco di vomito e centrando l'unica tavolozza sul tavolino davanti con il viso.

Ci fu un istante di silenzio, poi tutti i ragazzi scoppiarono fragorosamente a ridere.

Jane ebbe l'ottima idea di provare a salvare la dignità dell'amica -o meglio, quel briciolo che le era rimasto- raggiungendo Flynn sulla soglia, il quale nel frattempo guardava Rapunzel tra l'intenerito e il 'noncistocapendouncazzoperòèstatacomunqueunafiguradimerda'.

Rider, come mai da queste parti?” chiese Jane, a braccia conserte e sospettosa.

Flynn distolse lo sguardo da Rapunzel (che nel frattempo non aveva ancora trovato il coraggio per alzarsi e guardare Flynn in faccia, quindi era giustamente rimasta con la faccia sulla tavolozza e iniziava a sentire che i colori le pizzicavano le guance) e le sorrise, con fare ammaliatore.

Ciao, Potter. Bel rossetto. Hai cambiato tonalità? Giuro, hai fatto qualcosa di diverso, non so...tagliato i capelli? Hai usato una nuova marca di ombretto?... no, aspetta, ci sono: hai una taglia in più di reggiseno!” disse, raggiante, mentre Jane lo osservava imperturbabile, un sopracciglio inarcato.

Flynn, ti prego, dimmi solo cosa sei venuto a fare. Dubito che tu sia qui per caso, l'uscita è dalla parte opposta dell'edificio.”
“Ti sono venuto a trovare, Jane. E' molto che non ti vedo in giro...”

A-ah.” rispose lei monosillabe, si guardarono negli occhi per qualche secondo poi Flynn sbottò.

E VA BENE! Devo fare una ricerca per sociologia e ho pensato di venire a dare un'occhiata.”

Che tipo di ricerca è così importante da far avvicniare il grande Flynn Rider a una cosa noiosa come l'arte?” chiese Jane, sorridente, ma Flynn lanciò una breve occhiata alle sue spalle e si allarmò.

Emh.... pensi che stia bene? Non è che è svenuta?” e inidicò Rapunzel, che proprio allora si rialzò e sorrise, provando a sembrare raggiante sotto almeno sei strati di colore a tempera che le coprivano la faccia.

Scusate, ahahahah.... questi stupidi pennelli non sono mai dove dovrebbero essere...” e diede un calcio al pennello colpevole, anche se probabilmente se avesse potuto lo avrebbe raccolto da terra e spezzato in due.

Flynn lanciò uno sguardo d'intesa a Jane: “... voglio parlare di come l'arte influenzi la vita dei giovani e le loro idee, ma non so da che parte cominciare. Pensavo che venire qui e assistere a una delle vostre lezioni mi avrebbe...” guardò brevemente Rapunzel, poi di nuovo Jane “...ispirato.”

Jane rimase leggermente allibita, si voltò rapidamente a guardare Rapunzel e, con un sorrisetto divertito, si rivoltò verso l'amico.

...tutto, pur di vederti uscire da questa maledetta scuola con almeno il minimo indispensabile. Ma, ti prego, non disturbare i ragazzi. Stanno lavorando a dei dipinti per il concorso.”

Ricevuto! Non fiaterò” disse, levandosi la tracolla ed entrando in aula.

Gli altri ragazzi erano tornati già da un po' a concentrarsi sulle loro tele, e Jane andò alla cattedra, sfogliando distrattamente il giornale della scuola e sbirciando Rider che, intanto, si era avvicinato a Rapunzel.

La ragazza, dal canto suo, si augurò di non essere conciata tanto male-ma sentiva i colori bruciargli sulla pelle irritandola, e questo le fece aspettare il peggio.

Fynn posò la borsa accanto a lei, poi la guardò.

...posso...?” le bisbigliò piano, per poi tirarle indietro una ciocca di capelli.

Rapunzel sentì il cuore martellargli violentemente nel petto, tuttavia non era doloroso né sgradevole – al contrario, una strana euforia sembrava essersi impossessata di lei ed ebbe la netta sensazione che tutto il suo corpo fosse addormentato, ad eccezione dell'orecchio che Flynn le aveva sfiorato con le dita.

Sorrise, sperando di non sembrare patetica.

Lui ricambiò il sorriso e le si accostò ad un orecchio, sperando che lei non captasse l'emozione della sua voce: “Raramente mi pronuncio su certe cose, specie se si tratta di complimenti. Ma devo dire che l'arcobaleno ti dona.”

Non seppe con quale coraggio era riuscito a tirar fuori una frase del genere, ma ogni volta la visione di Rapunzel gli faceva perdere la concezione di 'giusto' e 'sbagliato' e finiva col fare delle cose che mai si sarebbe aspettato.

Era una delle cose che più gli piaceva di lei, scoprire lati di sé stesso che non conosceva prima di averla incontrata e sognata.

