The Shade
Il cielo senza nuvole della calda notte estiva sembrava evidenziare l’eterno
contrasto
delle lucenti stelle con l’oscurità che le avvolgeva. Quei corpi luminosi,un
barlume scintillante in mezzo alle ombre,facevano capo alla argentea regina del
cielo. La Luna,la stessa che con la sua pallida luminosità rischiarava lo scafo
dell'Altovento.
Sul ponte di quella nave volante,che si librava libera fendendo le tiepide
correnti, Kelthanos Enaj’Leth assaporava con aria malinconica e pensierosa il
sublime vino nel bicchiere di cristallo,che la sua mano sinistra teneva con
noncuranza. La testa era reclinata sulla comoda poltrona,i capelli dorati e gli
occhi blu oltremare sembravano anch’essi carezzati dai raggi lunari.
Il suo perfetto ed avvenente viso da elfo fissava lo spettacolo offerto dalla
volta celeste,mentre egli pensava a come la sua longeva vita stava progredendo
negli ultimi tempi.
Anche se nulla avrebbe potuto turbarlo,data la sua ricchezza,fama e posizione
sociale lungo la Costa della Spada,il rinomato duellante aveva un presentimento.
Sentiva qualcosa di sinistro ed oscuro negli eventi degli ultimi mesi;prima la
sua sorellina,la stessa che tanto aveva amato quasi un secolo fa,gli aveva
chiesto di aiutare quel esercito di bestie che stava invadendo l’Amn
meridionale.
Ed ora che l’esito del conflitto stava per volgere a loro favore,lei stessa lo
aveva richiamato per ridiscutere la loro posizione in questa guerra. Lei era una
druida e la sua prima preoccupazione era l’equilibrio tra le forze
naturali,semplicemente quei mostri non potevano radere al suolo intere città
come avevano fatto fino ad allora. Shaldrissa,detta anche la Signora dei
Randelli,non avrebbe mai voluto tutto questo,data la sua indole pacifica e
benevola. Ed il fratello non poteva che trovarsi d’accordo con lei dopo aver
visto con i suoi stessi occhi la distruzione ed il panico sugli occhi impotenti
degli abitanti di Havencourt. I pochi che riuscirono a sottrarsi alla foga
assassina degli orchi sopravvissero,per poi tornare a riconquistare la città con
l’aiuto di un gruppo di avventurieri.
Ma coloro non abbastanza svelti nella fuga o esperti nel combattimento erano
stati trucidati nei modi più barbari e cruenti che egli avesse mai visto. Tutte
le donne e i bambini furono violentati e infine torturati crudelmente osservando
le atroci sofferenze inflitte ai loro mariti e padri. Il suo delicato stomaco da
elfo aveva saputo a stento reggere certe immagini,ma la cosa che più lo
assillava era che tutto questo era stato reso possibile proprio da lui.
Bombardando con i cannoni i tetti delle case e trasportando le truppe
direttamente al di là delle mura del castello.
Era stato partecipe di quel massacro!
Affondando il volto nella mano libera egli si decise poi a non pensarci più,la
sua intera vita era basata sul futuro,il passato non doveva mai essere rimpianto
dal cuore orgoglioso di Kelthanos.
Persino quando decise di fregarsene delle gravi conseguenze per poter
condividere l’incestuoso amore con sua sorella ed essere poi esiliato dalla sua
patria,l’isola di Evermeet.
Sebbene si fosse fatto una vita di prestigio su Faerun,egli agognava di poter
tornare a rivedere le città meravigliose e gli scenari della sua infanzia,se
tutto fosse andato bene,tra poco sarebbe potuto ritornare…finalmente.
Allontanò il volto dalla mano,si rimise a posto i dorati capelli e si distese
nuovamente nella sua abituale posizione rilassata.
Ripensando a giusto pochi giorni fa gli sovvenne fra le stella l’immagine di una
ragazza dall’indole
energica e decisa,ma dai lineamenti delicati che rivelavano una dolcezza ed una
compassione illimitata. Era semplicemente stupenda,gli sembrava impossibile che
una semplice chierica mezz’elfa dal volto sporco di sangue potesse averlo
colpito al cuore solamente con il suo sguardo che,sebbene lo stesse
incolpando,gli aveva trapassato l’anima. Come una lama d’acciaio fredda,che si
potesse riscaldare solo col flusso sangue che l’avrebbe bagnata. Sebbene
nell’ultimo secolo,dopo la separazione da Shaldrissa,ne avesse viste parecchie
di donne,non riusciva a ricordarsene una così bella,con un fascino e una purezza
che trascendeva la sua semplicità.
