Autore: Kei_Saiyu
Titolo: Nightingale’s song
Personaggi/Pairing: SasuNaru; SasuSaku
Genere: Drammatico; Introspettivo; Deathfic
Rating: Arancione
Avvertimenti: Shonen-ai; AU; OOC; Autobiografico
Note dell'Autore: Ho inserito un rating alto per via dello shonen-ai e per la morte di un personaggio. A mio avviso,
in questi casi è il più consigliato.
La presenza
di OOC è minima, ma riguarda principalmente Sasuke che decanta Dante,
Shakespeare e Asimov. Potrebbe benissimo farlo, essendo una Alternative Universe, ma per evitare possibili discussioni, lo
inserisco come avviso.
Per quanto
riguarda la citazione, non ho messo il significato in italiano – perde molto -;
inserisco comunque qui la traduzione:
Non era l’allodola, era l’usignolo
Che trafisse il tuo orecchio timoroso:
canta ogni notte laggiù dal melograno;
Credimi, amore, era l’usignolo.
Introduzione:
Lascia che canti per il tuo risveglio, sperando di
allietarti la giornata.
Lascia che ti canti la buona notte, augurandoti di
fare bei sogni.
Lascia solo che faccia questo, te ne prego.
Nightingale’s song
It was the nightingale, and not the lark,
That pierc’d the fearful
hollow of thine ear.
Nightly she sings on yond pomegranate tree.
Believe me, love, it was the nightingale.
[ Romeo and Juliet; act III. v.; William Shakespeare]
Lo
hai lasciato, dicendo che non potevate più stare insieme perché la società
moderna non vi avrebbe mai accettato; che un poliziotto non può permettersi di
essere gay; che volevi un figlio.
È
vero, ma quanto ci stai male?
Ti
sei presentato, in quel giorno di pioggia, con il volto bagnato e gli occhi
rossi. E non era per semplice allergia,
come avevi prontamente spiegato.
Mi
hai detto poche ma incisive parole: Sakura, mi vuoi sposare?
Nessuno sapeva della relazione tra te e Naruto, ma io sì. L’avevo capito da
tempo ormai, non so nemmeno perché.
Forse
dai tuoi occhi o forse dai suoi. Probabile da entrambi.
Non
ti risposi subito, ma mi precipitai a casa di Naruto a chiedergli spiegazioni.
Lo
trovai allegro con una ciotola di ramen in mano.
Mi
disse che non vi amavate più e che lui – te
- doveva comunque farsi una famiglia “normale”.
Mi
disse anche di non preoccuparmi, che sapeva che saresti venuto da me.
Che,
bene o male, mi consideri la persona a te più vicina.
Che
mi ami – di un amore diverso -.
Mi
diede la sua benedizione.
Non gli credetti.
Mi
disse che stava bene e che era giusto così.
Non gli credetti.
Il
ramen era freddo già da prima che arrivassi.
Mi
sorrise rassicurante e mi disse che mi voleva bene.
Non gli credetti.
Le
labbra possono anche sorridere, ma se non è vero, gli occhi sono spenti.
Prima
di andarmene, mi disse un’ultima cosa.
Gli credetti.
Ed accettai.
La
settimana dopo io, Sakura Haruno, sarei diventata Sakura Uchiha.
Il
giorno prima delle nozze, Naruto Uzumaki morì in uno scontro a fuoco.
Quella
stessa sera, trovai la sua ultima lettera.
E
non la diedi mai a Sasuke.
« Sakura, amalo come lo amo io e
rendilo felice come io non potrò mai fare.»
Sai
Sasuke che mentre ti guardo studiare mi viene voglia di essere uno di quei
libri che, con tanta attenzioni, leggi?
Sai
che alle volte vorrei essere quella penna che, con maestria, maneggi?
Sai
che vorrei essere Dante, Shakespeare o Asimov? Loro li decanti sempre a memoria
e rimangono immobili nel tuo cuore. Quando ne parli gli occhi ti brillano come
mai e la tua voce è così piena di sentimento che ne sono quasi geloso.
Stupido,
vero?
Lo
sai però, che vorrei esserlo veramente?
Se
fossi un libro, una penna o un autore, non avresti problemi nel portarmi sempre
con te.
Ma
tu non lo sai e probabilmente mai lo saprai.
Ma
sai ciò che vorrei veramente essere?
No?
Non
importa, perché tanto non te lo dirò, ma lo confesserò a questa tastiera che di
me ha visto molto e che non mi giudica e che, anche se mi lasciasse, lo farebbe
in silenzio, senza che io ne piangessi o morissi.
Mia
dolce atroce tortura, sai che vorrei essere un usignolo?
Un
uccellino piccolo piccolo, da portare sempre con te.
Starei
buono, te lo prometto, se solo mi portassi con te.
Non
mi lamenterei mai, neanche se mi tenessi chiuso in gabbia per l’eternità.
Neanche
se ti dimenticassi di darmi da mangiare, ma lascia che vegli sul tuo sonno.
Lascia
che canti per il tuo risveglio, sperando di allietarti la giornata.
Lascia
che ti canti la buona notte, augurandoti di fare bei sogni.
Lascia
solo che faccia questo, te ne prego.
Se
solo Dio mi esaudisse, sarei la persona più felice del mondo. Veramente, mi
basterebbe anche un solo giorno.
Non
ti chiedo nemmeno di non dormire con qualcun altro, in quel letto pregno del tuo
profumo; augurerei anche a lei un buon risveglio e una buona notte.
Ma
quando ti chiedono chi è quell’uccellino che canta come fosse la sua unica
ragione di vita, ti prego, digli che sono solo un idiota che non è mai riuscito
a dimenticare il suo unico, vero e bastardo amore.
Digli
che sono solo un qualcosa di inutile - non importa -, ma digli che ti canta la
ninna nanna.
Digli
almeno questo.
Per
il resto, tagliami pure le ali…
Che
me ne faccio? Non posso volare, né lo farei per allontanarmi da te, ma
tagliamele.
Non
dare una parvenza di libertà a chi non l’ha mai avuta.
E
quando morirò - ti supplico! - ordina di darmi la sepoltura vicino a quella che
sarà la tua tomba.
Anche
allora, ti canterò una ninna nanna e veglierò in eterno sul tuo, definitivo,
riposo.
Ti
amo.
Tuo,
Dobe.
E
Dio lo esaudì.
Esaudì
quel desiderio di farlo diventare un usignolo.
Non
saprei dire se la sua fosse stata generosità o crudeltà.
L’unica volta in cui
quell’usignolo cantò, fu il giorno delle nozze.
Cantò
per la felicità di Sasuke e per la mia.
E
cantò per il suo funerale.