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Autore: specchiodellamezzanotte    18/07/2014    2 recensioni
La terra dello specchio è una terra divisa da un potente incantesimo dal quale ha preso il nome di specchio poiché i pochi abitanti dello specchio nord che in passato erano riusciti a superare la barriera ,prodotta dall'incantesimo, sostenevano che lo specchio sud fosse esattamente uguale alla loro terra, anche se affermavano che nel sud specchio il giorno era cupo quanto la notte e le terre erano abitate da creature orride e maligne, è facile dunque capire che le due terre rappresentano una l’opposto dell’altra tranne che per la morfologia, in questa terra Fenix , il protagonista del racconto, cercherà di combattere la maligna regina dello specchio sud che dopo aver tentato di impadronirsi dello specchio nord quattrocento anni prima ora ha deciso di riprendere il controllo di tutto lo specchio e con delle orde di elfi maligni ha iniziato di nuovo a seminare il panico bruciando il villaggio di Fenix, ma per combatterla ci vorranno decisamente molti colpi di fortuna, oltre che molto tempo per domare i nuovi poteri ed incontrare validi compagni d’avventura.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gli facevano male le gambe, l’affanno peggiorava ma non poteva smettere di correre. Non sapeva dove stesse andando, né da cosa stesse cercando di fuggire sapeva solo che tornare indietro significava morire.
Si trovava in una foresta con alberi alti e grigi, le foglie cadevano trascinate dal vento e intorno a lui un mare nero si estendeva in ogni direzione,  era un enorme tappeto opaco che nascondeva ogni insidia del terreno facendolo inciampare  e rallentare.  Ma Fenix non si arrendeva, continuava ad avanzare tenendo gli occhi fissi sulla foresta, cercando di scrutare le ombre e di evitare le radici. Era un luogo spaventoso, non si percepiva nessun essere vivente, gli uccelli non cinguettavano sui rami e le chiome dorate degli alberi producevano ombre gigantesche e cupe,  i colori delle foglie sui rami erano caldi, tipici dell’autunno ma stranamente erano troppo accesi e tutto sugli alberi  sembrava andare a fuoco, mentre sul bruno terreno le foglie staccatesi col vento perdevano ogni colore.  Correva da una eternità e non accadeva nulla, il suo silenzioso cacciatore aspettava solo che si fermasse. Il cuore gli batteva sempre più forte per la paura e per la corsa, era stanco e la vista gli si iniziò ad annebbiare, poi un masso coperto dalle foglie lo trasse in inganno e perse l’equilibrio. Il ragazzo si ritrovò per terra  e dalla foresta uno stridulo verso raccapricciante lo avvisò che era arrivato al termine della fuga, il vento iniziò a spirare violento facendo alzare le foglie giallastre ed un ombra si distaccò dal fitto della vegetazione per avanzare sempre più verso Fenix, il ragazzo si coprì il volto cercando d’alzarsi, ma ormai era troppo tardi.
Fenix si svegliò di soprassalto con il cuore palpitante e la bocca stranamente secca, “era solo un sogno” pensò sollevato. Attorno a lui i grilli cantavano ed il fuoco si era quasi spento, gli alti alberi della foresta di Anthair sembravano ridargli il benvenuto nella sua realtà.  Sdraiato sul suo manto cercava di capire quanto mancasse all’alba ed intanto scrutava le stelle coperte dai rami, pian piano iniziarono a sparire e una fioca luce si insediò da est, diradando la notte con lentezza inesorabile, era ora di ripartire, quindi Jack si alzò frastornato "Dormito bene carota?" chiese lentamente "non tanto" disse Fenix  mentre si alzava dal giaciglio "come mai? non ti piace essere divorato dalle zanzare?" che battute scontate, il solito umorismo da quattro soldi "no, ho avuto un'incubo stranissimo, questa foresta mi fa impazzire" disse Fenix irritato "coraggio rosso, manca poco. Stasera ti farai una bella abbuffata di cervo arrosto e poi andrai a dormire nel tuo letto finalmente!" era vero, non mancava molto per arrivare a Tieras, anzi procedendo di buon passo sarebbero potuti arrivare anche prima del tramonto. La prospettiva di poter arrivare a casa prima del previsto eccitò i ragazzi che in un batter d’occhio spensero ciò che rimaneva del fuoco e si misero il cervo scuoiato ed avvolto in un grande telo sulle spalle, partirono quindi col cuore leggero e lo stomaco vuoto visto che mancava poco per arrivare a destinazione e  delle provviste restava solo una pagnotta dura e qualche sorso d’acqua.
