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Autore: oOoPRONGSIEoOo    02/09/2008    11 recensioni
è la prima storia che pubblico e sono molto emozionata. è ambientata pochi girni dopo "Il peggior ricordo di Piton", Lily è confusa e si chiede cosa sarebbe successo se avesse perdonato Severus. Forse sarebbe riuscita ad allontanarlo dalle Arti Oscure. Forse. è distrutta per aver perso quell'amicizia e proprio quando tutto le sembra perduto, ritrova la felicità. Fatemi sapere che ne pensate.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Allora prima di lasciarvi alla storia ho da dire alcune cosette.

È la prima storia che pubblico e per me è stato molto difficile decidermi finalmente a postare. Scrivere è il mio sogno da quando ero piccola e spero di riuscire a realizzarlo prima o poi, così ho pensato che fare della gavetta e vedere che cosa ne pensano altre persone sulle cose che scrivo mi avrebbe aiutato.

Perciò eccomi qui.

Allora sono molto orgogliosa di questa storia poiché è la prima che concludo. Può sembrare stupido perché è solo un one-shot, però credetemi quando ho scritto l’ultima parola sono stata fiera di me stessa. È venuta più o meno come l’avevo immaginata, certo non è perfetta e quindi sarò ben felice di ascoltare qualche eventuale consiglio o critica (basta che siano costruttive e non distruttive!).

La storia è ambientata qualche giorno dopo il peggior ricordo di Piton.

 

Disclaimer: i personaggi ed i luoghi non mi appartengono e sono proprietà di J.K. Rowling.

 

 

FELICITÀ… T’HO PERSO IERI… OGGI TI RITROVO GIÀ …

 

GIURO SOLENNEMENTE DI NON AVERE BUONE INTENZIONI

 

…Non ho bisogno dell’aiuto di una sporca Mezzosangue…

“Harry Potter e l’ordine della Fenice” cap.28 pag.606

 

“ I’m sorry.” 

“ I’m not interested.” 

“ I’m sorry.”

“ Save your breath.”

“ I only came out because Mary told me you were threatening to sleep here.” 

“ I was. I would have done. I never meant to call you Mudblood, it just...” 

“ Slipped out? It’s too late. I’ve made excuses for you for years. None of my friends can understand why I even talk to you. You and your precious little Death Eater friends – you see, you don’t even deny it! You don’t even deny that’s what you’re all aiming to be! You can’t wait to  join You-Known-Who, can you?” 

“ I can’t pretend any more. You’ve chosen your way, I’ve chosen mine.” 

“ No – listen, I didn’t mean ...”  
“ – to call me Mudblood? But you call everyone of my birth Mudblood, Severus.
Why should I be any different?”

“Harry Potter and the Deathly Hallows” cap.33 pag.542

 

 

                                                                                  Giugno 1976 - Parco di Hogwarts

 

La fine.

La fine del suo quinto anno a Hogwarts. La fine degli esami. La fine della sua amicizia con lui. L’amicizia in cui aveva creduto per tutti quegli anni.

La fine.

Era tutto così strano, così surreale, come poteva una semplice parola mandare in frantumi un’amicizia durata anni?

 

Mudblood.

 

Dolore. Crudeltà. Discriminazione. Disgusto. Odio.

Tutto racchiuso in una semplice parola.

Così, poteva frantumarla così.

E la colpa era tutta sua.

Lui che non aveva avuto, o voluto, il coraggio di ribellarsi ai suoi amici. Tutta colpa sua.

Perché lei ci aveva sempre creduto, non aveva mai dato ascolto a tutti quelli che le dicevano di non stare con lui, che le chiedevano perché fosse sua amica.

Non aveva mai esitato a difenderlo, da vera Gryffindor, mettendosi contro anche a persone della sua stessa casa.  Era andata oltre all’odio che accomunava le loro due Case.

Gryffindor e Slytherin.

Aveva sempre guardato il suo lato buono, non si era mai soffermata su quello che vedevano gli altri.

Perché lei sapeva, era sicura di quello che c’era dietro a quella maschera di oscura freddezza.

Ma ora, ora ne era così sicura?

No, non più ormai.

Lui era cambiato. Non era più quel bambino che anni prima le aveva spiegato il motivo di tutte quelle cose strane che sapeva fare. Non era più il bambino che le parlava di Hogwarts. Non era più il bambino che le aveva detto che anche se lei era figlia di due babbani, non c’erano problemi, non aveva importanza.

 

Mudblood.

 

Dopo un po’ di tempo ad Hogwarts, aveva capito che quelle parole erano solo bugie. C’erano, c’erano eccome, pregiudizi su di lei, una Mudblood. Ma a lei non importava perché a lui, il suo migliore amico, non interessava. Per lui, lei era come gli altri.

Ma ora, niente era più come prima.

 

Mudblood.

 

L’aveva ferita, lei che lo aveva sempre sostenuto.

 

Mudblood.

 

L’aveva umiliata, lei che lo aveva sempre ascoltato.

 

Mudblood.

 

L’aveva tradita, lei che gli aveva sempre voluto bene.

 

Mudblood.

Mudblood. Mudblood. Mudblood.

 

Con rabbia prese un sasso e lo scaraventò con forza nel lago Nero. Il tonfo le rimbombò nelle orecchie e lei, immobile, guardava con gli occhi verdissimi pieni di lacrime il punto dove la pietra era sprofondata.

Portò le mani tra i capelli, voleva urlare fino a quando non sarebbe rimasta senza fiato, urlare e sfogare tutto il suo dolore.

