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Autore: Fiamma Erin Gaunt    18/07/2014    2 recensioni
Alcuni momenti della storia di Evan e Dorcas durante i loro anni di scuola.
Dal testo:
1 settembre 1969:
- Ehy, guarda dove vai! –
- Scusa tanto, ma stavi in mezzo ai piedi. –
- Che razza d’impertinente. –
*
28 maggio 1971:
- Odio quella Meadowes. –
- Sì, mi pare di averlo già sentito, un centinaio di volte più o meno. –
*
31 ottobre 1971:
- Sono un paio di giorni che la guardi in modo strano. –
- Si chiama sguardo assassino, ti sei dimenticato che lei è la mia nemesi? –
*
14 febbraio 1973:
La Meadowes e Prewett erano seduti a un paio di tavolini di distanza, intenti a dividersi una fetta di torta di zucca decorata con le classiche forme sdolcinate del giorno di San Valentino.
- Potrei vomitare. – borbottò.
*
2 gennaio 1974:
La vide ridere piano, divertita, e rimase colpito da come le si illuminava lo sguardo in quei momenti.
*
2 giugno 1975:
- Ho quasi paura di chiederti perché mi hai accompagnato. –
- E me lo chiedi? Ragazze che vanno in giro mezze nude, è ovvio. –
*
14 febbraio 1976
- Parli troppo, Meadowes, te l’hanno mai detto? –
*
1 luglio 1976
- Magari, invece, sarò io a ucciderti. –
- Se hai intenzione di cucinare, sì, sicuramente. –
[Evan/Dorcas centric!]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, Wilkes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin Love Tales'
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La Luna e il Sole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 settembre 1969

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era il suo primo giorno di scuola e, mentre fissava con aria assorta l’Espresso, venne investito da una ragazzina che doveva avere la sua stessa età.

- Ehy, guarda dove vai. – borbottò, alzandosi in piedi e rassettandosi il mantello da viaggio.

La guardò con aria glaciale, osservandola dall’alto in basso, cercando di capire di chi potesse trattarsi. Aveva dei boccoli dorati e l’aria ribelle, sembrava il classico maschiaccio. Nulla di speciale, insomma, eccetto che per quegli occhi: erano di un verde talmente intenso che ricordava quello dei gatti.

- Bè, scusa tanto, ma stavi in mezzo ai piedi. – replicò a tono, voltandogli le spalle e tornando dai due ragazzini che l’aspettavano, due gemelli dai capelli rossi, lasciandolo senza parole.

- Che razza d’impertinente. –

Scrollò le spalle, raggiungendo il cugino e salendo sul treno. Sperava solo di non ritrovarsela a Serpeverde.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

28 maggio 1971

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Odio quella Meadowes. –

- Sì, mi pare di averlo già sentito, un centinaio di volte più o meno. – replicò ironicamente Rico.

Evan replicò con un’occhiata seccata.

- Bè, è vero. –

Il cugino alzò gli occhi al cielo. D’accordo, avevano iniziato con il piede sbagliato e a ciò c’era da aggiungersi la storia della rivalità tra Serpeverde e Grifondoro, ma stava esagerando.

- Ev, ti ha solo superato di mezzo punto all’esame d’ Incantesimi. –

Evan scosse la testa. Proprio non capiva. Non era questione del mezzo punto, ma di principio. Lui era Evan Rosier, niente e nessuno poteva permettersi di frapporsi tra lui e il raggiungimento della perfezione, meno che mai quell’insopportabile Meadowes.

- Me la pagherà. – decretò, mentre negli occhi blu brillava una scintilla che non prometteva proprio niente di buono.

La vendetta non tardò ad arrivare e a Madama Chips occorsero tre giorni per cancellare la scritta: “So tutto io” dalla fronte di Dorcas.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31 ottobre 1971

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Hai saputo che la Meadowes va alla festa di Lumacorno con Prewett? –

La domanda di Rico lo colse di sorpresa. Perché diavolo lo stava dicendo proprio a lui?

