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Autore: Soul of the Crow    20/07/2014    0 recensioni
Questa long è il sequel de "L'Avvento del Sole Nero".
Ci troviamo nella serie di IE GO CS: l'El Dorado e la Feida stanno distruggendo il Giappone, e come era successo anni prima con il Fifth Sector e la Confraternita del Sole Nero, un'altra forza si dovrà mettere al lavoro per far tornare le cose come dovrebbero essere.
Servirà l'aiuto degli ex Emissari del Sole Nero, e tra viaggi nel tempo e nuovi personaggi, saranno svelate anche nuove notizie riguardanti la Confraternita del Sole Nero: un esperimento avvenuto alla nascita della Confraternita, ma risultato troppo pericoloso da poter essere portato a termine, potrebbe tornare a galla e qualcuno sarà costretto a compiere una scelta...
Per i dettagli, vi aspetto dentro.
Buona lettura.
Genere: Fantasy, Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Gli uomini in armatura non avevano smesso di avanzare fino a quando tra le punte delle loro armi e le ragazze non erano rimasti che pochi centimetri. Queste non potevano fare molto in quella situazione: se avessero utilizzato le hissatsu o i loro poteri del Sole Nero -anche se in quel periodo funzionavano una volta sì e una no- avrebbero certamente ferito i loro aggressori, e le espressioni sui visi di questi ultimi lasciavano intendere che era meglio non infierire ulteriormente.
- Ehi Isako. - mormorò Erika.
- Il leader ci ha detto che questi orologi hanno diverse funzioni. Sai se ce n’è una che può esserci utile adesso? -
- … - guardò un attimo gli uomini armati e, per un attimo, le parve di scorgere una scintilla gialla dorata nei loro occhi scuri eppure spenti:
“Ecco che cos’hanno” si disse la rossa, per poi rivolgersi alle compagne:
- Questi uomini sono stati ipnotizzati dallo Sphere Device di Beta. Quella vuole metterci fuorigioco senza nemmeno sporcarsi le mani! -
Dance le fece segno di abbassare la voce, ma l’altra non se ne curò.
- Beh, noi non abbiamo tempo da perdere con questi qui. - disse Hiroae, prendendo la lancia dell’uomo che la aveva minacciata all’inizio e spezzandola senza troppa fatica, per poi riservare lo stesso destino alle altre armi. In quel momento, si ritrovò a ringraziare i tanto odiati “allenamenti” di Pandora.
- Senti Isako, non possiamo ipnotizzarli anche noi? -
La rossa scosse la testa:
- Purtroppo non è possibile. Certo, il capo ha fatto installare quella funzione sugli orologi, ma ha difetti che non è mai riuscito a correggere: permette solo di liberare qualcuno dalla suggestione ipnotica, non di sottoporlo nuovamente ad essa. Inoltre, una volta attivata, il soggetto trattato continuerà ad avere in mente l’ordine ricevuto sotto ipnosi ancora per qualche ora; per farla breve, se li liberassimo, crederebbero comunque che siamo qui per uccidere Oda Nobunaga. - abbassò un po’ la testa in segno di scuse. Anche se quel piccolo problema non dipendeva da lei, le dispiaceva comunque che le cose non andassero mai come dovevano. Era in quel genere di situazioni che le mancava F… Cioè, Nakagawa. Lui sapeva sempre come consigliarla, mentre lei non mancava di combinare dei guai ogni volta, sia allo Spiraglio di Luce sia durante i viaggi nel tempo: ad esempio, una volta stava riparando un guasto ai sensori uditivi di un animale androide, ma all’ultimo si era ricordata di dover decriptare alcuni file che aveva recuperato da El Dorado e lasciò in sospeso ciò che stava facendo. Alla fine aveva svolto il lavoro di decriptazione, ma l’androide non aveva potuto svolgere efficacemente il compito di spia per giorni; ci era voluto tempo e fatica per riparare il guasto iniziale e i danni riportati in seguito all’attacco dei robot della sede nemica.
Durante i suoi viaggi aveva rischiato più volte di essere aggredita o addirittura catturata e, se non fosse stato per il suo partner, non sarebbe mai riuscita a… Un momento… “Essere catturata”…
In un attimo, Okada ebbe un lampo di genio e tornò a sorridere:
- Ma certo! Dobbiamo farci catturare! -
- Eh!? - esclamarono all’unisono le altre.
