Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
Segui la storia  |       
Autore: cristinamricci    19/07/2014    6 recensioni
Astrid Grayson non capiva perché il mondo tutt’a un tratto si fosse accanito su di lei, ma sperava che prima del sole ci fosse tempesta.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Azioni inaspettate
Solo dopo aver finito di studiare, cenare brevemente da sola, essersi fatta una doccia ed essersi buttata sotto le coperte,Astrid Grayson si concesse di riaccendere il telefono. Aprì facebook ed acettò la richesta di Austin.
Notò che Kylie era online e decise di scriverle.
“Hey K ♥”
La risposta arrivò quasi istantaneamente.
“Buona sera J♥
Com’è andata oggi?”
“Normale.”
“Mmm solo normale?”
“Solo normale.”
“Sicura?
Di solito ti metti a straparlare filosoficamente e... tutto il resto”
“Sì, lo so, è solo che oggi è andata normalmente normale e non filosoficamente normale.
Se capisci quello che intendo hahahha”
“Sisi, capisco…
È successo qualcosa”
“Eh?”
“Me lo dice la pancia, so che non vuoi dirmelo.”
“Cos’hai mangiato stasera?”
“Sono andata al Mc, perché?”
“Ah, si vede da quello che ti dice la pancia.
Com’è stata la tua giornata?”
“Ahahah noiosa, ma non mi lamento.
Hai conosciuto qualcuno?”
“Kylie.”
“Sei andata male in un’interrogazione?”
“Suona come una leggenda metropolitana.”
“Hai ragione, non sta né in cielo, né in terra.
Quindi…
Ti hanno presa in giro.”
Mentre Kylie continuava a mandarle messaggi, gliene arrivò uno da Austin. “Hey Jamie :)”
“Hey Austin (:”
“Che fai?”
“Niente in particolare, tu?”
“Guardo la tv.”
“Cosa guardi di bello?”
Astrid tornò alla chat con Kylie.
“Impossibile anche questo.
Secondo me si sono stancati di farlo.
Cioè, senza offesa, ma prendere in giro te è come parlare ad una foglia.
Jamie ci sei?”
“Kylie, calmati.
No, hanno smesso, per ora.
Cioè, ogni tanto scappa un insulto, ma se può farli stare meglio allora sto al loro gioco.”
“Ahahaha ma che brava ragazza ♥”
“Grazie?”
“Perché non rispondevi?
Non sei a letto ‘come al solito’?”
“Sì.
Stavo scrivendo a un’altra persona.”
“Wow, Jamie Grayson ha ancora una vita sociale!”
“Non ci sperare ♥”
“Chi è l’ultima persona che hai accettato su facebook?”
“Austin, è nuovo nella mia classe.”
“Bene.
Lo sapevo che avevi incontrato qualcuno.
LO SAPEVOOOO”
Rise e tornò alla conversazione con Austin.
“Mah, non trovo niente di interessante.”
“Eh, mi dispiace.”
Kylie le aveva mandato un altro messaggio.
“È anche MOLTO carino ;)”
“Ahhh Kylie”
“Vado a letto, sono stanca”
“Ma ovvio.”
“Così tu ed Austin parlate senza intralci ;)”
“Ma smettila”
“Buona notte♥”
“Sì, buona notte”
“Domani mi racconti.”
Sorrise e chiuse la finestra della chat, tornando a quella con Austin.
“Lo so, lo so.
Qual è il film che vediamo venerdì?”
“In verità non ho accettato la proposta, ho solo detto che potrei.”
“Okay.
Qual è il film che potremmo vedere venerdì?”
Rise.
“Il secondo di un videogioco.”
Ora, devo dire che Astrid Grayson non era mai abbastanza felice e non rideva mai abbastanza sinceramente. Questo per due principali ragioni: prima: gli psicofarmaci che le davano (come tutti gli altri psicofarmaci, normalmente) possono, se presi per un tempo prolungato, “diminuire le emozioni”, ovvero che esse tendono ad affievolirsi. La tua depressione diminuisce, la tua tristezza diminuisce, la tua rabbia diminuisce, la tua felicità diminuisce. La seconda ragione: Astrid aveva ben poco di cui essere davvero felice in quei momenti, ma quella sera, dopo essersi buttata in una fitta conversazione con Austin, si addormentò col sorriso sulle labbra.

