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Autore: Raika    19/07/2014    3 recensioni
Firenze, fine 1400 circa.
La guerra tra Assassini e Templerai non è ancora giunta a termine, e una nuova potente famiglia ha buttato giù la maschera rivelando la sua vera natura: i Boiardi, baroni di Firenze.
Per Ezio Auditore è tempo di tornare a combattere e per farlo avrà bisogno di un alleato molto particolare..
* * *
"-Tu sei il Barone giusto?
-Si.
-Bene, compro i tuoi servigi.
-Cosa?!
-Hai capito bene, ti ho appena assunto.
-Non puoi farlo.
-Oh si invece, l'ho appena fatto."
_______________________________________________________
Le vicende narrate riprendono gli avvenimenti di Assassin's Creed Brotherhood sostanzialmente modificati ai fini della narrazione.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Venticinque

Victoria e Machiavelli raggiunsero via della Carambole senza troppi problemi, la bottega del giovane pittore, infatti, non era ancora molto conosciuta e per questo non fu difficile raggiungerla senza dare troppo nell’occhio, per quanto la presenza dell’ex ambasciatore permettesse.

Percorsero il tragitto senza che nessuno dei due parlasse, anche se Niccolò avrebbe tanto voluto dire qualcosa, il fiorentino infatti stava aspettando l’occasione giusta per parlare con la ragazza di Ezio, ma data la sua espressione scura e il recente e senza dubbio disastroso colloquio con l’uomo, non gli sembrava il caso di girare ulteriormente il dito nella piaga.
«Come faremo a dare un’occhiata alla bottega senza suscitare sospetti?» domandò Victoria.
Machiavelli ci pensò su un attimo, poi rispose «Gli commissioneremo un’opera.»
«Un’opera?»
«Si qualcosa di semplice. Dal momento che ha concluso recentemente l’apprendistato non avrà molti lavori autonomi da mostrare quindi non avremmo il tempo di osservare la bottega.»
«Si, avete ragione» rispose la ragazza bussando alla porta dello studio.
Le dita di Victoria stavano per sfiorare lo scuro legno del portone quando esso si aprì mostrando un giovane ragazzo dai lunghi capelli scuri e il candido volto, che nel vedere la Dama Velata sussultò per poi sgranare gli occhi eccitato.
«Salve» disse incerta la giovane.
Raffaello continuò a scrutare il volto di Victoria con occhi luminosi, mentre Machiavelli sorridendo chiese «Messere va tutto bene?»
Quelle parole sembrarono riportare il giovane con i piedi per terra e dedicando la sua attenzione all’uomo rispose «Certamente, posso fare qualcosa per voi?»
«Effettivamente si.»
Il pittore sorrise invitandoli a entrare: la bottega era una piccola stanza piuttosto angusta, stracolma di tele e pennelli, per certi versi ricordava molto quella di Leonardo, ma non aveva niente della maestosità e dell’ingegno di quella dell’inventore, se non il totale caos che vi regnava.
Il giovane pittore liberò velocemente un paio di sedie su cui fece cenno ai due ospiti di prendere posto, poi sbaraccando in fretta e furia la sua scrivania vi salì a gambe incrociate.
Victoria osservò la scena con un misto di tenerezza e divertimento, la giovane età del ragazzo, oltre che nell’aspetto, si poteva benissimo intravedere nei comportamenti per certi versi ingenui e infantili.
«Dicevate che potevo fare qualcosa per voi, giusto?» chiese Raffaello alternando lo sguardo da Machiavelli alla Dama Velata, ma soffermandosi quasi sempre su quest’ultima.
«Esattamente» rispose Niccolò, iniziando a spiegare ciò che aveva in mente.
Ma, come Victoria notò, le parole dell’ex ambasciatore non arrivavano neanche alle orecchie del giovane pittore, troppo intento ad osservare di sottecchi il volto della ragazza, per poi distogliere frettolosamente lo sguardo quando veniva sorpreso.
«Niccolò non vi sta ascoltando minimamente» sussurrò la giovane all’amico, il quale si zittì.
Passarono almeno un paio di minuti prima che il pittore si rendesse conto del silenzio e quando accadde il suo volto si tinse di porpora e imbarazzato iniziò a balbettare «Io.. Scusate è che..»
Victoria e Machiavelli lo osservarono inarcando le sopracciglia e il ragazzo prendendo un profondo respiro scese dal tavolo per poi avvicinarsi alla Dama Velata e dire «Madonna i vostri lineamenti sono così delicati.. Perfetti.. Non ho mai visto creatura più celestiale.»