- Sei matta!? Ti sei già scordata il motivo per cui credono che ci troviamo qui!? Se riescono a prenderci... - tremò la ragazza col chignon, senza accorgersi di una minuscola scintilla color ebano che si allontanava da lei per poi cominciare a fluttuare tra gli alberi.
- è una buona idea invece. - s’intromise Kaori, ma osservando le espressioni dubbiose delle altre due ex Emissarie, dovette precisare:
- Questi uomini dovrebbero essere dei soldati e, molto probabilmente, sono al servizio di Oda Nobunaga, una delle entità che dobbiamo proteggere. Secondo la mappa segnata dall’orologio, ci troviamo ad Owari, un feudo controllato proprio da Nobunaga: lui dovrebbe avere un palazzo in cui risiedere in questa provincia.
Può darsi che Beta abbia attirato l’attenzione per allontanare queste guardie dalla residenza dello shogun e abbia approfittato di un attimo di distrazione per ipnotizzarli, poi ha rapito Isako e ha portato qui queste guardie perché ci catturassero una volta arrivate; tuttavia, se noi diamo loro ciò che vogliono, ci porteranno direttamente da Nobunaga e, avendolo sempre sotto gli occhi, potremo impedire che la Protocol Omega possa avvicinarsi a lui. -
Okada annuì vigorosamente: anche lei aveva pensato la stessa cosa, almeno la parte riguardante il motivo dell’aggressione nei suoi confronti.
- Isako… Kaori… - le chiamò la ragazza coi codini:
- Credo che vi stiate dimenticando qualcosa… Cosa faremo quando questi soldati gli spiegheranno il motivo per cui ci hanno catturate? - come per Hiroae, una piccola luce, però gialla, si separò dal suo corpo e cominciò a seguire l’altra, ma ancora una volta nessuno se ne accorse.
Intanto, la perplessità aveva rimpiazzato il sorriso della rossa, ma in effetti sarebbe stato troppo bello che, per una volta, non avesse dimenticato qualche particolare di un piano d’azione. Doveva ammettere di non essersi soffermata sul dubbio di Erika… Anzi no. Le era passata per la testa un’idea, ma Phoenix non la avrebbe approvata.
- Forse ho io la soluzione. - annunciò Kira dopo secondi che sembrarono interminabili per la manager. Le altre Messaggere vollero subito sapere cosa aveva in mente, ma lei si limitò a dire che glielo avrebbe spiegato una volta arrivate.
- E va bene… Ci arrendiamo. - dichiarò stancamente Okada, mentre le guardie abbassavano le armi -ormai semplici bastoni grazie a Kamekage- e condussero le quattro attraverso il bosco. Non passò molto prima che uscissero dalla selva e, dopo una breve camminata, giunsero in una radura dove vi erano altre quattro persone: un uomo, che poteva avere circa trent’anni, dai capelli scarmigliati color ebano tenuti su da una fascia blu, gli occhi di un grigio quasi bianco, la carnagione lattea deturpata sulla guancia e sul labbro inferiore da cicatrici ben visibili e i polsi costretti da una corda. Indossava una tenuta scura simile a quella dei ninja; una guardia che reggeva un grosso sacco su una spalla e un’altra che teneva tra le braccia una bambina pallida, apparentemente addormentata, con la testa coperta da un lungo pezzo di stoffa blu che fungeva da copricapo e avvolta da un soprabito grigio, decorato da diverse piume nere stilizzate, fin troppo lungo. Anche i suoi polsi erano immobilizzati.
Nemmeno il tempo di un saluto che i soldati che le avevano condotte lì legarono i polsi delle ragazze con delle funi, per poi ricominciare a camminare al seguito delle persone incontrate fuori dal bosco. Per tutto il tempo della passeggiata, non accadde nulla di particolare: la rossa continuava a tormentare Kaori perché le dicesse cosa voleva fare, purtroppo senza ottenere risultati; la ragazza con la crocchia pareva non sentirla nemmeno. Chissà a cosa stava pensando…
Erika sembrava più tesa delle corde della sua arpa e continuava a guardare Kira, forse augurandosi che quel gesto bastasse a farla parlare... Peccato che la sua muta richiesta non venne esaudita…
Hiroae, invece, era intenta a fissare il cielo e ogni tanto spostava lo sguardo sul paesaggio intorno a lei, osservando come il bosco si stesse lentamente diradando per lasciare spazio ad abitazioni, alcune delle quali abbastanza rudimentali. Il suo era un tentativo di distrarsi un po’ dalla noia e -non ebbe problemi ad ammetterlo a sé stessa- un po’ dal nervosismo: gli unici casi in cui si metteva a guardare il vuoto era perché era un po’ inquieta; non le piaceva pensare negativo, ma qualunque fosse il piano dell’amica, si augurava che funzionasse. In caso contrario… Beh, in situazioni come quella avrebbe voluto che la sua immaginazione avesse dei limiti.