Alla ragazza si mozzò il fiato, ma poi Flynn si allontanò, arrossendo e tornando lucido, e girando per le postazioni a guardare i lavori degli altri studenti.

Lei guardò la schiena e le spalle larghe, e pensò solo a quanto tutto il resto del mondo sparisse quando lo vedeva.



Jim Howkins non era esattaemente quel che si definirebbe 'un bravo ragazzo'.

Non che fosse proprio cattivo – o almeno, non era così che lui si vedeva.

E poi preferiva di gran lunga mostrarsi come un duro figlio di puttana per evitare che qualcuno gli rompesse le palle (come successo quando era bambino).

Strinse un po' di più il grembiule attorno alla vita e sbucò in cucina, dove sua madre e Silver, il loro cuoco, si destreggiavano tra le padelle e i fumi.

Jim, dovevi essere qui quindici minuti fa!” disse Sarah, prendendo alla svelta alcuni piatti dal pass e avvicinandoglisi accigliata.

Jim osservò quel volto così familiare, così simile al suo da sembrare un riflesso, e provò a levarsi quell'espressione sfacciata che sapeva di avere involontariamente.

Calmati mà, ho fatto il prima possibile.” si voltò, fece una piroetta su sé stesso e in un unico gesto riuscì a vedere gli ordini dei tavoli e prendere alcuni piatti già pronti per la sala, ancora caldi; poi le scoccò un bacio sulla guancia: “Dimentichi che il tuo figliolo va ancora al liceo.”

Tsk, così lo chiamate quel buco di gioventù e ormoni impazziti?!” gridò Silver, ridendo sguaiatamente e agitando il corpo massiccio mentre Ben, il ventenne suo assistente magro come uno spillo, cercava di saltare alcune verdure in una padella.

John, ti prego non ricominciare! Sappiamo tutti quanto sia forte il tuo odio verso le istituzioni scolastiche.” esclamò imrpovvisamente Amelia, la nuova resopansibile di sala che lanciò uno sguardo gelido a Jim.

Invece di star qui a chiacchierare pensiamo a mandar avanti il servizio!”

Ha ragione” disse Sarah sbrigativa, uscendo in sala e iniziando a servire ai tavoli con un largo sorriso.

Jim fece per seguirla, ma Amelia lo bloccò con quei suoi stupidi occhi da gattaccio e lui sbuffò: “Qualcosa non va, micetta?”

Tieni questi appellativi per le tue amichette, Jim. Non servono con me. E la prossima volta che arrivi in ritardo sono guai!”

Sissignora” disse lui, imbronciandosi e mandandola mentalmente a quel paese, per poi iniziare ufficialmente il suo turno come cameriere-aiutocuoco-facchino-tuttofare.

Provò a sorridere ome sua madre quando servì ai tavoli, il che si rivelò facile quando consegno le insalate a due splendide ragazze che, vedendolo, arrossirono e ringraziarono ridacchianti.

Jim non ci fece comunque molto caso, e non perchè quel lavoro necessitasse di chissà quale coinvolgimento emotivo: semplicemente, per lui le ragazze non erano un chiodo fisso.

Cioè, intendiamoci... erano bellissime e fantastiche, ma fino ad allora si era sì e no scambiato qualche bacetto con una o due di loro, e aveva molta meno esperienza di quanta non pensassero i suoi amici che lo avevano eletto come “l'esperto”.

La verità era che non aveva poi molta fiducia nell'amore, anche se credeva nella sua esistenza e tutta quella roba sdolcinata che a Trilli piaceva tanto.

Ma lui non era proprio il tipo da avere una relazione, forse perchè il suo esempio di storia d'amore era riscontrabile in ciò che era successo ai suoi genitori.

Che si erano incontrati e innamorati, e sposati in chiesa con gli uccellini cinguettanti e sua madre già con il pancione gonfio come una mongolfiera.

Erano stati sicuramente molto felici, fino a quando suo padre una mattina aveva perso la testa e si era avviato lungo il pontile, imbarcandosi per chissà quale stupida e infantile avventura.

Jim, che all'epoca era solo un moccioso con i denti sporgenti e il pigiama intero con i bottoni, lo aveva rincorso per tutto il molo, sbatacchiando di qua e di là il peluche di un alieno che portava sempre con sé.

Sua madre aveva provato a fermarlo, tra le lacrime, e Jim ricordava soltanto di aver pensato che stesse piangendo per lui, spaventata all'idea che si potesse far male.

Solo parecchi anni più tardi aveva capito, da solo e senza che ci fosse il bisogno di spiegazioni esterne, che Sarah piangeva perchè suo padre li stava abbandonando.

E in quel momento si rese conto che erano davvero rimasti da soli – lui e lei, con una locanda da mandare avanti e un groppone in gola.

Erano passati gli anni, certo, e lui era cresciuta; ma mentre sua madre diventava più vecchia e bella, lui più cercava di aiutarla più si sentiva appartenente a un altro universo.

