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Autore: valetralla    18/07/2014    1 recensioni
...improvvisamente quel succo sulle mani le sembrava bruciare, incollando insieme le dita, impedendo loro di muoversi liberamente. Un odore metallico le raggiunse il naso.
Juno è l'adorata, la docile figlia dell'uomo più potente di Panem, il quale la cresce e la educa per divenire in futuro la sua più forte alleata. E lei ne è felice e onorata. Un viaggio cambierà tutto. Così come l'amore.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Plutarch Heavensbee, Presidente Snow, Seneca Crane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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feet
 

Doesn't matter if it is raining
We'll get to the other side of town
Tiergarten - Rufus Wainwright
 
I beg to differ on the contrary
I agree with every word that you say
Walking Contradiction - Green Day
 
Juno scese dall'auto che l'aveva riaccompagnata alla Dimora Presidenziale con le scarpe in mano: era davvero molto tardi, e per quanto il Palazzo fosse vasto, il rimbombo dei tacchi sul marmo dei pavimenti sarebbe rimbalzato in lungo e in largo, risultando udibile, complice il silenzio e l'estrema quiete, da qualsiasi zona dell'edificio. Entrare così, quasi di soppiatto, la fece sentire come una ragazzina che tenta di farla franca sotto il naso dei genitori: non che fosse possibile in realtà potersi introdurre di nascosto, non con le telecamere, i sensori di movimento e di calore, i Pacificatori debitamente celati, il grande muro di cinta...
Un brivido le percorse le gambe nel momento in cui i piedi si poggiarono sulle larghe lastre di marmo del pavimento dell'entrata: era un tale sollievo sentire la frescura della roccia lambirle i plantari e risalire attraverso gli spazi tra le dita. Dopo la cena con il Capo Stratega Crane di quella sera, i due si erano ritrovati prima a passeggiare e poi a vagare per le strade della Capitale, per godere, man mano che l'ora si faceva sempre più tarda, della calma e della tranquillità che lo spettacolo inconsueto della città svuotata offriva loro. Quelli che dovevano essere quattro passi volti a favorire la digestione si trasformarono in una sorta di maratona tra marciapiedi, vetrine, passaggi sopraelevati, piazze e un'infinità di parole: quasi non smisero mai di parlare, trovando sempre un argomento di cui discutere e confrontarsi, ed i discorsi si susseguivano con la stessa facilità con cui si succedevano i loro passi a cadenza regolare.
Fu così che Juno scoprì che Seneca era il rampollo di una rispettabile ma, per gli standard capitolini, modesta famiglia: i suoi genitori facevano parte di quella classe di cittadini che si occupavano di rendere la vita più facile alle personalità più in vista, facendo loro da segretari ed assistenti. Non che ebbe mai una vita difficile, ma di sicuro il suo cognome non compariva tra le liste di invitati ai party più esclusivi o tra i posti riservati in prima fila a teatro o tra i tavoli dei ristoranti più in voga. L'ardente desiderio di poter far parte della vera e propria élite della società di Capitol City spinsero il giovane Seneca a lavorare sodo per farsi notare tra lo stuolo di comodi e pasciuti alti dirigenti. Ambizione ed una buona dose di faccia tosta lo portarono ad ottenere, quando Juno era poco più che una bambina, il suo primo incarico al Ministero delle Comunicazioni: era solo uno dei tanti segretari che si occupavano di organizzare gli appuntamenti e mantenere in ordine le pratiche burocratiche nel momento in cui si accorse di possedere uno "speciale" talento. Per anni aveva osservato, ambito e rincorso i privilegi della crème della Capitale; lavorando per loro vi si era mischiato, senza mai tuttavia farne parte, ma avendo la possibilità di capirne i gusti, le preferenze, le attitudini, le mode, i desideri. Lui stesso, che desiderava ardentemente da anni, divenne un esperto di desideri, di voglie ed appetiti. Il suo talento era nella straordinaria capacità di rendere tali desideri reali, escogitando e proponendo soluzioni fattibili ed efficaci. Da segretario venne promosso a collaboratore nelle Campagne di Propaganda Governativa, per poi diventare assistente personale del Ministro delle Comunicazioni, il quale si accorse in breve tempo come l'esperienza maturata da Seneca nel corso di quegli anni gli permetteva non solo di esaudire qualsiasi richiesta da parte del Ministro o dei cittadini, ma addirittura di anticiparla: era ormai in grado di proporre quello che ancora non si sapeva di desiderare consciamente.
Le Campagne di Pubblicità e Propaganda da lui ideate furono talmente efficaci da far registrare un aumento esponenziale dei consensi nei confronti del Governo di Panem, anche all'interno di alcuni Distretti. Da qui, il passo per divenire Stratega fu breve. Lo stesso Presidente intercedette per lui, insistendo che gli fosse fornito un posto alla Direzione dei Giochi: un uomo in grado di convincere con spot e manifesti migliaia di persone della legittimità del proprio Governo, quali meraviglie avrebbe potuto fare durante un'edizione degli Hunter Games, l'evento di propaganda per eccellenza, allo stesso modo monito e distrazione per l'intera popolazione? L'intuizione del Presidente si dimostrò più che azzeccata, e gli eccellenti risultati portarono Seneca a ricoprire, nel giro di pochi anni, la carica per la quale era conosciuto da tutta Panen. In uno Stato in cui la meritocrazia non veniva certo sempre tenuta in considerazione nel momento in cui i vari incarichi venivano distribuiti, Seneca aveva trovato il modo di farsi strada: dare a Capitol City quello che Capitol City voleva. Dirigere gli Hunger Games non sarebbe stato molto diverso: era sicuro che quell'anno sarebbe stato il suo anno.
 