- Mi dovrebbe interessare? –

- Questo devi dirmelo tu, sono un paio di giorni che la guardi in modo strano. –

Decise di non cogliere l’insinuazione e continuò a camminare, sforzandosi di tenere ben salda la sua solita maschera d’ imperturbabile arroganza. Gli importava che andasse al ballo con quel bamboccio di Fabian? Certo che no. Allora perché sentiva la nausea solo ad immaginarsi la scena?

- Si chiama sguardo assassino, ti sei scordato che lei è la mia nemesi? –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 febbraio 1973

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano appena entrati ai Tre manici di scopa, desiderosi di scaldarsi davanti a una bella Burrobirra bollente, quando Evan li vide. La Meadowes e Prewett erano seduti a un paio di tavolini di distanza, intenti a dividersi una fetta di torta di zucca decorata con le classiche forme sdolcinate del giorno di San Valentino.

- Potrei vomitare. – borbottò, gettando la sciarpa sulla sedia vicina e voltandosi ostentatamente verso Madama Rosmerta.

- Cosa vi porto, miei cari? –

- Per noi delle Burrobirre, per mio cugino un antiacido. –

Evan affibbiò un calcio sotto al tavolo a Rico.

- Una Burrobirra anche per me, Madama. –

Vennero serviti alla svelta e nel giro di un paio di minuti il boccale di Evan era già vuoto. Emise un gemito gutturale quando vide Prewett che attirava la Meadowes a sé e la baciava con passione.

Gli occhi blu polvere del cugino incrociarono i suoi e sembrò capire alla perfezione cosa  gli stesse passando per la testa.

Rabastan gli rivolse un’occhiata perplessa. – C’è qualcosa che non va? –

- No, devo solo finire di … - cominciò, mordendosi il labbro alla ricerca di una scusa.

- Di fare il tema di Trasfigurazione per l’arpia. – concluse Rico, venendogli in aiuto.

- Già, proprio quello. Ci vediamo più tardi. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 gennaio 1974

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La festa che avevano organizzato per il suo compleanno era stupefacente, questo doveva riconoscerlo. L’organizzazione era stata curata interamente da Rico e Rabastan, con la collaborazione di un paio di Corvonero compiacenti che avevano dato una mano con gli incantesimi di insonorizzazione e sigillo.

La sala da bagno dei Prefetti si apriva solo per coloro che erano in lista ed era stata trasformata in una vera e propria piscina con tanto di pista da ballo e bar.  La rivalità tra le Case era stata messa da parte e, una volta tanto, persino i Grifondoro si erano uniti ai festeggiamenti.

A Evan però tutto questo non interessava, perché tra i rosso oro cercava unicamente una persona.

La vide in un angolo, in compagnia delle amiche, intenta a ridere e scherzare. Non sapeva neanche lui chi e come fosse riuscito a convincerla a partecipare.

- Quello è il mio regalo di compleanno. – annunciò Rico, comparendo alle sue spalle, per poi aggiungere: - Non c’è bisogno che mi ringrazi. –

Gli assestò una pacca sulle spalle e sparì verso un gruppetto di Corvonero del sesto anno.

- Credo di doverti fare gli auguri, Rosier. –

Si voltò verso la voce che aveva parlato. Lei. Ora che la guardava con attenzione doveva ammettere che era splendida con indosso quegli shorts semplici e una maglietta dello stesso verde smeraldo dei suoi occhi.

- Grazie, Meadowes. –

- Non farci l’abitudine, però, perché domani la festa sarà finita e le cose torneranno come al solito. –

- In questo caso dovrò organizzare un’altra festa. – replicò.

La vide ridere piano, divertita, e rimase colpito da come le si illuminava lo sguardo in quei momenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 novembre 1974

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Mettilo giù, Rosier! –

Una voce indignata raggiunse le sue orecchie, spingendolo a voltarsi verso di lei. Eccola lì, Dorcas Meadowes, la protettrice di imbranati e Mezzosangue.

- Tutto quello che vuoi, Meadowes. – replicò, spedendo il ragazzino che stava facendo volteggiare per aria dritto dentro al Lago Nero.

Il piccoletto, un ragazzino che doveva essere al massimo al secondo anno e possedeva tutte le caratteristiche tipiche dei Tassorosso, riemerse sputacchiando e si trascinò lentamente a riva.

