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Autore: Kei_Saiyu    03/09/2008    3 recensioni
Partecipante al concorso sulla drammaticità di "rolly too"
Lascia che canti per il tuo risveglio, sperando di allietarti la giornata.
Lascia che ti canti la buona notte, augurandoti di fare bei sogni.
Lascia solo che faccia questo, te ne prego.
SasuNaru; SasuSaku.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Kei_Saiyu
Titolo:
Nightingale’s song
Personaggi/Pairing:
SasuNaru; SasuSaku
Genere:
Drammatico; Introspettivo; Deathfic
Rating:
Arancione
Avvertimenti:
Shonen-ai; AU; OOC; Autobiografico
Note dell'Autore: Ho inserito un rating alto per via dello shonen-ai e per la morte di un personaggio. A mio avviso, in questi casi è il più consigliato.

La presenza di OOC è minima, ma riguarda principalmente Sasuke che decanta Dante, Shakespeare e Asimov. Potrebbe benissimo farlo, essendo una Alternative Universe, ma per evitare possibili discussioni, lo inserisco come avviso.

Per quanto riguarda la citazione, non ho messo il significato in italiano – perde molto -; inserisco comunque qui la traduzione:

Non era l’allodola, era l’usignolo

Che trafisse il tuo orecchio timoroso:

canta ogni notte laggiù dal melograno;

Credimi, amore, era l’usignolo.

Introduzione:

Lascia che canti per il tuo risveglio, sperando di allietarti la giornata.

Lascia che ti canti la buona notte, augurandoti di fare bei sogni.

Lascia solo che faccia questo, te ne prego.

 

 

Nightingale’s song

 

It was the nightingale, and not the lark,

That pierc’d the fearful hollow of thine ear.

Nightly she sings on yond pomegranate tree.

Believe me, love, it was the nightingale.

[ Romeo and Juliet; act III. v.; William Shakespeare]

 

Lo hai lasciato, dicendo che non potevate più stare insieme perché la società moderna non vi avrebbe mai accettato; che un poliziotto non può permettersi di essere gay; che volevi un figlio.

È vero, ma quanto ci stai male?

Ti sei presentato, in quel giorno di pioggia, con il volto bagnato e gli occhi rossi. E non era per semplice allergia, come avevi prontamente spiegato.

Mi hai detto poche ma incisive parole: Sakura, mi vuoi sposare?


Nessuno sapeva della relazione tra te e Naruto, ma io sì. L’avevo capito da tempo ormai, non so nemmeno perché.

Forse dai tuoi occhi o forse dai suoi. Probabile da entrambi.

Non ti risposi subito, ma mi precipitai a casa di Naruto a chiedergli spiegazioni.

Lo trovai allegro con una ciotola di ramen in mano.

Mi disse che non vi amavate più e che lui – te - doveva comunque farsi una famiglia “normale”.

Mi disse anche di non preoccuparmi, che sapeva che saresti venuto da me.

Che, bene o male, mi consideri la persona a te più vicina.

Che mi ami – di un amore diverso -.

Mi diede la sua benedizione.

Non gli credetti.

Mi disse che stava bene e che era giusto così.

Non gli credetti.

Il ramen era freddo già da prima che arrivassi.

Mi sorrise rassicurante e mi disse che mi voleva bene.

Non gli credetti.

Le labbra possono anche sorridere, ma se non è vero, gli occhi sono spenti.

Prima di andarmene, mi disse un’ultima cosa.

Gli credetti.

Ed accettai.

La settimana dopo io, Sakura Haruno, sarei diventata Sakura Uchiha.

Il giorno prima delle nozze, Naruto Uzumaki morì in uno scontro a fuoco.

Quella stessa sera, trovai la sua ultima lettera.

E non la diedi mai a Sasuke.

« Sakura, amalo come lo amo io e rendilo felice come io non potrò mai fare.»

 

Sai Sasuke che mentre ti guardo studiare mi viene voglia di essere uno di quei libri che, con tanta attenzioni, leggi?

Sai che alle volte vorrei essere quella penna che, con maestria, maneggi?

Sai che vorrei essere Dante, Shakespeare o Asimov? Loro li decanti sempre a memoria e rimangono immobili nel tuo cuore. Quando ne parli gli occhi ti brillano come mai e la tua voce è così piena di sentimento che ne sono quasi geloso.

Stupido, vero?

Lo sai però, che vorrei esserlo veramente?

Se fossi un libro, una penna o un autore, non avresti problemi nel portarmi sempre con te.

Ma tu non lo sai e probabilmente mai lo saprai.

Ma sai ciò che vorrei veramente essere?

No?

Non importa, perché tanto non te lo dirò, ma lo confesserò a questa tastiera che di me ha visto molto e che non mi giudica e che, anche se mi lasciasse, lo farebbe in silenzio, senza che io ne piangessi o morissi.

Mia dolce atroce tortura, sai che vorrei essere un usignolo?

Un uccellino piccolo piccolo, da portare sempre con te.

Starei buono, te lo prometto, se solo mi portassi con te.

Non mi lamenterei mai, neanche se mi tenessi chiuso in gabbia per l’eternità.

Neanche se ti dimenticassi di darmi da mangiare, ma lascia che vegli sul tuo sonno.

Lascia che canti per il tuo risveglio, sperando di allietarti la giornata.

Lascia che ti canti la buona notte, augurandoti di fare bei sogni.

Lascia solo che faccia questo, te ne prego.

Se solo Dio mi esaudisse, sarei la persona più felice del mondo. Veramente, mi basterebbe anche un solo giorno.

Non ti chiedo nemmeno di non dormire con qualcun altro, in quel letto pregno del tuo profumo; augurerei anche a lei un buon risveglio e una buona notte.

Ma quando ti chiedono chi è quell’uccellino che canta come fosse la sua unica ragione di vita, ti prego, digli che sono solo un idiota che non è mai riuscito a dimenticare il suo unico, vero e bastardo amore.

Digli che sono solo un qualcosa di inutile - non importa -, ma digli che ti canta la ninna nanna.

Digli almeno questo.

Per il resto, tagliami pure le ali…

Che me ne faccio? Non posso volare, né lo farei per allontanarmi da te, ma tagliamele.

Non dare una parvenza di libertà a chi non l’ha mai avuta.

E quando morirò - ti supplico! - ordina di darmi la sepoltura vicino a quella che sarà la tua tomba.

Anche allora, ti canterò una ninna nanna e veglierò in eterno sul tuo, definitivo, riposo.

Ti amo.

Tuo, Dobe.

 

 

E Dio lo esaudì.

Esaudì quel desiderio di farlo diventare un usignolo.

Non saprei dire se la sua fosse stata generosità o crudeltà.

 

L’unica volta in cui quell’usignolo cantò, fu il giorno delle nozze.

Cantò per la felicità di Sasuke e per la mia.

E cantò per il suo funerale.

   
 
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