Salve a tutti!
Allora prima di lasciarvi alla storia
ho da dire alcune cosette.
È la prima storia che pubblico e per me
è stato molto difficile decidermi finalmente a postare. Scrivere è il mio sogno
da quando ero piccola e spero di riuscire a realizzarlo prima o poi, così ho
pensato che fare della gavetta e vedere che cosa ne pensano altre persone sulle
cose che scrivo mi avrebbe aiutato.
Perciò eccomi qui.
Allora sono molto orgogliosa di questa
storia poiché è la prima che concludo. Può sembrare stupido perché è solo un
one-shot, però credetemi quando ho scritto l’ultima parola sono stata fiera di
me stessa. È venuta più o meno come l’avevo immaginata, certo non è perfetta e
quindi sarò ben felice di ascoltare qualche eventuale consiglio o critica (basta
che siano costruttive e non distruttive!).
La storia è ambientata qualche giorno
dopo il peggior ricordo di Piton.
Disclaimer: i personaggi ed i luoghi non mi
appartengono e sono proprietà di J.K. Rowling.
FELICITÀ…
T’HO PERSO IERI… OGGI TI RITROVO GIÀ …
GIURO SOLENNEMENTE DI NON AVERE BUONE
INTENZIONI
“…Non ho
bisogno dell’aiuto di una sporca Mezzosangue…”
“Harry
Potter e l’ordine della Fenice” cap.28 pag.606
“ I’m
sorry.”
“ I’m
not interested.”
“ I’m
sorry.”
“
Save your breath.”
“ I
only came out because Mary told me you were threatening to sleep here.”
“ I
was. I would have done. I never meant to call you Mudblood, it just...”
“
Slipped out? It’s too late. I’ve made excuses for you for years. None of my
friends can understand why I even talk to you. You and your precious little
Death Eater friends – you see, you don’t even deny it! You don’t even deny that’s
what you’re all aiming to be! You can’t wait to
join You-Known-Who, can you?”
“ I
can’t pretend any more. You’ve chosen your way, I’ve chosen mine.”
“ No –
listen, I didn’t mean ...”
“ – to call me Mudblood? But you call everyone of my birth Mudblood, Severus. Why should I be any different?”
“Harry Potter and the Deathly Hallows”
cap.33 pag.542
Giugno 1976 - Parco di Hogwarts
La fine.
La fine del suo quinto anno a Hogwarts. La fine degli
esami. La fine della sua amicizia con lui.
L’amicizia in cui aveva creduto per tutti quegli anni.
La fine.
Era tutto così strano, così surreale, come poteva una
semplice parola mandare in frantumi un’amicizia durata anni?
Mudblood.
Dolore. Crudeltà. Discriminazione. Disgusto. Odio.
Tutto racchiuso in una semplice parola.
Così, poteva frantumarla così.
E la colpa era tutta sua.
Lui che non aveva avuto, o voluto, il coraggio di ribellarsi ai suoi amici. Tutta colpa sua.
Perché lei ci aveva sempre creduto, non aveva mai dato
ascolto a tutti quelli che le dicevano di non stare con lui, che le chiedevano
perché fosse sua amica.
Non aveva mai esitato a difenderlo, da vera
Gryffindor, mettendosi contro anche a persone della sua stessa casa. Era andata oltre all’odio che accomunava le
loro due Case.
Gryffindor e Slytherin.
Aveva sempre guardato il suo lato buono, non si era
mai soffermata su quello che vedevano gli altri.
Perché lei sapeva, era sicura di quello che c’era
dietro a quella maschera di oscura freddezza.
Ma ora, ora ne era così sicura?
No, non più ormai.
Lui era cambiato. Non era più quel bambino che anni prima
le aveva spiegato il motivo di tutte quelle cose strane che sapeva fare. Non
era più il bambino che le parlava di Hogwarts. Non era più il bambino che le
aveva detto che anche se lei era figlia di due babbani, non c’erano problemi,
non aveva importanza.
Mudblood.
Dopo un po’ di tempo ad Hogwarts, aveva capito che
quelle parole erano solo bugie. C’erano, c’erano eccome, pregiudizi su di lei,
una Mudblood. Ma a lei non importava
perché a lui, il suo migliore amico, non interessava. Per lui, lei era come gli
altri.
Ma ora, niente era più come prima.
Mudblood.
L’aveva ferita, lei che lo aveva sempre sostenuto.
Mudblood.
L’aveva umiliata, lei che lo aveva sempre ascoltato.
Mudblood.
L’aveva tradita, lei che gli aveva sempre voluto bene.
Mudblood.
Mudblood. Mudblood. Mudblood.
Con rabbia prese un sasso e lo scaraventò con forza
nel lago Nero. Il tonfo le rimbombò nelle orecchie e lei, immobile, guardava con
gli occhi verdissimi pieni di lacrime il punto dove la pietra era sprofondata.
Portò le mani tra i capelli, voleva urlare fino a
quando non sarebbe rimasta senza fiato, urlare e sfogare tutto il suo dolore.
Mudblood. Mudblood. Mudblood.
I capelli colore del fuoco le scivolavano tra le dita.
Voleva tirarli, strapparli.
MUDBLOOD! MUDBLOOD! MUDBLOOD!
Singhiozzava, così forte che il suo corpo tremava e
sobbalzava.
Perché? Perché?
Perché tutte le persone a cui voleva bene se ne
andavano?
Tooney la disprezzava perché era una strega.
Sev perché era una Mudblood.
Ma allora quale era il suo posto?