- Bel tuffo, aveva un certo stile. – commentò ironicamente Rico, appoggiato sotto al solito albero che era diventato un po’ il loro punto d’incontro.

Dorcas raggiunse il ragazzino, asciugandolo rapidamente con piccoli colpi di bacchetta e fulminando i Serpeverde lì intorno con un’occhiataccia.

- Si può sapere perché facevi levitare Boots? –

Si accigliò leggermente, - Facevo levitare chi? … Ah, il marmocchio. –

- Sì, Rosier, lo so che sto parlando del marmoc … ehm, del bambino. – si corresse prontamente, assumendo un’espressione corrucciata davanti alla risata del Serpeverde.

- Stavo solo insegnando a Boots che bisognerebbe guardare dove si va, invece di investire le persone. – ribattè serafico, volgendo gli occhi blu sul dodicenne tremante, - Non è così, ragazzino? –

Boots annuì, in modo per niente convincente, - Sì, Prefetto Meadowes, non è successo nulla di grave. –

Poi, evidentemente desideroso di sfuggire a qualsiasi altra domanda, sgattaiolò tra la folla degli spettatori e prese la direzione del castello.

- Hai visto, l’hai fatto scappare. – ironizzò Evan, avvicinandolesi lentamente.

Si ritrovò con la bacchetta della ragazza puntata contro.

- Sta indietro, Rosier. –

Incurante, proseguì la sua avanzata.

- Rilassati, raggio di Sole, stavo solo ammirando il panorama. –

La leggera camicia della divisa, illuminata in pieno dai raggi del sole, rivelava il casto reggiseno bianco che indossava. La vide avvampare, improvvisamente consapevole di dove puntasse il suo sguardo.

- Va’ all’inferno, Rosier. – sbottò, rinfoderando la bacchetta e girando sui tacchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

2 giugno 1975

 

 

 

 

 

 

 

 

Era l’ultima uscita dell’anno a Hogsmeade ed Evan aveva deciso di sfruttarla come si doveva. Non avrebbe mai ammesso con qualcuno che l’unico motivo per cui si trovava in giro per negozi fosse che era a corto di idee e aveva un disperato bisogno di trovare un regalo adatto.

- Hai almeno una vaga idea di cosa regalarle? – gli chiese Rico, stiracchiandosi pigramente e alzandosi dalla panchina su cui si era lasciato cadere dieci minuti prima, quando erano arrivati al centro del villaggio e suo cugino aveva cominciato a interrogarsi mentalmente su quale negozio visitare.

- Pensi che se avessi uno straccio d’idea me ne starei qui fermo come un idiota? –

- Probabilmente no. -, ammise, - Te ne andresti in giro come un idiota. –

- Non sei di aiuto. –

- Lo so, infatti non sono qui per esserti di aiuto. – replicò, sorridendo serafico.

Inarcò un sopracciglio. – Ho quasi paura di chiederti perché mi hai accompagnato. –

Rico accennò al gruppo di ragazze che passava in quel momento, scollacciate e decise ad approfittare della giornata di libertà per poter stare al fresco senza rischiare un rimprovero.

- E me lo chiedi anche? Ragazze che vanno in giro mezze nude, è ovvio. –

Scosse la testa, esasperato, e lo sguardo cadde proprio in quell’istante sull’insegna del Serraglio stregato. Dietro alla vetrina, acciambellato in un angolo, stava un micino dal pelo nero e gli occhi smeraldini.

- Ho trovato il regalo perfetto. – annunciò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 febbraio 1976

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Era il tuo barbagianni quello che ha consegnato il pacchetto alla Meadowes? – domandò perplesso Rabastan.

- Perché fai domande di cui conosci già la risposta? – replicò Evan, mentre osservava Prewett 1 lanciargli un’occhiata assassina e lo ricambiava con un sorrisetto.

A quanto sembrava ci aveva visto giusto, quello stupido bamboccio di Prewett aveva ancora una cotta per la Meadowes. Bene, questo rendeva la cosa di gran lunga più interessante.

Rabastan continuò a fissarlo incredulo.

- Credo che andrò a fare un volo – annunciò, non appena ebbe finito il suo caffè, alzandosi in piedi e rivolgendo un cenno di saluto ai tre amici.