Anche l’uomo dai capelli color ebano pareva essere rimasto coinvolto in quel clima di tensione, ma la sua attenzione era rivolta unicamente alla bambina, la quale non si era ancora ridestata pur non avendo smesso di gemere e lamentarsi; la ragazza col chignon provò a parlare al corvino, chiedendogli cose come ciò che era successo a lui e alla sua amica, come mai si trovavano lì con le guardie, ma ottenne solo risposte fin troppo brevi: era ovvio che non gli andava di parlare.
Dopo poco più di un’ora, il gruppo giunse nei pressi di un edificio molto più grande rispetto ai precedenti, circondato da diversi alberi che lasciavano intravedere solo un portone di legno sorvegliato da altre due guardie: dovevano essere arrivati a destinazione. Una sentinella e uno dei soldati della scorta si scambiarono qualche parola, poi il portone si spalancò per lasciarli passare; due guardie, una delle quali trasportava la bambina condussero le ragazze e il corvino giù per una scalinata che portava ad un piano con diverse piccole stanze spoglie protette da sbarre di legno, per poi far entrare il corvino in una e le ragazze in quella immediatamente accanto.
- Lord Oda Nobunaga sarà presto di ritorno dal suo viaggio. Fino ad allora resterete qui, poi si deciderà cosa fare di voi. - le informò un soldato, per poi sbattere non troppo delicatamente la bambina addosso ad Erika e chiudere la porta.
Non appena il rumore dei loro passi si fece lieve, le ragazze si adoperarono per sciogliere i nodi che tenevano imprigionati i loro polsi, mettendoci tra l’altro pochi minuti -erano stati fin troppo veloci a legarle per aver fatto un buon lavoro-. Allora Isako attivò il pulsante giallo del suo orologio e un’onda luminosa si espanse intorno a loro, riuscendo ad oltrepassare addirittura le pareti: una volta raggiunti i soggetti ipnotizzati, questi sarebbero stati liberati.
- Spero che Nobunaga arrivi in fretta. Non ne voglio più sapere di prigioni o simili dopo la storia del Sole Nero. - dichiarò Hiroae più che mai impaziente di andarsene: se ne sarebbero potute andare via in quattro e quattr’otto, ma avrebbero potuto attirare delle guardie, aggravando quindi la situazione già precaria.
- Sii paziente. Se quello che hanno detto è vero, tra non molto sarà qui… Per il resto lasciate fare a me: se tutto va come penso, molto presto questa “prigione” rimarrà solo un ricordo. - promise Kira.
- Ehm… Kaori… - la interpellò Dance, mentre cercava di far stendere la bambina in un punto libero di quella angusta camera.
- Non che dubiti della tua parola, ma c’è una cosa che dovresti vedere… - alzò lievemente una manica del soprabito, scoprendo così un segno su una delle mani della bambina, libere dalle corde grazie alla ragazza coi codini: una sfera metà chiara e metà scura circondata da un ramo con sedici foglie.
- C - Che cosa!? Q - Quello… è… è… - balbettò Okada, facendo per stringere qualcosa tra le braccia, ma trovò solo il vuoto.
- è il simbolo del Cielo Nero! Come mai questa bambina ha quel marchio? - si chiese la ragazza con la crocchia cercando di contenere lo stupore.
- Sapete cos’è quel segno? Strano, quasi nessuno ne è a conoscenza. Eh eh… - ridacchiò una voce maschile e c’era solo una persona che poteva essere stata a parlare…
- Sì, sappiamo cos’è il Cielo Nero. Beh, conosciamo una parte della sua storia… Piuttosto, come mai la tua amica ha quel simbolo? - gli domandò Hiroae dall’altra parte del muro.
- Punto primo: lei non è mia amica. È solo… -
- E già che ci sei, potresti rispondere alle domande che ti ho fatto quando i soldati ci stavano portando qua! -
- Ufff… Dicevo, lei è una semplice collega, e appena si sveglierà farà meglio a ringraziarmi: le ho evitato di essere scoperta e mandare a monte tutto. - sentenziò duro lui.