Lei troppo strega, per essere babbana.
Lei troppo babbana, per essere una strega.
Piangeva, ancora con le mani nei capelli, gli occhi
ancora fissi nell’acqua.
Si avvicinò piano alla riva, il leggero vestito
celeste che le ondeggiava intorno alle caviglie, e scrutò il suo riflesso
nell’acqua.
Chi era lei?
Non lo sapeva nemmeno più.
Non sapeva più chi doveva essere, come doveva essere.
Tanto nessuno dei due sarebbe più tornato da lei.
Sev soprattutto. Lui se ne era andato per sempre, e
lei lo aveva lasciato andare.
Forse aveva sbagliato, forse avrebbe dovuto dargli
un’altra possibilità, ma per troppo tempo aveva fatto finta di non vedere,
troppe volte era passata sopra i suoi sbagli, facendo finta di niente, ed ora
si era arrivati a un punto di non ritorno.
Sembrava che avesse due anime.
Quella buona, che mostrava sempre quando era con lei,
dolce e gentile.
Quella cattiva, che mostrava quando lei non c’era e
non poteva vederlo, crudele e pericolosa.
Molte voci giravano per la scuola, voci su di lui e
sui suoi amici, Avery e Mulciber.
Lily aveva chiesto più volte spiegazioni a Severus e
lui le aveva detto che non c’entrava niente con le malefatte che facevano i
suoi amici. Le disse che lui non aveva niente a che fare con la Magia Nera.
Erano solo voci.
Solo voci, diceva lui. Eppure, erano un sacco di voci.
Lily gli aveva creduto, ma troppe erano le
coincidenze.
Quando aveva visto il suo libro di pozioni era
inorridita. C’erano normali appunti, certo, ma ogni tanto si trovava qualche
incantesimo ed uno in particolare aveva destato l’attenzione di Lily. Aveva
preso una rana morta dall’ufficio di Lumacorno e aveva scagliato l’incantesimo.
Sectusempra.
Contro i nemici, c’era scritto.
Ma quello non era un semplice incantesimo che, magari,
ti metteva a testa in giù o ti riempiva di schiuma la bocca.
No. Quello era malvagio.
Inorridita aveva guardato la rana che sotto i suoi
occhi si riempiva di ferite e il sangue fuoriuscire a fiotti. Lily aveva
lasciato cadere a terra la sua bacchetta e con orrore era scappata dalla
stanza. Quello era un incantesimo per uccidere. E non c’erano dubbi che la
scrittura fosse di Sev.
Terrorizzata gliene aveva parlato, ma lui, ancora una
volta, aveva detto che l’incantesimo l’aveva fatto per Avery e Mulciber, ma che
non lo aveva mai usato.
Bugie. Solo bugie.
Sev avrebbe dovuto scegliere prima o poi. O la sua
amicizia o quella con Avery e Mulciber. Ed ora la sua scelta l’aveva compiuta.
Avery e Mulciber erano futuri Mangiamorte, usavano la
Magia Nera, facevano cose orribili e malvagie. E Sev lo sapeva. Lo sapeva e non
faceva niente per fermarli, diceva che erano cose per ridere.
E lui li aiutava? E lui si divertiva? E lui sarebbe
diventato un Mangiamorte?
Lui le aveva sempre risposto di no, e forse prima lei
poteva anche crederci.
Ma ora, ora lui aveva deciso, e lei sapeva che la
risposta a quelle domande era: sì.
Lacrime amare e crudeli scendevano sul suo bel viso.
Voleva sfogare la sua rabbia. Perché lui se ne era
andato e l’aveva abbandonata. Aveva lasciato la strada che avevano iniziato a
percorrere insieme. La strada dei giusti.
E si era ripetuta mille volte in quei giorni che
magari se non lo avesse allontanato forse sarebbe riuscita a portarlo via da
quel mondo oscuro in cui si trovava, ma quella parola…
Mudblood.
…le tornava tutte le volte nella mente.
La perseguitava di giorno e di notte, e il suo orgoglio non ce la faceva, non
lo poteva perdonare.
L’aveva tradita e questo l’aveva ferita più di dieci
maledizioni Cruciatus insieme. E non poteva dimenticare, non quella volta.
Singhiozzava sempre più forte, sembrava che avesse le
convulsioni.
Le lacrime le annebbiavano la vista ed i suoi occhi
erano opachi, il verde era spento.
Le lunghe mani affusolate stringevano convulsamente i
capelli.
La sua figura minuta ora sembrava più fragile, più
delicata di un cristallo.
-
Evans?
Una voce insicura dietro di lei.
-
Allora chi
vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?
(“ Harry Potter
e l’ordine della Fenice” cap.28)
Una voce insicura che solo pochi giorni prima era
stata arrogante e odiosa.
Mocciosus.
Colpa sua. Tutta colpa sua.
Era lui che aveva dato inizio a tutto.
Lui che aveva umiliato Sev davanti a tutti.
Era da lui che lei doveva difenderlo.
Sentì i suoi passi sull’erba verde e morbida, era
ormai vicinissimo.
Sentì la rabbia e l’odio montarle dentro.
-
Evans?
Le posò una mano sul braccio.
-
Tutto bene? – Chiese preoccupato.
Lei si voltò lentamente.
-
Tutto bene?! Certo… una
meraviglia!
James Potter rimase pietrificato dal suo sguardo,
dalla sua voce. Odio. Odio puro.
-
Non mi toccare!
Con uno strattone lei si liberò dalla sua presa.
