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Autore: dilpa93    20/07/2014    4 recensioni
"La speranza è un essere piumato che si posa sull'anima e canta melodie senza parole e non si ferma mai"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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La papessa




 
Le chiavi tintinnano scontrandosi tra loro aprendo la porta.
Tira un sospiro di sollievo quando il profumo di casa le riempie i polmoni facendola sorridere.
Al suo ritorno dalla chiacchierata con Lanie, aveva trovato Esposito alla sua scrivania con la cornetta del telefono premuta all’orecchio, digitare svogliatamente i numeri con l’ausilio della penna. Aveva atteso che concludesse la telefonata prima di avvicinarsi e parlargli. Si erano soffermati a guardarsi per qualche istante. Kate aveva arricciato le labbra, spostando quel broncio da destra a sinistra. I denti si erano mossi veloci, pronti ad agguantare l’interno della guancia e a morderlo probabilmente fino a farlo sanguinare. Poi, contemporaneamente, avevano mormorato un mi dispiace, e sembrava proprio che non servisse altro. Entrambi erano consapevoli di aver esagerato e sapevano anche che probabilmente più avanti avrebbero riaperto quel capitolo, ma non sarebbe accaduto in quel momento. Gli aveva annuito sorridendo e poi, un po’ più leggera, era entrata nell’ufficio del Capitano, sperando che non facesse storie e le concedesse di andare via prima. Non aveva ipotizzato che la mandasse a casa immediatamente, che nonostante il lavoro da fare le concedesse l’intero pomeriggio libero. Del resto Kate non poté che esserne contenta e, approfittando della distrazione della Gates quando il telefono aveva cominciato a squillare, era tornata alla sua postazione per infilarsi sciarpa e cappotto e andar via prima che il Capitano potesse cambiare idea.
 
La lana bianca della sciarpa, sfilandola, le solletica il collo liscio e pallido. Togliendo il cappotto sembra alleggerirsi il peso che sente sulle spalle. Si guarda intorno, la casa pare deserta, fino a che un rumore non la raggiunge da dietro il bancone ad isola.
“Alexis, sei tu?”
Si avvicina titubante, lo sguardo si sposta per un secondo al piano di sopra domandandosi se Madison stia bene. Compie ancora un paio di passi prima che una mano si posi sul banco facendola sobbalzare.
“Si, Kate, siamo qui.”
La detective tira un sospiro di sollievo raggiungendola superando l’alto sgabello. La trova seduta a terra, le gambe incrociate, mentre davanti a lei Madison è intenta a giocare con pupazzi e sonaglini.
“Cosa fate nascoste qui dietro?” si accovaccia alle spalle della bambina carezzandole la schiena, lasciandole poi un bacio sulla testa.
“Abbiamo camminato un pochino e poi ha deciso che era troppo stanca per gattonare, non sono riuscita a schiodarla da qui.”
“Non fa niente, ha fatto la brava?”
“È stata un angelo.”
La rossa fa leva sulle braccia per alzarsi, ma interviene Kate a darle una mano. Ricorda quando serviva a lei aiuto per alzarsi anche solo dal divano. Le caviglie gonfie, la pancia che le impediva anche solo di allacciarsi le scarpe, non riesce a credere che alla fine si sia convinta ad avere un altro figlio, ma del resto la gravidanza ha i suoi lati positivi, specialmente con uno come Rick accanto.
Prende Madison tra le braccia, la bacia lungo il collo e sulle mani facendola ridere, il suono più bello che possa desiderare al rientro dal distretto. La lascia andare sul tappeto, sedendosi poi con Alexis sul divano. Il silenzio, a distanza di qualche minuto, diventa imbarazzante. Kate si sforza di non far cadere lo sguardo sulla pancia della rossa, anche se ben nascosta da un’ampia maglietta, ma si sa, la lingua batte dove il dente duole, e lei non è riuscita a resistere.
“Kate, se c’è qualcosa che vuoi dirmi o-o chiedermi...”
“Scusa, non volevo essere invadente, solo che ancora non riesco ad abituarmi all’idea.”
“Non ci sono riuscita neanche io. Siamo sempre stati attenti, non so davvero come possa essere successo.”
