La
Luna e il Sole
1 settembre
1969
Era il suo
primo giorno di scuola e, mentre fissava con aria assorta
l’Espresso, venne
investito da una ragazzina che doveva avere la sua stessa
età.
- Ehy,
guarda dove vai. – borbottò, alzandosi in piedi e
rassettandosi il mantello da
viaggio.
La
guardò
con aria glaciale, osservandola dall’alto in basso, cercando
di capire di chi
potesse trattarsi. Aveva dei boccoli dorati e l’aria ribelle,
sembrava il
classico maschiaccio. Nulla di speciale, insomma, eccetto che per
quegli occhi:
erano di un verde talmente intenso che ricordava quello dei gatti.
-
Bè, scusa
tanto, ma stavi in mezzo ai piedi. – replicò a
tono, voltandogli le spalle e
tornando dai due ragazzini che l’aspettavano, due gemelli dai
capelli rossi, lasciandolo
senza parole.
- Che razza
d’impertinente. –
Scrollò
le
spalle, raggiungendo il cugino e salendo sul treno. Sperava solo di non
ritrovarsela
a Serpeverde.
28 maggio
1971
- Odio
quella Meadowes. –
-
Sì, mi
pare di averlo già sentito, un centinaio di volte
più o meno. – replicò
ironicamente Rico.
Evan
replicò con un’occhiata seccata.
-
Bè, è
vero. –
Il cugino
alzò gli occhi al cielo. D’accordo, avevano
iniziato con il piede sbagliato e a
ciò c’era da aggiungersi la storia della
rivalità tra Serpeverde e Grifondoro,
ma stava esagerando.
- Ev, ti ha
solo superato di mezzo punto all’esame d’
Incantesimi. –
Evan scosse
la testa. Proprio non capiva. Non era questione del mezzo punto, ma di
principio. Lui era Evan Rosier, niente e nessuno poteva permettersi di
frapporsi tra lui e il raggiungimento della perfezione, meno che mai
quell’insopportabile Meadowes.
- Me la
pagherà. – decretò, mentre negli occhi
blu brillava una scintilla che non
prometteva proprio niente di buono.
La vendetta
non tardò ad arrivare e a Madama Chips occorsero tre giorni
per cancellare la
scritta: “So tutto io” dalla fronte di Dorcas.
31 ottobre
1971
- Hai
saputo che la Meadowes va alla festa di Lumacorno con Prewett?
–
La domanda
di Rico lo colse di sorpresa. Perché diavolo lo stava
dicendo proprio a lui?
- Mi
dovrebbe interessare? –
- Questo
devi dirmelo tu, sono un paio di giorni che la guardi in modo strano.
–
Decise di
non cogliere l’insinuazione e continuò a
camminare, sforzandosi di tenere ben
salda la sua solita maschera d’ imperturbabile arroganza. Gli
importava che
andasse al ballo con quel bamboccio di Fabian? Certo che no. Allora
perché
sentiva la nausea solo ad immaginarsi la scena?
- Si chiama
sguardo assassino, ti sei scordato che lei è la mia nemesi?
–
14 febbraio
1973
Erano
appena entrati ai Tre manici di scopa, desiderosi di scaldarsi davanti
a una bella
Burrobirra bollente, quando Evan li vide. La Meadowes e Prewett erano
seduti a
un paio di tavolini di distanza, intenti a dividersi una fetta di torta
di
zucca decorata con le classiche forme sdolcinate del giorno di San
Valentino.
- Potrei
vomitare. – borbottò, gettando la sciarpa sulla
sedia vicina e voltandosi
ostentatamente verso Madama Rosmerta.
- Cosa vi
porto, miei cari? –
- Per noi
delle Burrobirre, per mio cugino un antiacido. –
Evan
affibbiò un calcio sotto al tavolo a Rico.
- Una
Burrobirra
anche per me, Madama. –
Vennero
serviti alla svelta e nel giro di un paio di minuti il boccale di Evan
era già
vuoto. Emise un gemito gutturale quando vide Prewett che attirava la
Meadowes a
sé e la baciava con passione.
