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Autore: WarHamster    19/07/2014    3 recensioni
«Tutto bene?» non aveva mai immaginato che Derek dormisse supino, è come se avesse una sorta di file mentale, una cartella da profiler, completamente dedicata a Derek Hale, solo che il 90% delle informazioni sono sue supposizioni mai comprovate. In meno di due giorni di stretto contatto ha corretto e ampliato quel file più di quanto potesse sperare. Registra anche questo, Derek che solleva di colpo il cuscino e lo fissa come un gatto di fronte a un’automobile ‒ la metafora lo fa quasi scoppiare a ridere.
«Preparo qualcosa per colazione» e Derek prova contemporaneamente due esperienze totalmente nuove: la prima è la sensazione di essere letti nella mente; la seconda è quell’inattesa e piacevole pace che si prova quando qualcuno si sta occupando di te. Scaccia con prepotenza quest’ultima immagine perché ‒ andiamo! ‒ perché dovrebbe piacergli che sia Stiles a preparargli la colazione?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#2. Swim
Derek sbadiglia, ha dimenticato quando è stata l’ultima volta che si è sentito stanco soltanto per essere rimasto sveglio a leggere – forse quella volta che suo padre gli ha regalato l’intera collezione di Daredevil e lui non è riuscito ad aspettare e li ha letti uno dietro l’altro.
Se non altro non ha le occhiaie come Stiles, anche se sembra che non sia stata solo quella notte insonne a procurargliele.
Carica sulla jeep il borsone che Stiles gli ha messo in mano e di siede al posto del passeggero, non è riuscito a fargli dire dove si sarebbero diretti nemmeno con le minacce – «Non sarò più un alfa ma ho ancora gli artigli» «Oh, avanti, hai smesso di farmi paura mesi fa» – e poi Cora l’ha praticamente costretto «Ti farà bene, non esci mai di casa», si sente al centro di una congiura.
Stiles scivola al posto di guida, sorride convinto di mascherare la stanchezza «Tutto bene?» tamburella sul volante con i palmi e fa una risata spezzata «Certo, tutto grandioso» sta mentendo, e Derek lo sa bene, ma non fa altre domande.

Derek detesta la musica di Stiles, si sente un vecchio di mezza età quando cambia stizzito la stazione radio «Questa robaccia è uno strazio, dal ’90 in poi non è uscito nulla di buono» e Stiles lo lascia fare, è troppo occupato a raccontargli di come Scott continui a pensare ad Allison, e di Isaac che si è intromesso nelle loro serate videogames, e di Lidya che passa troppo tempo con Aidan… ha come l’impressione che Stiles si senta ignorato, forse è per questo che è piombato da lui con l’assurda pretesa… di fare cosa poi? Vivere un’estate normale? Comportarsi come un comune uomo nella ventina? Fingersi amici e scolarsi una birra in aperta campagna? Non sono cose che fanno per lui, non ha il tempo per questi giochetti.
Sta per dirgli di fare inversione e tornare indietro – poco importa se le minacce non funzionano più, può sempre usare la cara e vecchia forza bruta – ma Stiles si ferma da solo «Siamo arrivati».

Derek aveva dimenticato che ci fosse un lago così vicino, si chiede come diavolo faccia a saperlo Stiles, ma ha già la risposta in tasca: è Stiles, non c’è niente che non possa sapere.

«Non ho voglia di nuotare» Stiles scrolla le spalle e gli lancia comunque il costume, Derek resta a guardarlo mentre si spoglia, fragile e indifeso Stiles, è contento di non vedere gli aloni gialli dei lividi, riesce a convincersi meglio che si sia davvero ripreso.
Distrae lo sguardo imbarazzato, è stato carino da parte sua portare dei costumi, non è più abituato a quelle cose da ragazzi come fare il bagno nudo in un lago, forse non lo è mai stato.
Stiles lo guarda sorridente, e questa volta è sincero, prima di correre lungo il piccolo molo e lanciarsi in acqua «Derek! Derek, vieni, è perfetta» eppure gli tremano un po’ le labbra.