La ragazza coi codini, spinta da una strana curiosità, le tolse il copricapo e aprì un po’ il soprabito, comprendendo ciò che l’uomo voleva dire: la bambina indossava un vestito bianco con maniche larghe, stretto da un corpetto giallo dorato, oltre che una fascia ocra tra i capelli castani scuri e degli stivali fatti di vari pezzi di pelle. Sembrava uscita da un libro di fiabe; osservandola meglio, si accorse però che era leggermente accaldata e non aveva ancora smesso di gemere:
- Non ha l’aria di stare bene… - avvicinò una mano alla fronte e…
- Oh no… è caldissima! -
- Ah già, quella stamattina non stava troppo bene… Come se non bastasse, le è scoppiata la febbre poco prima che i soldati ci catturassero. Si deve essere stressata troppo in questi giorni, anche se non ho ancora capito il perché di tutta quell’agitazione. -
- Come fai a parlarne come se niente fosse!? Non t’interessa nemmeno un po’ che sia malata? -
- Guarda, mi preoccupo fin troppo per lei… Dovrebbe imparare a cavarsela da sola una volta tanto. Non potrò farle da balia per sempre! - concluse con uno sbuffo sonoro la risposta.
Intanto, Dance si era tolta i nastri dei codini e li aveva impregnati d’acqua coi suoi poteri: forse non sarebbe servito a molto, ma era comunque un inizio per farle abbassare la febbre.
- Da dove venite tu e questa bambina? - chiese ad un certo punto la ragazza col chignon all’uomo.
- Questo non ve lo dirò, ma se mi aiuterete a recuperare il contenuto del sacco che quelle guardie mi hanno requisito, forse potrei decidere di rispondere… A tutte le vostre domande… -
Hiroae borbottò un “Che opportunista!”, per poi chiudere la conversazione con un lungo sospiro, suscitando però una breve risata del suo interlocutore.
- Cosa c’è adesso!? - sbottò Kamekage.
- Shhh… Così non riuscirà mai a riposare… - sussurrò Erika, alludendo alla malata, cercando di suonare convincente.
Dopo un tempo indefinito, si udì un rumore di passi e la porta della cella si riaprì: era uno dei soldati che le avevano aggredite.  
- Sono venuto ad avvisarvi che Lord Oda Nobunaga è arrivato. È stato informato della vostra presenza e presto deciderà quale sorte destinarvi… Tuttavia, ha deciso di concedervi un incontro presso di lui perché possiate spiegargli alcuni fatti riguardanti l’atto che intendevate compiere. - si allontanò un attimo dall’uscio, per poi tornarvi con l’uomo dagli occhi grigi ancora legato; le quattro ragazze li raggiunsero, mentre Erika si voltava un attimo verso la castana: non le piaceva vederla soffrire in quel modo, ma per il momento dovevano lasciarla sola. Sperava solo di tornare lì presto…
Kaori sembrò capire come si sentisse l’amica e le mise una mano sulla spalla come per rassicurarla. Lo aveva detto: se tutto andava bene, presto sarebbero stati fuori di lì. Certo, la comparsa dell’uomo e della bambina era stato un piccolo imprevisto, ma forse poteva trovare un modo per aiutare anche loro.
Il soldato condusse il gruppo verso i piani più alti del palazzo, fino a quando non giunsero in una stanza molto più ampia dove li attendeva un uomo seduto sul pavimento, affiancato da altri: quello al centro aveva la carnagione chiara, gli occhi color sangue e i capelli castani scuri, alcuni gli ricadevano sulle spalle e altri erano raccolti in un codino alto. Indossava un’armatura nera tipica dei samurai sormontata da un soprabito viola, rosso e dorato; la guardia ordinò ai prigionieri d’inginocchiarsi, ma solo le ragazze obbedirono: il corvino era rimasto fermo, senza distogliere lo sguardo gelido come il ghiaccio allo shogun.
- Che cosa aspetti!? Inginocchiati davanti a Lord Oda Nobunaga! - lo minacciò il soldato puntandogli la lancia alla schiena, ma l’altro si liberò dei lacci ai polsi con un strattone, per poi girarsi e sferrargli un calcio all’addome, sfondando il metallo dell’armatura e facendolo cadere a terra dolorante. Schiacciò anche le sue mani con un piede per sottrargli l’arma, per poi puntarla contro lo shogun; era stato talmente veloce che le Messaggere non ebbero il tempo materiale di fermarlo.