Si trattava forse di insicurezza o stupidità, ma stava di fatto che tra il lavoro, le uscite con gli amici e la scuola non aveva proprio la testa per una ragazza.

Ehilà, Howkins! Guarda che bravi, siamo passati a trovarti.” gridò qualcuno alle sue spalle, e fu felice di vedere che Lilo, Alice e Mowgli erano appena entrati al locale.

Jim sorrise e si sistemò i capelli tirandoli indietro, scoprendo la fronte lievemente sudata: “Bella la vita da disoccupato, eh?”

Jim, non fare la vittima. Tua amdre ti paga, no?” disse Lilo, sedendo malamente su un tavolo libero e guardando pigramente il menù

Jim sbattè le mani sul tavolo e sghignazzò, levandole il foglio da davanti e guadagnandosi la sua attenzione.

Mia madre mi dà una miseria, Lilo. Infatti, le mance sono ben gradite!” eslcamò entusiasta, ma Alice seduta davanti a Lilo, il viso poggiato ad una mano, guardò l'amica in cagnesco.

Parla con Lilo, tanto oggi offre lei.” disse acida, al che Mogli sbottò a ridere mentre Lilo la mandava a quel paese.

Cosa mi sono perso?” chiese Jim a Mowgli, che sembrava l'unico disposto a dare qualche spiegazioni, e infatti lo accontentò divertito: “Stamattina la prof Giselle ha messo in punizione Lilo, perchè questa scema non ha svolto la ricerca sulle Hawaii. Lilo si è incazzata e ha dato un calcio al banco di Alice, che stava disegnando qualcosadi nascosto. La prof se n'è accorta e le ha chiesto di vedere, Lilo è scoppiata a ridere dicendole che era una scema e Alice l'ha mandata a quel paese.”

O meglio, ' a fanculo'” precisò Lilo divertita, lasciando di stucco Jim che guardò Alice sorpreso.

Comecosacome?! Hai mandato qualcuno a fanculo? Le brave bambine non usano certe parole, lo sai?” la cantilenò, e Alice non ebbe neanche la forza di commentare, iniziando a dare delle botte sul tavolo con la testa.

...ho saltato la lezione del club per stare in punizione con questa... questa...”

Attenta a quel che dici, Ali. Le parolacce non ti donano.” la punzecchiò Lilo.

Alice si fermò un attimo per poi guardarla brevemente in cagnesco, poi tornò a colpire il tavolo con la fronte, e sbiascicò: “... comunque io voglio una fetta di torta alla cannella e del thè. Al limone.”

Ricevuto, principessa!”

Alice fu grata di avere il viso nascosto, altrimenti sarebbe stato facile accorgersi delle sue guance divenute paonazze.

Lilo ordinò sgraziatamente una porzione di cipolle fritte e una coca alla spina (Jim le fece i complimenti per i gusti sofisticati), Mowgli si limitò a chiedere una macedonia.

Dopo qualche minuto di attesa, tempo durante il quale Lilo e Alice si scambiarono battutine (l'una divertita, l'altra profondamente irritata), Jim portò loro le ordinazioni e guardò alcune sedie vuote lì accanto.

...ma come mai questa desolazione? Gli altri che fine hanno fatto?”

Shantii è andata a trovare una zia e Taron doveva aiutare Dalbert in negozio.” disse Mowgli avventandosi sulla macedonia.

Lilo mordicchiò la cannuccia della sua bibita (aveva questa strana abitudine di usare la cannuccia per qualsiasi cosa stesse bevendo) e guardò distrattamente il telefono: “Trilli non risponde alle chiamate, ma credo sia andata a pattinare al parco.”

E Pan?” chiese Jim, ma Lilo sorrise: “Probabilmente sta annegando nelle tette della Darling chiuso in qualche cesso pubblico.”

Lilo!” la richiamò Alice, ma Lilo mise il broncio: “E dài, che ho detto di male?! Peter si è bevuto il cervello da quando la frequenta. E' proprio vero, tira più un pelo di...”

OK, basta, abbiamo capito cosa intendi!” la interruppe Jim coprendole la bocca con una mano, per poi guardare l'orologio della sala.

...devo tornare in cucina, tra poco Ben stacca e gli do il cambio. Devo rimanere fino alle sette, ma poi sono libero. Per voi va bene?”

Io...io devo tornare a casa, per la cena.” disse Alice timidamente, evitando lo sguardo di Jim.

Perfetto, a casa per le otto come una bambina... ma sapeva che sua madre le avrebbe rotto le scatole a vita, se non avesse rispettato il coprifuoco – di solito riusciva a tergiversare sull'orario di rientro, ma quella sera sua sorella avrebbe mangiato da loro e la aspettava una serata all'insegna del taglio di vene.

Jim le carezzò una guancia, con tenerezza: “Tranquilla, possiamo organizzare per un'altra serata. Comunque se volete restare fino alle sette, quando finisco il turno ti dò uno strappo.”