«Vi ringrazio..» rispose la ragazza, sconcertata.
«Siete un sogno diventato realtà.. Vi prego, accettate di divenire la mia musa, posare per me» la supplicò lui inginocchiandosi al suo cospetto.
La ragazza guardò sempre più confusa il giovane pittore di fronte a sé, sentendosi  sempre più a disagio. Tutta quella situazione stava diventando piuttosto  imbarazzante, oltre che per certi versi ironica: si erano recati dal giovane Sanzio per studiare la sua bottega con la scusa di commissionarli un’opera e lui proponeva a Victoria, di sua spontanea volontà, di fargli da modella, fornendole l’occasione perfetta per il loro scopo.
«Cosa ne dite madonna? Accettate?»
Se da un lato però questo imprevisto colpo di fortuna sembra fare al caso loro, dall’altro la Dama Velata non trovava affatto allettante l’idea di dover passare ore e ore immobile per fare da modella al pittore, non era proprio il genere di donna.
«Io..» iniziò a dire incerta lei, venendo però preceduta da Niccolò, il quale intuendo la sua perplessità aggiunse «Victoria, credo che questa sia un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Provate ad immaginare la soddisfazione di vedere il vostro volto dipinto dalle abili pennellate del giovane Sanzio.»
Victoria sapeva esattamente cosa l’uomo intendeva suggerirle, così, nonostante non trovasse l’idea minimamente desiderabile, annuì.
«Grandioso!» esclamò allegramente Raffaello. «Allora vi aspetto domani, madonna. Sono così ansioso di iniziare!»
«Certamente» rispose la Dama Velata, sorridendo forzatamente.

Se l’ingaggio come modella di Victoria e la conseguente buona riuscita della prima parte della missione avrebbe dovuto mettere tutti di buon umore, ciò non avvenne: il nervosismo di Victoria, per l’obbligo di passare buona parte delle sue mattine con quel ragazzino si trasformava infatti in indignazione e offesa in Leonardo, che aveva preso la decisione della giovane come un affronto personale dal momento che aveva rifiutato ogni sua proposta simile e in un cupo e inquietante silenzio in Ezio, il quale da quando era tornato dalla visita al bordello non aveva più aperto bocca, rinchiudendosi in chi sa quali pensieri.
L’unico che sembrava soddisfatto di tutta quella situazione era Machiavelli, il quale per niente turbato dagli stati d’animo negativi dei suoi compagni aveva persino deciso di organizzare il suo viaggio di ritorno a Roma, fiduciose della buona riuscita del loro piano.
«Non posso credere che tu abbia accettato di fare da modella a quello sbarbatello! E’ inammissibile! Dal momento poi che quando te lo ho chiesto io non hai mai accettato!» esclamò Leonardo quando le porte del suo laboratorio si chiusero alle spalle dell’ex ambasciatore.
Victoria alzò gli occhi al cielo. «Ve lo ho già spiegato, se non fosse stato necessario non avrei mai accettato.»
«Questo comunque non giustifica  il fatto che tu abbia acconsentito.»
«Oh andiamo Leonardo, credete davvero che lo abbia fatto volentieri?! Non muoio certo dalla voglia di stare ore in posa per quel ragazzino.»
«Bé comunque lo farai» rispose lui stizzito.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, quando ci si metteva Leonardo era davvero peggio di un bambino capriccioso.
«E magari la prossima volta ti chiederà pure di diventare la sua assistente, visto che c’è.»
«Non vi rispondo neanche!»
«Bene!» esclamò irritato l’inventore.
Victoria sbuffò ignorando i borbottii di sottofondo e rivolgendosi ad Ezio disse «Vado al bordello a trovare Emma, non so tra quanto torno.»
L’Assassino annuì e la ragazza dopo aver salutato Leonardo, senza dare peso ai “traditrice” che lui le riservava,  lasciò la bottega per dirigersi al casino di madonna Paola.
Come l’ora richiedeva trovò le ragazze impegnate nel loro lavoro e sperando di non disturbare raggiunse la camera di Emma.
«Victoria!» la salutò la cortigiana facendola accomodare.
«Ti disturbo? Stai aspettando un cliente?»
«Verrà il Gonfaloniere a farmi visita, ma soltanto dopo la messa del crepuscolo» disse la giovane sedendosi sul letto.
