Sono tornata con un'altra shot, ebbene sì. Un altro momento Romione, a due mesi di distanza dalla fine della guerra. Vi avviso subito che è la pima volta che scrivo una funfiction con un raiting così, quindi potrebbe essere una schifezza >.< Detto questo vi lascio alla storia :3
Un bacione,
Scars
BELONG TO EACH OTHER.
Ron Weasley aveva dato per scontate molte cose durante la
sua breve, ma intensa, vita. Attimi, persone, oggetti che avrebbero dovuto essere valorizzati, ma
che a lui sembravano così ovvii da non farci caso. La sua famiglia, Hogwarts,
la sua casa, gli amici. Ma Ron Weasley aveva imparato a sue spese a non
commettere più questo errore. Lo aveva imparato negli ultimi anni, durante una
guerra che minacciava di portargli via tutto ciò che amava. E, un pochino(“un
pochino” troppo doloroso, per quanto lo riguardava) ce l’aveva fatta, quella
dannata guerra. Gli aveva portato via un fratello, amici, e del tempo che
avrebbe dovuto passare come un qualsiasi normale ragazzo, e che invece aveva
trascorso preoccupandosi, combattendo, soffrendo. Ora tutto quello che gli era rimasto,
sembrava una benedizione. Era una benedizione avere ancora 5 fratelli ed
entrambi i genitori, una benedizione avere ancora una casa, essere vivo, avere
ancora i suoi migliori amici al suo fianco. Una fortuna poter vivere ancora
attimi tranquilli come quello, come essere steso sul suo letto, a fissare la
sua ragazza che leggeva pacifica. Hermione era appollaiata sulla poltroncina in
camera di Ron, immersa nella lettura di un grande libro che a lui sembrava
Storia di Hogwarts. Al ragazzo venne da sorridere(era sempre più facile, giorno
dopo giorno): quel tomo era stato probabilmente il più riletto nella storia dei
libri riletti. Quante volte aveva visto Hermione sparire tra quelle pagine
durante i 7 lunghi anni da che l’aveva conosciuta? Un milione? Di più? Ignara
del suo sguardo, la ragazza si mosse un po’ nella poltroncina, cercando una
posizione più comoda. I folti capelli castani erano raccolti in una treccia
scomposta, che le lasciava liberi piccoli riccioli attorno al viso. Per Ron non
esisteva spettacolo più bello. Era una vista così intima, così familiare: lo
riportava indietro alle sere passate in sala comune, davanti al caminetto. Lui
giocava con Harry, o faceva i compiti, e lei leggeva quello stesso libro, in
quella stessa posizione. Era una di quelle cose che Ron aveva dato per
scontate, e che ora gli sembravano più preziose che mai. Hermione alzò gli
occhi dal libro, incontrando quelli di Ron, e gli sorrise. Ron sentì le sue
labbra tendersi spontaneamente in un sorriso di risposta: era sconcertante
quanto naturale gli venisse farlo quando era con lei. Ma forse nemmeno tanto:
dopotutto lei era Hermione Granger, e riusciva in tutto quello che faceva.
Voleva farlo sorridere? Eccola servita. Voleva farlo innamorare? Mai niente di
più facile.
- Cosa c’è?- la sua
voce aveva una sfumatura divertita, mentre posava il libro sulle sue gambe e
continuava a fissare lui negli occhi.
- Stai di nuovo leggendo Storia di Hogwarts?-
Hermione si strinse nelle spalle. – E’ come avere un pezzo
della scuola sempre con me-
- Tanto tra due mesi sarai di nuovo lì-
Hermione sarebbe tornata ad Hogwarts con Ginny il successivo
settembre, a frequentare il settimo anno. Dopo un attimo (ok, forse più di un
attimo, forse qualche giorno) di smarrimento, Ron aveva accettato la cosa di
buon grado. Dopotutto, una Hermione senza i suoi 12 M.A.G.O. era un pensiero
talmente assurdo, che il fatto che lei tornasse sembrava la cosa più logica e
naturale del mondo. Ron era ancora incerto. Kingsley aveva proposto a lui,
Harry ed Hermione di entrare nel corpo Aurors, dopo il triennio di preparazione
obbligatorio, anche senza avere il diploma nelle materie previste. Harry aveva
subito accettato, Hermione era inorridita all’idea di non avere diplomi e aveva
rifiutato, Ron ancora temporeggiava. Diventare Auror: da una parte era quello
che aveva sempre desiderato, anche se non lo aveva mai rivelato a nessuno. Ma
qualcosa lo frenava: stava ancora cercando di fare qualcosa per George.
L’intuizione geniale lo aveva colto due notti prima, mentre ascoltava il
respiro di Hermione che dormiva abbracciata a lui*(un’abitudine che, dalla fine
della guerra, due mesi prima, non avevano perso), ma ancora non l’aveva
comunicata ad anima viva. Hermione si
alzò, posò il libro dalla poltrona, e si sedette sul letto di Ron.
-Ma sarò lì senza te ed Harry! Mi sembra così assurdo!-
-Andrà bene vedrai.