Gli occhi
blu polvere del cugino incrociarono i suoi e sembrò capire
alla perfezione
cosa gli stesse
passando per la testa.
Rabastan
gli rivolse un’occhiata perplessa. –
C’è qualcosa che non va? –
- No, devo
solo finire di … - cominciò, mordendosi il labbro
alla ricerca di una scusa.
- Di fare
il tema di Trasfigurazione per l’arpia. – concluse
Rico, venendogli in aiuto.
-
Già,
proprio quello. Ci vediamo più tardi. –
2 gennaio
1974
La festa
che avevano organizzato per il suo compleanno era stupefacente, questo
doveva
riconoscerlo. L’organizzazione era stata curata interamente
da Rico e Rabastan,
con la collaborazione di un paio di Corvonero compiacenti che avevano
dato una
mano con gli incantesimi di insonorizzazione e sigillo.
La sala da
bagno dei Prefetti si apriva solo per coloro che erano in lista ed era
stata
trasformata in una vera e propria piscina con tanto di pista da ballo e
bar. La
rivalità tra le Case era stata messa da
parte e, una volta tanto, persino i Grifondoro si erano uniti ai
festeggiamenti.
A Evan
però
tutto questo non interessava, perché tra i rosso oro cercava
unicamente una
persona.
La vide in
un angolo, in compagnia delle amiche, intenta a ridere e scherzare. Non
sapeva
neanche lui chi e come fosse riuscito a convincerla a partecipare.
- Quello
è
il mio regalo di compleanno. – annunciò Rico,
comparendo alle sue spalle, per
poi aggiungere: - Non c’è bisogno che mi ringrazi.
–
Gli
assestò
una pacca sulle spalle e sparì verso un gruppetto di
Corvonero del sesto anno.
- Credo di
doverti fare gli auguri, Rosier. –
Si
voltò
verso la voce che aveva parlato. Lei. Ora che la guardava con
attenzione doveva
ammettere che era splendida con indosso quegli shorts semplici e una
maglietta
dello stesso verde smeraldo dei suoi occhi.
- Grazie,
Meadowes. –
- Non farci
l’abitudine, però, perché domani la
festa sarà finita e le cose torneranno come
al solito. –
- In questo
caso dovrò organizzare un’altra festa. –
replicò.
La vide ridere
piano, divertita, e rimase colpito da come le si illuminava lo sguardo
in quei
momenti.
4 novembre
1974
- Mettilo
giù, Rosier! –
Una voce
indignata raggiunse le sue orecchie, spingendolo a
voltarsi verso di lei. Eccola lì, Dorcas Meadowes, la
protettrice di imbranati
e Mezzosangue.
- Tutto quello
che vuoi, Meadowes. – replicò, spedendo il
ragazzino che stava facendo volteggiare per aria dritto dentro al Lago
Nero.
Il piccoletto,
un ragazzino che doveva essere al massimo al
secondo anno e possedeva tutte le caratteristiche tipiche dei
Tassorosso,
riemerse sputacchiando e si trascinò lentamente a riva.
- Bel tuffo,
aveva un certo stile. – commentò ironicamente
Rico, appoggiato sotto al solito albero che era diventato un
po’ il loro punto
d’incontro.
Dorcas
raggiunse il ragazzino, asciugandolo rapidamente con
piccoli colpi di bacchetta e fulminando i Serpeverde lì
intorno con
un’occhiataccia.
- Si
può sapere perché facevi levitare Boots?
–
Si
accigliò leggermente, - Facevo levitare chi? …
Ah, il
marmocchio. –
-
Sì, Rosier, lo so che sto parlando del marmoc …
ehm, del
bambino. – si corresse prontamente, assumendo
un’espressione corrucciata
davanti alla risata del Serpeverde.
