Susan: The life after the kiss
1.
Regina senza principe
Primo
giorno delle vacanze di Natale.
Stranamente,
quell’anno, ero ritornata a casa dai miei genitori.
E
dire che adoravo quel
periodo dell’anno, quando tutti se ne andavano, lasciandomi
finalmente sola,
libera di leggere per tutto il tempo.
Invece
quella fu l’unica volta in cui ritornai a casa dai miei,
tutti presi, come di consueto, dalle necessarie preparazioni natalizie.
Vedermi
quella mattina sorridente davanti alla porta di casa,
assieme alla mia enorme valigia, fu per loro una vera gioia.
-
Susan!- gridò mia madre, abbracciandomi e baciandomi le
guancie.
-
Bellissima!- fu invece il commento di mio padre – come mai
quest’anno
a casa?-
Non
risposi.
In
effetti non lo sapevo neppure io.
I
giorni che seguirono non furono particolarmente emozionanti: per
lo più aiutavo i miei a comprare e incartare i regali per i
vari parenti,
addobbavo di tanto in tanto la casa e mi recavo dai vicini a consegnare
le numerose
torte che mia madre preparava come regalo.
In
quei giorni mangiai una quantità industriale di pasticcini
di ogni
tipo.
Ma
il momento che preferivo, era quando, finite di fare quelle
commissioni, mi ritiravo nella mia stanza, a leggere o a fare i
compiti, in
attesa dell’arrivo dei miei fratelli.
L’attesa
fu breve, dato che tre giorni dopo il mio arrivo, fu la
volta di Lucy rientrare a casa.
In
realtà, Lucy sarebbe dovuta tornare assieme a me, ma aveva
gentilmente rifiutato la mia proposta per la richiesta di Eva McMillan,
una sua
compagna di stanza, che l’aveva pregata di non lasciarla sola.
Almeno
finché anche lei non fosse tornata a casa.
-
Susan!- esclamò non appena mi vide, saltandomi al collo,
entusiasta – pensavo fossi rimasta al college come gli altri
anni!-
-
Avevo detto che sarei tornata è l’ho fatto. Io le
mantengo le
promesse- le disse, aiutandola a sfilarsi il cappotto.
-
Oh Susan non sai quanto sono felice! Preso torneranno anche Ed e
Peter e passeremo delle fantastiche vacanze di Natale!-
Invece,
l’allegria di Lucy fu smorzata sul nascere, quando
l’unico
a tornare fu solamente Ed, portando con se i saluti di Peter, che
diceva di
voler restare a scuola per studiare in pace e prepararsi seriamente
agli esami.
Diceva
che lì al college era più tranquillo, mentre qui
a casa
avrebbe avuto di certo maggiori distrazioni.
-
E così adesso siamo le sue distrazioni!-
gridò Lucy, dopo aver sentito le stanche parole di Edmund,
calcando con quanta
più rabbia possibile l’ultima parola.
Ma
lei era pur sempre Lucy, e in tutti questi anni non l’avevo
mai
vista arrabbiarsi seriamente con qualcuno.
Tuttavia,
per farle tornare il sorriso, decisi di accompagnarla in
giro per i negozi.
Chiesi
anche a Edmund, ma lui liquidò la mia proposta con uno
sbuffo e si precipitò in camera sua, stanco morto per il
viaggio.
Era
difficile riconoscere i negozi di tutti i giorni durante il
periodo natalizio.
Tutto
era più bello, più affascinante, più
colorato.
Le
vetrine che osservavo tutti i giorni mi sembravano diverse.
Ma
in modo positivo, sia chiaro.
Lucy,
d’altro canto, osservava sbalordita tutte quelle luci e quei
colori, annusando il dolce profumo dei dolci e ascoltando la dolce
melodia
natalizia che risuonava per le strade.
-
Entriamo qui!- disse Lucy, indicando una porta più addobbata
delle altre, sulla quale era affisso un cartello, scritto a lettere
cubitali.