Selphy Do’Haisis aveva detto di chiamarsi,e mentre lo diceva,i suoi lucenti ed
innocenti occhi color senape lo guardavano e lo accusavano.
Kelthanos scosse la testa vigorosamente,ogni volta che cominciava a pensare ad
una donna finiva sempre con l’immaginare certe cose oscene,ma con lei era
diverso. Non voleva macchiare in quel modo l’immagine pura e sacra di quella
risoluta sacerdotessa di Mystra,questo modo di comportarsi lo aveva avuto solo
una volta nella sua vita. Ed era stata l’unica volta in cui avesse veramente
amato col cuore e con l’anima una persona.
Mentre continuava a spaziare fra i cieli sconfinati e gli abissi interminabili
dei suoi pensieri romantici continuava a fissare le stelle e a sorseggiare
lentamente e con gusto il suo vino.
Ad un tratto le sue idee furono interrotte bruscamente da un rumore sordo e
lento di passi che si avvicinavano da dietro di lui.
Non era il tipico rumore chiassoso e turbolento tipico della camminata degli
gnomi,che costituivano l’equipaggio dell’aeronave,per questo Kelthanos rizzò il
suo corpo sulla poltrona e si girò di scatto per vedere chi fosse.
I suoi sensibili occhi non videro niente e nessuno dietro di lui,eppure non
poteva essersi sbagliato,aveva sentito chiaramente dei passi che si
avvicinavano,ma adesso non vi era più niente,ne un’immagine ne un rumore.
Non appena convintosi,l’elfo fece per girarsi nuovamente verso la prua e
rimettersi comodo,quando davanti a se vide stagliarsi la netta sagoma di una
persona avvolta in una tunica.
Tutto ciò che riusciva a distinguere era della figura era la sua veste,nera e
lucida come le tenebre più profonde. Il cappuccio dal quale pendevano due corte
catene copriva il volto,di cui erano visibili solo gli occhi,che rilucevano di
un grigiore pallido ed opalescente. Da dietro la schiena si distinguevano
chiaramente le impugnature di due spade.
La misteriosa presenza turbò la calma di Kelthanos,il quale posò in tutta fretta
il bicchiere di vino per poi scattare in piedi ed estrarre il suo meraviglioso
stocco,il tutto nel tempo di un battito di ciglia.
-Per i Nove Inferni!Chi ti credi di essere per avere il diritto di salire sulla
mia nave senza essere stato invitato!?-Lo sguardo spiritato di Kelthanos si
diresse verso l’intruso,il quale si avvicinò di un paio di passi prima di
ricambiare l’occhiata e rispondere.
-Va bene,mi odi ancora,ma potresti accogliermi un po’ meglio dopo tutti questi
anni,mio caro Kelty…-Così dicendo la figura si levò il cappuccio mostrando il
suo volto.
Non poteva essere definito semplicemente nero,era oscuro oltre ogni
immaginazione,un flusso di ombre sembrava vorticargli attorno
furiosamente,creando un aura di tenebra che sembrava isolarlo dal resto
dell’universo.
I lineamenti erano visibili,ma l’unico bagliore era quello tetro e grigio dei
suoi occhi ed il sorriso che sfoggiava adesso era freddo,corrotto e
tremendamente malvagio.
L’espressione dell’elfo a quella vista e sentendo quella voce mutò rapidamente
in una smorfia sbalordita.
-Tu….no,tu sei morto!Nessun miserabile umano riuscirebbe a vivere per un secolo.
Tu non puoi essere…Levistus?Ma allora tuo padre ti ha trasformato…in Tenebra?!-
Il sorriso dell’oscura figura cambiò per rassomigliare di più ad un ghigno
ironico
-Si,sono una Tenebra adesso,ma mio padre non c’entra nulla. Non ricordi?Io ero
un fuoricasta,esiliato proprio come te,per motivi non così diversi oltretutto.
Dunque,dove eravamo rimasti circa un secolo fa Kelty?