 

Mudblood. Mudblood. Mudblood.

 

I capelli colore del fuoco le scivolavano tra le dita.

Voleva tirarli, strapparli.

 

MUDBLOOD! MUDBLOOD! MUDBLOOD!

 

Singhiozzava, così forte che il suo corpo tremava e sobbalzava.

Perché? Perché?

Perché tutte le persone a cui voleva bene se ne andavano?

 

Tooney la disprezzava perché era una strega.

Sev perché era una Mudblood.

 

Ma allora quale era il suo posto?

Lei troppo strega, per essere babbana.

Lei troppo babbana, per essere una strega.

 

Piangeva, ancora con le mani nei capelli, gli occhi ancora fissi nell’acqua.

Si avvicinò piano alla riva, il leggero vestito celeste che le ondeggiava intorno alle caviglie, e scrutò il suo riflesso nell’acqua.

 

Chi era lei?

 

Non lo sapeva nemmeno più.

Non sapeva più chi doveva essere, come doveva essere. Tanto nessuno dei due sarebbe più tornato da lei.

Sev soprattutto. Lui se ne era andato per sempre, e lei lo aveva lasciato andare.

Forse aveva sbagliato, forse avrebbe dovuto dargli un’altra possibilità, ma per troppo tempo aveva fatto finta di non vedere, troppe volte era passata sopra i suoi sbagli, facendo finta di niente, ed ora si era arrivati a un punto di non ritorno.

Sembrava che avesse due anime.

Quella buona, che mostrava sempre quando era con lei, dolce e gentile.

Quella cattiva, che mostrava quando lei non c’era e non poteva vederlo, crudele e pericolosa.

Molte voci giravano per la scuola, voci su di lui e sui suoi amici, Avery e Mulciber.

 

Lily aveva chiesto più volte spiegazioni a Severus e lui le aveva detto che non c’entrava niente con le malefatte che facevano i suoi amici. Le disse che lui non aveva niente a che fare con la Magia Nera. Erano solo voci.

Solo voci, diceva lui. Eppure, erano un sacco di voci.

Lily gli aveva creduto, ma troppe erano le coincidenze.

Quando aveva visto il suo libro di pozioni era inorridita. C’erano normali appunti, certo, ma ogni tanto si trovava qualche incantesimo ed uno in particolare aveva destato l’attenzione di Lily. Aveva preso una rana morta dall’ufficio di Lumacorno e aveva scagliato l’incantesimo.

 

Sectusempra.

 

Contro i nemici, c’era scritto.

Ma quello non era un semplice incantesimo che, magari, ti metteva a testa in giù o ti riempiva di schiuma la bocca.

No. Quello era malvagio.

Inorridita aveva guardato la rana che sotto i suoi occhi si riempiva di ferite e il sangue fuoriuscire a fiotti. Lily aveva lasciato cadere a terra la sua bacchetta e con orrore era scappata dalla stanza. Quello era un incantesimo per uccidere. E non c’erano dubbi che la scrittura fosse di Sev.

Terrorizzata gliene aveva parlato, ma lui, ancora una volta, aveva detto che l’incantesimo l’aveva fatto per Avery e Mulciber, ma che non lo aveva mai usato.

 

Bugie. Solo bugie.

 

Sev avrebbe dovuto scegliere prima o poi. O la sua amicizia o quella con Avery e Mulciber. Ed ora la sua scelta l’aveva compiuta.

 

Avery e Mulciber erano futuri Mangiamorte, usavano la Magia Nera, facevano cose orribili e malvagie. E Sev lo sapeva. Lo sapeva e non faceva niente per fermarli, diceva che erano cose per ridere.

E lui li aiutava? E lui si divertiva? E lui sarebbe diventato un Mangiamorte?

 

Lui le aveva sempre risposto di no, e forse prima lei poteva anche crederci.

Ma ora, ora lui aveva deciso, e lei sapeva che la risposta a quelle domande era: sì.

 

Lacrime amare e crudeli scendevano sul suo bel viso.

Voleva sfogare la sua rabbia. Perché lui se ne era andato e l’aveva abbandonata. Aveva lasciato la strada che avevano iniziato a percorrere insieme. La strada dei giusti.

E si era ripetuta mille volte in quei giorni che magari se non lo avesse allontanato forse sarebbe riuscita a portarlo via da quel mondo oscuro in cui si trovava, ma quella parola…

 

Mudblood.

 

le tornava tutte le volte nella mente. La perseguitava di giorno e di notte, e il suo orgoglio non ce la faceva, non lo poteva perdonare.

L’aveva tradita e questo l’aveva ferita più di dieci maledizioni Cruciatus insieme. E non poteva dimenticare, non quella volta.

 

Singhiozzava sempre più forte, sembrava che avesse le convulsioni.

Le lacrime le annebbiavano la vista ed i suoi occhi erano opachi, il verde era spento.

Le lunghe mani affusolate stringevano convulsamente i capelli.

La sua figura minuta ora sembrava più fragile, più delicata di un cristallo.

 

-         Evans?

Una voce insicura dietro di lei.

 

-         Allora chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?

 (“ Harry Potter e l’ordine della Fenice” cap.28)

 

Una voce insicura che solo pochi giorni prima era stata arrogante e odiosa.

 

Mocciosus.

 

Colpa sua. Tutta colpa sua.

Era lui che aveva dato inizio a tutto.

Lui che aveva umiliato Sev davanti a tutti.

Era da lui che lei doveva difenderlo.