Mudblood.
Odio.
-
È tutta colpa tua!TI ODIO!
-
Evans ma cosa…?
Preoccupato cercava di calmarla.
-
È tutta colpa tua!
Lacrime, grida. Spinta dalla rabbia gli si scaraventò
addosso dandogli pugni sul petto.
-
TI ODIO! È COLPA TUA! PERCHÈ NON LO LASCI
-
Evans! Fermati!
James inerme, lasciava che lei gli si avventasse
contro. Sentiva le sue mani chiuse a pugno battere con insistenza sul suo
torace.
Ma non era quello a fare male. No. Erano le sue parole
che lo ferivano più di cento pugnalate al cuore.
Di nuovo, lei era lì che gridava contro di lui per
difendere Piton.
Nonostante lui l’avesse chiamata Mudblood, la colpa
era sempre sua.
-
TI ODIO! SEI TU CHE L’HAI SPINTO A CHIAMARMI IN QUEL
MODO! PERCHÈ TE LA DEVI PRENDERE SEMPRE CON IL POVERO SEV?
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. James
la prese per i gomiti e bloccò quella raffica di pugni.
-
ORA BASTA! - Tuonò.
Lei lo guardò sorpresa. Non aveva mai alzato la voce
con lei. I suoi profondi occhi scuri erano ridotti a fessure, due pozzi neri
nei quali in quel momento, nessuno avrebbe voluto sprofondare.
-
Basta Evans!
Le lacrime di lei si erano come ghiacciate sul quel
viso da bambola.
-
Ora calmati.
La ragazza sbatté le ciglia facendo cadere le ultime lacrime, poi abbassò lo sguardo.
Non ci sarebbe mai riuscita a sostenere quello del ragazzo. Però orgogliosa,
cercò di rispondere a tono.
-
Non sei mio padre, non dirmi quello che devo fare! E non
ho bisogno di calmarmi.
-
Io invece credo di si. Stai delirando. È vero non
posso comandarti, però sei tu che hai cominciato a prendermi a pugni e in più
stai dicendo fesserie. Povero Sev! Ma
per favore!
-
Non osare…
-
Non osare cosa, Evans? Dirti la verità?
Il suo tono era forte e derisorio, e lei non poteva
fare a meno di provare un po’ di timore.
James si passò una mano tra i capelli neri con un gesto
involontario e riprese a parlare. La sua voce era ferma ma gli costava
tantissimo parlare con lei, soprattutto dopo quello che lei gli aveva detto. Le
ferite erano ancora aperte.
-
Potrò essere anche un pallone gonfiato, un arrogante,
un prepotente e chi più ne ha più ne metta, ma non puoi prendertela con me
perché Piton ti ha chiamata una tu-sai-come, perchè ti ha umiliata davanti a tutti e ha
rinnegato la vostra amicizia. È vero, forse se io non lo avessi attaccato,
l’altro giorno, non sarebbe successo niente, lo ammetto, e tu in questo momento
saresti qui a passeggiare con lui invece che a prendere a pugni me.
C’era dell’amarezza in quelle parole, Dio solo sapeva
quanto gli costava dirlo.
-
Ma per quanto credi non lo avrebbe fatto? Una
settimana? Un mese? Un anno?E dopo? È uno Slytherin, Lily, è nella sua natura
disprezzare i “diversi”. Alla prima occasione, la prima volta che lui avrebbe
abbassato la guardia, lo avrebbe fatto. Lui chiama in quel modo tutti quelli di
nascita babbana perché con te dovrebbe fare un’eccezione?
Lily si stupì delle ultime parole di James, erano le
stesse che lei aveva detto a Severus.
Anche se tutto il discorso era un po’ sconvolgente
detto da Potter, era vero.
Potter, lei pensava che sarebbe stata l’unica volta
che lo avrebbe pensato, aveva ragione, maledettamente ragione.
Ed era stata una stupida ad attaccarlo in quel modo,
ma come al solito si era lasciata trasportare. Come quel giorno al lago.
“Sempre a spettinarti i capelli perché
ti sembra affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa,
sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi
e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace… sei così pieno di te che non so come fa la tua
scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA!”
(“Harry
Potter e l’ordine della Fenice” cap.28)
Era vero che lo considerava un pallone gonfiato, però
le sue parole erano state davvero troppo dure. Si rese conto che ancora una
volta la rabbia e la delusione verso Severus l’avevano spinta ad aggredire
Potter più di quanto se lo meritasse.
E si rese anche conto di quanto fosse stata cattiva e
di come aveva potuto aver ferito quella persona, anche se non era poi così
sicura che ci fosse rimasto veramente male.
Non capì, comunque, il motivo per il quale lui si
fosse avvicinato e le avesse detto
quelle cose, cos’era un modo per rinfacciarle quanto era stata stupida a
credere a Piton per tutti quegli anni e a difenderlo?
E di come invece, era stata ingiusta nel prendersela
sempre con lui per ogni scherzo che faceva, anche il più piccolo, mentre con
Piton aveva sempre avuto le fette di prosciutto davanti agli occhi?
Beh, se era così se lo poteva anche risparmiare.
-
Senti Evans. – Lily notò il ritorno all’uso del
cognome. – Non sono qui per farti la predica, avrai avuto i tuoi motivi per
fidarti di Piton e tutte le tue ragioni, quello che voglio dirti è che non
merita le tue lacrime e il tuo dolore. È lui che non capisce che i suoi
pregiudizi non lo porteranno da nessuna parte, e a quel punto non sarai tu, una
persona splendida… - Strano a dirsi, ma arrossì
mentre lo disse. - ma sarà lui a
rimanere solo.