Aveva sei anni l’ultima volta che qualcuno gli aveva mentito sulla temperatura dell’acqua, suo padre aveva riso di gusto quando l’aveva visto schizzare fuori dimenandosi come una biscia «Sei impazzito?! È gelida!» Cora l’aveva guardato come se fosse pazzo, era in acqua da ore e aveva ormai le labbra viola, Laura non c’era, studiava già a Yale.
Forse per un momento pensa davvero di infilarsi il costume e saltare dentro «Non mi va» ma prima Stiles esce prima possono tornare a casa, non gli va di lasciare Cora da sola.

Alla fine non hanno nemmeno bisogno di mangiare i panini burro di arachidi e tonno di Stiles «Esiste davvero qualcuno a cui piace quella roba?» Derek ne è decisamente sollevato «A Scott piacciono da morire» – o più probabilmente non ha cuore di dirgli quanto facciano schifo.
Stiles rimonta in macchina, sembra soddisfatto, anche se Derek non ha toccato l’acqua nemmeno con un dito. A volte comprenderlo sembra davvero impossibile.

Summer feels like                                   -
wanting to swim in                  -
the pool at midnight               -
but staying in bed,                   -
staring at that one streetlight
outside                             
instead.                       

Derek potrebbe giurare di aver sentito la sua pelle sciogliersi ad un certo punto.
Resta sdraiato sul letto, immobile, in quel caldo infernale, ha il terrore di fare anche il più piccolo rumore e indurre Stiles a passare un’altra notte sul divano con lui.
Non che non gli piaccia stare sul divano, è solo che lo rende nervoso, non è una cosa da Derek.
«Non dormi?» Derek si concede di sbuffare «No» e si solleva di scatto, gli sembra stupido rimanersene lì sdraiato a farsi fissare.
Stiles è quasi del tutto certo di non aver mai visto Derek riposarsi, in compenso l’ha visto in fin di vita un paio di volte, ma non crede che questo regga il paragone, fotografa mentalmente il momento, potrebbe non capitare mai più. Sta guardando fisso l’unico lampione acceso sul vialetto, come se volesse dimenticarsi della presenza di Stiles «Sai, da bambino avevo problemi a dormire dopo che… dopo che mia madre è morta».
Stiles ha sempre questa necessità sopita di parlarne, sa estremamente bene che è uno di quegli argomenti che mette in imbarazzo la gente, persino Scott, ma da Derek si aspetta dell’altro: comprensione, forse addirittura compassione.
L’amara verità è che Derek preferirebbe di gran lunga che stesse zitto, non riesce a trovare un briciolo di pace per se stesso, non vede come potrebbe trovarla per qualcun altro. Si butterebbe nel lago e ci rimarrebbe per tutta la notte pur di non sentire la continuazione di quella frase.
«Però alla fine ci si fa l’abitudine, passano gli anni da scontare, come in carcere, il dolore smette di tenerti sveglio» Derek deve ammettere che non se l’aspettava, sarà che Stiles sembra tutto fuorché sereno, sarà che si è fatto quest’immagine fragile e distorta di lui, ma sente il suo demone sospirare, sbadigliare quasi, e lo guarda stupito.
«Prima che mia madre morisse andavamo in vacanza tutte le estati, papà prendeva una pausa dal lavoro e andavamo al mare. Sceglievano un albergo con piscina, preferivo nuotare nel cloro piuttosto che nel sale, non lo so, sarà stato quell’odore di disinfettante che mi dava un senso di pulito. Sono dovuti passare tre anni prima che sentissi la mancanza di una piscina, del nuotare nell’acqua che sa di cloro, ma mio padre faceva già i doppi turni, non sapevamo più come si faceva una vacanza, aveva sempre organizzato tutto mamma. Me ne restavo a sobbollire nella mia stanza e fissavo un lampione finché la luce non mi si stampava in testa e potevo continuare a vederla anche dopo aver chiuso gli occhi».
Derek non sa cosa dire, il che è piuttosto normale quando c’è Stiles di mezzo; per lui ha un sistema di risposta semiautomatico che tende sempre al sarcasmo, perché  in fondo non ha ancora capito come diavolo debba trattarlo e rendergli pan per focaccia gli sembra la soluzione più semplice. Per questa volta non funziona, sente che dovrebbe dire qualcosa di pregnante e il lampo di delusione che passa sul viso di Stiles all’udire il suo silenzio ne è la prova.