Sentì i suoi passi sull’erba verde e morbida, era ormai vicinissimo.

Sentì la rabbia e l’odio montarle dentro.

 

-         Evans?

Le posò una mano sul braccio.

-         Tutto bene? – Chiese preoccupato.

Lei si voltò lentamente.

-         Tutto bene?! Certo… una meraviglia!

James Potter rimase pietrificato dal suo sguardo, dalla sua voce. Odio. Odio puro.

-         Non mi toccare!

Con uno strattone lei si liberò dalla sua presa.

 

Mudblood.

 

Odio.

 

-         È tutta colpa tua!TI ODIO!

-         Evans ma cosa…?

Preoccupato cercava di calmarla.

-         È tutta colpa tua!

Lacrime, grida. Spinta dalla rabbia gli si scaraventò addosso dandogli pugni sul petto.

-         TI ODIO! È COLPA TUA! PERCHÈ NON LO LASCI MAI IN PACE, EH? PERCHÈ  NON TI FAI MAI GLI AFFARI TUOI? TI ODIO!

-         Evans! Fermati!

James inerme, lasciava che lei gli si avventasse contro. Sentiva le sue mani chiuse a pugno battere con insistenza sul suo torace.

Ma non era quello a fare male. No. Erano le sue parole che lo ferivano più di cento pugnalate al cuore.

Di nuovo, lei era lì che gridava contro di lui per difendere Piton.

Nonostante lui l’avesse chiamata Mudblood, la colpa era sempre sua.

-         TI ODIO! SEI TU CHE L’HAI SPINTO A CHIAMARMI IN QUEL MODO! PERCHÈ TE LA DEVI PRENDERE SEMPRE CON IL POVERO SEV?

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. James la prese per i gomiti e bloccò quella raffica di pugni.

-         ORA BASTA! - Tuonò.

Lei lo guardò sorpresa. Non aveva mai alzato la voce con lei. I suoi profondi occhi scuri erano ridotti a fessure, due pozzi neri nei quali in quel momento, nessuno avrebbe voluto sprofondare.

-         Basta Evans!

Le lacrime di lei si erano come ghiacciate sul quel viso da bambola.

-         Ora calmati.

La ragazza sbatté le ciglia facendo cadere  le ultime lacrime, poi abbassò lo sguardo. Non ci sarebbe mai riuscita a sostenere quello del ragazzo. Però orgogliosa, cercò di rispondere a tono.

-         Non sei mio padre, non dirmi quello che devo fare! E non ho bisogno di calmarmi.

-         Io invece credo di si. Stai delirando. È vero non posso comandarti, però sei tu che hai cominciato a prendermi a pugni e in più stai dicendo fesserie. Povero Sev! Ma per favore!

-         Non osare…

-         Non osare cosa, Evans? Dirti la verità?

Il suo tono era forte e derisorio, e lei non poteva fare a meno di provare un po’ di timore.

James si passò una mano tra i capelli neri con un gesto involontario e riprese a parlare. La sua voce era ferma ma gli costava tantissimo parlare con lei, soprattutto dopo quello che lei gli aveva detto. Le ferite erano ancora aperte.

 

-         Potrò essere anche un pallone gonfiato, un arrogante, un prepotente e chi più ne ha più ne metta, ma non puoi prendertela con me perché Piton ti ha chiamata una tu-sai-come, perchè ti ha umiliata davanti a tutti e ha rinnegato la vostra amicizia. È vero, forse se io non lo avessi attaccato, l’altro giorno, non sarebbe successo niente, lo ammetto, e tu in questo momento saresti qui a passeggiare con lui invece che a prendere a pugni me.

C’era dell’amarezza in quelle parole, Dio solo sapeva quanto gli costava dirlo.

-         Ma per quanto credi non lo avrebbe fatto? Una settimana? Un mese? Un anno?E dopo? È uno Slytherin, Lily, è nella sua natura disprezzare i “diversi”. Alla prima occasione, la prima volta che lui avrebbe abbassato la guardia, lo avrebbe fatto. Lui chiama in quel modo tutti quelli di nascita babbana perché con te dovrebbe fare un’eccezione?

Lily si stupì delle ultime parole di James, erano le stesse che lei aveva detto a Severus.

Anche se tutto il discorso era un po’ sconvolgente detto da Potter, era vero.

Potter, lei pensava che sarebbe stata l’unica volta che lo avrebbe pensato, aveva ragione, maledettamente ragione.

Ed era stata una stupida ad attaccarlo in quel modo, ma come al solito si era lasciata trasportare. Come quel giorno al lago.

 

“Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace… sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA!”

(“Harry Potter e l’ordine della Fenice” cap.28)

Era vero che lo considerava un pallone gonfiato, però le sue parole erano state davvero troppo dure. Si rese conto che ancora una volta la rabbia e la delusione verso Severus l’avevano spinta ad aggredire Potter più di quanto se lo meritasse.

E si rese anche conto di quanto fosse stata cattiva e di come aveva potuto aver ferito quella persona, anche se non era poi così sicura che ci fosse rimasto veramente male.

Non capì, comunque, il motivo per il quale lui si fosse avvicinato e le avesse  detto quelle cose, cos’era un modo per rinfacciarle quanto era stata stupida a credere a Piton per tutti quegli anni e a difenderlo?

E di come invece, era stata ingiusta nel prendersela sempre con lui per ogni scherzo che faceva, anche il più piccolo, mentre con Piton aveva sempre avuto le fette di prosciutto davanti agli occhi?

Beh, se era così se lo poteva anche risparmiare.