La Dama Velata raccontò all’amica tutto ciò che le era successo nelle ultime settimane, dell’imboscata al Barone, di come si era ritrovata a Monteriggioni, degli avvenimenti che avevano portato Mario Auditore e Machiavelli a conoscenza del suo segreto, del piano per avvicinarsi ai Boiardi e di ciò che era successo con Ezio alla villa. Parlò senza nascondere niente, rivelando ogni sua paura, ogni dubbio ed ogni pensiero tanto che quando ebbe finito si sentì molto più leggera: spesso dimenticava l’importanza che aveva confidarsi con un’amica.
«E questo è quanto.»
«Wow.. Ne sono successe in così poco tempo, sai dovresti prenderti più riposo per te stessa, Victoria.»
«Appena tutta questa storia sarà finita e mi sarò liberata di Auditore, prometto che mi prenderò tutto il riposo di cui ho bisogno» esclamò la giovane stendendosi sul morbido materasso. «Sai che hai un letto davvero comodo?»
«A proposito di messere Auditore.. Vi siete parlati?»
Victoria tirò su la testa scettica. «Come al solito.. Cioè io parlavo e lui annuiva.»
«E non ti ha detto niente? Di strano intendo..»
A quelle parole la Dama Velato tornò seduta, guardando sempre più perplessa l’amica, la quale spostando lo sguardo da una parte all’altra della stanza cercava di evitare i suoi occhi.
«Cosa intendi per strano?»
«Non so.. Tipo di cose che non dovrebbe sapere..»
«Di cose che..? Emma che stai cercando di dirmi?»
 La cortigiana abbassò lo sguardo iniziando a giocare nervosamente con la stoffa della sua sottoveste, mentre Victoria sempre più confusa insistette «Emma, che hai fatto?»
«Oh e va bene» si arrese la mora, non riusciva a tenere segreti con lei. «Oggi messere Auditore è venuto a trovarmi e abbiamo parlato di te.»
«Ezio cosa?!» esclamò la Dama Velata. «Aspetta come sarebbe a dire che avete parlato di me?»
«Si lui è venuto qui a chiedere il mio aiuto e..»
«E cosa?»
«E gli ho raccontato del tuo passato e di tuo padre..»
«Tu cosa?!» urlò la bionda scattando in piedi. «Come hai potuto raccontargli quelle cose?! Sono questioni personali Emma! Private!»
«Lo so Victoria, ma lui è venuto qui ed era davvero disperato.»
«Disperato?! Oh Emma non ti facevo così ingenua! Quello non era disperato, è un attore nato!»
«Victoria..»
«E poi scusami, tu racconti i fatti altrui a tutti quelli che si presentano deboli e indifesi alla tua porta?!»
«No, certo che no» rispose la cortigiana prendendo per le mani l’amica e riportandola sul letto. «Adesso vuoi calmarti e ascoltarmi?»
Madonna Balera osservò la ragazza fulminandola letteralmente con lo sguardo, tanto da ritrovarsi persa in quei grandi occhi celesti così determinati da farle lasciare il piede di guerra.
«Okay.. Spiega..»
Emma sorrise lasciandole le mani ed una volta sicura che l’amica non si sarebbe rimessa a sbraitare iniziò a raccontare: le disse di come Ezio si era presentato nelle sue stanze, di come inizialmente si fosse agitata dopo tutto ciò che aveva sentito sul Barone e delle preoccupazioni dell’Assassino. Le raccontò di come Auditore si era aperto con lei, di quello che aveva visto guardando i suoi occhi e di come aveva finito per raccontargli la sua storia, sicura di poter aiutare entrambi.
«Victoria» disse infine la cortigiana. «Ho a che fare con gli uomini da una vita, ne ho visti di ogni razza, lignaggio, religione e chi più ne voglia. Sono passati nel mio letto così in tanti che ho perso il conto e con loro ho imparato cosa un uomo vuole. Ho imparato a leggere i loro occhi: gli occhi sono lo specchio dell’anima Victoria e interpretandoli puoi arrivare al cuore.
  «Ed io ho imparato a leggerli e ti posso assicurare che negli occhi di Ezio Auditore non ho letto cupidigia o superbia, nei suoi occhi ho visto la sofferenza di un uomo che non sa più cosa fare. Ho visto un cuore ferito..
   «Victoria io conosco l’amore come le mie tasche, è il mio lavoro darlo e ti posso giurare che non ho mai visto un amore più sincero.»
