17/07/2014
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Remember me
Un sorriso innocente, quasi di un bambino, ti si accende sul volto.Gli occhi azzurri ti brillano, tanta è la felicità che provi.
La tua piuma svolazza sulla scrivania, dove tieni anche una tazza di caffelatte caldo, disegnando parole di inchiostro lilla brillante.
Il tuo nome si forma per l’ennesima volta sulla tua ennesima foto sorridente, e sorridi anche tu.
Sei fiero di te stesso e del tuo corsivo, che ogni giorno migliora sempre di più, così ti aggiusti una ciocca di capelli biondi che ti era scivolata da dietro l’orecchio e prendi l’ennesima foto da quella pila che sembra non finire mai.
Tingi la piuma nello stesso inchiostro e inizi a scrivere.
Va tutto così bene, nella tua parte di mondo personale.
Ma qualcosa ti fa spegnere per un attimo il sorriso e aggrottare la fronte.
La tua mente prude di un prurito che non riesci a grattare, senti quella stessa sensazione che ogni notte ti sveglia e ti fa rigirare nel letto. È come se ti stessi implorando qualcosa che non riesci a capire. Come se cercassi di afferrare vecchi ricordi sfumati di cui scorgi solo l’ombra.
Ma alla fine rinunci, e sventoli una mano in aria per cacciare via i tuoi pensieri, come se fossero solo insetti inutili e fastidiosi, e torni alle tue foto senza più chiederti neanche perché.
Perché sei lì? Perché ancora non te ne vai? Perché nessuno viene mai a trovarti?
Perché ti sembra tutto così sbagliato?
Perché hai paura di ricordare?
Ti senti un po’ turbato. Ma solo un attimo. Poi sorridi beffardo.
Bevi un sorso di caffelatte dalla tua tazza e immagini che tutti i dubbi scivolino via dal tuo corpo.
In fondo stai bene lì, non sei così solo come credi, saranno solo le tue fantasie. Ti convinci. E la notte puoi tornare a dormire sereno.
Adesso prendi un’altra tua foto sorridente, la firmi in corsivo con inchiostro lilla e la metti via, insieme alle altre. Prendi un’altra foto, la firmi e la metti via. Come una macchina fredda e senza emozioni che fa la stessa cosa ancora, e ancora, e ancora. Per sempre.
Fai come meglio credi, Gilderoy Allock, in fondo lo sai. Lo sai bene.
Anche prima di perdere la memoria eri così vigliacco. Vero?
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Mi sono ricordata di avere un account su EFP ed eccomi qua.
Cosa? Nah, niente premesse.
Questa è la storia. Vedetela come se a scriverla fosse una specie di grillo parlante (possibilmente non quello di Pinocchio, mi faceva paura da piccola). Non so perché, ma volevo scriverla. E mi piace.
#POlicOlOr ha finito le idee per le note d’autore, quindi saluta e vi promette che tornerà molto presto. (Le ultime parole famose).