*
 
La mattina seguente, Astrid Grayson arrivò alla sua panchina alle sette e quarantatré come al solito.
La sera precedente, lei ed Austin si erano dati la buona notte a mezzanotte passata ed Astrid non era per niente abituata ad andare a letto così tardi. Di solito alle nove e mezzo dormiva già.
Si portò le ginocchia al petto perché quella mattina sentiva particolarmente freddo ed appoggiò la guancia ad un ginocchio.
Per rimanere sveglia, guardò le persone che erano verso la scuola. Scorse tutti come se fossero delle parole di una frase e finì per soffermarsi sul forse rugbista con i lunghi capelli biondi. Stava parlando con i suoi amici. Guardò l’orologio che portava al polso destro. È mancino, pensò Astrid mentre lo faceva, oppure gli piace portare l’orologio al polso destro. Rise fra se e se, e quando il ragazzo alzò lo sguardo, incontrò gli occhi di Astrid e le sorrise per qualche secondo che sembrarono un’eternità. Astrid, stranita, alzò un sopraccioglio e lui le fece l’occhiolino. Subito dopo, tornò alla conversazione con i suoi amici.
Astrid si sentì infinitamente inquieta. Aveva sorriso (e fatto l’occhiolino) davvero a lei o se l’era immaginato? Alzò la testa, tenendosi appoggiata col petto alle gambe e guardò in basso le mattonelle davanti a lei che portavano dal marciapiede all’ingresso della scuola.
Pochi minuti dopo, Austin si sedette di fianco a lei, che fissava il vuoto, così assonnata da sembrare imbambolata. Non si dissero niente, erano tutti e due un po’ turbati per la conversazione di quattro ore (quasi cinque) che ebbero la notte prima, dove sembravano veri amici, per tornare a fronteggiarsi nella realtà.
In effetti, Astrid mostrava un altro lato di sé quando scriveva.
Austin la fissava come lei con il vuoto. «Sei sempre sola?» chiese circa due minuti dopo.
Astrid lo guardò negli occhi. Strinse le labbra in una linea sottile, fece spallucce ed appoggiò il mento alle ginocchia, guardando davanti a sé.
E questo era il principale motivo per cui Astrid Grayson non stava mai sveglia fino a tardi: il giorno seguente sembrava che avesse un dopo sbronza, si crogiolava nei suoi pensieri più del solito, finché non gli scoppiava la testa.
«Perché sei sempre sola?» riformulò la domanda.
Non sapeva cosa rispondere. Ci pensò con tanta insistenza. «Non lo so.» mormorò alla fine.
Austin sospirò e si ravviò i ricci, passandosi la lingua sulle labbra. «Ti sto scocciando?» chiese scosso. Per lui (e anche per Astrid, se non fosse rimbambita per il poco sonno) significava tanto la conversazione che ebbero la sera prima. Non che si dissero cose importanti, ma Austin imparò più cose di Jamie di quante ne sapesse nessun altro (esclusa Kylie). E per lui era importante, e sentirsi così trascurato da lei era un po’ demoralizzante.
Astrid colse la minuscola nota involontaria di disperazione nella sua voce e si ridestò. Si girò e lo guardò. Lui è così espansivo, se lo fossi anch’io lo farebbe sentire meglio?, si chiese. Gli mise una mano sul braccio, stringendolo appena e gli sorrise. «No, scusa se ti ho dato quest’impressione.» disse sentendosi come se stesse recitando un copione. Lo faceva solo per farlo stare meglio, ma era sincera, davvero.
Austin, infatti, sembrò rilassarsi, restituendole il sorriso. «Comunque un ‘non lo so’ non risponde alla domanda.»
«Hai ragione.» Fece un respiro. «È solo perché tutti mi prendono in giro. Mi prendevano in giro. Ora hanno un po’ smesso, ma…» Si perse negli occhi di Austin e perse il filo del discorso, quindi fece spallucce.
«E cos’hai fatto per meritarti tutto questo?»
«Non guardarmi come un cucciolo abbandonato.»
Lui rise. «Come dovrei guardarti?»
«Non così!» rispose divertita.
Lui la guardò con gli occhi un poco socchiusi e un sorriso malizioso. «Allora così?»
Lei rise e lui la guardò dolcemente. «Meglio che non mi guardi, a questo punto.» disse mettendogli la mano sugli occhi.
Lui subito scattò indietro al contatto. «Mani ghiacciate!»
Risero.
«Dai, sul serio. Cos’è successo?» ripeté.
«Non ne ho idea. Io non penso di aver fatto niente di sbagliato.» rispose. «Di solito a questo punto anche un sasso si allontanerebbe per salvare la reputazione.»
«Hai ragione.» disse come se gli avesse ricordato qualcosa. Si alzò, fece un passo e si sedette stretto ad Astrid, così vicino da farla diventare rossa. Avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò con una voce che avrebbe potuto far sciogliere un pupazzo di neve in pieno inverno. «O forse no.» Appoggiò la schiena alla panchina. «Staremo a vedere.» E si sorrisero.