-         Senti Evans. – Lily notò il ritorno all’uso del cognome. – Non sono qui per farti la predica, avrai avuto i tuoi motivi per fidarti di Piton e tutte le tue ragioni, quello che voglio dirti è che non merita le tue lacrime e il tuo dolore. È lui che non capisce che i suoi pregiudizi non lo porteranno da nessuna parte, e a quel punto non sarai tu, una persona splendida… - Strano a dirsi, ma arrossì mentre lo disse. -  ma sarà lui a rimanere solo.

 

Solo.

La parola riecheggiò nella mente di Lily come un eco.

 

Solo.

 

No. Sev non sarebbe mai stato solo, lui aveva i suoi amici, era lei ad essere sola, ora.

 

Senza Tooney, senza Sev. Sola.

 

Con le lacrime che cominciavano a risalire tutti i meandri dei suoi occhi, inondandoli, con uno slancio si gettò contro il petto di James e si aggrappò con tutta la forza che aveva alla sua camicia.

Singhiozzava forte, di nuovo, le lacrime bagnavano la camicia di James. Neanche lei sapeva quello che stava facendo, voleva solo conforto e non le importava se lo stava cercando in Potter.

Dire che James era esterrefatto era dir poco. Non l’aveva mai avuta così vicina, non l’aveva mai abbracciata.

Ma quando lui se la immaginava, la vedeva felice tra le sue braccia, non che piangeva perché aveva litigato con il suo migliore amico.

Comunque fece quello che sapeva doveva fare, e quando lei sentì le sue braccia cingersi intorno alla sua vita sentì un fiume caldo scorrerle dentro.

La strinse a sé, godendosi quell’attimo di pace.

Piano, lei si calmò nel suo abbraccio e si scostò. James celò benissimo il suo disappunto.

 

-         Scusami. – Sussurrò flebile la ragazza. – Non avrei dovuto.

Si liberò dal suo abbraccio ma James le riprese i gomiti.

Non voleva che se ne andasse, ma soprattutto voleva, doveva sapere, se quelle cose lei le pensava davvero, o se si era lasciata trasportare dalla situazione.

-         Non devi scusarti, avevi solo bisogno di aiuto.

 

Lei fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo, folgorandoli. Il verde si faceva sempre più intenso e il ragazzo si sentiva trapassare da parte a parte.

 

-         Perché lo attacchi sempre?

Quella domanda venne sussurrata e si perse leggera nel venticello estivo, lui però la capì benissimo. E la sua risposta non tardò ad arrivare. Si volse a guardare il lago e parlò:

 

-         Piton diventerà un Mangiamorte insieme ad Avery e Mulciber e ad altri in questa scuola. È crudele, usa le Arti Oscure… è affascinato dalle Arti Oscure, che direi è anche peggio. Non sai quello che può fare un mago ammaliato dalla Magia Nera, può andare oltre i limiti della ragione, della vita, oltre tutto.  – Disse tornando a guardarla .

-         Quello che noi sappiamo di quello che fa Voldemort è solo la punta dell’iceberg di quello che in realtà è . Quando si è ammaliati da qual cosa si farebbe di tutto pur di ottenerla, pur di maneggiarla. E la Magia Nera può essere una incantatrice divina. Io ho deciso di lottare contro gente come questa, ho fatto la mia scelta, come l’hanno fatta anche i miei genitori, andrò contro chiunque non sarà con me. E poi mi sembra inutile dire che c’è già un’antipatia di fondo.

Se Lily si stupì delle parole dette dal ragazzo a lui non lo diede a vedere, dentro però non riusciva a credere alle parole di James.

-         Non è solo un’antipatia di fondo, voi vi odiate! Ma non ho mai capito il perché, insomma non può essere solo la rivalità tra case, c’è qualcosa di più profondo. Se te lo chiedo ora, mi rispondi, Potter?

-         È uno Slytherin, Evans! E…

-         E…?

-         No, no niente.

-         Come niente? Ora me lo dici!

Il suo tono intimidatorio non riuscì a scalfire l’orgoglio di James.

Come poteva dirle che lo attaccava anche perché era geloso?

Geloso di lui, Severus Piton, l’odioso Slytherin che le stava sempre accanto. Lui che riceveva i suoi dolci sorrisi. Lui che le parlava, l’abbracciava, che l’ascoltava quando aveva dei problemi.

Come poteva dirle che quelle cose avrebbe voluto farle lui?

Come poteva dirle che quando lo attaccava e lei difendeva sempre Piton, senza sapere se anche Severus avesse fatto qualcosa, lui sentiva dei grandi colpi al cuore?

Come poteva dirle che certe volte si metteva in mostra solo per attirare la sua attenzione, cercando di sminuire Piton ai suoi occhi?

Come poteva dirle che aveva pianto di rabbia più di una volta quando non ci era riuscito?

 

Non poteva, non poteva dirle quelle cose, si sarebbe reso ridicolo, magari ricevendo in risposta una sua risata.

Ed infatti fu il suo orgoglio a rispondere a quell’ordine. L’orgoglio e la sua testardaggine.

 

-         E poi, perché esiste.

La reazione che scaturirono quelle parole nella grifoncina fu immediata. Con un gesto secco liberò i gomiti dalla presa di James e si allontanò di qualche passo.

 

-         Sei sempre il solito Potter! Ed io che stavo cominciando a credere che si potesse parlare seriamente con te!

-         Ma io stavo parlando seriamente!

-         Allora confermi quello che ti ho detto l’altro giorno.