La Dama Velata ascoltò senza fiatare ogni singola parola dell’amica: il suo cuore fremeva al suono di quelle frasi, scoppiava di gioia sentendo ciò che ardentemente nel suo intimo desiderava, ma la sua mente la metteva in guardia riportando i suoi sentimenti all’ordine. La sua mente non faceva che ricordarle con che genere di uomo aveva a che fare, di come tutti gli altri uomini come lui agivano e nonostante il suo cuore la supplicasse di staccarsi dal passato, di darsi una possibilità, la sua mente le ordinava di non abbattere il muro, di proteggersi.
Ed in tutto quel caos Victoria non faceva che essere sempre più confusa: aveva accettato che infondo al suo cuore qualcosa per Ezio provava, ma non aveva ancora ben capito cosa e non era ancora pronta a farlo emergere.
«Fidati di me Victoria.. Se avessi visto i suoi occhi mentre parlava di te, mi capiresti.»
La ragazza scosse la testa, non voleva vedere quegli occhi, non voleva vedere il suo sguardo affranto perché non avrebbero fatto altro che confermare quello che il suo cuore già sapeva e lei non poteva permetterselo, non poteva essere fragile.
«Non ci credo Emma, non posso crederci..»
«Victoria» sussurrò la cortigiana prendendole le mani. «Hai passato così tanto tempo a chiuderti in te stessa che forse hai perso più occasioni di essere amata di quanto tu creda.. Il tuo cuore ha bisogno di amare tesoro, perché continuare a negarglielo? Perché rischiare di lasciarsi sfuggire ciò che potrebbe rivelarsi la cosa più bella della tua vita?»
«Perché ho paura, Emma. Ogni volta, ogni singola volta che mi sono aperta a qualcuno sono stata ferita e tradita.. Non riuscirei a rialzarmi in piedi, se succedesse di nuovo.»
La Dama Velata abbassò lo sguardo, nascondendo l’unica lacrima che le rigava il volto.
Emma osservò l’amica allontanarsi, lei aveva bisogno di amare più di quanto immaginasse, doveva solo trovare il coraggio di darsi una possibilità.
«E se Ezio Auditore non fosse come tutti gli altri uomini? Sai, forse non è un caso che vi siate incontrati.. Magari era destino.»
«Io non credo nel destino.»
«Allora forse crederai alle casualità.. Non era forse un Assassino l’uomo che amava più al mondo tua madre? La storia si ripete, non trovi? O magari voleva solo preannunciare qualcosa di già scritto..»
Victoria si chiuse la porta alle spalle: le parole di Emma l’aveva colpita più in profondo di quanto lei avesse mai potuto immaginare, creando una crepa nel suo muro personale, crepa che attendeva soltanto di farlo crollare.

Quando la Dama Velata lasciò lo studio di Leonardo, Ezio continuò a non muoversi, rimanendo in silenzio immerso nei suoi pensieri: pensieri, che come succedeva spesso negli ultimi tempi, erano occupati dalla ragazza.
Venire a conoscenza della storia di Victoria, infatti, non aveva fatto altro che incupire ancora di più il già pessimo umore dell’uomo: non che sapere le sue origini mettesse in dubbio la sua fiducia in lei, ma la conoscenza di tutta la sua storia lo lasciava interdetto su come da lì in poi avrebbe dovuto comportarsi.
«Come sei silenzioso, amico mio» disse improvvisamente Leonardo, riportando l’uomo alla realtà. «Qualcosa ti turba?»
«Pensieri.»
«Anche molto criptico aggiungerei.»
Ezio sospirò.
L’inventore osservò l’amico perdere di nuovo lo sguardo nel vuoto, era la prima volta che lo vedeva così, qualsiasi fossero i pensieri che lo affliggevano dovevano essere molto importanti per lui.
«Ezio, sai che con me puoi confidarti vero?»
«Lo so amico, grazie» rispose l’Assassino senza troppa convinzione, poi scrollando le spalle aggiunse. «Sai, dovresti essere meno duro con Victoria.»
«Oh guarda, non nominarmela neanche quella.. Traditrice! Voltagabbana che non è altro!» esclamò da Vinci infervorato.
«Sai che lo ha fatto solo per dovere.»
«Si ma.. Questo non giustifica che quando glielo ho chiesto io ha sempre rifiutato: il dovere dell’amicizia dove lo mette?!»