(That one streetlight   -
looks lonely, but it still
can shine for only        -
me).                           

«Quando la mia…» si schiarisce le voce «dopo l’incendio, Laura mi ha portato via, temeva che avrei cercato vendetta e avrei finito per farmi ammazzare. Aveva ragione, non m’importava molto di morire. Poi è stato come ripartire da zero, non ho fatto altro che collezionare motivi per restare vivo, anche quando di motivi non ne avrei voluti per niente».
Questa volta è Stiles a rimanere zitto – un evento eccezionale – il fatto è che si sente parte di quei motivi che Derek non avrebbe voluto, perché alla fin fine lui e Scott erano piombati nella sua vita in un momento in cui lui voleva soltanto vendicare Laura e poi tornarsene alla sua vita chissà dove e chissà con chi. Però c’è anche quella piccola e inestirpabile convinzione di averlo aiutato, perché più guarda Derek com’è ora più si dice che, diamine, è migliorato incredibilmente, probabilmente un anno prima l’avrebbe sbattuto fuori di casa ancora prima che potesse salutarlo.
Ovviamente basta quest’infima considerazione a fargli credere di poterlo cambiare ulteriormente in una manciata di giorni.
Stiles non sa ancora esattamente quale sia il vero fine di questa sua crociata, ma da un lato è persino stufo di pianificare, ordire e cesellare ogni sua singola azione.
«Comunque sia alla fine resta colpa mia, e non c’è modo di cancellare il senso di colpa» lo dice come se fosse un fattore che Stiles non aveva considerato, come se lui non potesse comprendere. E invece Stiles capiva benissimo, pensa a tutte le volte che non ha compreso gli schemi, a tutte le persone che sono morte perché è stato troppo lento e a come lì, sul momento, li abbia trattati come pezzi degli scacchi, come marionette di uno spettacolino truculento. Continua a ripetersi si trattava del riflesso del bambino soldato – l’ha chiamato così lui stesso, ha questa mania di trovare da sé tanto la diagnosi quanto la cura – e se le cose avevano continuato a sembrargli distaccate era solo perché se le avesse somatizzate con emotività sarebbe impazzito del tutto.
Ha la netta sensazione che Derek abbia capito tutto, lo guarda come se gli avesse appena sparato per sbaglio e Stiles sente di poterlo scusare, non poteva sapere.
Ma ora sa eccome, e gli volta le spalle tornando a guardare fuori, e Stiles teme che per la prima volta stia pensando di non essere lui il mostro – il che da un certo punto di vista potrebbe anche essere una cosa buona dal momento che Derek non è un mostro, non lo è mai stato per lui, non troppo almeno, si può essere mostri entro un limite accettabile?

Stiles smette di chiedersi come sia finito a passare di nuovo la notte in bianco in compagnia di Derek Hale, ma vuole smettere di considerare la vita una partita a scacchi, ha finito di tenere il conto delle mosse.
«Potremmo guardarlo insieme» fissa Derek come se parlasse ostrogoto «Il lampione, potremmo guardarlo insieme» ed è la cosa più vicina all’essere carina che Derek gli abbia mai detto.
Derek Hale non lo ammetterebbe mai, mai e poi mai, ma ora avrebbe davvero, davvero voglia di fare il bagno nel lago come quando era piccolo e l’acqua era ghiacciata.

(But maybe it can shine for you too).

 

Howl of the author:
Mi scuso per gli aggiornamenti un po’ più saltuari del previsto, ma ultimamente sono presa da altri impegni e il fatto che i codici html negli ultimi tempi mi stiano creando problemi non aiuta a sveltire il tempo di “postaggio”. In ogni caso pensavo di andare avanti con questo ritmo (che comunque rispetto all’altra è mooooolto più accettabile, ammettiamolo).
E nulla, per me scrivere questa storia è stata una liberazione, erano anni che non riuscivo a scrivere così velocemente come ho steso questa storia e senza poi rivoluzionare tutto alla prima rilettura.

Hwyl fawr,
War.

P.S. sto cercando una beta sia per questa storia che per The single bullet theory, se ci fosse qualcuno che potrebbe darmi una mano gliene sarei davvero immensamente grata ^w^

   
 
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