E come prima era accaduto a lei, anche James a quelle parole si irrigidì.

Gli occhi divennero sempre più scuri, la mascella si era indurita e le sue mani tremavano.

 

Allora le pensava realmente quelle cose, non era solo uno sfogo!

 

Sentiva un grosso macigno dentro di lui, che gravava sul suo cuore. Non capiva, non capiva davvero perché quando la vita ti ha sempre dato tutto, ti nega la cosa a cui tieni di più al mondo.

Aveva la stima di tutti, perché non riusciva ad avere anche quella di lei?

 

Lily notò quel cambiamento in lui, ma non riusciva a capirne il perché.

Erano state le sue parole?  Quel suo confermare le cattiverie che aveva detto giorni prima?

Ma allora ci era rimasto male anche se non lo aveva dato a vedere?

Ma cavolo! Aveva detto cose giustissime ed era stato carino almeno per una volta con lei, fino ad allora.  

Perché aveva dovuto dire quelle cose?

Lo sapeva benissimo che le davano fastidio quelle risposte, come se lui fosse Dio sceso in terra.

E che cavolo! Adesso andava pure a finire che doveva scusarsi.

La voce del ragazzo la riscosse dai suoi pensieri.

 

-         Beh! Io vado Evans. Ci vediamo a cena.

Sembrava quasi trattenesse le lacrime. Lui sapeva benissimo che non l’avrebbe rivista a cena. Sarebbe rimasto in camera a commiserarsi e a chiedersi che cosa sbagliasse con lei.

Si voltò e fece due passi, quando la voce di Lily lo raggiunse.

 

-         Potter? Dove vai?! Fermati!

Ma lui non si voltò, le fece solo un cenno con la mano.

Allora la ragazza, mettendo da parte per una volta l’orgoglio Gryffindor, lo raggiunse e gli prese un polso.

-         Non mi piace essere scaricata con un “ci vediamo a cena”. E quando ti chiamo sei pregato di voltarti.

La sua voce non ammetteva repliche, era il tono che usava quando impartiva gli ordini di prefetto.

James la guardò e per un brevissimo istante sorrise.

Non era da tutti i giorni che Lily Evans lo inseguisse, di solito era il contrario! Gli occhi le brillavano di fiero orgoglio.

Non senza una sfumature divertita le chiese:

-         Che cosa vuoi Evans?

-         Voglio parlarti.

-         Lo hai già fatto.

-         Voglio rifarlo. Vieni.

Lo trascinò per il polso fino alla grande quercia vicino il lago, dove erano soliti stare i Marauders.

-         Siediti!

Anche se la malinconia gli attanagliava il cuore i suoi ordini perentori lo divertivano da morire. E poi di certo non voleva farsi vedere con il muso lungo da lei, per quanto era diffidente avrebbe pensato che lo facesse a posta per farsi consolare.

-         Ok, capo!

-         Non chiamarmi capo!

-         Ok, capo!

-         Ufff!

Sbuffò spazientita, anche se l’alone di un piccolo sorriso le si intravedeva sul volto.

Si sedette vicino a lui e si voltò a guardare il paesaggio.

-         Allora? -Chiese lui spazientito.

-         Allora che?

-         Che dovevi dirmi?

-         Fa silenzio e guarda il tramonto!

-         Cosa? Ma sei impazzita?

-         No! E tu ci riesci per un attimo a stare zitto? Chiese lei minacciosa.

-         Certo! Sono un genio a stare zitto, anche gli altri me lo dicono sempre, sono un campione del silenzio e ….

-         Potter!

-         Remus dice che sono molto più sopportabile, dice che almeno non lo stresso con le mie paranoie, i miei dubbi, i miei perché e ….

-         Potter!

-         Peter dice che sono anche più carino e simpatico quando sto zitto, vabbhé che Peter non fa testo, per lui sono sempre carino e simpatico… e …

-         JAMES!

-         Sirius dice che… che hai detto?!

-         Ti ho detto che devi stare zitto!

-         Nonono, dopo?

-         Dopo che?

-         Che hai detto dopo? Come mi hai chiamato?

-         James.

-         Ridillo.

-         James.

-         Di nuovo.

-         Adesso basta.

-         E dai solo un’altra volta! Ti prego.

-         No.

Una Lily arrossita cercava di farlo smettere. Non lo aveva fatto apposta a chiamarlo per nome, non le era mai successo.

-         Smettila! E non mi fare gli occhi dolci, anche perchè lo dovresti sapere che con me non attacca.

-         Non sto facendo gli occhi dolci! E perché sei arrossita? Oh Lily, sei arrossita per me? Che carina che sei, e dai chiamami…

-         BASTA!

I nervi di Lily stavano subendo forti pressioni in quei giorni. Stava per perdere il controllo.

-         Devi per forza farmi pentire di averti fermato?

Ringhiò tra i denti, il suo sguardo minaccioso non prometteva nulla di buono.

-         No, no certo che no! Allora che cosa dovevi dirmi?

James cercò subito di cambiare discorso. Per una volta che era lei a voler passare del tempo con lui, non voleva mica rovinare tutto.

-         Guarda il tramonto.

-         Ma…

-         Guarda il tramonto!

-         Va bene…

 

Il sole rosso fuoco stava quasi per tramontare, la sua luce macchiava di sangue il lago, e lì, seduti sotto una quercia c’erano due studenti di Hogwarts che in silenzio guardavano quello stupendo spettacolo. E fu proprio quando a loro sembrò che il sole toccasse il lago, che lei cominciò a parlare.