“Non devi tormentarti, può succedere. Ma sai che sei hai bisogno di qualsiasi cosa, puoi parlarmene, d’accordo?”
“In effetti una cosa ci sarebbe... io e Pi abbiamo deciso di tenere il bambino, come puoi aver capito. Pi era... è molto felice.”
“Tu no?”
“Non è che non lo sia, solo non so se sia il momento. Per questo volevo chiederti cosa ti avesse convinta a diventare madre, ad avere Maddie.”
“Noi non abbiamo avuto Madison per sbaglio. La volevamo, soprattutto Rick, lui... voleva davvero tanto diventare padre ancora una volta.” Sembra difendersi Kate, nonostante quello di Alexis non voleva essere assolutamente essere un attacco.
“So benissimo che l’avevate pianificato, ma se non ricordo male all’inizio tu non ne volevi sapere. Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Dovresti sapere che tuo padre sa essere molto persuasivo.” Una risata alleggerisce finalmente l’atmosfera. “Parlando seriamente... non credevo di essere pronta a diventare madre. Rick lo aveva capito e aveva accettato la cosa, e sapeva anche che prima o poi il momento giusto sarebbe arrivato. Ma per quanto cercasse di nascondere la voglia di avere un bambino, non poteva impedire ai suoi occhi di parlare. Lo vedevo quando parlava con te, anche solo al telefono. Quando andando fuori a cena avevamo una famiglia accanto, quando passeggiando per il parco, o seduti su di una panchina, si incantava a guardare i bambini giocare, o sulla spiaggia, d’estate, quando costruiva castelli di sabbia e scherzava in acqua con i figli dei Fallon. Ha sempre cercato di rendermi felice e lo ha fatto, ci è riuscito. Io invece lo stavo privando di qualcosa. Stavo andando avanti con la nostra vita senza tener conto della sua felicità.”
“Ma avere un bambino se non si è pronti, solo per accontentare l’altro, n-non è giusto.”
“Lo so, e quando gliene ho parlato, tuo padre... lui si è scusato. Ha detto che si sentiva mortificato dal desiderare ancora più felicità quando avevamo già così tanto, ed è stato lì che ho capito che la paura che avevo, quella che mi tormentava non aveva senso. Da qualche parte, dentro di me, per uno stranissimo motivo, pensavo che sarei stata da sola in questo, non riuscivo a convincermi che lui ci sarebbe stato sempre, avevo paura che mi sarei ritrovata sola a crescere nostro figlio. Ed era così stupido ed insensato, ed è stato allora che mi sono convinta a diventare madre e che ho cominciato a provare quel desiderio che tuo padre sentiva da tempo. E quando Madison è nata e l’ho tenuta fra le braccia, anche il più piccolo residuo di dubbio e paura è svanito. Tu sei così giovane... ma il desiderio di maternità arriva in momenti spesso impensabili e ognuno ha i suoi tempi. Sono certa che quando nascerà ogni cosa andrà a posto.”
“E se non fosse così?”
“Una cosa alla volta, mh? Cerca di goderti questo momento.” Un lieve grugnito esce dalle labbra di Alexis, come di disappunto. “Lo so, adesso può sembrarti uno strazio. Le nausee, la stanchezza... ma questo è anche perché sei agitata e perché con tuo padre le cose non sono andate benissimo.”
“Lui si è risentito di questa cosa, avrei dovuto parlargli subito, chiedere subito il suo appoggio. Ho fatto male ad aspettare.”
“Ascolta, lui ti vuole bene e non è risentito, forse un po’ sorpreso. Deve capire che con il passare degli anni può capitare che lui non sia il primo a cui chiederai consiglio o da cui andrai a parlare, e se mi sentisse ora so già che mi direbbe di aspettare quando accadrà qualcosa a Maddie e sarò io a farmi mille paranoie, e avrebbe ragione. Ma in questa situazione io sono meno coinvolta, vedo le cose con maggiore obiettività. Lui è tuo padre e ti ama in modo incondizionato, vuole solo tenerti al sicuro.”
“Vuole vedermi a cena, domani...” sospira dopo qualche secondo.