Con uno scatto fulmineo si avvicinò al castano e fece per piantargli la lancia nel petto, ma l’altro si alzò e tese una mano davanti a lui. Le ex Emissarie non seppero trovare una spiegazione per quello che successe subito dopo: tra la punta dell’arma del ninja e la mano dello shogun si generò una specie d’onda d’energia che bloccò la lancia del corvino, il quale non parve molto sorpreso del finale. Non staccò lo sguardo da Oda Nobunaga nemmeno quando delle guardie accorsero e lo riportarono al fianco delle ragazze, immobilizzandolo con alcuni giri di corda, per poi rimanere a sorvegliarlo.
Dopo quell’inconveniente, il Lord prese finalmente parola:
- Alzate le teste. - come prima, il corvino disobbedì, stavolta voltando lo sguardo contro una delle pareti.
Lo shogun però lo ignorò, rivolgendosi alle ragazze:
- Mi è stato riferito che siete giunte in questa provincia con l’intento di uccidermi. Ignoro quale siano i motivi che vi abbiano spinte a voler compiere un gesto simile, ma credo di sapere chi vi abbia mandato qui. -
Le ragazze erano già più tranquille, ma altrettanto perplesse: non poteva sapere di Phoenix e delle Ali Nere. A chi si riferiva allora?
- Qualche tempo fa, il capo di un clan che governa una provincia non molto lontana da Owari ha mandato alcuni sicari con lo stesso intento. Ora avrei una domanda da porvi: è stato Imagawa Yoshimoto a ordinarvi di raggiungere questa provincia per lo stesso motivo? -
Prima che la ragazza con la crocchia potesse replicare, il ninja s’intromise nella discussione:
- Perché chiederlo? Dovreste avere trovato da solo la risposta. Vi pare che questi piccoli visetti d’angelo sarebbero capaci di un atto del genere? -
- Silenzio! - intervenne uno degli uomini al fianco di Nobunaga, dai capelli color viola chiaro e gli occhi di una tonalità più scura:
- Quelli come te non hanno diritto a parlare! Sta tranquillo però, molto presto ti sarà riservata la punizione che ti spetta: i soldati hanno trovato uno stemma del clan Imagawa su uno degli oggetti che tenevi nel sacco. Anche se queste ragazze sono innocenti come sostieni, la tua sorte non cambierebbe. -
- Aspettate! - li interruppe Hiroae:
- Non potete giustiziarlo! -
- E cosa ce lo impedisce? -
A quella domanda, la ragazza col chignon cominciò a tormentarsi le mani: da quel poco che aveva capito, il clan Imagawa era un loro nemico e chiunque vi fosse collegato una minaccia. Però… Non voleva che uccidessero il corvino. Non era preoccupata per lui -in pochi minuti aveva malmenato una guardia e per poco non aveva trafitto Nobunaga. Possibile che non riuscisse a stare fermo un attimo? E poi perché ha provato ad ucciderlo e subito dopo si è rivolto a lui dandogli del “Voi”? Quel tipo era una vera incognita… -, ma per la bambina: non ne era sicura, ma forse non le sarebbe piaciuto vedere morire colui che la aveva aiutata.
- Scusate l’interruzione, ma non credo sia il momento adatto per parlare della sua sorte. Sarebbe il caso di tornare al motivo per cui ci è stato concesso quest’incontro. - li fermò Kira, con una voce dura e decisa come le ex Emissarie non la avevano mai sentita.
La ragazza con la crocchia abbassò nuovamente la testa in segno di scuse per quel piccolo inconveniente, poi si rivolse ad Oda:
- Se lo permettete, sarei lieta di rispondere alla vostra domanda. -
L’uomo annuì.