 

-         Io e Sev ci siamo conosciuti quando avevamo dieci anni.

James si riscosse dai suoi pensieri e ascoltò le sue parole. Non capiva perché gli stesse parlando di Piton, però starla ad ascoltare, guardare i suoi capelli mossi dal vento, vedere i suoi occhi verdi mischiarsi al rosso del sole era la cosa più bella che avesse fatto in quegli ultimi tempi. Solo dopo capì che si stava confidando con lui, e che in realtà la cosa più bella era quella.

 

-         Io non sapevo di essere una strega, ma sapevo che c’era qualcosa di speciale in me. Sapevo fare cose che mia sorella, i miei genitori o gli altri bambini non sapevano fare. Lui, Severus, mi disse che cosa ero, che cosa sono.

Mi parlò di Hogwarts, di Azkaban e dei Dissennatori, mi parlò dei miei poteri. Quando mi disse che sarebbe arrivata una persona della scuola a spiegare tutto a me e ai miei genitori, perché loro erano babbani, gli chiesi se c’erano problemi per questo. Gli chiesi se nel mondo magico era un problema che io fossi figlia di babbani, se c’era discriminazione. Lui mentì. Mi disse di no.

-         Quando arrivai ad Hogwarts lo scoprii, ma non mi importava, certo ci stavo male, a volte quando gli insulti erano pesanti piangevo, volevo tornare a casa mia. Poi però mi sfogavo con Severus, che ormai era diventato il mio migliore amico, e capivo che era meglio rimanere ad Hogwarts, dove avevo una persona che mi capiva e consolava invece di andare a casa dove mia sorella mi odiava.

Il Cappello Parlante ci aveva smistato in Case diverse, però la nostra amicizia è andata oltre a tutto l’odio che accumunava le nostre due case. Lui era la mia sola ancora di salvezza nei momenti di sconforto.

Per James sentire quelle cose era come ricevere delle pugnalate al cuore, sentire che lei era stata male e che lui non c’era stato a consolarla.

Magari mentre Piton era con lei, lui era a fare il galletto con qualcun'altra.

E si odiò per questo, si odiò almeno quanto amava lei.

-         Ogni volta che lo difendevo, ogni volta che credevo alle sue bugie e che magari me la prendevo con te, quando non ti credevo se mi dicevi che era stato lui ad iniziare, che era stato lui a insultarti per primo, era perché io sapevo come era davvero, o meglio credevo di saperlo.

È anche vero che molte volte mi riusciva difficile crederti, visto che quando c’ero io, eri sempre tu ad iniziare.

James abbassò il capo sorridendo colpevole. Lei si voltò a guardarlo e per un breve attimo sorrise anche lei vedendo quel Potter così diverso dal solito.

-         Io vedevo in Severus il bambino che mi aveva detto chi ero veramente, che mi era stato vicino quando nessun altro c’era. Per questo non credevo alle voci che mi arrivavano, agli avvertimenti che mi davate tutti, io ero con lui e lui era con me. Io lo difendevo e lui difendeva me.

Non sai quante volte abbiamo discusso per i suoi amici. Io non volevo che li frequentasse, ma lui diceva che erano a posto, che insieme si divertivano e non facevano niente di male. Ed io come una stupida gli credevo.

James sorrise. A volte era così ingenua. Quando lo vedeva parlare con Sirius alzava subito le sue antennine e andava ad indagare su cosa stessero confabulando. Però a James non bastava dirle che non stavano facendo niente di male e che si stavano solo divertendo.

No, lui veniva sempre sgridato, anche se la maggior parte delle volte erano rimproveri fondati…

-         Quando litigavate prendevo sempre le sue parti perché per me eri tu il cattivo e lui la persona da difendere, e molte volte mi rendo conto di aver esagerato e ti chiedo scusa per questo. Anche l’altro giorno io credo di aver esagerato e mi dispiace.

L’orgoglio lo mise da parte di nuovo la nostra Lily.

Non sapeva neppure lei perché stesse dicendo quelle cose a Potter però quel giorno le ispirava

fiducia, e qualcosa dentro di lei le diceva che lui non avrebbe raccontato a nessuno di quel pomeriggio.

James tirò un sospiro di sollievo e sorrise. I suoi occhi si illuminarono e lei se ne accorse perché disse:

-         Potter ora non montarti la testa più di quanto tu non ce l’abbia già. Penso lo stesso che tu sia un prepotente e un pallone gonfiato, so solo che non sei uguale a Severus e ci tenevo a dirtelo.

-         …e poi non mi dai la nausea…

 Aggiunse con un filo di voce.

-         Non me la monto la testa Evans, non preoccuparti. E credimi mi hai tolto un peso.

Lei lo guardò dispiaciuta e rammaricata per le cose che aveva detto.

-         Mi dispiace davvero se ci sei rimasto così male ma io non volevo dirti quelle cose, è solo che ero stata umiliata da Piton, ero nervosa, triste e me la sono presa con te, che diciamocelo, non è che eri proprio innocente, però ho esagerato. Volevo sfogarmi su di te, ferirti…

-         Già, e devo dirti che ci sei riuscita molto bene Evans. La prossima volta, ti prego, dimmi tutto quello che vuoi ma non che sono uguale a Mocciosus!

Il nome gli era scappato e la guardò, impaurito di averla fatta arrabbiare di nuovo.

Invece lei rise.

 

“ Ha una bella risata. Ed è la prima volta che ride per me.”