“Visto? Tutto andrà a posto e in caso contrario troverò il modo per fargli tornare un po’ di sale in zucca. Ora vi lascio di nuovo sole”, mormora dirigendosi verso la camera da letto, “devo sistemare un po’ di cose.”
“Kate...” la richiama Alexis alzandosi e andandole in contro. “Grazie”, e in quell’abbraccio c’è molto più che semplice gratitudine.
“Quando devi andare chiamami, ti do un passaggio.”
“Non ce n’è bisogno, viene Pi a prendermi, dovrebbe passare tra poco.”
 
In pochi minuti si ritrova, davanti all’armadio, sommersa da capi di vestiario più disparati. Durante la settimana passata ha continuato a rimandare il bucato. Prima un caso, poi la breve trasferta a Las Vegas e con Madison c’è poco spazio per pensare ad altro.
Piega i vestiti alla meglio mettendoli nel cesto, le dita scorrono sul tessuto levigandone le pieghe e rievocando eventi ed emozioni ad essi legati. Quella camicia che gli ruba ogni volta che si alza dal letto dopo aver fatto l’amore, la maglietta rossa che ama vedergli indosso e che meglio di qualunque altra mette in risalto il suo fisico. Quel reggiseno in pizzo che qualche sera fa era stato in grado di fargli girare la testa, la camicia del completo gessato ancora sporca del vino rosso che maldestramente il cameriere aveva rovesciato durante una cena dedicata solo a loro. Il maglioncino che aveva indosso il giorno in cui aveva scoperto di aspettare Madison. Mille ricordi sono legati a quegli abiti, solo adesso se ne è resa conto.
Si solleva facendo leva sulle ginocchia, sotto al braccio il cesto pieno. Ora non le resta altro che avviare il lavaggio e dedicarsi a dare una sistemata al resto della casa. Normalmente riesce ad evitarlo, il lavoro e la maternità la tengono molto impegnata e Rick è più che felice di poterle dare una mano occupandosene al suo posto, inoltre deve ammettere che guardarlo in versione casalinga, mentre passa l’aspirapolvere a ritmo di musica in boxer e t-shirt, è alquanto sexy. Per ora è meglio non pensarci non avendolo lì e non potendo soddisfare quell’improvvisa voglia di baciarlo che l’ha assalita. È in quel momento che, chiuso lo sportello e preso lo straccio per dare il via ai giochi, il campanello suona, lasciandole la speranza che Rick sia arrivato prima del previsto. Con passo sostenuto si incammina verso il salone trovando davanti a sé non certo chi, con gioia nel cuore, si aspettava di vedere.
“Martha...”
“Buonasera mie care, guardate chi ho trovato qui sotto.” Sotto la sua ala protettiva un Pi un  po’ intimorito con un sorriso imbarazzato ad incorniciargli il volto. “Il giovanotto faceva il timido. Temo abbia paura di Richard!” urla ormai lontana, in punta di piedi prendendo un bicchiere nella dispensa.
“No! No, no, no, no, io... sono appena arrivato, davvero. Stavo giusto per suonare, ma...”
“Non preoccuparti Pi, papà non è in casa e nonna scherzava, non è così?”
In risposta la rossa leva il bicchiere in aria con espressione eloquente come a voler avvalorare le parole della nipote, bevendo poi rapidamente l’acqua.
“Sei pronta?” Tiene le mani nelle tasche dei pantaloni, dondolando sulla punta dei piedi restando lì dove Martha lo ha, in un certo senso, lasciato.
“Certo, prendo il cappotto.”
“Non volete restare a cena? Non c’è molto, non abbiamo avuto tempo di fare la spesa, ma possiamo ordinare la pizza.”
“Grazie Kate, ma...” guarda per un secondo negli occhi Pi, rivolgendo subito dopo lo sguardo nuovamente sulla detective. “Meglio non rischiare la sorte. Dì a papà che ci vediamo domani sera.”
Martha torna da lei abbracciandola parlandole in un sussurro, “Riguardati tesoro.”
Al chiudersi della porta, lo scattare della serratura richiama l’attenzione di Madison, che con le sue lallazioni, intervallate da qualche gorgheggio, cerca di spiegarsi a sua madre che, spalancando gli occhi, le sorride amorevole.