 
- E lei, Miss Snow? Come ha deciso di intraprendere la carriera giudiziaria?
Stavano passeggiando nell'immensa piazza deputata ad ospitare ogni anno la Sfilata dei Carri, quando Seneca le rivolse quella domanda. Di fronte a loro, in tutta la sua severità ed imponenza, si stagliava il palco in pietra dal quale il Presidente accoglieva i Tributi e dava inizio ufficialmente ai Giochi.
- Mi avevano detto che gli studi erano facili! - rispose Juno alzando le sopracciglia in un'espressione che voleva sottolineare l'ovvietà di quell'affermazione. Ma la risata sbuffata poco dopo cancellò ogni parvenza di legittimità nelle parole dette poco prima. - No... Credo di essermi fatta influenzare molto da mio padre e da quello che lui desiderava io diventassi. Ecco come ho scelto la mia carriera.
- Ed è quello che desiderava fare?
Juno alzò le spalle mentre rispondeva:
- Quello che volevo era compiacerlo. Essere la favorita ha i suoi vantaggi. - Non aveva mai veramente pensato a quello che davvero le sarebbe piaciuto diventare, tanto era stata abituata ad avere schede e tabelle di marcia che la indirizzassero verso la direzione giusta da seguire. E finora questo andamento non le era dispiaciuto, ma anzi credeva le avesse risparmiato parecchie scocciature che l'indecisione e magari il fallimento avrebbero potuto crearle. - Così come il mio lavoro: presto diventerò una star della TV!
Pronunciò le ultime parole con particolare enfasi, utilizzando un tono languido che fosse in grado di sottolineare il sarcasmo della sua affermazione. Cosa che l'uomo parve apprezzare mentre si lasciava sfuggire una spontanea risata.
- Non che mi dispiaccia troppo, sia chiaro, - continuò Juno. - sono perfettamente in grado di stare al gioco e di dare al mio pubblico quello per cui è venuto in Aula. Ma sono convinta ci sia altro che io possa fare. - Si ricordò dei pensieri avuti in treno al ritorno dal suo viaggio. A come si era accorta di quanto l'intero sistema avesse bisogno di un'aggiustatina, di qualche riforma. Senza stravolgimenti: quelli avrebbero solo portato al caos. Era tornata per fare il suo lavoro al meglio, non si aspettava certo di diventare, nel giro di qualche settimana, una presenza fissa del palinsesto televisivo. Sempre continuando a camminare aggiunse, proprio nel momento in cui sfilavano di fronte al Palco Presidenziale:
- Non siamo molto diversi io e lei, in fondo, Mr. Crane. Entrambi diamo alla Città quello che la Città si aspetta da noi.
Dicendo questo lo guardò negli occhi, ritrovando così le famigliari iridi azzurre che rispondevano al suo sguardo.
- Tuttavia, lei continua a non apprezzare quello che faccio...- la provocò l'uomo.
Juno smise di camminare, fermandosi poco dopo aver superato il palco sopraelevato.
- Lei non ha visto...- incominciò la ragazza. - Durante l'ultima edizione dei Giochi ho avuto modo di visitare alcuni Distretti. Lei non ha visto come i loro abitanti mi guardavano: sotto strati di luminosi sorrisi e di riverenza, nei loro sguardi non c'era altro che paura e rabbia. In quel momento io per loro rappresentavo quel Governo che ogni anno ruba loro i figli, e guardandone alcuni ho avuto l'impressione che, se ne avessero avuto l'occasione, mi avrebbero strappato gli occhi con le loro stesse mani. - il tono di Juno si stava facendo concitato ora. Ricordava bene quanto l'avesse ferita scoprire che i sentimenti più comuni che leggeva sul volto dei suoi cittadini erano il terrore ed il disprezzo. - Stiamo allevando migliaia di persone con un odio elevatissimo nei confronti di Capitol City. E l'unica cosa che impedisce loro di dimostrarlo è la costante presenza di Pacificatori ed i Giochi. Entrambi monito della capillarità del nostro Governo. Quindi Mr. Crane, non è giusto dire che io non apprezzi quello che fa. Lei, in un certo modo, contribuisce a mantenere la pace. Una pace instabile certo, ma pur sempre pace. Il fine a cui miriamo è nobile, i mezzi...spaventosi. Io capisco perchè ne abbiamo così tanto bisogno. Tuttavia, confido di vedere il giorno in cui tutto questo non sarà più necessario.
Restarono a lungo a fissarsi. Il volto di Seneca esprimeva sorpresa, con la fronte corrugata ed i grandi occhi spalancati fermi in quelli di Juno, la quale si domandava se non avesse fatto meglio a tenersi qualche parola per sé. Riprendendo a camminare ed abbozzando un timido sorriso, la ragazza aggiunse:
- Dopo quello che le ho detto, capirò benissimo se lei decidesse di non invitarmi mai più a cena.
Terminò la frase con una nervosa e breve risata, volta a stemperare la tensione che percepiva di aver creato. L'uomo sorrise di rimando, prima di rispondere:
- Non ho ancora intenzione di privarmi della sua compagnia, Miss Snow.
Non poté fare a meno di sorridere sollevata a quell'affermazione. Nemmeno lei aveva intenzione di interrompere quella conoscenza.
- Non l'ho turbata allora, Mr. Crane?
- Oh sì, già da tempo! - le rispose, ammiccandole complice. - Apprezzo la sua schiettezza e come, nonostante tutto, riesca ad essere sincera. La maggior parte delle persone con cui ho a che fare si limita ad esprimere constatazioni compiacenti e reverenziali. Deve essere una caratteristica degli Snow: la stessa sottile franchezza che trovo nel padre durante i nostri colloqui è presente anche nella figlia.
Detto questo le offrì il braccio, e quando la mano di Juno si posò nell'incavo del suo gomito aggiunse:
- Quindi Miss Snow, anche se spera di vedermi disoccupato un giorno, se non per una cena, mi troverà a chiederle di uscire per un pranzo, o magari una serata a teatro!
Passarono il resto della serata tra chiacchiere allegre, e solo quando si accorsero della tarda ora che si era fatta decisero che era tempo di augurarsi la buona notte: il tempo era davvero volato.
 