*
 
Quando finalmente suonò la campanella che segnalava la fine delle lezioni, Astrid si alzò per uscire con la solita fretta. «Jamie,» la fermò Austin.
«Sì?» chiese girandosi e camminando fino al suo banco mentre lui finiva di riporre le cose nello zaino.
«Torniamo a casa insieme?» chiese.
«Va bene,» rispose.
In quel momento si sentì stranita da Austin. Si sentiva come i primi giorni in cui conosceva Kylie, dove lei, così espansiva faceva di tutto (senza neanche accorgersene) per esserle amica. Questo pensiero la fece sorridere: pensare che Austin potesse diventare “come Kylie” era rassicurante.
Quando Austin finì, si alzò e le strinse un braccio sulle spalle lasciando che Astrid, per la seconda volta, si chiedesse chi dei due fosse troppo espansivo o troppo chiuso. O forse sono giuste tutte e due le ipotesi?, concluse alla fine.
«A cosa pensi quando sei in silenzio?» chiese Austin dopo un paio di minuti che camminavano in centro circondati da chiunque.
«Dipende.» rispose.
«Ad esempio ora?»
«Adesso pensavo perché mi tieni il braccio sulle spalle se ci conosciamo solo da ieri.»
«Scusa, io non ho pensato che avrebbe potuto darti fastidio…» si scusò mettendo entrambe le mani in tasca.
«Non mi davi fastidio,» disse.
«Okay,» ribatté. «Perché gli altri ti prendevano in giro?»
«Perché alle persone importa solo dell’aspetto esteriore.»
«Perché, sei brutta?» chiese Austin stupito.
«Non ne ho idea, è cominciato perché non mi vestivo come tutti gli altri.» rispose. «Ma comunque sono sempre stata una persona diversa e hanno trovato una ragione per sfottermi.»
«Diversa?» continuò confuso.
«Io sono speciale.» rispose facendo la voce strana.
Scoppiarono a ridere.
Erano già arrivati davanti a casa di Austin e lui, senza fermarsi la prese a braccetto. «Oggi ti accompagno io a casa.»
«Come preferisci.» rispose.
Poco dopo si fermarono davanti a casa di Astrid.
«Sono il tuo unico amico?» chiese di punto in bianco Austin.
«Non avevo già detto che prima di trasferirsi, la mia amica stava dove vivi tu?» domandò. «Comunque in tutta la scuola o città o tutto quello che ti pare, sì.»
«Mmm, mi dispiace per la tua amica.»
«Tranquillo, non l’hai mica sfrattata.»
«Va bene,» rispose sorridendo.
Astrid non seppe più che dire. Pensa ai film, pensa ai libri!, si disse. «Vuoi rimanere a pranzo?» disse buttandola un po’ lì.
«Certo, se non disturbo.»
«Non essere ridicolo, vieni.» disse scortandolo fino alla porta. Gli fece fare il giro della casa e lasciò che appoggiasse le sue cose nella poltroncina in camera sua.
Era una camera abbastanza spaziosa, con un deodorante per la casa che mandava odore di cocco, con le pareti bianche e la moquette azzurro cielo. Tutti i mobili (dalla parete dove c’era la porta, in senso antiorario c’erano: la poltrona, il letto matrimoniale circondato da scaffali pieni di libri, la finestra,  la scrivania, la porta del bagno collegato e l’armadio) erano color panna. Poteva sembrare una stanza inabitata, se non fosse per il notebook aperto al centro della scrivania. Inabitata perché era accuratamente ordinata.
«Quindi cosa preferisci per pranzo?» chiese Astrid mentre Austin si toglieva il giubotto appoggiandolo sullo zaino.
«Quello che ti pare,» rispose. «Mi va bene anche un piatto di pasta a caso.»
«Ti prendo alla lettera.» concluse guidandolo di nuovo in cucina. «Premetto che non sono uno chef professionista e quindi non farti troppe aspettative.»
 «Non ti preoccupare.» disse.
Astrid aprì il frigorifero e pensò velocemente a qualcosa di semplice. Prese l’occorrente per preparare dei toast. «Tu quanti ne vuoi?» chiese mentre prendeva le fette di pane.
«Due vanno benissimo.» rispose. «Posso aiutare?»
«Certo.»
Mentre Austin preparava i panini, Astrid si tirò su le maniche e accese la piastra, mettendoci sopra una padella abbastanza larga. «Tu ne mangi solo uno?» chiese Austin mentre la guarda un po’ troppo insistentemente, per i suoi gusti.
«Mm-hm.» rispose mentre metteva i panini che Austin gli passava nella padella.
Mentre aspettavano, apparecchiarono la tavola per loro due, poi Astrid girò i toast. Aspettò un paio di minuti e li impiattò. Si sederono e mangiarono con calma, parlando della vecchia vita di Austin prima che si trasferisse. Infine sparecchiarono e lavarono i piatti.
«Quindi.» esordì Astrid.
«Di solito tu, cosa fai dopo mangiato?»
«Vado a studiare, perché sono una persona noiosa.»
«Sarai noiosa ma non hai sempre ragione.» ribatté lui.
«Se lo dici tu,» disse lei soffocando una risata.
«Okay, andiamo a studiare, allora.» concluse lui. Astrid si girò, ma subito lui l’afferò per un braccio. «Scusami se sono impiccione, ma cos’hai fatto qui?»
I due tornarono faccia a faccia ed Austin guardò i polsi di Jamie, che erano solcati da due cicatrici inconfondibili. Astrid diventò più rossa di un peperone. «È… una storia lunga e…» balbettò.
«Capisco.»
«No, non potresti mai capire…» disse quasi urlando. Si calmò. «Te lo racconto un’altra volta.»
«Ci conto.» sussurò passando delicatamente i pollici sulle cicatrici.
«Te lo prometto.»

