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Autore: Ai Khanum    19/07/2014    3 recensioni
Questo racconto partecipa al contest "Ossessioni e vetri infranti III edizione" indetto da Mary Black
"Tutti si arrabbiavano con lei quando si trattava di uscire di casa. Solo Aberfoth riusciva sempre a spiegarle con gentilezza il perché questa o quella volta non era possibile andare in giro. C’era qualcosa di sbagliato in lei, lo sapeva. Non aveva memoria di quando fosse successo tutto, ma sapeva che nel tempo le cose erano cambiate. Certamente in peggio per lei."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariana Silente, Gellert Grindelwald, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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La ragione delle cose
 
Ariana guardava fuori dalla finestra con i palmi delle mani appoggiati sotto il mento, i gomiti al davanzale. Per un incantesimo ideato da Albus, suo fratello maggiore, i babbani non potevano vedere la fanciulla, che così, quanto meno, poteva osservare il mondo di fuori. La ragazzina si faceva bastare brevi attimi di sogni ad occhi aperti, per poi ritornare dentro casa dove la madre la tallonava, inquieta a causa del suo stato magico.
Di solito non succedeva mai nulla, ma quella volta qualcuno la vide. Gellert sapeva come annullare gli effetti voluti da Albus, e di certo quest’ultimo non aveva mai dato molto peso al fatto che il mago di Durmstrang potesse far ciò che voleva in casa altrui.
Una giovane ragazza guardò Ariana con aria stranita, per poi avvicinarsi ed esordire: “Ciao! Mi chiamo Emily, e tu?”
Ariana cadde letteralmente dalle nuvole. Sobbalzò e tremante guardò la ragazza in silenzio, pietrificata. Non era molto abituata a parlare con gli sconosciuti e chiunque la vedesse aveva di certo un forte legame con la sua famiglia. Questa ragazza di certo non era una strega, o almeno non lo sembrava, ed aveva un’espressione dolcissima.
“C-ciao… Ariana” le rispose la strega con gli occhi spalancati, deglutendo. La babbana rimase ancora a guardarla e poi continuò con tono gentile “Ti va di giocare? Ho un gessetto, potremmo giocare a campana!”
No, sicuramente non era una strega. Questo tranquillizzò non poco la giovane Silente che, mordicchiandosi il labbro inferiore, girò la testa verso l’interno della casa. Sua madre stava riposando, se rimaneva fuori un pochino Kendra non se ne sarebbe di certo accorta. Sorrise e annuì con entusiasmo. Corse alla porta di casa e si fiondò fuori, emozionata e al contempo preoccupata. Era molto pericoloso ciò che stava facendo, se le sue emozioni l’avessero tradita chissà cosa sarebbe successo. Al contempo, tuttavia, la voglia di conoscere, di sperimentare, di rischiare anche, furono più forti di lei. “Mi spiegheresti le regole, per piacere? Non ci ho mai giocato” Ecco, già partivano malissimo. Ariana aveva le mani sudate per l’emozione, perennemente aggrappate al proprio grembiule. Emily, invece, la guardò come se non potesse credere alle sue orecchie. Ma, forse per pietà nei confronti di una nuova amica così timida, si limitò a spiegarle le regole senza fare commenti.
 
“Uno, due, tre! Ce l’hai fatta, visto che hai imparato subito?” La risata di entrambe le ragazze si sentiva forte e chiara tanto che un giovanotto dall’aria sicura di sé si avvicinò con un sorrisetto. “Oh ma cosa abbiamo qui!” Esordì nel momento in cui fu prossimo alle ragazze. Ariana si bloccò con un piede alzato su una mattonella disegnata con il gessetto. Il viso si decolorò in pochissimo tempo, e con sguardo supplicante rimase ad osservare Gellert, che alternava la propria attenzione all’una e all’altra ragazza. Inquadrò Ariana ed alzò per un attimo le sopracciglia, rassicurante. Non avrebbe detto nulla a sua madre o ai suoi fratelli, poteva stare tranquilla. Così Ariana sospirò di sollievo e guardò Emily. La giovane babbana aveva notato quella comunione silenziosa tra i due ma aveva fatto finta di nulla, presentandosi invece al ragazzo. “Mi chiamo Emily, piacere di conoscerti. Sei un parente di Ariana?”
“Oh, diciamo un cugino se vuoi.” Rispose prontamente Gellert mentre si passava una mano tra i capelli con un sogghigno. “Chiedo scusa di avervi interrotto, prego. Continuate pure a giocare. Ariana, immagino che Albus non sia in casa…” Il tono cambiò improvvisamente quando si rivolse alla piccola Silente, la quale scosse con violenza il capo, di nuovo in fibrillazione. Se Albus l’avesse vista si sarebbe arrabbiato moltissimo con lei. Tutti si arrabbiavano con lei quando si trattava di uscire di casa. Solo Aberfoth riusciva sempre a spiegarle con gentilezza il perché questa o quella volta non era possibile andare in giro. C’era qualcosa di sbagliato in lei, lo sapeva. Non aveva memoria di quando fosse successo tutto, ma sapeva che nel tempo le cose erano cambiate. Certamente in peggio per lei.
Ariana inspirò profondamente per calmarsi. Qualcosa nel cuore, a questi pensieri, le faceva raggelare il sangue. Era in quei momenti che accadevano i guai.
Si voltò nuovamente verso Emily, che stava ridacchiando per la posizione che ancora non aveva abbandonato, e ricominciò a saltare tra un quadrato e l’altro.
“Ariana? Ariana dove sei?” non erano passati nemmeno cinque minuti che la voce preoccupata della madre si fece sentire dall’interno della casa. La piccola strega si bloccò nuovamente e con il fiatone dovuto allo spavento si girò verso la porta di casa. Il tutto successe in modo così repentino che non capì più nulla. Kendra ebbe appena il tempo di aprire la porta di casa che Gellert fece un rapido movimento di bacchetta e mormorò “Imperio”. La signora Silente si ricompose istantaneamente e, guardando le due ragazzine, sorrise affabile e con le mani intrecciate l’una all’altra si congratulò: “Oh ma che bel gioco che state facendo. Brave bambine. Entro in casa a preparare un thè.”
“Tua madre è una persona davvero molto gentile, vorrei c… AAAAAAA!” L’urlo di Emily fece voltare Gellert ed Ariana. Emily aveva toccato la mano della strega ma aveva delle vesciche sulla pelle. Forse la forte emozione di Ariana, accaloratasi per lo spavento, era stata trasferita alle sue mani. Gellert si precipitò verso entrambe le ragazze e di nuovo sibilò “Imperio” verso Emily. La fanciulla smise di gridare e rimase immobile, fino a quando il mago non le ordinò di allontanarsi di corsa da quella strada, in religioso silenzio. Una volta rimasti soli nella stradina, dove già qualche vicino curioso si stava affacciando per via dell’urlo, Grindelward sussurrò ad Ariana, con un sorriso mesto: “Capisci perché Albus aveva messo quell’incantesimo sulle finestre? Mi dispiace che sia andata così” le passò un braccio sulle spalle e mentre la conduceva a casa continuò “Ho pensato che tuo fratello fosse stato troppo duro con te. Evidentemente mi sbagliavo…”
La porta si richiuse alle loro spalle, separandoli dal mondo misto sotto il sole primaverile.
  
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