Ah non preoccuparti di spiegarmi la situazione,so già tutto quanto sulla guerra.
La tua adorata sorellina mi ha detto tutto quanto quello che avevo bisogno di
sapere…-
La furia si accese nell’elfo al solo sentir nominare Shaldrissa e si gettò
violentemente in avanti cercando di affondare la sua spada in quel umano che una
volta,tanto tempo fa, non poteva nemmeno competere con lui.
-Maledetto bastardo!Che cosa hai fatto a Shaldrissa!?-
La sua offensiva era come sempre impeccabile,una serie di affondi rapidi alle
zone vitali dell’avversario. Levistus li evitò tutti quanti,non solo la sua
velocità era innaturale,ma l’oscurità stessa della notte sembrava assecondare i
suoi movimenti e lo avvolgeva come un manto che nessuna luce avrebbe potuto
attraversare.
Dopo un’ultima serie di colpi andati a vuoto Kelthanos si ritrovò a tirare colpi
all’aria,e solo un istante dopo si accorse che la Tenebra aveva il suo viso a
pochissimi centimetri dal suo,stavano praticamente sfiorandosi e l’elfo poteva
sentire il freddo e la corruzione di quella presenza sulla propria pelle.
Un brivido gli raggelò la schiena quanto Levistus gli parlò da quella
distanza,mentre la sua arma era troppo lontana per fare qualunque cosa.
-Allora,Kelty?Ti sembra che io abbia fatto progressi?-La sua voce si era fatta
bassa e strisciante,proprio come il gelo che diffondeva attorno a se.
L’elfo si voltò di scatto all’indietro e si sbrigò a rimettere il suo stocco in
posizione difensiva tra lui e la Tenebra. Ora si che stava provando paura…
Stavolta Levistus non si mosse e rimase come in attesa di una risposta da parte
del duellante.
-Cosa sei venuto a fare qui,perversa aberrazione di un umano?-
-Non vuoi nemmeno più chiamarmi come facevi allora?Non dici più ‘quel deviato di
Lev’ quando ti riferisci a me?O forse sono completamente uscito dalla tua
memoria in un solo secolo?
In ogni caso,come tu hai detto,Levistus il settimo principe di Shade è morto,ora
sono solo un umile schiavo del mio padrone,il quale mi chiama June.-
Senza abbassare troppo la guardia,l’elfo rilasso il volto e riprese fiato prima
di parlare alla Tenebra
-Allora June…immagino tu sia sempre la solita bestia affamata,giusto?Non ho
voglia di fare da preda oggi come non ne avevo allora!Se vuoi combattere ed
essere umiliato come ai vecchi tempi,invece,sono sempre disponibile.-
June smise di fissare Kelthanos e fece vagare lo sguardo attorno se prima di
rispondere,tornando a posare i suoi lugubri occhi sull’elfo.
-No,non sono più interessato a te…tanto meno a combatterti,non saresti neppure
un impresa degna di essere menzionata.-
A queste parole l’elfo si alterò visibilmente e stringendo i denti si avvicinò
pericolosamente con la punta della spada al petto dell’avversario il quale
sembrò non curarsene minimamente,restando a contemplare la luna riflessa dal
lucido metallo di uno dei piccoli cannoni sul ponte.
-Ho capito- continuò l’elfo -Se non sei qui per quello…allora per cosa?Non credo
che la tua mente corrotta possa pensare o concepire altro.-
La Tenebra allora scattò improvvisamente e dal suo volto dei flussi di oscurità
si diressero in tutte le direzioni muovendo i suoi capelli corvini e scuotendo
la quiete dell’aria estiva. Furente,ma cercando di trattenersi,June scosse
violentemente il capo nel tentativo di placare lo spirito oscuro che voleva
indurlo ad uccidere,anche chi non avrebbe mai voluto vedere morto. Poi si sforzò
di parlare normalmente,con immensa difficoltà,le parole uscivano lentamente
intervallate da profondi respiri.
-Tu…non hai mai…capito niente…di me,non puoi capire nulla di ciò che non
conosci.