-         Guarda che sei forte! Ed io che credevo che fossi dispiaciuto per le altre cose che ti ho detto!

-         Oh, ma lo ero anche per quello, però per favore non dirmi più quella cosa perché mi hai sconvolto.

Lei rise. Di nuovo.

-         Va bene…

Restarono in silenzio per un po’ poi James la chiamò e disse le cose più belle che lei potesse mai sentirsi dire.

-         Lily?

Lei si voltò a guardarlo, i capelli le danzarono intorno alla testa come un’aureola infuocata.

-         Si?

-         Ecco, io non posso sapere come ti sei sentita in quel momento, perché fortunatamente nessuno dei miei amici mi ha mai tradito e credo che non lo faranno mai, però posso immaginare come mi sentirei se accadesse. Mi sentirei perso, spaesato, non ci crederei, farei di tutto pur di non credere che Sirius, Remus o Peter mi abbiano tradito. Forse non so le tue sensazioni, le emozioni che hai provato in quel momento però da ora in poi non sarai sola e… beh ecco… se hai bisogno di aiuto io ci sarò sempre…

Il suo viso abbassato, la voce piena di imbarazzo, la mano che nervosa andava a scompigliare i capelli, il suo sorrisino timido dipinto sulle labbra, le sue parole dolci, la tenerezza di quel momento fecero sciogliere anche Lily Evans, che sorrise dolcemente.

Non sapeva come aveva fatto a capirla, ma tutto questo le piaceva. Le piaceva quello strano Potter, così diverso da tutti gli altri giorni, così poco Potter.

Cercò di toglierlo dall’imbarazzo e disse:

-     No, non puoi capire quello che ho sentito, è stato un duro colpo. Però non mi rovinerò la vita per lui, andrò avanti a testa alta. E se lui vuole rovinarsi, se vuole continuare a credere negli ideali dei Mangiamorte, faccia pure. Non sono più fatti miei ora.

Piangeva mentre diceva queste cose e James non sopportava vederla piangere.

Era per quel motivo che prima si era avvicinato, lei piangeva, ed anche se lui aveva timore di avvicinarsi per tutto quello che era successo, il cuore lo aveva guidato.

E fu il cuore a guidarlo anche quella volta. Mentre la ragione scalpitava per riprendere il controllo, il cuore che batteva all’impazzata lo aveva spinto a prenderla tra le braccia e a stringerla forte a sé come aveva sempre desiderato fare.

Come prima, troppo sorpreso, non era riuscito a fare.

Questa volta la strinse e la cullò, le accarezzò i capelli e le passò piano una mano sulla schiena. E lei con il cuore che batteva a mille e le lacrime che uscivano dai suoi occhi di giada, si calmò protetta da quelle forti braccia. Rimasero a lungo così, cullati dal leggero venticello, fino a quando lei non si staccò di poco con ancora le lacrime agli occhi e lo guardò con tutta la gratitudine che una persona può mettere in uno sguardo.

-        Ehy, ehy, ehy! Basta piangere! Capito?

Lei annuì piano e lui con il pollice le tolse delicatamente le ultime due lacrime.

-     E poi te l’ho già detto, se ti sentirai sola o se hai qualche problema io ci sono e se non vuoi me credo che a Remus farebbe molto piacere starti a sentire e ad aiutarti, però è un po’ noioso… io sono più divertente!

-     E questa cos’è, Potter? Una nuova tecnica di abbordaggio? Chiese Lily divertita.

-     No, no pensala come una vendetta!

Allo sguardo confuso della ragazza rispose così:

-    Ma sì, pensa a come rosicherà Mocciosus a vederci passeggiare insieme – solo come amici è chiaro -! Lui con quei mostri di Avery e Mulciber e tu invece con – modestamente - il più figo della scuola!

Neanche quella sua ostentata presunzione riuscì ad infastidirla, anzi riuscì a farla ridere ancora di più. E James si unì a lei.

Quando anche l’ultimo eco delle loro risate si spense, Lily lo guardò seriamente con gli occhi che ancora le brillavano di riso.

-         James… Grazie!

 

Il suo fu un debole sussurro, ma per James fu come se lo avesse urlato a tutto il mondo.

Quel grazie valeva più di mille parole e forse fu perché il suo cuore batteva sempre più forte e sembrava dicesse ad ogni battito “ Avvicinati! Avvicinati!”, forse fu quel grazie sussurrato, forse perché lo aveva chiamato per nome, forse per il profumo dei suoi capelli così inebriante, che lo stava invadendo, forse per la sua vicinanza o forse per tutte queste cose, piano si avvicinò a lei, sapendo di star facendo una grande cazzata, chiuse gli occhi e la baciò.

Durò pochissimi secondi che bastarono per mandarlo in Paradiso. Quando si stacco la vide con le guance tutte rosse e gli occhi spalancati, così per evitare qualsiasi ritorsione si alzò e disse, prima di cominciare a correre:

 

-         Beh, ci vediamo Evans e ricorda, io ci sono!

Poi se ne andò. Venti metri più avanti però fu fermato dall’urlo disumano della ragazza.

-         POOOOOTTTEEEEERR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Infatti Lily ripresasi dalla trance in cui era caduta lo aveva visto correre soltanto e non aveva neanche sentito quello che lui le aveva detto.

Il ragazzo si voltò e la salutò alzando il braccio.

-         Ci vediamo dopo Evans!

-         Potter torna subito qui! Ma che Gryffindor sei? Hai paura di affrontare una ragazza dopo averla baciata a tradimento?! MA NON TI VERGOGNI?!