Alice stava per rifiutare cortesemente, ma Lilo (che intanto si era gustata la scena) si mise una mano sulla fronte con fare teatrale.

Ooooooh, accidenti... stasera avevo promesso a Jumba di provare il suo monopattino a motore! Tra massimo un'ora devo scappare...” disse, platealmente bugiarda.

Alice alzò gli occhi al cielo quando perfino Mowgli disse che, in effetti, Shantii per quell'ora sarebbe stata a casa e voleva aprofittarne per proporle un cinema serale.

Ora, tralasciando quanto sospetto fosse questo improvviso romanticismo da parte di uno che prima ti dice che ti cucina qualcosa 'con le sue manine' e poi ti piazza davanti una vaschetta già pronta di gelato alla banana (...ebbene sì, è una storia vera. Shantii gli aveva tenuto il broncio per giorni) Alice pensò che ci fosse decisamente qualcosa di strano nel comportamento dei suoi cosiddetti 'amici'.

Tuttavia, una volta che Jim si fu allontanato con la promessa di riportarla a casa, non fece in tempo a chiedere chiarimenti sulla faccenda che entrambi stavano già affrontando il discorso 'Peter'.

Alice si tormentò le punte dei capelli con le dita, e al pensiero di restare sola con Jim le tremavano le gambe.

...ok, Jim era solo un amico.

Lo era sempre stato, perchè adesso sarebbe dovuto essere diverso?

Provò a immaginare il motivo per il quale tutti ultimamente si comportavano in maniera così strana, e l'ovvia risposta fu che gli altri si erano sicuramente messi qualche strana idea in testa.

Evidentemente il fatto che si fossero avvicinati aveva creato dei sospetti- ma erano solo chiacchiere inutili, perchè Jim non provava sicuramente il minimo interesse per lei, che era così banale e scialba e timida da sembrare quasi invisibile.

Con questa convinzione assaggiò il primo pezzetto della sua fetta di torta, sorridendo qandò notò che Jim le aveva sistemato sul piatto un ciuffo di panna montata per cui, lui sapeva, aveva un debole.

Arrossì un poco, sperando che Lilo e Mowgli non lo notassero, ma erano troppo presi dal loro discorso per ricordarsi della sua presenza e così si godette la torta in pace, nel suo angolino tranquillo di sogni.



Nani abbandonò la tavola accanto a sé, gettandosi sulla sabbia e lasciando che i granelli le si infilasser dappertutto: nonostante la maggior parte delle persone lo trovasse insopportabile, lei lo adorava.

David la raggiunse correndo, i capelli gocciolanti e il fisico atletico, e si sedette al suo fianco per poi baciarla appassionatamente.

Lei ricambiò, poi si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno e approfondì il bacio, un po' incerta.

David, notandolo, si allontanò appena per guardarla negli occhi. “Va tutto bene?” chiese dolcemente, e Nani guardò lui, poi il mare e di nuovo David.

... non so cosa mi inventerò alla fine dell'anno, David. Non... non posso andarmene al college e abandonare questa città.”

David le tirò su il mento mentre lei tentava di tergiversare osservando la scogliera, e le baciò una guancia piano.

Non puoi mollare i tuoi progetti così. So che hai paura...” e Nani lo ascoltò, le lacrime che già sgorgavano rapide e sfacciate sulle guance.

David gliele baciò piano e la strinse a sé, e lei lo lasciò fare nonostante fosse di natura timida e un po' fredda – forse le uniche caratteristiche che condivideva con Lilo, in effetti.

Si rifugiò sul suo petto bagnato, sperando che almeno le sue parole riuscissero a lenire un po' del dolore che, al solo pensiero di ciò che sarebbe successo, le dava la sensazione di avere la pancia piena di spine.

... devi continuare a studiare, Nani. Lo sappiamo tu ed io, e lo sa anche Lilo.”

Quando sentì il nome di sua sorella, Nani si scostò dal suo corpo irrigidendosi.

Ma come faccio, David?! Come... come posso abbandonarla qui? Dopo tutto quello che abbiamo passato...”

E' proprio per questo che ti meriti un po' di felicità, così come la merita lei. Finirà gli studi e, come te, prenderà la decisione più giusta... ma sappiamo entrambi che, per il momento, l'unica a dover scegliere sei tu.”

Ci fu un attimo di silenzio, in cui entrambi si scambiarono un lungo sguardo carico di affetto e supporto: poi Nani poggiò la fronte a quella del ragazzo e sospirò.

... Lilo sa che voglio andare via, e mi ha detto più volte che lei se la caverà. Ma ho paura.”

David le diede un buffetto sulla guancia e sorrise, comprensivo: “Nani...hai paura che non ce la farà senza di te... o che tu non ce la farai, senza di lei?”

E fu allora che Nani iniziò a piangere, ma a piangere sul serio, con foga, sulla sua spalla.