 
Note dell'autrice
Questo capitolo mi è sembrato infinito. Cioè, lasciamo perdere che in questa settimana ho guardato una serie televisiva streaming per quattro giorni di seguito. Ho avuto tempo per scrivere, ma ci ho messo un piccolo infinito.
Bo', io ci ho provato lol

Quindi, se vi è piaciuto il capitolo potete lasciare una recensione così vi avviso subito quando aggiorno, oppure mettere la storia tra le seguite o preferite così vedete voi quando la aggiorno.
Se non vi è piaciuto il capitolo, potete comunque lasciare una recensione, così mi rendo conto di cosa secondo voi dovrei cambiare/sostituire/migliorare


Persone, io vi giuro che in questo momento sono distrutta. Sono stata al pigiama party del mio schieramento e siamo state sveglie fino le 5 e mezzo e ho gli occhi che sono pappa e mentre tornavo mia mamma aveva l'aria condizionata sparata e ora sto al computer e non ce la possono fare più, poveracci.

Quindi la faccio corta e spero di avere come minimo cinque recensioni a questo capitolo perché sarei davvero felice e voi sareste davvero felici e il karma sarà gentile con voi

Perché scrivo una nota dell'autrice nelle mie condizioni?
Poi quando fra mesi le rileggerò, mi sotterrerò. 

Ok, faccio finta di essere seria.

Ora che ho finito di vedermi Hemlock Grove e non aggiornano più la seconda stagione (e non ho più libri da leggere, sono disperata) non ho una beata torta da fare e quindi potrei riuscire a scrivere velocemente. 
Contate solo che il terzo capitolo manco l'ho toccato.

Bene, vi auguro un buon fine settimana 

 
Cristina.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone / Vai alla pagina dell'autore: cristinamricci