Solo.
La parola riecheggiò nella mente di Lily come un eco.
Solo.
No. Sev non sarebbe mai stato solo, lui aveva i suoi
amici, era lei ad essere sola, ora.
Senza Tooney, senza Sev. Sola.
Con le lacrime che cominciavano a risalire tutti i
meandri dei suoi occhi, inondandoli, con uno slancio si gettò contro il petto
di James e si aggrappò con tutta la forza che aveva alla sua camicia.
Singhiozzava forte, di nuovo, le lacrime bagnavano la
camicia di James. Neanche lei sapeva quello che stava facendo, voleva solo
conforto e non le importava se lo stava cercando in Potter.
Dire che James era esterrefatto era dir poco. Non
l’aveva mai avuta così vicina, non l’aveva mai abbracciata.
Ma quando lui se la immaginava, la vedeva felice tra
le sue braccia, non che piangeva perché aveva litigato con il suo migliore
amico.
Comunque fece quello che sapeva doveva fare, e quando
lei sentì le sue braccia cingersi intorno alla sua vita sentì un fiume caldo
scorrerle dentro.
La strinse a sé, godendosi quell’attimo di pace.
Piano, lei si calmò nel suo abbraccio e si scostò.
James celò benissimo il suo disappunto.
-
Scusami. – Sussurrò flebile la ragazza. – Non avrei
dovuto.
Si liberò dal suo abbraccio ma James le riprese i
gomiti.
Non voleva che se ne andasse, ma soprattutto voleva,
doveva sapere, se quelle cose lei le pensava davvero, o se si era lasciata
trasportare dalla situazione.
-
Non devi scusarti, avevi solo bisogno di aiuto.
Lei fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo,
folgorandoli. Il verde si faceva sempre più intenso e il ragazzo si sentiva
trapassare da parte a parte.
-
Perché lo attacchi sempre?
Quella domanda venne sussurrata e si perse leggera nel
venticello estivo, lui però la capì benissimo. E la sua risposta non tardò ad
arrivare. Si volse a guardare il lago e parlò:
-
Piton diventerà un Mangiamorte insieme ad Avery e
Mulciber e ad altri in questa scuola. È crudele, usa le Arti Oscure… è affascinato dalle Arti Oscure, che direi è anche
peggio. Non sai quello che può fare un mago ammaliato dalla Magia Nera, può
andare oltre i limiti della ragione, della vita, oltre tutto. – Disse tornando a guardarla .
-
Quello che noi sappiamo di quello che fa Voldemort è
solo la punta dell’iceberg di quello che in realtà è . Quando si è ammaliati da
qual cosa si farebbe di tutto pur di ottenerla, pur di maneggiarla. E la Magia
Nera può essere una incantatrice divina. Io ho deciso di lottare contro gente
come questa, ho fatto la mia scelta, come l’hanno fatta anche i miei genitori,
andrò contro chiunque non sarà con me. E poi mi sembra inutile dire che c’è già
un’antipatia di fondo.
Se Lily si stupì delle parole dette dal ragazzo a lui
non lo diede a vedere, dentro però non riusciva a credere alle parole di James.
-
Non è solo un’antipatia di fondo, voi vi odiate! Ma
non ho mai capito il perché, insomma non può essere solo la rivalità tra case,
c’è qualcosa di più profondo. Se te lo chiedo ora, mi rispondi, Potter?
-
È uno Slytherin, Evans! E…
-
E…?
-
No, no niente.
-
Come niente? Ora me lo dici!
Il suo tono intimidatorio non riuscì a scalfire
l’orgoglio di James.
Come poteva dirle che lo attaccava anche perché era
geloso?
Geloso di lui, Severus Piton, l’odioso Slytherin che
le stava sempre accanto. Lui che riceveva i suoi dolci sorrisi. Lui che le
parlava, l’abbracciava, che l’ascoltava quando aveva dei problemi.
Come poteva dirle che quelle cose avrebbe voluto farle
lui?
Come poteva dirle che quando lo attaccava e lei
difendeva sempre Piton, senza sapere se anche Severus avesse fatto qualcosa,
lui sentiva dei grandi colpi al cuore?
Come poteva dirle che certe volte si metteva in mostra
solo per attirare la sua attenzione, cercando di sminuire Piton ai suoi occhi?
Come poteva dirle che aveva pianto di rabbia più di una
volta quando non ci era riuscito?
Non poteva, non poteva dirle quelle cose, si sarebbe
reso ridicolo, magari ricevendo in risposta una sua risata.
Ed infatti fu il suo orgoglio a rispondere a
quell’ordine. L’orgoglio e la sua testardaggine.
-
E poi, perché esiste.
La reazione che scaturirono quelle parole nella grifoncina fu immediata. Con un gesto secco liberò i gomiti
dalla presa di James e si allontanò di qualche passo.
-
Sei sempre il solito Potter! Ed io che stavo
cominciando a credere che si potesse parlare seriamente con te!
-
Ma io stavo parlando seriamente!
-
Allora confermi quello che ti ho detto l’altro giorno.
E come prima era accaduto a lei, anche James a quelle
parole si irrigidì.
Gli occhi divennero sempre più scuri, la mascella si
era indurita e le sue mani tremavano.
Allora le pensava realmente quelle cose, non era solo
uno sfogo!
