Vi
chiedo umilmente perdono se in questi capitoli non ho
ringraziato nessuno…sono una
merdaccia…(ç_ç)…comunque
vorrei ringraziare
NICEGIRL…addirittura scrivere da Dio? Nooooo dai che
arrossisco (^///^)…e tutte
le ragazze che recensiscono tra cui
Niky
94 e Lollipop_CB
Arumi-chan
mi spiace che questo capitolo non sia spassoso…ogni
tanto sono macabrosa…!!!Come detto, questo capitolino
è un po’ triste…ah chiedo
perdono se ad un certo punto il nome della protagonista è
passato da Clara a
Carola…lavorare a due fic contemporaneamente mi fa
impazzire!!! Scusatemi
ancora, provvederò a sistemare il prima
possibile…bene e ora capitolo…7!
07.
Ricordi
Ancora
non ci potevo credere. Quel ragazzino aveva smesso
di parlare a suo fratello per un’idiozia simile.
“Wait
how long would you wait
just for me to call
I know you make mistakes
yeah but
I hope some day you have it all
Cause
I feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
take this aggravation that I've thrown myself into
change this situation just cause I need something new
and still
I
feel like a prisoner
trapped inside your broken world
while I'm playing the victim again
running in circles
to me it's all the same
and though nothing's gonna change
I hope someday you have it all
I hope someday you have it all
if we could all depend [on what we know]
if you could understand [I'm losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]
that I'm [losing control]”
I
Sum 41 interruppero il mio filo di pensieri.
Bill
mi guardava. Odiavo quella faccia, perché era la
stessa che facevo io, quando mi dicevano qualcosa che mi feriva
profondamente.
La fortuna di quella situazione era che potevo leggere tutto quello che
provava
quel ragazzo solo guardando le sue espressioni.
“Senti
Bill, ora lasciamo perdere”.
“Posso
chiederti perché te la sei presa tanto?”
Mi
fermai a fissarlo, incapace di pensare a qualsiasi
cosa.
Perché
mi aveva fatto quella domanda?
“Bill
non ti posso rispondere! Non ti voglio rispondere!”pensai.
“È
una storia lunga e non ne voglio parlare”dissi. Il tono
della mia voce lasciò trasparire tutta la mia sofferenza. Mi
dovetti fermare.
Gli occhi velati di lacrime.
“Scusami…io
non volevo…”disse Bill, porgendomi un
fazzolettino di carta.
“Non
ti preoccupare…va tutto bene”
“Sicura?”
“Sì.
Solo una vecchia cicatrice che fa ancora un po’
male”.
“Una
vecchia cicatrice che fa ancora dannatamente male!
Non dire balle!”.
Bill
mi guardò. Sospirai.
Perché
volevo parlarne? Mi avrebbe fatto ancora più male
riportare quella storia alla luce del sole, dopo essere stata sepolta
per più
di dodici anni nei luoghi più oscuri della mia coscienza.
“Anche
io avevo una sorella. Gemella. Si chiamava Hellen”
Il
ragazzo non emise una sola parola.
“Avevamo
dieci anni. Stavamo giocando vicino ad un pozzo
che c’è dietro casa nostra”
Le
immagini riaffiorarono nitide.
Hellen,
così identica a me, ma così diversa.
Più
spensierata, più felice…eterna.
“Non
so come, ma lei ci cadde dentro. Era profondo quel
fottutissimo pozzo. Cominciò a piangere, dicendo che si era
fatta male ad una
spalla e che c’era un sacco di roba molle attorno a lei. Del
fango”
Mi
asciugai le lacrime.
“Corsi
a chiamare mia madre e mio padre. Fortunatamente
erano a casa tutti e due. I pompieri arrivarono quasi dopo
mezz’ora. Fu inutile
provare a calarsi, poiché il peso del pompiere e il
tentativo di scavare fuori
mia sorella la fecero sprofondare ancora di più. Io e i miei
genitori eravamo
appesi all’ultima debole speranza che mia sorella riuscisse
ad attaccarsi a
qualcosa”
Bill
mi porse un altro fazzoletto.
“Hellen
continuò a piangere, a gridare aiuto, mentre i
soccorritori cercavano d’inventarsi un modo per tirarla
fuori”
Nell’abitacolo
della macchina scese il silenzio. Io non
avevo voglia di raccontargli che mia sorella era morta soffocata
qualche minuto
dopo continuando ad urlare il nome di mia madre e lui non voleva
sentirlo.
Lo
guardai, attraverso il mio velo di lacrime. Anche lui
aveva gli occhi lucidi.
“Io…sono
un completo imbecille…”disse ad un tratto.
La
voce terribilmente tremolante.
“Sono
un idiota…mio fratello…io gli voglio
bene…se lo
perdessi…probabilmente morirei per il dolore”disse.
Non
gl’importava di piangere davanti a me.
Non
era uno di quei ragazzi odiosi che, solo perché erano
maschi allora non potevano farsi vedere piangere.
A
lui non importava che avesse diciotto anni, che fosse
ormai un uomo.
Lo
ammiravo molto.
“Dove
sei stato nascosto per tutto questo tempo?”mi
ritrovai a pensare.
Riacquistai
la calma di sempre, poi ripresi a guidare.
“Mi
dispiace averti fatto parlare di questa cosa…”mi
disse
dopo un lungo momento di silenzio.
“Non
ti preoccupare. Mi sono tenuta dentro questa storia
per troppo tempo e mi ha fatto bene rievocare questo fantasma
spaventoso…”dissi, sorridendogli.
Cambiai
la marcia, lui mise la sua mano sopra la mia e mi
sorrise. Non era un gesto dovuto al fatto che provasse qualcosa per me,
lo
capivo dal suo sguardo. Si vedeva che provava solo simpatia e la cosa
mi
rasserenava parecchio.
“Sai,
sono contento di averti conosciuta”mi disse,
scendendo dalla macchina.
“Senti,
io ora vado in albergo e prendo qualcosa di tuo
fratello. Per la precisione, cosa potrei prendere?”
“Boh…”
“Un
capello no, visto che ha i rasta”
“Giusto…quindi
potresti prendere…un calzino…”
“Ok…stasera
ti porto da Daniel, ok”
“Ah,
a proposito di Daniel…ha chiamato stamattina…non
ha
senso stare ancora con uno del genere, fidati”mi disse.
Non
volevo sapere.
“Ascolterò
la segreteria più tardi. Ora devo andare”
Bill
mi salutò con la mano, poi rientrò in casa.
“Devo
andare in bagno…”pensai,
ricordando il
disagio di quella mattina.