-
“Toy Shop?”-
lessi, scandendo
le lettere – Vuoi entrare in un negozio di giocattoli?-
Evidentemente
non sentii la mia domanda, dato che volando lo
sguardo, notai che era già entrata.
In
effetti, il negozio non era male.
Forse
un po’ piccolo ma comunque confortevole. E ricco di
giocattoli di ogni tipo.
Osservavo
divertita l’espressione di mia sorella, affascinata da
tutti quei giocattoli.
“
E poi vuole essere considerata
un’adulta…” pensai, trattenendo
un sorriso di fronte al suo ingenuo stupore.
-
Guarda mamma! Una principessa!-
Una
bambina di circa sette anni osservava incantata la bambola
posta su un piedistallo accanto a me.
Un
po’ le somigliavo nell’aspetto.
Aveva
i capelli scuri e gli occhi azzurri, ma il vestito e la
corona erano totalmente fasulli.
Non
come i miei vestiti
di quando ero…
No.
Così
non andava bene.
Dovevo
smetterla di pensare a quello.
Così
mi avvicinai alla bambina, osservando come lei la bambola.
-
È davvero bella questa principessa-
La
piccola si voltò e sobbalzò.
-
Ma…ma tu sei la principessa. E parli!- gridò,
comprendoni la
bocca con le mani, quasi come avesse visto qualcosa di veramente
straordinario –
Però non hai il vestito elegante e la corona!-
-
Oh invece si che ce l’ho!- dissi, sorridendo – Ma
non qui. Li ho
lasciati tutti nel mio regno-
Ora
la bambina sembrava veramente interessata.
-
E dove si trova il tuo regno?-
-
Tanto lontano, ma è davvero un regno meraviglioso. Ci sono
animali parlanti e alberi che danzano. Regnavo con i mie fratelli e mi
chiamavano Regina Susan,
Gli
occhi della bimba si illuminarono – Tu eri una regina? E il
tuo Re chi era? Scommetto che doveva essere davvero
bellissimo…-
Perché
sono così stupida?
Perché
provo piacere nel farmi male?
-
Io…io non amavo un Re…io ero
innamorata di un principe…- feci, in un fil di voce.
-
Che poi sposandoti è diventato Re…giusto? E vi
siete mai
baciati? Deve essere stato…hey ma perché piangi?-
Stavo
piangendo.
Come
una stupida, piangevo in piedi, al centro di un negozio di
giocattoli.
-
Vedi piccola…- dissi, asciugandomi gli occhi – Io
non sono mai
stata la sposa del bellissimo principe né potrò
mai esserlo, perché ormai non
posso più mettere piede nella sua terra….-
-
Ma tu lo ami ancora?-
Ma
io l’amavo ancora?
Io,
che cercavo di dimenticarlo, potevo amarlo?
-
Per sempre-
Queste
due parole uscirono senza che io ebbi il tempo di
riflettere.
Uscirono
dalla mia bocca e basta.
-
Mamma! Mamma!- gridò la bambina alla madre, qualche scaffale
più
in là – Ho conosciuto una vera Regina-
Ma
io ero già sparita.
-
Susan! Susan!- gridò Lucy, quando anche lei non mi vide
più all’interno
del negozio, uscendo – Susan dove…oh Susan -
Io
ero accucciata a terra, il viso che scompariva tra le braccia,
mentre singhiozzavo sommessamente.
-
Io…io ho detto che lo amo ancora…capisci Lucy?-
dissi, la voce
impastata di lacrime – Io che sto cercando di dimenticarlo da
quando siamo
tornati per non soffrire, ho detto che lo amo-
Lucy
mi rivolse il suo sorriso più dolce, e prendendomi per mano,
mi riportò a casa, come avrebbe dovuto fare ogni
responsabile sorella maggiore.