- Stavo solo
insegnando a Boots che bisognerebbe guardare
dove si va, invece di investire le persone. –
ribattè serafico, volgendo gli
occhi blu sul dodicenne tremante, - Non è così,
ragazzino? –
Boots
annuì, in modo per niente convincente, - Sì,
Prefetto
Meadowes, non è successo nulla di grave. –
Poi,
evidentemente desideroso di sfuggire a qualsiasi altra
domanda, sgattaiolò tra la folla degli spettatori e prese la
direzione del
castello.
- Hai visto,
l’hai fatto scappare. – ironizzò Evan,
avvicinandolesi lentamente.
Si
ritrovò con la bacchetta della ragazza puntata contro.
- Sta indietro,
Rosier. –
Incurante,
proseguì la sua avanzata.
- Rilassati,
raggio di Sole, stavo solo ammirando il
panorama. –
La leggera
camicia della divisa, illuminata in pieno dai
raggi del sole, rivelava il casto reggiseno bianco che indossava. La
vide
avvampare, improvvisamente consapevole di dove puntasse il suo sguardo.
- Va’
all’inferno, Rosier. – sbottò,
rinfoderando la
bacchetta e girando sui tacchi.
2 giugno
1975
Era
l’ultima
uscita dell’anno a Hogsmeade ed Evan aveva deciso di
sfruttarla come si doveva.
Non avrebbe mai ammesso con qualcuno che l’unico motivo per
cui si trovava in
giro per negozi fosse che era a corto di idee e aveva un disperato
bisogno di
trovare un regalo adatto.
- Hai almeno
una vaga idea di cosa regalarle? – gli chiese Rico,
stiracchiandosi pigramente
e alzandosi dalla panchina su cui si era lasciato cadere dieci minuti
prima,
quando erano arrivati al centro del villaggio e suo cugino aveva
cominciato a
interrogarsi mentalmente su quale negozio visitare.
- Pensi che
se avessi uno straccio d’idea me ne starei qui fermo come un
idiota? –
-
Probabilmente no. -, ammise, - Te ne andresti in giro come un idiota.
–
- Non sei
di aiuto. –
- Lo so,
infatti non sono qui per esserti di aiuto. –
replicò, sorridendo serafico.
Inarcò
un
sopracciglio. – Ho quasi paura di chiederti perché
mi hai accompagnato. –
Rico
accennò al gruppo di ragazze che passava in quel momento,
scollacciate e decise
ad approfittare della giornata di libertà per poter stare al
fresco senza
rischiare un rimprovero.
- E me lo
chiedi anche? Ragazze che vanno in giro mezze nude, è ovvio.
–
Scosse la
testa, esasperato, e lo sguardo cadde proprio in
quell’istante sull’insegna del
Serraglio stregato. Dietro alla vetrina, acciambellato in un angolo,
stava un
micino dal pelo nero e gli occhi smeraldini.
- Ho
trovato il regalo perfetto. – annunciò.
14 febbraio
1976
- Era il
tuo barbagianni quello che ha consegnato il pacchetto alla Meadowes?
– domandò
perplesso Rabastan.
-
Perché
fai domande di cui conosci già la risposta? –
replicò Evan, mentre osservava
Prewett 1 lanciargli un’occhiata assassina e lo ricambiava
con un sorrisetto.
A quanto
sembrava ci aveva visto giusto, quello stupido bamboccio di Prewett
aveva ancora
una cotta per la Meadowes. Bene, questo rendeva la cosa di gran lunga
più
interessante.
Rabastan
continuò a fissarlo incredulo.
- Credo che
andrò a fare un volo – annunciò, non
appena ebbe finito il suo caffè, alzandosi
in piedi e rivolgendo un cenno di saluto ai tre amici.
San
Valentino era il giorno migliore per allenarsi a Quidditch, tutti gli
altri
erano impegnati a fare le coppiette felici e il campo era deserto.
Era
arrivato a metà strada quando un rumore di passi lo spinse a
voltarsi, non gli
piaceva essere seguito.
- Meadowes,
cosa posso fare per te? – chiese, trovandosi davanti la
figura snella della
bionda Grifondoro.
- Magari
spiegarmi cosa diavolo ti passa per la testa, Rosier –
replicò secca,
mostrandogli la scatoletta verde.