Ci sarà Ginny con te-
Le prese una mano e la strinse rassicurante. Sapeva che
l’idea di tornare ad Hogwarts senza di loro la terrorizzava molto più di quanto
non volesse ammettere. Ma era Hermione: si sarebbe adattata, avrebbe dato i
suoi esami, sarebbe passata con il massimo dei voti, e sarebbe tornata da lui.
Lei sospirò poco convinta.
-Vorrei tanto che veniste anche voi…-
-Lo sai che non riuscirei mai a rimettermi a studiare. Anche
se l’idea del cibo mi attira parecchio-
Hermione gli scoccò un’occhiataccia, ma lui le sorrise
malizioso e lei arrossì e distolse lo sguardo sbuffando. Ron rise e la attirò a
se, facendole posto sul letto sgangherato. Negli ultimi tempi si era divertito
e prenderla in giro sul loro primo bacio, di come lei si fosse avventata su di
lui, perché adorava le sue reazioni imbarazzate: ogni riferimento agli elfi
domestici era ormai un buon pretesto per divertirsi a guardarla arrossire e bofonchiare
parole incomprensibili. Come se a lui fosse dispiaciuto! Era stato inaspettato,
sorprendente, straordinario. Un secondo prima stava parlando, un secondo dopo
Hermione lo stava baciando, e le sue soffici labbra lo avevano stordito dalla
felicità. E aveva capito che avrebbe potuto passare l’eternità a baciarla, e
non gli sarebbe bastato. Anche in quel momento, infatti, si chinò a darle un
bacio gioioso.
-E comunque- continuò – non potrei. Ho capito cosa fare sai?
Per aiutare George-
Hermione si tirò su sorpresa.- Cosa? Ma è fantastico! E cosa
aspettavi a parlarmene?-
-Volevo pensarci su un po’.A tratti mi sembra una buona
idea, a tratti mi sembra un’idiozia-
Lei lo guardò trepidante, invitandolo a continuare, e lui
non poté fare a meno di arrossire imbarazzato. Gli sembrava un bel gesto, e
sperava solo che Hermione la pensasse come lui, di non fare una figuraccia. Si
tirò a sedere anche lui.
- Bhe, pensavo…sai, George non ha più parlato del negozio…è
lì chiuso da due mesi e…non so, pensavo fosse una buona idea…ecco chiedergli se
gli va di riaprirlo con me…non posso sostituire Fred, non voglio nemmeno ma…so
che lui avrebbe voluto che il negozio continuasse, e secondo me il lavoro
aiuterebbe anche George-
Deglutì e aspettò una reazione dalla ragazza. Lei lo
fissava, la bocca spalancata, senza emettere suoni. Ron riprese a balbettare,
al limite della vergogna. -Ecco era…era solo…solo un’idea…io non…-
.E’ magnifico!- Hermione gli lanciò le braccia al collo, in
una morsa soffocante. – E’ fantastico! Non potevi avere idea migliore! Oh, sono
così contenta!-
Si staccò e appoggiò la fronte a quella di lui.- Sono così
fiera di te-sussurrò, mentre i suoi occhi castani si inumidivano di lacrime.
Ron sperò che fossero di felicità. Sorrise, lasciando che il sollievo lo
riempisse: se Hermione approvava fino ad addirittura commuoversi, poteva stare
tranquillo. Le accarezzò una guancia, asciugandole una lacrima pericolosamente
all’orlo dell’angolo dell’occhio, felice e sollevato come non ricordava di
essersi mai sentito. E, ancora una volta, grato di avere Hermione al suo
fianco, di poter condividere con lei ogni momento e ogni gioia della sua vita.
-Ti amo- sussurrò, fissando lo sguardo in quello di lei, e
arrossendo leggermente.
Non era ancora semplice dire quelle parole, non dopo aver
passato anni a soffocarle. Era strano poterle dire a Hermione apertamente,
senza paura; e ogni volta che le
pronunciava, a Ron veniva in mente la prima volta che l’aveva dichiarato a lei.
Era stata una cosa talmente spontanea: stavano semplicemente facendo gli
stupidi insieme (si, Hermione riusciva anche a fare la stupida e a ridere per
sciocchezze) e a lui erano uscite così naturalmente che non credeva nemmeno di
essere stato lui a parlare. Poi ovviamente era subentrato il panico e l’imbarazzo.
Ma lei lo aveva abbracciato e aveva sussurrato “Anche io”, nascondendo il viso
nella sua spalla, e Ron l’aveva stretta a se senza riuscire a parlare,
emozionato e imbarazzato. Insomma, era una frase importante, no? Non si diceva
così a caso. Ma Hermione non era un caso.
