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Autore: Claire Riordan    18/07/2014    5 recensioni
POST 3B, NESSUN COLLEGAMENTO CON LA 4° STAGIONE.
La morte di Allison ha sconvolto Scott e il suo branco, Isaac in particolare, che sembra incapace di reagire, di trovare un'ancora che lo salvi dall'abisso in cui è sprofondato. Nel frattempo, a Beacon Hills ritorna una ragazza di nome Holly, una ragazza che pare nascondere qualcosa ma che, allo stesso tempo, sembra risvegliare dei ricordi nella memoria di Isaac...
Dal cap. 2:
Isaac non riuscì a trattenere un sorriso «Sono Isaac» continuò «Isaac Lahey. Ti ricordi?»
Holly aggrottò la fronte, lo osservò un paio di secondi e, infine, scosse la testa.
«Alla scuola elementare di Beacon Hills» disse ancora Isaac, muovendo un passo avanti, animato da quel nuovo entusiasmo «Quello che… che ti ha spinto giù dall’altalena e ti ha rotto il naso» concluse con una risata.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Argent, Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jubel

3. Memories

Il lunedì successivo al suo ritorno a scuola, Isaac non era ancora riuscito a convincersi di aver preso la decisione giusta. Aveva ricominciato a sedersi a tavola con Scott e Melissa, a seguire le lezioni, ma la sua mente era continuamente offuscata da una valanga di pensieri e di ricordi. Gli sembrava di vivere in una dimensione parallela, in una nuova, triste realtà senza Allison, quella realtà in cui perfino la sua forza di lupo mannaro sembrava essersi affievolita, fino a svanire quasi del tutto. Continuava a sentirsi vuoto, stremato, inutile, a volte perfino di troppo per le persone che gli stavano attorno. Sapeva di dover reagire e voleva farlo a tutti i costi. Aveva bisogno di un’ancora, di qualcuno che lo aiutasse davvero a risalire quell’abisso da cui non riusciva ad uscire da solo, da cui era convinto di non avere più vie di fuga, se non una fuga vera e propria.
Aveva pensato diverse volte di andarsene, di lasciarsi alle spalle Beacon Hills e tutta quell’orribile faccenda, partire senza dire nulla a nessuno, senza lasciare sue notizie, perché sapeva che i più avrebbero capito il motivo di un gesto simile da parte sua. Ma non ne aveva il coraggio: si sentiva troppo vulnerabile, troppo debole per intraprendere da solo una strada verso un futuro ignoto.
Conosceva bene, invece, la strada verso il liceo di Beacon Hills. L’aveva percorsa così tante volte che le sue gambe avrebbero potuto percorrerla da sole, senza che il suo cervello scegliesse in quale direzione andare.
Non aveva voglia di vedere nessuno, quella mattina. Non gli andava di perdersi in chiacchiere, così, una volta oltrepassata la porta d’ingresso, decise di dirigersi subito verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la lezione di storia. Finché non si ricordò che i libri di cui aveva bisogno non erano nello zaino.
Con uno sbuffo, girò sui tacchi e si diresse verso la fila di armadietti blu che costeggiavano il corridoio. Era ormai prossimo ad aprire il proprio, quando una presenza inaspettata lì accanto attirò la sua attenzione.
Erano passati tantissimi anni, forse dieci o forse più, ma non era cambiato nulla. Il viso tondo era familiare come allora, il naso piccolo e le labbra sottili erano gli stessi, i capelli forse un po’ più corti. C’era qualcosa di diverso negli occhi: non erano più vivaci come una volta, ma avevano mantenuto quella stessa profondità che, anni prima, veniva celata da un paio di buffi occhiali dalla montatura lilla.
La mente di Isaac parve svuotarsi all’improvviso di tutti i pensieri che lo avevano tormentato negli ultimi giorni, sostituiti da più allegri ricordi d’infanzia che credeva di aver lasciato nel dimenticatoio. All’improvviso, si sentì invaso da uno strano moto di vitalità.
Decise di avvicinarsi, schiarendosi la voce «Holly?» disse.
Lei si voltò «Sì?» fece, a metà tra l’incerto e il sorpreso: il suo sguardo sembrava vagamente smarrito.
Isaac non riuscì a trattenere un sorriso «Sono Isaac» continuò «Isaac Lahey. Ti ricordi?»
Holly aggrottò la fronte, lo osservò un paio di secondi e, infine, scosse la testa.
«Alla scuola elementare di Beacon Hills» disse ancora Isaac, muovendo un passo avanti, animato da quel nuovo entusiasmo «Quello che… che ti ha spinto giù dall’altalena e ti ha rotto il naso» concluse con una risata.