Sentiva un grosso macigno dentro di lui, che gravava
sul suo cuore. Non capiva, non capiva davvero perché quando la vita ti ha
sempre dato tutto, ti nega la cosa a cui tieni di più al mondo.
Aveva la stima di tutti, perché non riusciva ad avere
anche quella di lei?
Lily notò quel cambiamento in lui, ma non riusciva a
capirne il perché.
Erano state le sue parole? Quel suo confermare le cattiverie che aveva
detto giorni prima?
Ma allora ci era rimasto male anche se non lo aveva
dato a vedere?
Ma cavolo! Aveva detto cose giustissime ed era stato
carino almeno per una volta con lei, fino ad allora.
Perché aveva dovuto dire quelle cose?
Lo sapeva benissimo che le davano fastidio quelle
risposte, come se lui fosse Dio sceso in terra.
E che cavolo! Adesso andava pure a finire che doveva scusarsi.
La voce del ragazzo la riscosse dai suoi pensieri.
-
Beh! Io vado Evans. Ci vediamo a cena.
Sembrava quasi trattenesse le lacrime. Lui sapeva
benissimo che non l’avrebbe rivista a cena. Sarebbe rimasto in camera a
commiserarsi e a chiedersi che cosa sbagliasse con lei.
Si voltò e fece due passi, quando la voce di Lily lo
raggiunse.
-
Potter? Dove vai?! Fermati!
Ma lui non si voltò, le fece solo un cenno con la
mano.
Allora la ragazza, mettendo da parte per una volta
l’orgoglio Gryffindor, lo raggiunse e gli prese un polso.
-
Non mi piace essere scaricata con un “ci vediamo a
cena”. E quando ti chiamo sei pregato di voltarti.
La sua voce non ammetteva repliche, era il tono che
usava quando impartiva gli ordini di prefetto.
James la guardò e per un brevissimo istante sorrise.
Non era da tutti i giorni che Lily Evans lo
inseguisse, di solito era il contrario! Gli occhi le brillavano di fiero
orgoglio.
Non senza una sfumature divertita le chiese:
-
Che cosa vuoi Evans?
-
Voglio parlarti.
-
Lo hai già fatto.
-
Voglio rifarlo. Vieni.
Lo trascinò per il polso fino alla grande quercia
vicino il lago, dove erano soliti stare i Marauders.
-
Siediti!
Anche se la malinconia gli attanagliava il cuore i
suoi ordini perentori lo divertivano da morire. E poi di certo non voleva farsi
vedere con il muso lungo da lei, per quanto era diffidente avrebbe pensato che
lo facesse a posta per farsi consolare.
-
Ok, capo!
-
Non chiamarmi capo!
-
Ok, capo!
-
Ufff!
Sbuffò spazientita, anche se l’alone di un piccolo
sorriso le si intravedeva sul volto.
Si sedette vicino a lui e si voltò a guardare il
paesaggio.
-
Allora? -Chiese lui spazientito.
-
Allora che?
-
Che dovevi dirmi?
-
Fa silenzio e guarda il tramonto!
-
Cosa? Ma sei impazzita?
-
No! E tu ci riesci per un attimo a stare zitto? Chiese
lei minacciosa.
-
Certo! Sono un genio a stare zitto, anche gli altri me
lo dicono sempre, sono un campione del silenzio e ….
-
Potter!
-
Remus dice che sono molto più sopportabile, dice che
almeno non lo stresso con le mie paranoie, i miei dubbi, i miei perché e ….
-
Potter!
-
Peter dice che sono anche più carino e simpatico
quando sto zitto, vabbhé che Peter non fa testo, per lui sono sempre carino e
simpatico… e …
-
JAMES!
-
Sirius dice che… che hai detto?!
-
Ti ho detto che devi stare zitto!
-
Nonono, dopo?
-
Dopo che?
-
Che hai detto dopo? Come mi hai chiamato?
-
James.
-
Ridillo.
-
James.
-
Di nuovo.
-
Adesso basta.
-
E dai solo un’altra volta! Ti prego.
-
No.
Una Lily arrossita cercava di farlo smettere. Non lo
aveva fatto apposta a chiamarlo per nome, non le era mai successo.
-
Smettila! E non mi fare gli occhi dolci, anche perchè
lo dovresti sapere che con me non attacca.
-
Non sto facendo gli occhi dolci! E perché sei
arrossita? Oh Lily, sei arrossita per me? Che carina che sei, e dai chiamami…
-
BASTA!
I nervi di Lily stavano subendo forti pressioni in
quei giorni. Stava per perdere il controllo.
-
Devi per forza farmi pentire di averti fermato?
Ringhiò tra i denti, il suo sguardo minaccioso non
prometteva nulla di buono.
-
No, no certo che no! Allora che cosa dovevi dirmi?
James cercò subito di cambiare discorso. Per una volta
che era lei a voler passare del tempo con lui, non voleva mica rovinare tutto.
-
Guarda il tramonto.
-
Ma…
-
Guarda il tramonto!
-
Va bene…
Il sole rosso fuoco stava quasi per tramontare, la sua
luce macchiava di sangue il lago, e lì, seduti sotto una quercia c’erano due
studenti di Hogwarts che in silenzio guardavano quello stupendo spettacolo. E
fu proprio quando a loro sembrò che il sole toccasse il lago, che lei cominciò
a parlare.
-
Io e Sev ci siamo conosciuti quando avevamo dieci
anni.