David la abbracciò, cauto, il cuore spaccato in due da una profonda tristezza, un'ineguagliabile senso di impotenza e un vergognoso senso di colpa che lo lacerava da dentro.



Oh, adoro le stelle!”

Flynn guardò Rapunzel volteggiare per il cortile deserto della scuola, i capelli biondi al vento e lo sguardo verso il cielo stellato.

Restò incantato e si appoggiò con tutto sé stesso alla panchina su cui erano rimasti a chiacchierare fino a quell'ora.

In realtà non era nel piano passare tutto questo tempo assieme a Rapunzel il primo giorno, ma dopo le attività del club lui le aveva offerto una bibita al distributore e, senza pensarci, se ne erano andati in cortile sorseggiando aranciata in lattina e lasciandosi andare a chiacchiere stranamente (e splendidamente) disinvolte.

Aveva immaginato mille volte di parlare con lei del più e del meno, e diciamo che si aspettava qualcosa di grandioso.

Beh, parlare da solo con Rapunzel non era grandioso – era straordinario.

Le piaceva parlare di sé con auto ironia, e rideva quando descriveva i suoi stessi difetti: si era perfino cimentata in una perfetta auto imitazione di uno dei suoi momenti di bipolarismo e insicurezza, ad esempio quando lottava contro sé stessa per resistere alle torte di Tiana nonostante cercasse di mantenere un fisico per lo meno accettabile.

E Flynn, inutile negarlo, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, ma anche volendo non avrebbe potuto perchè Rapunzel era così luminosa da sembrare una lucciola sfavillante.

Rapunzel smise di canticchiare per voltarsi e sorridergli.

Cosa c'è?” chiese, arrossendo.

Lei stessa era stupita della naturalezza con la quale era riuscita tutto il pomeriggio a tenere una conversazione (una VERA conversazione!) con Flynn, senza fare figuracce né agitarsi.

Flynn la agitava ma, allo stesso tempo, una volta rimasta sola con lui (per la prima volta da quando si conoscevano) si era sentita splendidamente a suo agio.

Aveva scoperto un sacco di cose di lui che non avrbebe mai immaginato – ok, sì, era un dongiovanni quasi (quasi) ai livelli di Naveen, e spesso e volentieri saltava le lezioni.

E sì, inutile negarlo, non era esattamente il tipo di ragazzo che sua zia avrebbe approvato.

Ma era, in realtà, anche un ragazzo insicuro e pieno di ricordi interessanti.

Rapunzel, ad esempio, non sapeva che vivesse con un padre adottivo, un tale di nome Maximus che faceva il poliziotto e aveva, a detta di Flynn, una strana fissa per i cavalli.

Lui le aveva raccontato parecchie cose della sua infanzia, vissuta tra un affidamento sbagliato e l'altro, e lei era rimasta ad ascoltarlo per ore, spostandosi continuamente tra la panchina e il prato, a seconda di dove battevano i raggi di sole.

Poi era stato il suo turno di raccontare qualcosa, perchè lui glielo aveva chiesto con un sorriso; la ragazza aveva quindi cominciato a parlare della sua stramba famiglia e di quanto a volte fosse eccessivamente protettiva.

Gli confidò perfino di un suo sogno ricorrente, durante il quale lei era rinchiusa in quella che sembrava essere un'enorme e altissima torre sperduta in una specie di radura, da sola, che gridava aiuto.

Era sempre stato un sogno che la inquietava, ma chissà perchè in quel frangente lo trovò un po' ridicolo e ne rise di gusto, per poi condividere le risate con Flynn.

Ovviamente tralasciò il dettaglio di lui che, ogni volta, appariva magicamente da un armadio (sì, esatto: un armadio. Forse aveva ragione Jas, quando le consigliava di rivolgersi a uno psichiatra) e la salvava, prendendola in braccio e calandosi dalla torre con un lenzuolo bianco come un principe delle favole.

Ora, specifichiamo: Rapunzel non aveva un'indole particolarmente romantica, anche se non poteva negare che su di lei i film sentimentali e i romanzi d'amore riscuotessero un certo fascino – tuttavia non aveva mai mostrato particolare interesse per baci, coccole o, peggio, abiti da sposa.

Ma non poteva negare che, quando Flynn aveva raccolto una margherita e gliel'aveva poggiata tra i capelli, appena sopra l'orecchio, le era sfuggito un sospiro languido da ragazzina pateticamente cotta come una patata.

Flynn si alzò e stirò un po' la schiena, contro voglia.

Beh, si è fatto tardi. Dài, ti do uno strappo con la macchina.” propose avviandosi verso il parcheggio, ma Rapunzel portò le mani in avanti, sorridendo imbarazzata.

Oh no, io... io ho la bici proprio qui. Non devi accompagnarmi, ci metto dieci minuti.”

Puoi sempre lascarla qui e farti dare un passaggio” ribattè il ragazzo, smaliziato.