Holly chiuse il suo armadietto e si mise la borsa in spalla «Senti, ehm… Isaac» disse, apparentemente imbarazzata «non per essere scortese, ma ho passato gli ultimi anni della mia vita a trasferirmi da una parte all’altra dell’America e ho visto così tante facce che non ne ricordo nemmeno una»
«Nemmeno una?» ripeté lui, speranzoso.
Lei sospirò «Scusami, è il mio primo giorno qui, ho traslocato solo tre giorni fa ed è tutto un casino e…»
«Non fa niente, tranquilla» tagliò corto Isaac, un po’ deluso «Se… se posso darti una mano…»
«Me la cavo da sola» rispose lei, spiccia «ma… grazie»
Isaac abbozzò un sorriso. Holly ricambiò in fretta prima di voltarsi e dirigersi verso la classe di storia. Mentre la osservava allontanarsi, Isaac avvertì una mano sulla spalla: con la cosa dell’occhio, notò che si trattava di Stiles.
«Se ne va così? Non ti merita» esordì.
Isaac gli lanciò un’occhiataccia: doveva ancora abituarsi al fatto che Stilinski stesse tornando il chiacchierone sarcastico di sempre.
Stiles si affrettò ad allontanare la mano «Scusa» disse, con un colpetto di tosse «Chi… chi era?»
«Holly Chase» rispose Isaac, lo sguardo che frugava oltre la porta aperta dell’aula in fondo al corridoio, dove Holly stava dialogando col professor Yukimura «Eravamo compagni di scuola alle elementari»
«A volte ritornano» commentò Stiles «Chiedile di uscire»
«È in città da tre giorni» ribatté Isaac, irritato «E non lo farei, in ogni caso»
Voltò le spalle a Stiles, decidendosi finalmente ad aprire il suo armadietto e prendere i libri che gli servivano. Non appena lo aprì, la vista di una foto di Allison attaccata all’interno dell’anta lo colpì con la forza di un pugno allo stomaco. Era un dettaglio che non ricordava: l’aveva messa lì da talmente tanto tempo che ci aveva ormai fatto l’abitudine. Ma ritrovarla così, ora che Allison li aveva lasciati e lui non aveva più messo piede a scuola da allora, fu sicuramente un brutto colpo. Mandò giù il groppo che gli si era formato in gola, afferrò la foto e la strappò via con decisione, senza pensarci troppo. Non aveva senso aggrapparsi al passato, a quello che non c’era più e che non sarebbe mai più tornato. Doveva andare avanti senza guardare indietro, anche se faceva male.
Prese il libro di storia e un quaderno a caso, richiuse l’armadietto con un colpo secco e si diresse in classe. Dopo una rapida occhiata all’aula, vide Holly seduta in un banco nella penultima fila, intenta a giocherellare con una matita: di tanto in tanto, si guardava attorno con fare nervoso. Cercando di mantenere un atteggiamento più indifferente possibile, Isaac andò ad occupare il posto libero dietro di lei. Dal canto suo, Holly parve non farvi caso.
Passandole accanto, Isaac ne avvertì il profumo: era fresco e, per qualche strana ragione, gli faceva pensare all’estate. Mentre si sedeva nel banco dietro al suo, dopo quella che gli era sembrata un’eternità, liberò i suoi sensi di lupo: credeva che il dolore per la scomparsa di Allison glieli avrebbe fatti perdere o, nel migliore dei casi, che si sarebbero indeboliti, ma gioì quando scoprì che nulla pareva essere cambiato.
Il battito cardiaco di Holly era accelerato: provava ansia, ma bastava uno sguardo alla sua gamba, che rimbalzava ininterrottamente su e giù, per capire quanto fosse inquieta. Quel trasferimento doveva agitarla parecchio.
Il professor Yukimura lasciò entrare un ultimo studente ritardatario prima di chiudere la porta dell’aula, quindi si posizionò davanti alla cattedra e fronteggiò la classe.
«Allora» esordì «prima di cominciare, vorrei dare il benvenuto alla nostra nuova arrivata, Holly Chase, che si è trasferita qui da New York»
Fece un cenno verso di lei con la mano e buona parte della classe si voltò incuriosito nella sua direzione. Isaac avvertì il suo imbarazzo: essere al centro dell’attenzione non doveva piacerle troppo.
«Spero ti troverai bene a Beacon Hills» disse ancora Yukimura.
Isaac non poteva vederla in viso, ma fu quasi certo che Holly avesse sorriso e che quella frase l’avesse tranquillizzata. Era sicuro che si sarebbe trovata bene a Beacon Hills, aveva già vissuto lì. Anche se erano passati davvero tanti anni…
 