James si riscosse dai suoi pensieri e ascoltò le sue
parole. Non capiva perché gli stesse parlando di Piton, però starla ad
ascoltare, guardare i suoi capelli mossi dal vento, vedere i suoi occhi verdi
mischiarsi al rosso del sole era la cosa più bella che avesse fatto in quegli
ultimi tempi. Solo dopo capì che si stava confidando con lui, e che in realtà
la cosa più bella era quella.
-
Io non sapevo di essere una strega, ma sapevo che
c’era qualcosa di speciale in me. Sapevo fare cose che mia sorella, i miei
genitori o gli altri bambini non sapevano fare. Lui, Severus, mi disse che cosa
ero, che cosa sono.
Mi parlò di Hogwarts, di Azkaban e dei
Dissennatori, mi parlò dei miei poteri. Quando mi disse che sarebbe arrivata
una persona della scuola a spiegare tutto a me e ai miei genitori, perché loro
erano babbani, gli chiesi se c’erano problemi per questo. Gli chiesi se nel
mondo magico era un problema che io fossi figlia di babbani, se c’era
discriminazione. Lui mentì. Mi disse di no.
-
Quando arrivai ad Hogwarts lo scoprii, ma non mi
importava, certo ci stavo male, a volte quando gli insulti erano pesanti
piangevo, volevo tornare a casa mia. Poi però mi sfogavo con Severus, che ormai
era diventato il mio migliore amico, e capivo che era meglio rimanere ad
Hogwarts, dove avevo una persona che mi capiva e consolava invece di andare a
casa dove mia sorella mi odiava.
Il Cappello Parlante ci aveva smistato
in Case diverse, però la nostra amicizia è andata oltre a tutto l’odio che
accumunava le nostre due case. Lui era la mia sola ancora di salvezza nei
momenti di sconforto.
Per James sentire quelle cose era come ricevere delle
pugnalate al cuore, sentire che lei era stata male e che lui non c’era stato a
consolarla.
Magari mentre Piton era con lei, lui era a fare il
galletto con qualcun'altra.
E si odiò per questo, si odiò almeno quanto amava lei.
-
Ogni volta che lo difendevo, ogni volta che credevo
alle sue bugie e che magari me la prendevo con te, quando non ti credevo se mi
dicevi che era stato lui ad iniziare, che era stato lui a insultarti per primo,
era perché io sapevo come era davvero, o meglio credevo di saperlo.
È anche vero che molte volte mi riusciva
difficile crederti, visto che quando c’ero io, eri sempre tu ad iniziare.
James abbassò il capo sorridendo colpevole. Lei si
voltò a guardarlo e per un breve attimo sorrise anche lei vedendo quel Potter
così diverso dal solito.
-
Io vedevo in Severus il bambino che mi aveva detto chi
ero veramente, che mi era stato vicino quando nessun altro c’era. Per questo
non credevo alle voci che mi arrivavano, agli avvertimenti che mi davate tutti,
io ero con lui e lui era con me. Io lo difendevo e lui difendeva me.
Non sai quante volte abbiamo discusso
per i suoi amici. Io non volevo che li frequentasse, ma lui diceva che erano a
posto, che insieme si divertivano e non facevano niente di male. Ed io come una
stupida gli credevo.
James sorrise. A volte era così ingenua. Quando lo
vedeva parlare con Sirius alzava subito le sue antennine e andava ad indagare
su cosa stessero confabulando. Però a James non bastava dirle che non stavano
facendo niente di male e che si stavano solo divertendo.
No, lui veniva sempre sgridato, anche se la maggior
parte delle volte erano rimproveri fondati…
-
Quando litigavate prendevo sempre le sue parti perché
per me eri tu il cattivo e lui la persona da difendere, e molte volte mi rendo
conto di aver esagerato e ti chiedo scusa per questo. Anche l’altro giorno io
credo di aver esagerato e mi dispiace.
L’orgoglio lo mise da parte di nuovo la nostra Lily.
Non sapeva neppure lei perché stesse dicendo quelle
cose a Potter però quel giorno le ispirava
fiducia, e qualcosa dentro di lei le diceva che lui non
avrebbe raccontato a nessuno di quel pomeriggio.
James tirò un sospiro di sollievo e sorrise. I suoi
occhi si illuminarono e lei se ne accorse perché disse:
-
Potter ora non montarti la testa più di quanto tu non
ce l’abbia già. Penso lo stesso che tu sia un prepotente e un pallone gonfiato,
so solo che non sei uguale a Severus e ci tenevo a dirtelo.
-
…e poi non mi dai la nausea…
Aggiunse con un
filo di voce.
-
Non me la monto la testa Evans, non preoccuparti. E
credimi mi hai tolto un peso.
Lei lo guardò dispiaciuta e rammaricata per le cose
che aveva detto.
-
Mi dispiace davvero se ci sei rimasto così male ma io
non volevo dirti quelle cose, è solo che ero stata umiliata da Piton, ero
nervosa, triste e me la sono presa con te, che diciamocelo, non è che eri proprio
innocente, però ho esagerato. Volevo sfogarmi su di te, ferirti…
-
Già, e devo dirti che ci sei riuscita molto bene
Evans. La prossima volta, ti prego, dimmi tutto quello che vuoi ma non che sono
uguale a Mocciosus!
Il nome gli era scappato e la guardò, impaurito di
averla fatta arrabbiare di nuovo.
Invece lei rise.
“ Ha una bella risata. Ed è la prima
volta che ride per me.”
-
Guarda che sei forte! Ed io che credevo che fossi
dispiaciuto per le altre cose che ti ho detto!