Lei stava per rifiutare, ma quando Flynn le sfiorò il dorso della mano con le dita e le gettò uno dei suoi 'sguardi da conquista' scoppiò a ridere.

Flynn Rider, riasparmiami certe espressioni! Con me non attaccano” disse tra le risate, poi gli diede un pugnetto sulla spalla e raccolse lo zaino da terra.

...però il passaggio lo accetto. Anche se domani mattina mi toccherà venire a piedi!” esclamò, e lui si inchinò con una moina.

La signorina Light mi ha così reso onore nell'accettare il mio invito che si è appena assicurata un passaggio a scuola anche per domani mattina” disse solenne, per poi offrirle il braccio e dirigersi verso il parcheggio assieme.

E, giurò, mai aveva incontrato una ragazza che lo facesse ridere così.




Jim fermò il motorino e saltò giù dal sellino, la maglietta bianca svolazzante.

Ecco fatto! Libero dalla tua presa ferrea, finalmente!”

Non è colpa mia se corri come se dovessi gareggiare contro un giaguaro” notò Alice, senza torvare il coraggio né di togliersi il casco né di scendere.

Jim alzò gli occhi al cielo, divertito, e le porse una mano per poggiarsi che lei accettò, scendendo con quella grazia un po' impicciata che la contraddistingueva.

Jim le tolse il casco e le alzò un po' il mento, carezzandolo piano.

Fu un gesto breve, di un secondo, ma non potè fare a meno di avere l'istinto di buttarsi negli occhi azzurri della ragazza come se si gettasse da una scogliera.

Alice trattenne il respiro mentre Jim si avvicinava con il viso.

Lentamente.

Molto lentamente.

Troppo.

Chiuse gli occhi istintivamente quando i loro nasi si sfiorarono, senza sapere cosa aspettarsi; ma in tutta risposta sentì una risata, e quando aprì gli occhi Jim la guardava con estremo divertimento.

Leopardo.”

Alice sgranò gli occhi, confusa.

..eh?!”

Jim si avvicinò ancora e le sussurrò sulle labbra chiare: “L'animale più veloce. Non è il giaguaro, è il leopardo.”

E continuando a ridere si scostò, avviandosi verso il marciapiede.

Alice rimase immobile per qualche frazione di secondo, poi si rabbuiò tutto d'un tratto, irata.

Jim Howkins, sei... sei un idiota!”

Perchè?” gli chiese lui, fingendo indifferenza, ma entrambi sapevano quanto stesse visibilmente trovando divertente tutta questa faccenda.

Oh, certo, figurati se perdeva l'occasione per farla passare da ingenua...

Alzò il mento con fare altezzoso e gli passo davanti, stringendo la tracolla di cuoio e fermandosi davanti al cancello della villetta.

Jim osservò l'abitazione dell'amica, ammirandola come sempre: una perfetta villa in stile inglese, bianca e a tre piani, con le finestre colorate (e qualche luce accesa) e il giardino piccolo e ben curato.

Alice si guardò attorno, agitata, poi si voltò verso il suo accompagnatore, offesa.

Beh, grazie.”

Tutto qui?”

Alice stavolta perse davvero le staffe, ma il suo famoso pudore ebbe la meglio come sempre e tentò di trattenersi senza nascondere una certa insofferenza.

Che intendi? Sei tu che ti sei offerto di accompagnarmi, io potevo benissimo tornare da sola.”

Jim rise ancora, e Alice arrossì senza tuttavia togliere il broncio.

Era ovvio che trovava la situazione molto esilarante, per chissà quale assurdo motivo.

Jim si avvicinò, le mani in tasca, e si grattò il mento per poi guardarla negli occhi: “...non sia mai che una signorina di buona famiglia non ritrovi la strada di casa e si perda nel buio.”

Una pausa, ed era di nuovo vicino.

Alice aderì con la schiena lungo il cancelletto bianco, improvvisamente nervosa.

Jim era incomprensibile, e odiava quando la trattava come una bambina viziata.

Però...

Le cinse la vita con le braccia e i loro volti furono di nuovo pericolosamente a una distanza minima di sicurezza, il che la fece rabbrividire un poco.

Non che fosse propriamente spiacevole, ma...

Sentiva le voci dei suoi genitori da dentro casa, il chiarrieccio misto al rumore di posate, e capì che sua sorella doveva essere già arrivata e probabilmente Edgar, il maggiordomo, stava già apparecchiando per la cena.

Trovò curioso come, in una situazione del genere, l'unica immagine su cui riusciva a concentrarsi fosse il servizio buono di sua madre comprato a Londra, ma Jim che si toccava rapido le labbra la fece tornare alla realtà.

... un riconoscimento sarebbe gradito.”

Cominciava a sentire un certo freddo, eppure sentiva che il suo corpo si stava scaldando senza un'apparente ragione e questo la fece disorientare.

Sorrise, cercando di mostrarsi comprensiva.