“E rimasero in due...” cantilena Martha riempiendo nuovamente il bicchiere, ma questa volta con due dita di martini. Un borbottio arriva nuovamente dalla bambina, che corrucciata guarda la nonna. “Oh, perdonami tesoro, volevo dire in tre.”
Kate ride di sottecchi, andando poi a sedersi al bancone. “Martha, visto che siamo sole...”
“Vuoi parlarmi dell’affidamento?” l’anticipa l’attrice versando anche a lei qualcosa.
“Rick te ne ha parlato?” nervosa, gioca con il vetro del bicchiere lasciando tintinnare il cubetto di ghiaccio solitario che lentamente comincia a sciogliersi.
“Non ce n’è stato bisogno. Insomma, arriva l’avvocato, Richard ha urgenza di parlarti, è agitato... Anche un’anziana signora come me si accorge di certe cose.”
“Cosa ne pensi?”
“Darling, non è importante cosa ne pensi io, ma cosa ne pensiate voi.”
“Non dirlo a Rick, lui è così entusiasta e ha già pensato a tutto, ma temo veramente che potremmo non essere la scelta migliore per lei e, nonostante lui sembri convinto e sia disposto a sacrificare alcune cose, adesso dovrebbe concentrarsi su Alexis. Ho paura che potremmo trascurarla e Sarah Grace non ha bisogno di questo, ha bisogno di attenzioni e affetto.”
“E lo avrà. Credete che Madison non stia ricevendo le dovute attenzioni, credi che è per mancanza di amore che Alexis e Pi adesso si ritrovino in questa particolare situazione? Riuscirete a fare tutto, quando avrete bisogno di aiuto potete contare su di me, occuparsi di bambini fa sentire più giovani.” La rossa le prende le mani carezzandole poi il viso. “Io ho cresciuto Richard da sola e lui ha fatto lo stesso con Alexis. Io sono fiera di mio figlio e a dispetto di quello che sta accadendo ora, anche lui lo è della sua. Non so quanto questo sia merito nostro, ma ce l’abbiamo fatta. Sarah ha già provato tanto dolore, ma c’è ancora quella possibilità di essere felice. Adesso ha voi e potrebbe riavere sua madre. Un passo alla volta e capirete come organizzarvi. Qualche rinuncia, con la creazione di una famiglia, è indispensabile, ma vi accorgerete che alla fine quei sacrifici verranno ripagati.”
“Come faremmo senza di te Martha?”
“Oh cara, se tutto andrà bene, non dovrete mai scoprirlo.”
Kate scuote la testa. Quel suo ottimismo, il suo amore per la vita, la capacità di far sempre spuntare un sorriso sulle labbra a chiunque la circondi, davanti ai suoi occhi luminosi c’è la persona che ha plasmato l’uomo che ama. Sono tutte caratteristiche che Rick ha ereditato, sviluppato e fatto sue in un modo tutto particolare. Avvicina il bicchiere alle labbra, quando l’odore aspro e pungente glielo fa posare nuovamente sul bancone con una smorfia. Lo allontana spingendolo appena con le dita, chiedendosi cosa vi avesse messo dentro. Si volta guardandola avvicinarsi alla porta ruotando il pomello così da aprirla.
Il pugno di Castle cade nel vuoto facendolo sbilanciare in avanti.
“Ma... madre, come sapevi che ero qui?”
“Vedi Katherine”, si rivolge alla nuora ignorando totalmente le parole del figlio, “Con l’età si imparano anche altre cose.”
“Di cosa stavate parlando?”
“Mh, nulla”, sussurra Kate scambiando un’occhiata d’intesa con la rossa. “Ciao Sarah, sei stata dalla mamma?” La piccola annuisce, ancora con il viso nascosto nell’incavo creatosi tra la spalla e il collo di Rick. “Lei dorme”, sussurra, “nonno ha urlato con zio Rick, ma lei non si è svegliata.”
Kate alza lo sguardo accigliata verso di lui, inclinando il capo verso destra. “Cosa vuol dire che avete urlato?”