-
Oh, ma lo ero anche per quello, però per favore non
dirmi più quella cosa perché mi hai sconvolto.
Lei rise. Di nuovo.
-
Va bene…
Restarono in silenzio per un po’ poi
James la chiamò e disse le cose più belle che lei potesse mai sentirsi dire.
-
Lily?
Lei si voltò a guardarlo, i capelli le
danzarono intorno alla testa come un’aureola infuocata.
-
Si?
-
Ecco, io non posso sapere come ti sei sentita in quel
momento, perché fortunatamente nessuno dei miei amici mi ha mai tradito e credo
che non lo faranno mai, però posso immaginare come mi sentirei se accadesse. Mi
sentirei perso, spaesato, non ci crederei, farei di tutto pur di non credere
che Sirius, Remus o Peter mi abbiano tradito. Forse non so le tue sensazioni,
le emozioni che hai provato in quel momento però da ora in poi non sarai sola
e… beh ecco… se hai bisogno di aiuto io ci sarò sempre…
Il suo viso abbassato, la voce piena di
imbarazzo, la mano che nervosa andava a scompigliare i capelli, il suo
sorrisino timido dipinto sulle labbra, le sue parole dolci, la tenerezza di
quel momento fecero sciogliere anche Lily Evans, che sorrise dolcemente.
Non sapeva come aveva fatto a capirla,
ma tutto questo le piaceva. Le piaceva quello strano Potter, così diverso da
tutti gli altri giorni, così poco Potter.
Cercò di toglierlo dall’imbarazzo e
disse:
- No,
non puoi capire quello che ho sentito, è stato un duro colpo. Però non mi
rovinerò la vita per lui, andrò avanti a testa alta. E se lui vuole rovinarsi, se
vuole continuare a credere negli ideali dei Mangiamorte, faccia pure. Non sono
più fatti miei ora.
Piangeva mentre diceva queste cose e
James non sopportava vederla piangere.
Era per quel motivo che prima si era
avvicinato, lei piangeva, ed anche se lui aveva timore di avvicinarsi per tutto
quello che era successo, il cuore lo aveva guidato.
E fu il cuore a guidarlo anche quella
volta. Mentre la ragione scalpitava per riprendere il controllo, il cuore che
batteva all’impazzata lo aveva spinto a prenderla tra le braccia e a stringerla
forte a sé come aveva sempre desiderato fare.
Come prima, troppo sorpreso, non era
riuscito a fare.
Questa volta la strinse e la cullò, le
accarezzò i capelli e le passò piano una mano sulla schiena. E lei con il cuore
che batteva a mille e le lacrime che uscivano dai suoi occhi di giada, si calmò
protetta da quelle forti braccia. Rimasero a lungo così, cullati dal leggero
venticello, fino a quando lei non si staccò di poco con ancora le lacrime agli
occhi e lo guardò con tutta la gratitudine che una persona può mettere in uno
sguardo.
-
Ehy, ehy, ehy! Basta piangere! Capito?
Lei annuì piano e lui con il pollice le
tolse delicatamente le ultime due lacrime.
- E poi te l’ho già detto, se ti sentirai
sola o se hai qualche problema io ci sono e se non vuoi me credo che a Remus
farebbe molto piacere starti a sentire e ad aiutarti, però è un po’ noioso… io
sono più divertente!
- E questa cos’è, Potter? Una nuova tecnica
di abbordaggio? Chiese Lily divertita.
- No, no pensala come una vendetta!
Allo sguardo confuso della ragazza
rispose così:
-
Ma sì, pensa a come rosicherà Mocciosus a vederci passeggiare insieme –
solo come amici è chiaro -! Lui con quei mostri di Avery e Mulciber e tu invece
con – modestamente - il più figo della scuola!
Neanche quella sua ostentata presunzione
riuscì ad infastidirla, anzi riuscì a farla ridere ancora di più. E James si
unì a lei.
Quando anche l’ultimo eco delle loro
risate si spense, Lily lo guardò seriamente con gli occhi che ancora le
brillavano di riso.
-
James… Grazie!
Il suo fu un debole sussurro, ma per
James fu come se lo avesse urlato a tutto il mondo.
Quel grazie valeva più di mille parole e
forse fu perché il suo cuore batteva sempre più forte e sembrava dicesse ad
ogni battito “ Avvicinati! Avvicinati!”, forse fu quel grazie sussurrato, forse
perché lo aveva chiamato per nome, forse per il profumo dei suoi capelli così
inebriante, che lo stava invadendo, forse per la sua vicinanza o forse per
tutte queste cose, piano si avvicinò a lei, sapendo di star facendo una grande
cazzata, chiuse gli occhi e la baciò.
Durò pochissimi secondi che bastarono
per mandarlo in Paradiso. Quando si stacco la vide con le guance tutte rosse e
gli occhi spalancati, così per evitare qualsiasi ritorsione si alzò e disse,
prima di cominciare a correre:
-
Beh, ci vediamo Evans e ricorda, io ci sono!
Poi se ne andò. Venti metri più avanti
però fu fermato dall’urlo disumano della ragazza.
-
POOOOOTTTEEEEERR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Infatti Lily ripresasi dalla trance in
cui era caduta lo aveva visto correre soltanto e non aveva neanche sentito
quello che lui le aveva detto.
Il ragazzo si voltò e la salutò alzando
il braccio.
-
Ci vediamo dopo Evans!
-
Potter torna subito qui! Ma che Gryffindor sei? Hai
paura di affrontare una ragazza dopo averla baciata a tradimento?! MA NON TI
VERGOGNI?!