 
Sorrideva Juno mentre, scalza, camminava per i corridoi della Dimora, in direzione delle proprie stanze. Aveva davvero passato una splendida serata: la cena, in uno dei migliori ristoranti della Città, era squisita, e la compagnia eccellente. Rimanere sola con il Capo Stratega per un così lungo tempo riconfermò le buone impressioni che ebbe di lui la sera in cui si conobbero, ritrovando la spontaneità della conversazione, l'assenza di imbarazzo ed il piacere che entrambi provavano nell'essere l'interlocutore dell'altro. Persino quando il discorso toccava corde estremamente sensibili. Rivide mentalmente l'espressione dell'uomo nel momento in cui Juno raccontava del clima di tensione che aveva percecipito all'interno dei Distretti, gli occhi blu che all'improvviso si erano fatti scrutatori, le labbra serrate, la fronte aggrottata: che fosse stupito di quello che sentiva? O che fosse più sorpreso nel sentirlo dire ad alta voce? Il momento di sconcerto comunque finì presto, e la capacità di dissimulazione di Mr. Crane gli permise di riportare il proprio viso alla placida espressione rilassata che lo contraddistingueva. Che cosa lo portasse ad essere così affabile con lei, Juno non lo sapeva: che fosse davvero il fatto di essere, dopo tutto, creature così simili, educate a compiacere e mantenere mansuete le masse di cittadini?
Arrivata nella propria camera, ancora vestita si buttò nel grande letto. Guardando l'orologio posto sul comodino un leggero sospiro e un piccolo lamento spezzarono il silenzio della stanza: la settimana non era ancora finita, e tra poche ore avrebbe dovuto recarsi in tribunale.
Raggomitolandosi su un fianco, chiuse gli occhi e lasciò che le restanti ore della notte la accompagnassero verso il dolce oblio del sonno, l'ultimo pensiero rivolto all'uomo che l'aveva tenuta sveglia: era curiosa di sapere se si fosse divertito tanto quanto lei.
 
 
-_-_-_-_-_-
 
Writer's corner
 
Welcome, welcome, welcome!
I nostri due affezionati sono infine giunti a concedersi un appuntamento, desiderosi di divertirsi e scoprirsi a vicenda. E tra un bicchiere di vino e una lunga passeggiata, scopriranno che in fondo non sono molto diversi. Entrambi sono "creature" della Capitale e, come la loro città nativa, le loro personalità hanno lati lucenti, angoli in ombra e numerose contraddizioni. La stessa Juno è una "Walking Contradiction" (come la definirebbero i nostri amati Green Day, il gruppo musicale che mi accompagnò per tutta l'adolescenza -fine.momento.ricordi- ): in questo capitolo abbiamo la conferma esplicita di come l'influenza del padre abbia sempre indirizzato la vita di Juno (che Galatea fosse scappata proprio da questo?), e di come come questa guida non abbia mai in fondo disturbato la ragazza. Tuttavia, pur avendo lavorato sodo per farne parte, Juno capisce che l'intero sistema si stia incrinando. Ma la sua ingenuità (???) e la sua paura di un nuovo periodo di caos (e forse la paura di perdere le sue comodità e privilegi?) frenano le sue prese di coscienza.
Grazie di essere passati di qua (e di aver letto tutto questo sproloquio!): se ci va, lasciate un segno del vostro passaggio!
Allons-y!!
  
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