Evan
notò
che la Piuma di zucchero non c’era più, doveva
aver deciso di finirla anche se
era stato lui a mandargliela.
- Temo di
non capire –
- Non fare
finta di niente, perché mi hai mandato quella Piuma?
– insistè.
-
Perché so
che sei allergica al cioccolato – replicò, deciso
a divertirsi un po’.
Sapeva che
la ragazza detestava quelle risposte ambigue e campate per aria.
Un lampo di
stupore passò per un attimo negli occhi smeraldini di lei,
ma si riprese in
fretta.
-
D’accordo, ma perché l’hai fatto?
–
Evan
ghignò
divertito, era tipico di lei insistere fino ad ottenere una risposta
che la
soddisfacesse.
-
Perché
non mi sei antipatica –
- Che razza
di risposta è? – sbottò, poi aggiunse,
indicando una ragazza seduta sotto al
patio, - Lì c’è la Zabini, ti
è antipatica? –
Evan
aggrottò la fronte, perplesso. - No, direi di no –
replicò lentamente, cercando
di capire dove volesse andare a parare.
- Allora
perché non l’hai regalata a lei, oppure a
… -
Non
riuscì
a finire la frase perché un paio di labbra, fredde e
morbide, coprirono le sue.
Fu un bacio profondo, intenso, che sapeva di vaniglia e che le fece
sentire le
farfalle nello stomaco.
Evan si
allontanò delicatamente, con un ghigno divertito sul volto
dai tratti perfetti.
- Parli
troppo, Meadowes, te l’hanno mai detto? –
Detto
ciò
le fece un occhiolino e se ne andò, lasciandola da sola a
riflettere.
1 luglio
1976
Erano quasi
cinque mesi che stavano insieme, ormai liberi dalla scuola e da tutte
quelle
chiacchiere che si erano levate quando la notizia della loro relazione
era
venuta alla luce.
Evan
sentiva il bisogno di fare qualcosa di speciale, che segnasse
l’inizio di
qualcosa di vero, serio, e profondo. Non erano più dei
ragazzini, avevano fatto
il loro ingresso nel mondo degli adulti, ed era ora di cominciare a
comportarsi
da tali.
Dorcas,
stretta tra le sue braccia, gli rivolse un’occhiata
incuriosita.
- A cosa
pensi? –
- Ti piace
la Francia? –
La ragazza
aggrottò la fronte, perplessa, come sempre quando se ne
usciva con frasi senza
un apparente senso logico.
-
Sì, mi
piace, ma cosa c’entra? –
- Abbiamo
un mese di vacanza prima di cominciare a pensare ai tirocini e io ho
una casa
in Costa Azzurra. –
La vide
sgranare gli occhi.
- Mi stai
chiedendo di venire a stare con te in Costa Azzurra per un intero mese?
–
Annuì.
–
Sempre se ti va. –
Gli
gettò
le braccia al collo, attirandolo a sé e baciandolo con
impeto. – Certo che mi
va! –
Poi,
d’un
tratto, divenne sospettosa. – E se dovessimo litigare e
tornare a non
sopportarci? –
-
Bè, la
casa da proprio sulla spiaggia. Posso sempre buttarti giù
dal balcone e far
finta che si sia trattato di un annegamento del tutto accidentale.
– replicò,
ricevendo in risposta una gomitata nelle costole.
- Magari,
invece, sarò io che tenterò di ucciderti.
–
- Se hai
intenzione di cucinare, sì, decisamente. –
convenne.
Dorcas lo
picchiò nuovamente, ridendo, e finirono con il rotolarsi tra
le lenzuola di
seta del suo letto a baldacchino.
[2.159
parole]
Spazio
autrice:
Era una
vita che non scrivevo qualcosa su loro due, il mio OTP potteriano per
eccellenza, quindi eccomi nuovamente qui a rompervi le Pluffe xD. Spero
che
questa OS che racchiude un po’ tutti i momenti salienti dei
loro sette anni a
Hogwarts vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci baci,