-
Se avessi baciato una ragazza normale sarei rimasto,
ma tu sei troppo diversa e strana, con te non so mai cosa aspettarmi. Quindi
preferisco prevenire che curare! Ci vediamo dopo mon amour!
-
Ma va al diavolo!
-
Anche io ti amo!
E con queste ultime parole il ragazzo si
voltò con il sorriso sulle labbra.
“Non
ci posso credere! Ho baciato la Evans!”
La stessa Evans che in quel momento
dietro di lui, ancora ferma sotto la quercia , si stava sfiorando leggera le
labbra con le dita, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso, confusa e con il
cuore a tremila, mormorando con quelle stesse labbra un dolce “Stupido”.
Sorriso che James non vide mai e che
invece un’altra persona, che aveva visto e sentito tutto fin dall’inizio, con
il cuore a pezzi e il viso coperto di lacrime non avrebbe mai dimenticato.
Voltandosi e prendendo la stessa via del
Gryffindor si strinse forte una mano sul cuore, lì dove c’era lo stemma della
sua Casa. Slytherin.
FATTO IL MISFATTO
Eccoci qui. Allora che ve ne pare?
C’ho lavorato tanto su questa fic, l’ho modificata e modificata centomila
volte.
L’idea di questa storia si è creata nella mia mente dopo aver letto molte storie, subito dopo l’uscita del settimo libro, nelle quali James veniva descritto come un mostro, l’unico responsabile della lite tra Lily e Severus, colui che aveva ostacolato l’unione di questi ultimi ecc...
È nata quindi soprattutto per rivendicare il mitico James Potter!!! XD
No dai scherzo, volevo solo che le colpe non ricadessero su una sola persona… Infatti il mio scopo era quello di creare una storia che mettesse in evidenza gli errori compiuti da Lily, da James e da Piton e l’importanza di quell’episodio. Perché è da lì che secondo me iniziò tutto.
Quell’episodio ha portato alla lite definitiva tra Lily e Severus e alla maturazione di James, maturazione che poi di conseguenza lo ha portato da Lily. Forse vi potrà sembrare strano il comportamento di James in questa storia, soprattutto in alcuni punti, può sembrare che si distacchi dalla visione che ne hanno tutti. Secondo la mia testa James capisce di essere innamorato di Lily durante il suo quinto anno e, sempre secondo me, è proprio per questo che fa di tutto per mettersi in mostra ancora di più davanti a lei, e attacca di continuo Piton, mostrando una certa immaturità.
Lui è una persona molto sicura che sa sempre come comportarsi con tutti, insomma è lui che capisce Sirius fino in fondo, lo accoglie a braccia aperte nella sua famiglia quando lui non ne ha più una, è lui che aiuta Remus quando scopre il suo piccolo problema peloso, ed è lui a stare vicino a Peter, è la colonna portante dei Malandrini, ma l’unica cosa sulla quale non è sicuro è Lily. Lui non sa come prenderla, la vede sempre con Severus, la vede essere riottosa nei suoi riguardi, e non sa che pesci pigliare e così si comporta da idiota.
Il peggior ricordo di Piton fa scattare dentro di lui una molla. Le parole che gli dice Lily lo fanno ragionare, gli fanno capire che quello non è il modo migliore per conquistarla ed è da questi presupposti che ho pensato a quello che lui doveva dirle.
Lui le dice: “Non sarai sola, ci sono io, c’è Remus.” Le fa capire che può contare su di loro e questo secondo me è il primo passo per l’inizio della loro storia d’amore. Il bacio all’inizio non doveva esserci ma mentre scrivevo mi sono lasciata andare e questo è quello che è venuto fuori…
Oltretutto volevo cercare di mettere bene a fuoco i sentimenti di Lily verso Piton, perché io stessa dovevo farmi una teoria. Per quello che mi riguarda da parte di Lily non c’è mai stato niente che andasse aldilà della semplice amicizia, una forte amicizia certo, ma niente che avesse a che fare con l’amore. All’inizio della storia ho cercato, e spero di esserci riuscita, di esprimere tutto il suo rammarico per quello che è successo, ho cercato di far vedere quanto lei ci tenesse a quel rapporto. Ho voluto mettere in evidenza il fatto che lei fosse tormentata dai dubbi, e che per quanto bene volesse a Severus il suo orgoglio non riusciva a dimenticare quella parola.
Ancora un’ultima cosa e poi giuro che vi lascio andare!
Il titolo l’ho preso da una canzone di Vasco “La Compagnia”, mi sembrava adatto perché Lily perde la felicità quando litiga con il suo migliore amico, però dopo la ritrova poco tempo dopo con James, quando si mettono insieme e formano una famiglia. E poi il pezzo all’inizio tratto dell’ultimo libro, ho scelto di metterloà in inglese semplicemente perché ho letto prima il libro in inglese e mi sono letteralmente innamorata del capitolo 33, quindi mi sembrava giusto scriverlo in inglese.
Spero davvero che la storia vi sia piaciuta, perché c’ho messo l’anima e il cuore.
Credo che ora dopo tutto questo poema io vi possa lasciare liberi…XD
È solo che ci tenevo molto chiarire queste cose, soprattutto su James e non vorrei essere fraintesa, il mio obiettivo non era quello di far passare James come l’agnellino e Piton come il lupo cattivo, che sia ben chiaro.
Bene posso dire che è tutto!
Alla prossima storia, però prima ricordatevi di dirmi che cosa ne pensate di questa!
Baci Elisa.