La campanella che segnava l’inizio dell’intervallo risuonò lungo i corridoi della scuola. Isaac scattò in piedi, rischiando di rovesciare la sedia dietro di sé, corse alla porta e l’aprì con uno spintone, filando verso il giardino. Era piovuto per quasi due settimane e le maestre avevano costretto gli alunni a passare la loro mezz’ora libera chiusi in aula, a guardare dalla finestra il cortile battuto dagli acquazzoni. Finalmente sarebbero potuti uscire di nuovo all’aria aperta, in quella tanto attesa giornata di sole.
Ad Isaac non piaceva la scuola e quei trenta minuti d’intervallo erano la parte migliore della giornata. Gli piaceva correre, arrampicarsi sullo scivolo, dondolarsi sull’altalena, giocare a nascondino con gli altri bambini. Ma non con le bambine. Con loro non voleva giocare, volevano sempre avere il controllo. E nemmeno dividere la sua altalena preferita, quella attaccata al grosso ramo di un cedro.
Quel giorno, Holly Chase, una bambina della classe di fronte alla sua, aveva creduto di potergli rubare il posto. Si dondolava felice, mentre alcune altre bambine aspettavano con ansia che venisse il loro turno.
«Quella è la mia altalena!» esclamò Isaac, dirigendosi a passo deciso verso il capannello che si era creato sotto l’albero.
«Ehi!» sbottò quindi, rivolto a quella Holly «Scendi! Questa è la mia altalena!»
«No che non è tua» ribatté lei, continuando ad oscillare avanti e indietro «È di chi la prende per primo»
«Non è vero, è mia!» continuò lui, imperterrito.
«Non c’è scritto il tuo nome» lo sbeffeggiò la ragazzina.
Tra un’oscillazione e l’altra, Isaac si lanciò in mezzo alla traiettoria dell’altalena e ne afferrò una corda, costringendola a rallentare. Ma Holly, a sua volta, sembrava non voler mollare la presa.
«Scendi!» urlò Isaac.
«No!» strillò la bambina di rimando. Prima che Holly se ne rendesse conto, Isaac afferrò il seggiolino da sotto e lo rovesciò, costringendola a lasciare le corde dell’altalena per buttare le mani a terra. Ma i suoi riflessi non furono troppo pronti e Holly si ritrovò col viso schiacciato sul terreno.
«Ahia!» gridò, mentre cominciava a piangere e si rimetteva in piedi con qualche difficoltà, tenendosi una mano sulla faccia «Mi hai fatto male!»
«Così impari a rubarmi l’altalena!» la canzonò Isaac, beandosi della sua postazione sul suo seggio preferito.
Da lontano, la signorina Roberts, la maestra di inglese, doveva aver notato l’accaduto e corse da loro.
«Cos’è successo?» domandò severa ai bambini.
«Lui mi ha spinto giù dall’altalena!» frignò Holly, puntando un dito accusatore contro Isaac «Mi fa male il naso»
«Fammi vedere» le disse dolcemente la Roberts, spostandole le mani dal viso: la parte destra del naso della bambina era una chiazza di sangue.
«Isaac» lo ammonì la maestra, voltandosi a guardarlo «lo sai che i giochi del giardino sono di tutti e non si fanno queste cose»
«No, questa è mia!» si difese lui.
«No, Isaac» continuò la signorina Roberts, paziente «l’abbiamo detto tante volte che dovete fare a turno. Lascia l’altalena anche ai tuoi compagni, su»
Dopo una breve esitazione, Isaac balzò giù dall’altalena con uno sbuffo e si diresse verso lo scivolo.
«Mi hai fatto male, brutto!» gli urlò dietro Holly.
«Brutta tu!» gridò lui in risposta.
 
«Cos’è che ti diverte, Isaac?»
La voce di Yukimura lo riportò alla realtà.
«Come, scusi?» fece lui, svanito.
«Trovi divertente la politica del Terrore di Robespierre?» continuò il professore «O c’è qualcosa che ti fa ridere che vorresti condividere con noi?»
«N-no, ehm, io…» balbettò Isaac «No, niente, mi scusi»
Non aveva nemmeno idea di chi fosse quel “Robert Pierre”. E nemmeno si ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva aperto un libro per studiare.
«Beh» disse Yukimura «perché, allora, prima di continuare, non ci fai un riassunto veloce dei punti salienti della Rivoluzione francese?»
 