Lei sorrise. –Ti amo-
E poi Ron la baciò. O lei baciò lui, ma a chi importava! Era
uno di quei baci lenti e intensi che fanno perdere la concezione del tempo e
dello spazio. Ron circondò Hermione con le braccia e si ridistese sul letto,
trascinandola con se. Continuavano a baciarsi, senza fretta, contenti di
trovarsi lì, su un letto sgangherato alla tana, insieme. I baci cominciavano a
farsi più veloci e famelici, e i respiri ad accelerare. Ron, le braccia ancora
intorno alla ragazza, la strinse di più a se, e i loro corpi aderirono,
combaciando perfettamente. Con le mani cominciò a vagare sul corpo di lei,
tracciando delicatamente percorsi conosciuti solo a lui sopra la semplice
maglietta rossa: le scapole magre, la colonna vertebrale, i fianchi stretti, il
ventre piatto. Sensazioni reali sotto i suoi polpastrelli che Ron conosceva a
memoria, ma che non si stancava mai di riprovare. Infilò le dita sotto i lembi
della t-shirt, e il solo contatto con la pelle nuda di lei lo inebriò. Hermione
mugugnò sulle sue labbra, mentre anche lei lasciava che le mani esplorassero il
fisico magro e asciutto di lui. Presto furono entrambi senza maglietta. Ron
lasciò vagare lo sguardo su ogni centimetrò visibile di Hermione, che arrossì
ma ricambiò lo sguardo decisa. Era una grifondoro d’altronde. Ed era
bellissima. O almeno, per lui non c’era niente di più bello: capelli, ormai sciolti dalla treccia,
scarmigliati e arruffati, le labbra rosse e gonfie dai tanti baci, le guance
accaldate e gli occhi castani accesi e brillanti. Era magra, con i fianchi
stretti e il seno non abbondante. Non che a Ron interessasse: la parola “seno”
nella sua testa bastava e avanzava per farlo impazzire. La baciò, e si
baciarono ancora, tanto, accarezzandosi, esplorandosi, finché non ci fu solo la
biancheria intima a separarli. Ron ringraziò mentalmente di non avere addosso i
boxer dei Cannoni di Chudley, ma gli occhi di Hermione su di se lo facevano
comunque andare a fuoco. Si sentiva le orecchie bollenti. Anche Hermione,
nonostante facesse di tutto per nasconderlo, era imbarazzata. Non era la prima
volta che si trovavano così, ma non erano mai andati oltre. Il primo mese era
stato il pensiero di Fred a non permetterglielo, come se lasciarsi andare fosse
una mancanza di rispetto nei suoi confronti. Poi avevano voluto prendersi del
tempo, per conoscersi. Non erano andati oltre gli abbracci per anni, ed
improvvisamente si erano trovati a potersi esplorare a vicenda, a potersi
vedere come mai prima si erano visti, a potersi AMARE come prima non avevano
potuto. Roba da far girare la testa a chiunque! Ma erano stati semplici amici
per lungo tempo, e questo suscitava un certo imbarazzo in entrambi. Ora si
osservavano a vicenda, eccitati e imbarazzati insieme. Ron non riusciva a
smettere di bearsi della vista di quel corpicino, ora sotto il suo, fasciato da
quel semplice reggiseno di cotone verde chiaro, con le mutande abbinate. Il
sangue gli ronzava nelle orecchie, il desiderio lo faceva fremere. Incrociò lo
sguardo color cioccolato di Hermione, e lesse nei suoi occhi lo stesso irrazionale
istinto che li chiamava entrambi. Bastò questo. Le sue labbra erano già su
quelle di lei, e le baciavano febbrilmente, le mordicchiavano, ci giocavano.
Lei sospirava sulla bocca del ragazzo, le mani nei suoi capelli rossi, mentre
rispondeva a quei milioni di baci con trasporto. Anche il reggiseno non fu più
un ostacolo. Ron la baciò e la accarezzò ovunque, delicato e cauto come se potesse
romperla da un momento all’altro. Poi si bloccò, ancora sopra di lei.
-Si sicura?- la sua voce era roca e timida.
Hermione sorrise tremante e annuì, accarezzandogli il viso. –Solo
che io-sussurrò fioca – io non…è la prima…-
-Anche per me-
Lei lo fissò incredula. –Anche per te?-
-E con chi avrei potuto farlo, scusa?!-
-Tu e Lavanda non…-
Ron rise, imbarazzato ma sincero. – No io e Lavanda non…insomma
no-
Si sorrisero timidamente, poi Ron calò su di lei con l’ennesimo
bacio, e tutto fu un turbine di calore e sospiri. Persero la concezione del
tempo, si annullarono negli ansiti di uno e dell’altra, nel piacere che, in
crescendo, li avvolgeva entrambi. Ron sentiva solo Hermione, ed Hermione sentiva
solo Ron. Si fusero in un unico corpo, e anche dopo, quando Ron crollò su di
lei, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, respirando a fatica, non
riuscirono a separarsi. Rimasero così, abbracciati, in silenzio, pelle contro
pelle. Ora si appartenevano, si appartenevano davvero. E Ron, stravolto, elettrizzato,
felice, seppe che non avrebbe permesso a niente di portargliela via. Lasciò un
bacio nell’incavo del collo di Hermione, dove ancora stava seppellendo il viso,
sentendola più vicina, più SUA, che mai.
No, niente gliel’avrebbe mai portata via.
*Riferimento ad un'altra fanfiction "You're My Rock, Ron Weasley" della serie a cui entrambe appartengono "A New Life".