E' soltanto Jim Alice. Che cosa ti prende?

In...infatti ti ho detto 'grazie'. Vuoi entrare per... non so, hai... hai fame?” chiese, ma con evidente poca convinzione.

Jim infatti lanciò uno sguardo alle spalle della ragazza e sospirò, senza perdere il sorriso (che tuttavia, notò Alice, divenne pian piano un segno di lampante imbarazzo): “... non penso che sarei un ospite gradito, ma apprezzo lo sforzo.”

Il tono di voce era abbattutto ma leggero, e la ragazza sperò che non avesse frainteso.

Le sarebbe piaciuto davvero poter portare Jim in casa, ma entrambi sapevano che i suoi genitori non avrebbero fatto i salti di gioia vedendo i suoi vestiti larghi e i capelli legati in un codino, così l'aria si fece improvvisamente molto imbarazzante.

Alice abbassò lo sguardo, dispiaciuta.

... non volevo offenderti. Comunque...” e stavolta sorrise riconoscente: “...grazie, Jim.”

Jim sghignazzò: “... speravo in una dimostrazione di gratitudine più fisica, sinceramente.”

Alice colse la palla al balzo per prenderlo in giro e fingere di non aver capito e lo abbracciò.

Jim, sorpreso, esitò per un attimo. Poi, titubante, ricambiò la stretta.

Non era un ragazzo molto affettuoso, e questo Alice lo sapeva, e questo non fece che renderle un gesto così semplice ancora più... speciale.

Sciolserò l'abbracciò e lei, timidamente, si voltò verso la porticina del cancelletto; Jim stava per avviarsi verso la moto, ma senza neanche accorgersene le scoccò un baciò sulla guancia mentre era di spalle.

Alice arrossì e, presa alla sprovvista, si girò per guardarlo – ma lui si stava già infilando il casco e, in un minuto, era salito in sella lasciandosi il viale alle spalle.



Lilo guardò la sua immagine riflessa, contando i secondi.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, e studiava lo specchio, incerta, sperando di captare quali fossero le sue emozioni in quel momento- ma non riusciva a sentire nulla, se non una vaga eco di voci che le sussurravano di stare tranquilla, di mantenere la calma.

Stitch, placidamente seduto sul tappetino del bagno, la guardava cauto e Lilo sorrise, più per tranquillizzare sé stessa che lui.

Sapeva che stava perdendo il suo tempo... era una cazzata.

Non poteva essere vero.

Eppure i fatti parlavano chiaro...

Il timer che aveva impostato sul cellulare la allarmò, cogliendola di sorpresa, e si affrettò a spegnerlo.

...fece un respiro profondo, poi guardo quello stupido aggeggio.

Via il dente, via il dolore no?!

Chiuse gli occhi un istante, poi guardò il risultato.

Restò in silenzio, mentre il terreno sotto di lei sembrava mancare.

Sentì le lacrime che, piano, iniziavano a scorrere sulle guance arrossate per l'agitazione.

cazzo.

Fu stupita dalla calma con cui stava affrontando questa faccenda assurda, ma guardandosi di nuovo allo specchio non potè fare a meno di sentirsi una cretina.

Si mise una mano sulla pancia, continuando a piangere, mentre la mente si svuotava e Stitch le leccava una gamba, comprensivo.



Nell'angolino dell'autrice:

Buona sera, buona sera bella gente :3 Come procedono le vacanze? Dunque, lo so che ci ho messo (come sempre) un po' per sfornare il nuovo capitolo, ma sapete che mi piace farvi aspettare... ok no, in realtà sono alla disperata ricerca di un lavoro e non ho avuto molta testa per la scrittura. Solo che mi sono iscritta a due contest e devo consegnare i lavori entro il 27 di questo mese, così ho preferito dare la precedenza a questa storia per potermi concentrare sulle competizioni senza avere l'ansia di 'oddiomemydeviaggiornaredisneyhighschoolsantocielostaiperdendotuttiilettoripoitilamenticheperdirecensori'.

DETTO QUESTO.

E' stato un capitolo con dei nuovi arrivi *__* wiiiii, sono felice di aver inserito Esmeralda e Jane (la mia preferita XD) , anche se il loro ruolo sarà come comparse.

Che dire del capitolo? La parte di Ailyne e Taron è l'unica a soddisfarmi davvero, per il resto sono andata a istinto- diciamo che è stato un capitolo un po' verso il genere romantico, ma che volete farci, sono una sentimentale XD.

Tutti: ma non è vero!

Memy: suvvia, fate pensare ai lettori che lo sia, così nascondo il mio sadismo...

-brividi-

Ad ogni modo, ho dato un po' più di spazio ad acune ship che stavo un po' lasciando in disparte.

I poveri Rapunzel e Flynn mi stavano supplicando di dargli un po' di attenzioni, e pensare che sono anche la mia coppia preferita... che vergogna.