Cinque ore e una D in storia dopo, l’ultima campanella mise finalmente fine a quella che, per Isaac, era sembrata una giornata infinita. Lasciò l’aula di chimica, ritrovandosi nel corridoio pieno di studenti, che riempivano l’aria con il loro chiacchiericcio allegro. Ben deciso a rimediare al brutto voto di quella mattina, andò al suo armadietto per recuperare un paio di appunti che gli aveva lasciato Lydia qualche tempo prima, consapevole che sarebbero stati la migliore compagnia per il pomeriggio che lo aspettava.
Mentre richiudeva l’anta dell’armadietto, notò che Holly si stava avvicinando al proprio, camminando a passo svelto e col capo chino, come se sperasse di non essere vista. Ma Isaac l’aveva vista e lei parve accorgersene.
Si arrestò di botto, fissandolo come se non sapesse cosa fare, quindi si mise a frugare nella borsa per poi estrarne il cellulare. Isaac percepì delle sensazioni contrastanti: c’era dell’impazienza e un briciolo di senso di colpa.
Holly si guardò attorno, poi spostò lo sguardo su Isaac, di nuovo sullo schermo del suo telefono, infine ancora su Isaac. Il ragazzo la vide sbuffare, riporre il cellulare ed incamminarsi a passo deciso verso di lui.
Preso alla sprovvista da quel gesto, riaprì l’armadietto, fingendo di cercarvi qualcosa dentro.
«Ehm… Isaac?» la voce incerta di Holly lo raggiunse da dietro lo sportello aperto.
Lui si sporse «Sì?» disse.
«Volevo…» cominciò lei, gesticolando animatamente, come se stesse cercando le parole più giuste da dire «Ecco, io volevo chiederti scusa per questa mattina. Non volevo sembrarti scortese o…»
«Oh, no, per niente» rispose lui, chiudendo l’armadietto per la seconda volta «Va tutto bene»
«È solo che… insomma, tu cercavi di essere gentile e ti ho liquidato in cinque secondi» disse Holly, concludendo la frase con una risata nervosa.
«Non fa niente, davvero» ripeté Isaac «Ma non farti problemi a chiamarmi se ti serve una mano. Per i compiti o… qualsiasi cosa»
«Ti ringrazio» fece lei, arricciando gli angoli della bocca. Lo sorpassò, diretta verso l’uscita, e Isaac si accorse solo in quel momento di essersi irrigidito. Rilassò le spalle e soffiò fuori l’aria, quando sentì qualcuno chiamarlo. Si voltò e vide Holly tornare indietro.
«Ho dimenticato una cosa» disse, mentre percorreva gli ultimi metri che li separavano «Avrò la mia vendetta per quella caduta dall’altalena»
Isaac scoppiò a ridere «Oh, la attendo con ansia» esclamò.
Holly gli sorrise, quindi fece dietrofront e uscì dalla scuola.
Lo ricordava. Holly ricordava quell’episodio, lo aveva fatto ridere e, per alcuni istanti, era riuscita a fargli dimenticare tutto quello che era successo, liberandogli il petto da quella pressione che sembrava farsi sempre più schiacciante.
«Quella non era Holly Chase?»
Senza il bisogno di guardare, Isaac riconobbe la voce di Lydia Martin.
«La conosci?» le domandò.
Lydia fece spallucce «Viveva vicino a me prima di trasferirsi» si limitò a rispondere. La sua voce era piatta, atona, il suo volto stanco.
«Stai bene?» le chiese allora Isaac. Non aveva ancora avuto occasione di parlarle da quella tremenda notte e sapeva che Lydia stava soffrendo almeno quanto lui.
«Faccio del mio meglio» sospirò «Tu come stai?»
«Me la cavo» buttò lì. Sapevano entrambi di stare mentendo l’uno all’altra, così come sapevano che ammettere il loro dolore non li avrebbe di certo fatti stare meglio.
Lydia strinse la mano di Isaac, limitandosi a scambiare con lui uno sguardo carico di comprensione. Si sarebbero fatti forza.
«Ci vediamo presto» disse Lydia, incamminandosi verso l’uscita.
Poco dopo, Isaac la imitò. Mentre camminava verso casa McCall, si rese conto di quanto, nonostante quel piccolo spiraglio di sole, il suo cielo fosse ancora scuro e pieno di nuvole.



*Clare's corner
E rieccomi, "abbastanza" puntuale!
Prima di perdermi nei miei sproloqui post-capitolo, ci tengo a ringraziare coloro che hanno recensito (giuro, prima o poi risponderò alle recensioni singolarmente, abbiate fede!) e che hanno aggiunto questa storia nelle preferite/seguite/ricordate, per me significa tanto, essendo questo il mio primo esperimento nel fandom. Faccio un ringraziamento particolare a
Lilyhachi e Marti Lestrange, che mi supportano anche su Facebook - se volete farlo anche voi, c'è il link al mio profilo FB nella pagina autore.
Dunque... Isaac e Holly si sono finalmente incontrati, ma il loro rapporto avrà bisogno di parecchio tempo prima di ingranare, poiché Isaac, come avrete intuito, soffre tantissimo per la scomparsa di Allison - cosa che non viene quasi nemmeno menzionata nella quarta stagione e la cosa mi manda in bestia. Sono apparsi anche Lydia e Stiles, che ovviamente torneranno anche più avanti, assieme a tutti gli altri personaggi della serie. Detto ciòòòòò, boh, niente, credo di aver finito di ciarlare! :) Pace a tutti!
C.
  
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