«Leonardo..»
«E’ una questione di principio, io glielo ho chiesto per primo!»
«Sai che sei sempre stato un pessimo bugiardo?»
L’inventore aprì bocca per ribattere, ma quando gli occhi scuri di Ezio incontrarono i suoi si trovò semplicemente a balbettare: Ezio aveva ragione.
«Oh e va bene» si arrese alla fine. «Lo so che tutta questa storia della modella fa parte del vostro piano, ma.. Mi spaventa che possa trovare in quel ragazzino qualcuno migliore di me.. Un uomo migliore o magari un amico.. e decida di abbandonarmi.. Lei è il mio contatto con il mondo Ezio, quando la mia mente rischia di prendere il sopravvento lei mi riporta alla realtà, impedendomi di impazzire.
  «La genialità è un  grande dono, ma è anche un pesante fardello da portare da soli.. Io ho bisogno di lei, più di quanto lei abbia bisogno di me.. E se mai se ne dovesse accorgere io..»
«Leonardo» lo interruppe Ezio poggiandogli una mano sulla spalla. «Questo non accadrà mai. Victoria ti stima e ti ama come un fratello, sei il suo migliore amico e darebbe la sua vita per proteggerti.. Sei l’unico uomo di cui si fida e non ti caccerebbe mai dalla sua vita, ne fai parte e sempre ne farai.. Sei fortunato amico mio, non rischiare di perderla per delle insensate paure..»
Se l’inventore avesse potuto toccare il dolore, senza dubbio nelle parole di Ezio avrebbe potuto palparlo senza difficoltà, ne erano così impregnate che il solo suono trasmetteva una sofferenza che mai si sarebbe aspettato di vedere nell’amico.
«Ezio posso farti una domanda?»
L’Assassino annuì, ma nel momento stesso in cui Leonardo iniziò a parlare le porte del laboratorio si aprirono, facendo entrare una Victoria tutt’altro che serena.
«Il ritorno del figliol prodigo» disse Leonardo, nonostante tutto era ancora offeso con lei.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, poi rivolgendosi ad Ezio esclamò «Dobbiamo parlare.»
L’uomo annuì sorpreso, era la prima volta dopo molto tempo che lei gli faceva una richiesta del genere, così senza aggiungere altro la seguì nel retro bottega.
«Bene.. Io.. vi aspetto qui allora..» balbettò l’inventore vedendosi chiudere la porta in faccia.
Una volta all’esterno, nessuno dei due osò parlare, creando un silenzio così carico di tensione da metterli più a disagio di quanto già non fossero.
«Allora» domandò alla fine l’Assassino. «Di cosa volevi parlarmi?»
Victoria alzò lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto incollato al terreno, e guardandolo dritto negli occhi disse «Sei stato da Emma.»
Non fu una richiesta la sua, fu soltanto una constatazione secca e dura, così carica di accuse che l’uomo non seppe cosa ribattere.
«Hai parlato con lei, lo so»
Ezio annuì, incrociando lo sguardo in quello di lei.
Victoria odiava quegli occhi color ghiaccio, odiava il modo in cui la guardavano, odiava vedere tutte le sue certezze incrinarvisi all’interno, gli odiava profondamente, ma nonostante li detestasse così tanto non poteva fare a meno di perdervisi.
Dal canto suo l’uomo, in quei pochi istanti in cui i loro sguardi furono intrecciati poté leggervi quanto lei fosse fragile, quanto dietro a quella corazza si nascondesse un così disperato bisogni di fiducia, di potersi lasciare andare.
«Victoria..»
«Chi diavolo ti ha dato il diritto?!» esclamò improvvisamente la ragazza. «Chi accidenti ti ha dato il permesso di ficcanasare nelle mia vita eh?! Chi pensi di essere per poterlo fare?! E non provare a rifilarmi la solita solfa del “voglio proteggerti” e cose varie perché non ci casco Ezio!
  «Tu non avevi il diritto di andare a scavare nel mio passato!»
«Lo so e mi dispiace.»
La giovane stava per ribattere che non gli importava niente dei suoi sentimenti da cavaliere protettore e che poteva mettere il suo desiderio di prendersi cura di lei dritto in quel posto, ma le sue parole la bloccarono. Cosa aveva detto?
«Cosa?» balbettò, infatti, lasciando per un attimo il piede di guerra.