“Mh, nulla”, replica con la stessa risposta datagli da lei poco prima.
“Nulla, certo. Sarah, vieni con me, andiamo a farci un bagno e più tardi mi aiuterai a fare il solletico allo zio Rick fino a che non ci risponderà.” Prende per mano Sarah, afferrando poi dalla spalla del marito lo zainetto rosa. “Deduco che qui ci siano i suoi vestiti.”
“Sempre detto che sei un’ottima detective”, la bacia a fior di labbra, dicendole in un sussurro che a breve avrebbero dovuto chiamare Davis. Lasciandola poi andare e storcendo il naso, alzando gli occhi al cielo, alla risata divertita della madre.
“Questa risata?”
“Niente, niente... siete semplicemente adorabili”, sventola in aria le mani, tornando a rifornirsi.
“Dovresti andarci piano con quelli.” Con un’alzata di sopracciglia indica il bicchiere e la bottiglia che comincia lentamente a svuotarsi. “Ehi bellissima, ciao”, prende in braccio Maddie, che con le manine gli tasta accuratamente ogni parte del viso. “Si, mi sei mancata anche tu”, le bacia la fronte cercando poi lo sguardo della madre. “Hai sentito quello che ho detto?”
“Si caro, e sono felice che ti preoccupi, ma è solo il secondo.”
“Come sempre...”
“Tesoro, non sono un’alcolista.”
“Si, lo so, scusami. Sono solo un po’ nervoso.” Continua a giocare con la piccola, la sente sgambettare quasi furiosa contro il suo petto, mentre imperterrito le solletica il collo.
“Per l’affidamento immagino.”
“Te ne ha parlato Kate?”
“Si, in un certo senso. Cosa ti preoccupa?”
“Non dir nulla a Kate, ma non sono sicurissimo che potremmo farcela.”
Martha lo osserva a lungo, in silenzio, volgendo poi lo sguardo verso il bagno dove il suono dell’acqua che scorre riempiendo la vasca le giunge alle orecchie. È certa che anche tra di loro abbiano parlato del da farsi, eppure ancora si nascondono quelle piccole cose per la paura di poter deludere l’altro. Non può fare a meno di pensare che siano fatti l’uno per l’altro, come a completarsi, e per lei, grande amante di simboli e della cultura asiatica, specialmente per quanto concerne meditazione, rilassamento e amore, le è impossibile non pensare allo yin e lo yang. Sicuramente riuscirebbe ad elaborare una similitudine più originale, ma è altrettanto certa che se dovesse pronunciarla a voce alta suo figlio non la prenderebbe sul serio.
“Non fraintendermi”, lo sente proseguire in quel tentativo di districare quel gomitolo di sensazioni e controversie che prova. “Sono felice all’idea di poterci occupare di Sarah e sapere che Ryan e Jenny abbiano scelto proprio noi per farlo è fantastico, ma oggi in ospedale c’erano i genitori di Jenny e non è andata benissimo. Alla fine la signora O’Malley è riuscita a calmare suo marito e sembrano aver accettato la cosa. Gli ho lasciato il mio numero, gli ho detto di chiamarmi e di venire a trovare Sarah quando vogliono, però non posso fare a meno di chiedermi se non sia giusto lasciarla a loro. Io non ho intenzione di passare avanti a nessuno, non voglio iniziare così un rapporto.”
“Come ho già detto a...”
“Detto a chi?” la interrompe confuso con gran celerità.
“A... a me stessa. A chi altrimenti?” si porta i capelli appena dietro l’orecchio ringraziando la sua prontezza di spirito, mandando giù un sorso del liquido chiaro. “Sai, meditavo e mi dicevo che è presto per pensare a tutti gli aspetti negativi, insomma, so che adesso sembrano importanti, ma pensate a Sarah, pensate al perché Kevin e Jenny abbiano scelto voi. Cominciate con un passo alla volta, Jenny potrebbe svegliarsi da un giorno all’altro e tutto queste paranoie saranno state inutili, pensate a dare il meglio a quella bambina. Kiddo, il signor O’Malley capirà e vi metterete d’accordo.”