San Valentino era il giorno migliore per allenarsi a Quidditch, tutti gli altri erano impegnati a fare le coppiette felici e il campo era deserto.

Era arrivato a metà strada quando un rumore di passi lo spinse a voltarsi, non gli piaceva essere seguito.

- Meadowes, cosa posso fare per te? – chiese, trovandosi davanti la figura snella della bionda Grifondoro.

- Magari spiegarmi cosa diavolo ti passa per la testa, Rosier – replicò secca, mostrandogli la scatoletta verde.

Evan notò che la Piuma di zucchero non c’era più, doveva aver deciso di finirla anche se era stato lui a mandargliela.

- Temo di non capire –

- Non fare finta di niente, perché mi hai mandato quella Piuma? – insistè.

- Perché so che sei allergica al cioccolato – replicò, deciso a divertirsi un po’.

Sapeva che la ragazza detestava quelle risposte ambigue e campate per aria.

Un lampo di stupore passò per un attimo negli occhi smeraldini di lei, ma si riprese in fretta.

- D’accordo, ma perché l’hai fatto? –

Evan ghignò divertito, era tipico di lei insistere fino ad ottenere una risposta che la soddisfacesse.

- Perché non mi sei antipatica –

- Che razza di risposta è? – sbottò, poi aggiunse, indicando una ragazza seduta sotto al patio, - Lì c’è la Zabini, ti è antipatica? –

Evan aggrottò la fronte, perplesso. - No, direi di no – replicò lentamente, cercando di capire dove volesse andare a parare.

- Allora perché non l’hai regalata a lei, oppure a … -

Non riuscì a finire la frase perché un paio di labbra, fredde e morbide, coprirono le sue. Fu un bacio profondo, intenso, che sapeva di vaniglia e che le fece sentire le farfalle nello stomaco.

Evan si allontanò delicatamente, con un ghigno divertito sul volto dai tratti perfetti.

- Parli troppo, Meadowes, te l’hanno mai detto? –

Detto ciò le fece un occhiolino e se ne andò, lasciandola da sola a riflettere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 luglio 1976

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano quasi cinque mesi che stavano insieme, ormai liberi dalla scuola e da tutte quelle chiacchiere che si erano levate quando la notizia della loro relazione era venuta alla luce.

Evan sentiva il bisogno di fare qualcosa di speciale, che segnasse l’inizio di qualcosa di vero, serio, e profondo. Non erano più dei ragazzini, avevano fatto il loro ingresso nel mondo degli adulti, ed era ora di cominciare a comportarsi da tali.

Dorcas, stretta tra le sue braccia, gli rivolse un’occhiata incuriosita.

- A cosa pensi? –

- Ti piace la Francia? –

La ragazza aggrottò la fronte, perplessa, come sempre quando se ne usciva con frasi senza un apparente senso logico.

- Sì, mi piace, ma cosa c’entra? –

- Abbiamo un mese di vacanza prima di cominciare a pensare ai tirocini e io ho una casa in Costa Azzurra. –

La vide sgranare gli occhi.

- Mi stai chiedendo di venire a stare con te in Costa Azzurra per un intero mese? –

Annuì. – Sempre se ti va. –

Gli gettò le braccia al collo, attirandolo a sé e baciandolo con impeto. – Certo che mi va! –

Poi, d’un tratto, divenne sospettosa. – E se dovessimo litigare e tornare a non sopportarci? –

- Bè, la casa da proprio sulla spiaggia. Posso sempre buttarti giù dal balcone e far finta che si sia trattato di un annegamento del tutto accidentale. – replicò, ricevendo in risposta una gomitata nelle costole.

- Magari, invece, sarò io che tenterò di ucciderti. –

- Se hai intenzione di cucinare, sì, decisamente. – convenne.

Dorcas lo picchiò nuovamente, ridendo, e finirono con il rotolarsi tra le lenzuola di seta del suo letto a baldacchino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[2.159 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Era una vita che non scrivevo qualcosa su loro due, il mio OTP potteriano per eccellenza, quindi eccomi nuovamente qui a rompervi le Pluffe xD. Spero che questa OS che racchiude un po’ tutti i momenti salienti dei loro sette anni a Hogwarts vi sia piaciuta e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt
  
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