Ah, non so se l'avete notato, ma Edgar (il maggiordomo di Alice) è quello de 'Gli Aristogatti' XD.

Dunque, ci tenevo a fare una piccola parentesi sui cognomi che ho introdotto da questo capitolo e a cui non avevo mai neanche accennato: per la maggior parte dei personaggi ho dovuto ovviamente usare la fantasia.

Eccovi quindi la lista di TUTTI i cognomi dei protagonisti con motivo annesso (escludendo ovviamente Pan e coloro che ne hanno già uno nell'opera originale. Ah, per la cronaca: Pelekai è il vero cognome di Lilo e Nani. Non è adorabile?).

E' stato abbastanza complicato per alcuni di loro, e in alcuni casi ho fatto molte ricerche anche sulle storie da cui ha origine il personaggio (non solo quindi al cartone Disney). Spero davvero che vi piacciano.


-Naveen Maldonia: questo è abbastanza ovvio... comunque, è il nome del Regno di cui Naveen è principe nel cartone originale.

- Adam Beast: anche questo è scontato dài XD

-Aladdin Street: essendo Aladdin, nell'opera originale, cresciuto per strada. E' un omaggio all'Aladdin povero del lungometraggio, che quando canta la sua canzoncina e mette a letto Abù mi fa sempre piangere. Avrei voluto dargli un cognome arabo come quello di Jasmine, ma essendo cresciuto in un orfanotrofio (il Neverland) sin da quando era in fasce ho preferito che ne avesse uno americano, perchè effettivamente non si hanno certezze sulle sue origini. Il nome era scritto su un foglio quando è stato lasciato davanti la porta del Neverland.

- Taron Caer: nel libro da cui è stato tratto il film (il primo, se non vado errata, di una vera e propria saga fantasy) Taron vive per l'appunto nella fattoria di Dallben (che qui è il suo tutore), denonimata appunto Caer Dallben.

- Mowgli Kipling: è un omaggio all'autore dei libri su cui si basa Il Libro Della Giungla. Non potevo non metterlo in mezzo, suvvia, gli dona anche abbastanza XD



- Belle Andersen: Belle ama la lettura, di conseguenza il suo cognome è quello di uno dei più grandi autori di fiabe che siano mai esistiti.

- Jasmine Budur: è tratto dal nome della storia originale cui Aladdin si ispira, dove la principessa si chiamava appunto Badr al-budur (che significa Lunalba).

-Tiana Green: beh, sappiamo che Tia nel film rimane una rana per più di metà pellicola XD

-Rapunzel Light: non so che qualcuno è in fissa, come me, con i film in lingua originale. La splendida canzone che canta assieme a Flynn sulla barca si intitola in inglese 'I see the light', che vuol dire appunto luce. Rapunzel sembra illuminare sempre chi le sta attorno con il suo entusiasmo e la sua energia, per questo lo trovo molto azzeccato.

- Aurora Wood: 'wood' in inglese significa 'bosco'. E' quindi una citazione del titolo.

- Alice Liddle: è il nome originale dell'Alice di Carrol.

- Shantii Kaberi: Kaberi è un cognome indiano che significa 'piena di acqua'. L'ho scelto perchè, nel lungometraggio, Shantii e Mowgli si incontrano proprio quando lei va a raccogliere l'acqua per la sua famiglia, conducendo così Mowgli al villaggio e, quindi, tra i suoi simili.

-Tinkerbell Dust: ebbene sì, anche qui in realtà Trilli si chiama Tinkerbell, anche se ovviamente nessuno usa mai il suo nome completo. Dust in inglese significa 'polvere', e mi sono ispirata ovviamente alla polvere di fata di 'Peter Pan'.

-Ailyn Sheridan: è il cognome che doppia il personaggio in lingua originale. Mi piaceva semplicemente come le stava. E' un motivo futile ahahah


Ok, l'elenco (per ora) finisce qui.

Ah, non fatemi domande sull'ultima parte, io non spoilero un bel niente ahahah XD Sì, lo so, mi state odiando. O forse no e non ve ne frega niente (molto più probabile ndTutti) (Oh, mamma mia come siete acidi ndMemy) (Acidi? ACIDI? Dico, ti rendi conto di cosa mi stai facendo passare? Sei una vera mer... nd Lilo) (Sì sì, abbiamo capito ndMemy).

Beh, ok, la chiudo qui XD Ma prima, il sondaggio di questo capitolo: la vostra canzone Disney preferita? Sì, lo so, scegliere è una tortura, ma impegnatevi :3 Io non ho una vera e propria classifica, ma in linea di massima direi che è Son of Man di Tarzan. Mi ha fatto maturare davvero.

Come al solito, vi ringrazio per il vostro affetto e supporto! Se vi va, lasciatemi una recensione- non mordo, lo giuro! - lancia biscotti-

Al prossimo capitolo, e buone vacanze! Fate i bravi eh <3

   
 
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