“Grazie madre”, le si avvicina tenendo ancora la piccola tra le braccia. Le labbra gli si posano con naturalezza sulla guancia, come faceva quando era bambino, con la differenza che ora è lui a doversi chinare su lei.
“La mia saggezza sarà sempre a vostra disposizione.” Con un inchino appena accennato, lascia il bicchiere ormai vuoto sul tavolo avvicinandosi alle scale. Ora che anche suo figlio è a casa, non c’è motivo di trattenersi. Raccoglierà le sue cose e saluterà Kate, sperando di convincere suo figlio a non accompagnarla e lasciarle prendere un taxi.
“Che cosa hai detto?”
“Che la mia saggezza è a vostra disposizione.” Ripete proseguendo di un altro scalino, ma il continuo e persistente borbottare di Rick la costringe a fermarsi a pochi passi dalla fine della rampa.
“Saggezza, saggezza... saggezza...” come improvvisamente colpito da una folgorazione, picchietta un paio di volte la mano sul marmo, stampando poi un bacio sulla fronte della figlia che lo guarda curiosa. “Mamma, sei un genio.”
“Oh, finalmente qualcuno che lo riconosce”, mormora più a se stessa, come vanto personale, richiamando poi più volte a gran voce Richard cercando di capire cosa lo abbia spinto ad un simile complimento.
“Cosa succede?” Dal corridoio, illuminato esclusivamente dalla luce fioca dell’aplique a muro, compare Kate, la fronte corrugata, il sopracciglio destro inarcato. Tra le braccia Sarah con ancora indosso l’accappatoio verde e in mano l’inseparabile canguro dal salto magico, ormai appesantito dalla quantità d’acqua che ha inzuppato il tessuto dopo il tuffo che la bambina gli ha fatto fare. L’acqua è traboccata dalla vasca lavando il pavimento e in parte la stessa Kate.
Non ricevendo riposta dalla rossa, si limita a seguire il marito nello studio che, concitato, sposta fogli su fogli accumulati sulla scrivania.
“Castle, cosa stai cercando?”
“Un... ehm, un foglietto. Ci ho preso degli appunti un paio di giorni fa, il telefonino era scarico.”
Con la sola mano libera, alza un paio di buste pesanti, un manoscritto che Gina gli aveva mandato pregandolo di leggerlo così da darle un parere personale su questo nuovo scrittore per il quale lei, pur trovandolo particolarmente interessante, non riusciva ad esprimere un giudizio con le sue sole forze.
Rick ancora non sa se quella nuova e promettente stella della Black Pawn sia o meno interessante, sa solo che ciò che cerca si trova proprio sotto il suo romanzo. “Eccolo!”
Prontamente Martha, dopo aver raggiunto la nuora nello studio, prende la piccola dalle braccia del figlio, cullandola e sentendola sbadigliare sonoramente. Rick sposta lo sguardo solo occasionalmente sul pezzo di carta rettangolare, digitando rapido sulla tastiera.
“Castle, si può sapere cosa c’è di tanto importante?”
Lentamente si ruota nella sua direzione, incontrando gli occhietti stanchi di Sarah Grace. “Queste”, esclama teatralmente passandole il foglio che Kate, spostando l’intero peso della bambina sul braccio destro, accoglie nella mano sinistra. “Sono le carte estratte da Gordon quella sera.”
“Te le sei appuntate?”
“Beh, era una cosa troppo bizzarra per non farlo, ma poi con tutto quello che è successo e sta succedendo mi è passato di mente. In ogni caso, non vi sembrano cose familiari?” Martha si avvicina alla detective, dando un’occhiata per cercare di capire ciò di cui stanno parlando, mentre Kate non può che guardare scetticamente negli occhi il marito.