La strada sino al villaggio  era tutta in discesa poiché stavano scendendo dall'altopiano, quindi non era molto faticosa da percorrere, però la discesa specialmente se così ripida poteva giocare brutti scherzi, Fenix e Jack ne sapevano qualcosa visto che da anni percorrevano quei boschi con i loro padri, ma questa era la prima volta che cacciavano senza i loro Vecchi e ciò gli spingeva ad essere ancora più cauti. Procedettero per ore e videro il sole posizionarsi pian piano sulle loro teste, alto nel cielo e risplendere imperlandogli le fronti di sudore, la stanchezza iniziava a farsi sentire ed il caldo estivo lasciava gli alberi inermi senza neanche smuovere le loro foglie con una minima brezza, di certo era una gran fatica portare quel bestione fino al villaggio, ma ne valeva la pena, visto che non si poteva vivere di soli cereali e di quei tempi la carne costava molto e decisamente troppo sia per la famiglia di Fenix che per quella di Jack, non che fossero poveri, anzi entrambe le famiglie possedevano due modeste piantagioni di grano ed entrambe si guadagnavano bene da vivere ma il pane non si vendeva bene quanto la carne e di tanto in tanto c’era bisogno di andare a cacciare.  Le due famiglie erano in buoni rapporti soprattutto perché la sorella maggiore di Fenix, Anies, aveva sposato il fratello di Jack da ormai cinque anni, ed avevano messo su una gran bella famigliola con tre vivaci marmocchi, Blou, Loren e louis. L’unione delle due famiglie aveva fatto trovare a Fenix  un compagno di avventure, finalmente qualcuno con cui poter andare a caccia e girovagare per il villaggio scroccando qualcosa da bere alla taverna di suo zio, Jack aveva di certo i suoi difetti, ad esempio non lo chiamava mai col suo nome, visto che preferiva ”carota” ma era un amico leale, e c’era sempre nel momento del bisogno. Due giorni prima avevano deciso di andare a caccia insieme e ne erano molto felici, visto che entrambi sapevano mirare bene con l’arco ed erano magri e silenziosi, invece  i loro vecchi spesso e volentieri per il peso facevano scricchiolare più di qualche ramo e quando bisognava inseguire le prede e non perderle d’occhio non era bello essere rallentati da loro, era innegabile il fatto che avessero maggiore esperienza ma anche l’agilità contava, in quei tre giorni avevano scoperto di essere un' accoppiata vincente per cacciare, infatti quel grosso cervo che portavano in spalla era la dimostrazione della loro bravura, le rispettive famiglie sarebbero state molto fiere di loro. Il ritorno verso  casa proseguì liscio come l’ olio fino a quando i giovani stanchi e affamati decisero di fermarsi a consumare ciò che era rimasto delle provviste, all’ inizio cercarono un albero per ripararsi dal sole ma in quella zona prevalentemente rocciosa  gli arbusti erano per la maggior parte troppo bassi e quelli alti avevano una chioma troppo scarna, quindi costeggiarono una parete rocciosa e trovarono una grotta dentro la quale si ripararono dal sole e iniziarono a consumare il pasto, ma mentre parlavano della faccia che avrebbero fatto i loro vecchi vedendoli tornare con quella preda  Jack disse " hei carota, mi è sembrato di aver sentito un rantolo provenire dal fondo  della caverna" Fenix quindi si alzò e si diresse nell'oscurità, lì vide che la grotta voltava a destra e dopo pochi passi scorse una seconda entrata che gettava luce sul terreno umido della caverna, stava per tornare indietro quando sentì un secondo rantolo e avvicinandosi ancora gli scorse. Proprio lì appoggiati alla parete coperti da lunghi manti neri giacevano delle figure, ad occhio e croce più di una trentina, gli stranieri non avevano provviste c’erano solo loro nella caverna e dormivano emettendo strani e soffusi lamenti.  Fenix indietreggiò con cautela e ritornò sui suoi passi sperando che le figure incappucciate non lo avessero  sentito.
   
 
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