Trovò
pure il tempo di prepararmi una fumante tazza di tea e di
berla con me, dicendomi dolci parole di conforto.
-
Ho provato a dimenticarlo ma credo di non essere forte
abbastanza-
Lucy
mi osservò per alcuni istanti e sorseggiò un
goccio di tea
bollente – Se vuoi, quando io e Ed torneremo a Narnia
potrò salutartelo, se
vuoi…-
La
guardai per alcuni istanti, pentendomi di aver pensato quelle
cose al negozio di giocattoli: Lucy era ormai una vera donna…
Poi
scoppiai di nuovo a piangere, e lei mi abbracciò ancora,
confortandomi,
e piangendo assieme a me, come se la cosa la riguardasse direttamente.
E
forse piangemmo un po’ troppo rumorosamente,
perché Ed, ancora
in pigiama e parecchio assonnato, scese meccanicamente le scale, fino
ad
arrivare in cucina, dove trovò me e Lucy abbracciate e in
lacrime.
-
Ragazze- disse soltanto, sbuffando e risalendo scocciato le
scale.
Quella
sera, dopo l’abbondante conforto di Lucy, trovai perfino la
forza di scrivere a Peter.
Caro
Peter,
Mi
dispiace che tu non
sia qui con noi, questa volta che pure io ho deciso di passare il
Natale in
famiglia.
Ma
capisco la tua
scelta.
Infondo,
anche io
avrei fatto lo stesso.
Certo
che potevi
risparmiarti quella cosa delle “distrazioni”.
A
Lucy non è andata
giù per niente. Ora è convinta che per te noi
siamo soltanto un peso e
aspettati un bel broncio da parte sua quando torneremo a scuola.
…
Oggi,
dopo tanto
tempo, ho pianto ancora per quello.
Ora
che ero quasi
riuscita a dimenticare, eccolo ritornare improvvisamente nella mia
testa, più
di prima.
Sicuramente
ti starai
chiedendo perché provo così tanta gioia nel
soffrire.
Più
ricordo e più
provo dolore, ma allo stesso tempo, qualcos’altro di unico.
Credimi
Peter: se solo
fossi più forte vivrei costantemente nel suo ricordo.
Ma
non sono come te.
Tu
che per me
rappresenti la forza.
Io,
non voglio più
soffrire.
Non
voglio più
svegliarmi la mattina con la sua voce vellutata, o ripensare a quel
dolce
sorriso e a quei occhi scuri.
Preferisco
davvero
dimenticare.
Dimenticarmi
di
Caspian.
Solo
non posso.
Susan
Purtroppo, appena finita di scrivere mi addormentai, e al mattino,
svegliandomi, non la trovai più nemmeno sul comodino.
Immediatamente
pensai a Lucy.
Sicuramente
l’aveva spedita lei a Peter, premurosa com’era.
E
infatti, appena entrò in camera, mi rivolse uno dei
più tristi
sguardi che le vidi mai fare in tutta la sua vita, e mi
abbracciò, cominciando
a piangere sommessamente, come se la cosa la riguardasse direttamente.
Spazio
Autrice:
Salve!
Sono quella pazza dell’autrice a cui è venuto in
mente di
scrivere questa fiction narrata esclusivamente da Susan, personaggio, a
mio
parere, sottovalutato da C.S.Lewis ma reso splendidamente nei film.
Spero
vogliate scusare i capitoli non eccessivamente lunghi, ma
preferisco provare a farli così, per una volta.
Spero
apprezzerete la storia, triste, ma incentrata sull’amore tra
Susan e Caspian, un amore destinato a finire, per sempre.
p.s: Mi scuso in anticipo per eventuali errori, anche nei tempi
dei verbi, dato che è la prima volta che provo a scrivere
qualcosa in prima persona.
Bye =3
©
By C.S.Lewis “Le Cronache di Narnia”
- Se fossi stata la loro creatrice, Susan e Caspian non avrebbero mai fatto questa fine…-