Se vuoi sapere cosa ci faccio qui te lo dirò subito!Quel gruppo di avventurieri
che hanno salvato Havencourt…non m’importa da che parte stanno,tu sarai con
loro! Prenditi pure la sacerdotessa,so già che ti piace,poiché io so cosa tu
ami…e cosa no . Gli altri,sia ben chiaro,non li devi neanche graffiare!-
-Hmpf- sghignazzò Kelthanos -Fai prima a dirmi chi di loro è lo sfortunato che
rimpiangerà di essere nato quando t’incontrerà. E non pensare che io esegua i
tuoi ordini sai…sarai pure più forte di me adesso ma se non ti và di dimostrarlo
ora non ti posso assicurare nulla.-
Con la rassegnazione dipinta chiaramente sul nero viso June sospirò mandandolo
al diavolo
-E va bene…come preferisci. Siamo interessati al figlio dell’abisso,se ti fa
piacere saperlo.-
-Oh,siete hai detto?Vuol dire che sarai assieme ad altri maniaci come e te
quando lo prenderete con la forza?-
-Volevo dire,vile bastardo,che la nostra organizzazione avrà bisogno di lui in
futuro. àIn particolare il mio signore,il quale ha in mente ben altro per lui.-
Con espressione quasi divertita dalla voce sempre più irata di June,il duellante
continuò a schernirlo facendo intanto volteggiare la punta dell’Ago di Faerun
vicinissimo alla gola della Tenebra.
-Allora è così eh?Portiamo i ragazzini al tuo padrone perché si è già stancato
di te,vero?E roba esotica anche,non lo si trova mica tutti giorni un relitto
demoniaco come quello,eh?Ahahaha!-
Impassibile a questi scherni e alla minacce dello stocco,così vicino da poter
sentire lo spostamento d’aria ad ogni affondo,June si fece serio e disse una
frase che sapeva avrebbe fatto imbestialire il duellante elfo in un istante.
-Continua a pensare quello che vuoi,ma dimmi chi fra noi due è costretto a
dimenticare il passato perché ciò che ha fatto non può essere perdonato nemmeno
da se stesso?-
La reazione non si fu immediata e decisa,la lama si proiettò dritta nel petto
della Tenebra e affondò la carne da parte a parte,nel cuore,dal quale cominciava
a fluire lentamente del sangue nero.
June non fu sorpreso,anzi era esattamente ciò che aveva voluto.
Con estrema calma inclinò la testa per guadare la lama che lo attraversava
bagnarsi del suo denso e freddo sangue,poi rialzò la rialzò e per osservare la
faccia incredula del duellante,il quale aveva capito di avere commesso un enorme
errore di valutazione. June ricominciò infatti a parlare come se nulla fosse.
-Eh già,mio caro Kelty…Ma dopotutto non è la prima volta che mi trapassi il
cuore…solo che la scorsa volta…faceva molto,molto più male!-
E così dicendo spinse all’indietro Kelthanos per poi estrarre senza fatica ne
dolore la spada.
Stette per un attimo a rimirare la perfezione e la bellezza della potente arma
incantata prima di porgerla con un inchino al suo possessore,il quale era ancora
fortemente scosso da ciò che aveva visto. La ferita sul petto di June si era già
rimarginata,nemmeno una cicatrice era rimasta dopo che le scie d’oscurità
l’avevano medicata.
-Ora comprendi con chi hai a che fare Kelty?Fai come ti ho detto e non ti farò
nulla. Mettiti d’intralcio e non avrò pietà nel farti soffrire un minimo di
quello che tu hai fatto patire a me,per poi ucciderti ed avvolgere i pezzi del
tuo cadavere in una tela di ragno.-
Quella che June aveva pronunciato era forse la minaccia più grave che si potesse
fare ad un elfo,riferendosi ovviamente ad un sacrificio alla dea dei Drow, Lolth
la Regina Ragno.
Per la prima volta nella sua lunga vita,Kelthanos era talmente impressionato da
essere turbato,quasi in preda al panico. Era sicuro di ciò che aveva visto,ed in
quel momento le sensazioni erano troppo forti perché potesse trattarsi di un
incubo.
-Co…com’è possibile?Come hai avuto quel potere?-
June si girò di spalle,come a dimostrare la sua totale sicurezza di essere
superiore.