“Ascoltami... gli Amanti. Potremmo dire che sia noi che Lanie ed Espo abbiamo passato una piacevole serata quel giorno almeno... almeno prima della chiamata. E beh, di sicuro momenti di riflessione ce ne sono stati.” La osserva, mentre arriccia le labbra storcendo così la bocca verso destra, chiaro invito a proseguire. “La prossima credo non ci sia bisogno che io provi a spiegartela.” La carta della Morte, fin troppo ovvio a chi evidentemente si riferiva, e pronunciarla a voce alta, specialmente davanti a Sarah Grace, sarebbe stato superfluo e di poco tatto. “La terza carta è stata la Torre, una vita diversa da come la si era progettata inizialmente”, legge dal monitor del pc, sul blog il cui indirizzo era apparso non appena digitata la parola tarocchi. “E questo mi fa ricordare che dobbiamo chiamare Davis”, ammette quasi in un sussurro. “ La Papessa... ed è qui, madre, che entri in gioco tu. Una forza spirituale e riflessiva. Riesce ad aiutare gli altri con la sua saggezza.”
“Rick, mi stai davvero dicendo che credi a queste cose?”
“Non ti sto dicendo che ci credo, ma che le prove dicono questo. Kate, Gordon ha detto chiaramente che questo sarebbe stato il tuo futuro. Puoi anche pensare che sia il solito credulone, ma se per una volta avessi ragione io?” Lei sospira, facendo sorvolare ancora una volta lo sguardo sull’inchiostro blu con cui Rick aveva impresso i nomi di quelle carte sul piccolo foglio. “D’accordo, ammettiamo che tu abbia ragione, qui c’è un’altra carta, il Mondo... cosa significa?”
“A quanto dice qui, parla di gioia, prosperità e bellezza.”
Kate poggia il foglio sulla scrivania, proprio accanto alla mano di Rick che prova, senza successo, a prendere la sua. “Vedi? Sciocchezze.”
“E se semplicemente non fosse ancora arrivato il suo turno? Il materiale che avevamo trovato su Gordon diceva che era il migliore nel suo mestiere. Gli articoli di giornale lo elogiavano, la clientela, prima che diventasse una sorta di rude mercenario, era completamente soddisfatta.”
“I giornali si pagano, la clientela anche.”
Sorride, un poco amareggiato dalla solita cocciutaggine e caparbietà di Kate e da quel cinismo che l’accompagna in certe situazioni. Allunga il braccio verso di lei e le prende la mano. “Non voglio obbligarti a credere che questo sia possibile, ma farò delle ricerche, voglio solo vederci chiaro.”
“Come vuoi”, mormora allontanandosi di poco, sentendo il tessuto bagnato dell’accappatoio inumidirle il palmo. “Vado ad asciugare Sarah o si prenderà un malanno.” Dalla voce pare come agitata. Altre volte Rick le aveva sottoposto le sue teorie, ma mai l’aveva vista reagire così cinicamente ed impuntarsi fino a questo punto, arrivando quasi ad essere indifferente alle sue parole. In effetti le circostanze ora la toccano molto più che in tutti i casi passati, ma forse questa volta il fatto è che anche Kate crede che lui possa aver ragione.
Martha è la seconda a lasciare la stanza. Mette la piccola nel box, riuscendo poi a salire al piano superiore per prendere le sue cose come aveva progettato poco prima.
Solo, ruota sulla sedia potendo così dare le spalle alla porta. Tentando di prendere il computer e portarselo in grembo, per l’inizio delle sue accurate ricerche, il telefonino comincia a vibrare sulle carte muovendosi convulsamente. Il nome Davis lampeggia sullo schermo. Un altro sospiro, solo l’ennesimo della giornata.
“Castle...”
Una decisione va presa e sa bene che ora né il suo umore, né quello di Kate è dei migliori per farlo.




Diletta's coroner:

Alexis fa quasi prendere un infarto a Kate, mentre Pi va nel panico dopo essere stato messo in imbarazzo. Poverino, non sa più come comportarsi, cosa dire o cosa fare :p
Martha è sempre pronta ad ascoltare ed aiutare e, nonostante battute varie, il suo animo un po' folle e forse qualche bicchierino di troppo, è sempre la scelta numero uno quando si tratta di chiedere consigli.
Rick ha avuto un'illuminazione che sembra aver scosso Kate forse più del dovuto e il suo scetticismo e la sua razionalità tornano a fare da padroni.
E Sarah Grace... beh, lei sembra divertirsi a fare il bagnetto *-*

Buona domenica a tutti!
Baci
  
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