«Ho detto che mi dispiace, non avevo il diritto di immischiarmi nei tuoi affari. Il tuo passato è soltanto tuo ed io avrei dovuto fidarmi di te a prescindere, dal momento che io ti chiedo di farlo con me.»
Quelle parole lasciarono Victoria senza sapere cosa ribattere. Non si aspettava una reazione del genere, né tanto meno desiderava che si scusasse. Ogni volta che lui faceva qualcosa di inaspettato, i sentimenti che lei provava si rafforzavano uscendo prepotentemente fuori, minacciando di abbattere inesorabilmente il suo muro.
Dannato Auditore, perché doveva fare così? Perché non poteva semplicemente comportarsi come l’insopportabile superficiale ed egoista che era?!
«Perché?!» esclamò la giovane. «Perché devi fare così?!»
Ezio la guardò confuso.
«E smettila di guardarmi con quello sguardo!» ordinò lei, distogliendo gli occhi dai suoi, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro.
«Con quale sguardo?» domandò l’Assassino sempre più incerto.
«Con gli occhi di chi ha di fronte a sé la cosa più importante della sua vita! Con gli occhi di chi sta guardando il centro del suo universo e farebbe di tutto per proteggerlo!
  «Non lo sopporto!»
Ezio sorrise, quindi era davvero diventato così facile leggerlo?
«Io.. Detesto quando fai così» continuò Victoria. «Mi dai sui nervi! Non hai idea di quanto vorrei prenderti a schiaffi! Ma non posso..»
«Cosa ti trattiene? Fallo» le disse l’uomo avvicinandosi a lei.
«Non mi tentare Auditore.»
«Sono qui, fallo Victoria, dammi uno schiaffo.»
«Non posso!» esclamò lei. «Lo vorrei, eccome se lo vorrei, ma farlo mi farebbe solo sentire più ingiusta di quanto già mi sento!»
L’Assassino la ignorò, continuando a diminuire la distanza tra di loro.
«Colpiscimi Victoria. Schiaffeggiami come se avessi di fronte a te colui che ti ha così ferita. Fallo Victoria.»
Ma più lui si avvicinava, più la ragazza sentiva la sua fermezza svanire, quella rabbia che così tanto la consumava scemare, per trasformarsi in qualcosa di altrettanto potente, forte e spaventoso: in desiderio.
«Colpiscimi Victoria» ripeté per l’ennesima volta l’uomo. «Fallo.»
Tutto quello che invece passò per la mente della ragazza in quegli attimi fu così completamente inaspettato che mai si sarebbe immaginata di poter arrivare a compiere un atto del genere.
Quando Ezio, infatti, fu così vicino a lei da poter vedere il suo riflesso nei suoi occhi, accadde tutto ciò che non si sarebbe mai aspettato, ma che così spesso aveva desiderato. Victoria, infatti, si gettò tra le sue braccia e senza dargli neanche il tempo di capire ciò che stava per succedere lo baciò.
Fu un bacio disperato, quasi violento. Le labbra di Victoria si univano a quelle di Ezio in una perfetta fusione, come se fossero state create appositamente per rimanere unite. Fu così sconcertante la facilità con cui i loro corpi aderivano l’uno a l’altro, fu così facile per Victoria lasciarsi andare in quell’abbraccio, aggrapparsi disperatamente a quelle forti spalle, inebriarsi completamente di quel suo profumo.
Fu la sensazione più sconvolgente che avesse mai provato, ma nonostante la turbasse tanto non riusciva a separarvene, ora che aveva lasciato trapelare quei sentimenti, essi stavano ormai straripando come un fiume in piena, senza controllo.
E in tutto quel caos di sensazioni le parole di Emma le tornarono alla mente:
“Il tuo cuore ha bisogno di amare tesoro, perché continuare a negarglielo?”








Spazio Autrice
Okay.. ho guardato la data dell'ultimo aggiornamento e risale ad un anno fa.. oddio mi vergogno tantissimo!!!
Come ho potuto aspettare così tanto?!  Mi merito tutti gli accidenti di questo mondo, li accetto senza fiatare!
Chiedo davvero scusa per tutto questo tempo di assenza, però come si suol dire meglio tardi che mai e dopo più di un anno rieccomi con un, si spera accettabile, aggiornamento.
Ringrazio tutti quelli che dedicheranno cinque minuti a questa povera "autrice" disgraziata e mi scuso se non ho risposto a qualche vecchia recensione. .
Raika.
   
 
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