-         Se avessi baciato una ragazza normale sarei rimasto, ma tu sei troppo diversa e strana, con te non so mai cosa aspettarmi. Quindi preferisco prevenire che curare! Ci vediamo dopo mon amour!

-         Ma va al diavolo!

-         Anche io ti amo!

E con queste ultime parole il ragazzo si voltò con il sorriso sulle labbra.

 

“Non ci posso credere! Ho baciato la Evans!”

 

La stessa Evans che in quel momento dietro di lui, ancora ferma sotto la quercia , si stava sfiorando leggera le labbra con le dita, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso, confusa e con il cuore a tremila, mormorando con quelle stesse labbra un dolce “Stupido”.

 

Sorriso che James non vide mai e che invece un’altra persona, che aveva visto e sentito tutto fin dall’inizio, con il cuore a pezzi e il viso coperto di lacrime non avrebbe mai dimenticato.

Voltandosi e prendendo la stessa via del Gryffindor si strinse forte una mano sul cuore, lì dove c’era lo stemma della sua Casa. Slytherin.

 

FATTO IL MISFATTO

 

 

Eccoci qui. Allora che ve ne pare?
C’ho lavorato tanto su questa fic, l’ho modificata e modificata centomila volte.

L’idea di questa storia si è creata nella mia mente dopo aver letto molte storie, subito dopo l’uscita del settimo libro, nelle quali James veniva descritto come un mostro, l’unico responsabile della lite tra Lily e Severus, colui che aveva ostacolato l’unione di questi ultimi ecc...

È nata quindi soprattutto per rivendicare il mitico James Potter!!! XD  

No dai scherzo, volevo solo che le colpe non ricadessero su una sola persona… Infatti il mio scopo era quello di creare una storia che mettesse in evidenza gli errori compiuti da Lily, da James e da Piton e l’importanza di quell’episodio. Perché è da lì che secondo me iniziò tutto.

Quell’episodio ha portato alla lite definitiva tra Lily e Severus e alla maturazione di James, maturazione che poi di conseguenza lo ha portato da Lily. Forse vi potrà sembrare strano il comportamento di James in questa storia, soprattutto in alcuni punti, può sembrare che si distacchi dalla visione che ne hanno tutti. Secondo la mia testa James capisce di essere innamorato di Lily durante il suo quinto anno e, sempre secondo me, è proprio per questo che fa di tutto per mettersi in mostra ancora di più davanti a lei, e attacca di continuo Piton, mostrando una certa immaturità.

Lui è una persona molto sicura che sa sempre come comportarsi con tutti, insomma è lui che capisce Sirius fino in fondo, lo accoglie a braccia aperte nella sua famiglia quando lui non ne ha più una, è lui che aiuta Remus quando scopre il suo piccolo problema peloso, ed è lui a stare vicino a Peter, è la colonna portante dei Malandrini, ma l’unica cosa sulla quale non è sicuro è Lily. Lui non sa come prenderla, la vede sempre con Severus, la vede essere riottosa nei suoi riguardi, e non sa che pesci pigliare e così si comporta da idiota.

Il peggior ricordo di Piton fa scattare dentro di lui una molla. Le parole che gli dice Lily lo fanno ragionare, gli fanno capire che quello non è il modo migliore per conquistarla ed è da questi presupposti che ho pensato a quello che lui doveva dirle.

Lui le dice: “Non sarai sola, ci sono io, c’è Remus.” Le fa capire che può contare su di loro e questo secondo me è il primo passo per l’inizio della loro storia d’amore. Il bacio all’inizio non doveva esserci ma mentre scrivevo mi sono lasciata andare e questo è quello che è venuto fuori…   

Oltretutto volevo cercare di mettere bene a fuoco i sentimenti di Lily verso Piton, perché io stessa dovevo farmi una teoria. Per quello che mi riguarda da parte di Lily non c’è mai stato niente che andasse aldilà della semplice amicizia, una forte amicizia certo, ma niente che avesse a che fare con l’amore. All’inizio della storia ho cercato, e spero di esserci riuscita, di esprimere tutto il suo rammarico per quello che è successo, ho cercato di far vedere quanto lei ci tenesse a quel rapporto. Ho voluto mettere in evidenza il fatto che lei fosse tormentata dai dubbi, e che per quanto bene volesse a Severus il suo orgoglio non riusciva a dimenticare quella parola.

Ancora un’ultima cosa e poi giuro che vi lascio andare!

Il titolo l’ho preso da una canzone di Vasco “La Compagnia”, mi sembrava adatto perché Lily perde la felicità quando litiga con il suo migliore amico, però dopo la ritrova poco tempo dopo con James, quando si mettono insieme e formano una famiglia. E poi il pezzo all’inizio tratto dell’ultimo libro, ho scelto di metterloà in inglese semplicemente perché ho letto prima il libro in inglese e mi sono letteralmente innamorata del capitolo 33, quindi mi sembrava giusto scriverlo in inglese.

Spero davvero che la storia vi sia piaciuta, perché c’ho messo l’anima e il cuore.

Credo che ora dopo tutto questo poema io vi possa lasciare liberi…XD

È solo che ci tenevo molto chiarire queste cose, soprattutto su James e non vorrei essere fraintesa, il mio obiettivo non era quello di far passare James come l’agnellino e Piton come il lupo cattivo, che sia ben chiaro.

Bene posso dire che è tutto!

Alla prossima storia, però prima ricordatevi di dirmi che cosa ne pensate di questa!

 

Baci Elisa.

  
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