-Davvero vuoi saperlo…non so se ti farà piacere sentirlo. Ciò che posso dirti è
che non ho mai provato una sofferenza simile prima di allora. Non era tanto il
dolore del processo quanto tutto ciò che viene appena dopo. Ho rinunciato alla
mia anima e ad una buona parte del mio vecchio io,ma mi è andata bene,almeno non
ho perso la memoria. E tutto questo perché…perché non potrei mai spiegarti cosa
vuol dire.-
Dicendo questo si voltò e prese Kelthanos per il vestito portando la sua bocca
vicino all’orecchio del duellante e riprese a parlare,questa volta sottovoce.
-L’estasi che ti pervade al solo tocco dell’oscurità…quel freddo
abbraccio,nero,che ti avvolge il corpo fino a farti gelare il sangue nelle vene.
Per poi entrare nel tuo cuore e liberare la rabbia e l’odio che tenevi nascoste!
Le ombre notturne si fondono con te,il buio ti pervade fino a renderti furioso.
In quel momento,i tuoi occhi grigi pulsano d’ira. L’unica cosa che puoi fare è
seguire quella foga distruttiva,che non si reprimerà mai più senza prima aver
oscurato anche la più flebile luce della tua anima. Ogni cosa viene
cancellata,tutto quanto si arrende all’oscura potenza del tuo cuore,nulla può
più arrestare il tuo spirito di…Tenebra.-
June lasciò la presa sulla manica dell’elfo e questo si allontanò di scatto di
alcuni passi,fino ad appoggiarsi al bordo della prua.
-Questo significa essere una Tenebra…- concluse June girandosi nuovamente dalla
parte opposta.
Kelthanos riusciva a stento a non tremare dalla paura. Era davvero Levistus
quello?Il settimo principe di Shade che tante volte aveva sconfitto senza
problemi?
Mentre l’elfo era immerso nei suoi pensieri,June sparì dalla sua posizione per
ritrovarsi un secondo dopo appena di fianco a Kelthanos.
Il duellante scattò improvvisamente d’istinto ma il braccio che brandiva l’Ago
di Faerun fu bloccato dalla gelida stretta di una mano della tenebra.
Con l’altra mano invece June stava estraendo una delle due spade che teneva
dietro la schiena,era una katana dalla lama nera e lucida...
-Forse posso darti un assaggio,tanto per aiutarti a capire,che ne dici Kelty?-
Appena finito di pronunciare la frase il fulmine di acciaio nero trapassò il
cuore l’elfo,il quale si inginocchiò in preda al dolore e con il sangue che gli
sgorgava copioso dalla gola…ma neanche una goccia fuoriusciva dalla ferita,la
quale era ora circondata da un vortice di oscurità.
-Sembra che io sia finalmente riuscito a fare breccia nel tuo cuore,ahahah!Avrei
preferito farlo in senso meno letterale ma forse và bene anche così.-
Tenendo ben ferma la lama infilzata nel petto del duellante, June andò avanti a
parlare incurante degli spasmi di dolore dell’elfo.
-Ora aprì quel tuo dannatissimo cuore,cedilo all’oscurità!- Sfilò velocemente la
lama e lasciò cadere a terra il corpo di Kelthanos,che ora gorgogliava e sputava
l’ultimo fiotto di sangue che gli arrivava alla gola.
-Dopo sarei io quello delicato?Non prendertela tanto è solo una feritina da
nulla,tra pochi secondi sarà guarita e tu tra un paio di settimane saprai
utilizzare una parte del cuore per combattere,ti sembrerà incredibile!-
Lasciando l’elfo ancora dolorante sul ponte vicino alla pozza di sangue,June si
allontanò lentamente,ma poi si arrestò e si girò come se si fosse dimenticato di
dire qualcosa.
-Oh a proposito,prova a pensare perché non ti ho voluto sfidare a duello pur
essendo sicuro di vincere. Perché voglio essere misericordioso con te. Ti
ricordi cosa mi promettesti,se io ti avessi mai battuto?Folle!La prossima volta
che ci vedremo sarai costretto a concedermi ciò che hai promesso. Non sono forse
queste le regole dei gentiluomini come te?-
Queste furono le sue parole di commiato,June sparì poi
improvvisamente,fondendosi con le ombre della notte che lo portarono via dal
ponte dell’aeronave,dove Kelthanos avrebbe avuto qualcosa di molto serio a cui
pensare in futuro.