- In primo luogo, né io né le mie compagne siamo al servizio del clan Imagawa. Per quel che riguarda il ninja qui presente, non saprei cosa dirvi…
I soldati vi avranno senz’altro comunicato che, come avete detto poco fa, siamo giunte in questa provincia qui con l’intento di uccidervi, ma le cose non stanno esattamente così: una di noi… - guardò per un attimo Isako:
- è stata aggredita da misteriosi individui vestiti di bianco. Noi ci siamo recate a soccorrerla nel bosco, e quando la abbiamo liberata, dal bosco sono arrivate alcune guardie per catturarci con l’accusa di voler attentare alla vostra vita. Ciò che sto per dirvi potrà sembrarvi insolito e, vi posso assicurare che lo sarebbe anche per me e le mie compagne se ci trovassimo nella vostra stessa situazione, ma qualcuno ha attirato i soldati nel bosco e li ha ipnotizzati per far credere loro che noi fossimo le colpevoli di un atto che non intendevamo compiere. Per quello che ne sappiamo, quella persona potrebbe essere ancora là fuori a preparare la sua prossima mossa e a ridere per l’errore che i vostri soldati hanno commesso. -
Ancora silenzio, ma le facce sconcertate di alcuni uomini e quelle indignate di altri erano più che sufficienti per far sapere alla ragazza cosa ne pensavano di quella risposta; era quello il piano di Kaori: dire le cose come stavano e augurarsi che la ascoltassero.
- Quindi… I fatti si sarebbero svolti in questo modo… - disse ad un certo punto il castano.
- Sì mio Signore. - rispose lei.
- Stai dicendo che i soldati scelti per difendere questa provincia si sarebbero fatti ingannare come se niente fosse!? - s’intromise un altro uomo, dai capelli color mattone e gli occhi grigi:
- è assurdo! Ti rendi conto della gravità della situazione o hai semplicemente deciso di metterti a giocare col destino tuo e delle tue compagne? -
Quella risposta fece solo ridacchiare la ragazza:
- Al contrario… Comprendo che qualcuno dei presenti potrebbe non credere alle parole che ho pronunciato finora, ma proprio perché sono cosciente della situazione, so che non posso permettermi di dire il falso. Per quel che riguarda i soldati… Ciò che gli è successo non è totalmente impossibile. Nel posto da cui veniamo io e le ragazze qui presenti, è un metodo che si può realizzare senza troppe difficoltà, basta avvalersi dei mezzi adatti. -
Seppure cercando di non darlo troppo a vedere, Isako si sorprese della risposta dell’amica: “Nel posto da cui veniamo” aveva detto… Non aveva intenzione di…
- Continua pure. Hai suscitato la mia curiosità. - ammise lo shogun.
- Spiegami allora… Da quale posto venite voi quattro? -
La tensione, almeno da parte delle Messaggere, era più che palpabile, mentre gli altri uomini sembravano immersi in una sorta di curiosità mista ad ansia… E per quelli di loro che erano increduli già all’inizio del discorso, volevano solo sapere quale altra “assurdità” si sarebbe inventata.
- Beh, diciamo che è un luogo molto lontano da questo, e non parlo solo di termini pratici. Oltretutto, è anche molto diverso: le case, le persone che lo abitano, la politica che lo governa… Tutto quanto è differente rispetto a qui, ma come qualsiasi altro posto, non mancano gli aspetti negativi e noi siamo in viaggio proprio per rimediare ad uno di essi; tuttavia, è proprio la sua lontananza ad averci permesso di sapere cosa sta per succedere qui, ciò che è accaduto ancora prima e quali eventi si verificheranno… - si fermò un attimo, prendendo un lungo respiro. Aveva fatto diversi giri di parole, pur di prepararsi alla frase che, una volta pronunciata e ascoltata dagli uomini presenti in quel luogo -più che altro da Nobunaga: alla fine, l’unico giudizio che contava lì era il suo-, avrebbe determinato cosa sarebbe successo a loro Messaggere:
- Il luogo di cui parlo… è il futuro. È da lì che noi abbiamo avuto la possibilità di arrivare in quest’epoca. -


Angolo di Emy
Sì, l’idea di far svelare tutto subito a Nobunaga è stata un po’ scontata, ma non ho visto altri modi per cercare di tirare fuori le ragazze dal guaio in cui Beta le ha cacciate. Vi consiglio di tenere d’occhio il ninja e la bambina… Sono piuttosto particolari…
Parlando di persone singolari, Yoru stavolta non si è fatta vedere. Dove si sarà cacciata secondo voi?
Oh, mi scuso se pubblico solo adesso: pur avendo più tempo, non so… Sento di non aver molta voglia di scrivere, e ultimamente ho avuto qualche problema tecnico (il capitolo lo avrei dovuto postare giorni fa…). Comunque, vi assicuro che non si ripeterà ancora una cosa del genere.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
  
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