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Autore: Fanie33    20/07/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo: "C'erano giorni, Kili lo sapeva, in cui certe idee nascevano così radicate nella sua mente che niente le riusciva a scacciare, tanto che perfino i suoi sogni ne portavano segni evidenti, e quello era uno di quei giorni."
Perchè, in fondo, cosa si può fare, quando un'inafferrabile consapevolezza si fa strada nella nostra mente? Anche se è sbagliato, mortamente sbagliato e folle, lei resta li, cattiva e inconfutabile. E allora, non resta che affrontarla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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La luce del sole fu la peggior tortura che i suoi occhi potessero immaginare in quel momento. Uno spiraglio malevolo si insinuava dispettoso tra le tende, andando ad infrangersi proprio sul cuscino di Kili, che non potè fare a meno che ritrovarsi sveglio e lucido diverse ore prima delle sue reali intenzioni. Voleva dormire, quel giorno, e voleva dimenticare i pensieri che gli affollavano la mente.

Nel letto sotto alla finestra dormiva suo fratello, Fili, le coperte tirate su fino ai fianchi, l'aria serena. Il giovane nano lo osservò per un momento, invidiandone la calma e la pace che trasparivano dal suo giovane volto addormentato. Gli si avvicinò, e tirò le lenzuola fino a coprirgli il petto nudo, poi chiuse meglio le tende e scese di sotto, senza il minimo rumore.

Suo zio doveva essere già uscito, e così si ritrovò solo in cucina, solo con i suoi pensieri. Pensieri da ricacciare nel profondo, da distruggere, che distruggono.

Si ritrovò quasi senza accorgersene seduto fuori, ad osservare un timido sole farsi strada tra le nuvole alla ricerca di un ritaglio di cielo, con un pugnale e una pietra da affilatura in mano.

C'erano giorni, Kili lo sapeva, in cui certe idee nascevano così radicate nella sua mente che niente le riusciva a scacciare, tanto che perfino i suoi sogni ne portavano segni evidenti, e quello era uno di quei giorni. Rientrò in casa appena la sua testa ne fu invasa di nuovo, quasi sperando che suo fratello fosse sveglio, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Ma niente, Fili dormiva, tanto per cambiare. Salì di nuovo in camera, aprendo e chiudendo la porta senza il minimo rumore, e si sedette sul letto con le gambe raccolte al petto, osservando i lineamenti del fratello addormentato confusi dalla penombra della stanza. Ed eccoli, di nuovo, quei suoi pensieri, affollarsi prepotenti nella sua mente, ed ecco di nuovo lui a cercare di cacciarli, invano.

Sentì suo fratello muoversi e mugugnare qualcosa nel sonno, scoprendosi di nuovo. Kili si alzò e afferrò la coperta, ma in quell'istante si accorse dei grandi occhi di Fili puntati su di sé, e per poco non gli prese un colpo.

«Ma che cosa ti vieni in mente? Fissi la gente adesso?»

«Ti ho spaventato?» sogghignò il maggiore con la voce impastata dal sonno «E comunque potrei farti la stessa domanda. Da quanto sei seduto li al buio?»

Kili mugugnò qualcosa, allontanandosi e aprendo di scatto le tende, strappando al fratello un ringhio infastidito.

«Avanti, alzati. Abbiamo da fare. Thorin è già uscito»

Fili, suo malgrado, dovette obbedire, mettendosi stancamente in piedi e stiracchiandosi, mentre il fratello lo guardava con occhi strani.

«Che c'è?» gli chiese il maggiore, ma quello che ottenne fu solo una vaga alzata di spalle.

«Ti aspetto di sotto» disse Kili uscendo dalla stanza.

 

«Ma datti una mossa!» sbottò per l'ennesima volta Fili, stracarico di legna sulla schiena, mentre guardava male il fratello due metri dietro di sé con altrettanti ceppi impilati in una cesta assicurata alle spalle. Thorin aveva lasciato loro precise istruzioni: mentre lui era alla forgia, loro avrebbero dovuto scendere nel bosco e tagliare qualche ciocco di legno per il fuoco. Ma entrambi i fratelli sapevano che quando il loro zio diceva “qualche” intendeva qualche tonnellata. E così si erano rassegnati a spaccare legna e a trasportarla a piedi fino a casa. Quello era il terzo viaggio, e prima che venisse sera avrebbero certamente dovuto farne almeno altrettanti.

Arrivarono a destinazione stanchi e fradici di sudore, con i vestiti appiccicati al corpo e il fiatone.

«Ne facciamo ancora uno?» chiese Kili, ancora ansimante, appoggiato con una spalla ai ciocchi appena impilati.

«Scherzi, vero? Io ho fame.» disse Fili, che già si vedeva seduto a tavola.

«Va bene, ma deve assolutamente rimanerci il tempo di fare un salto al torrente prima che faccia buio.»

Mangiarono, e si rimisero al lavoro prima ancora che mezzogiorno fosse passato, ma entrambi smaniavano all'idea di togliersi di dosso il sudore e la sporcizia accumulata. Le casacche di entrambi giacevano abbandonate sulla porta di casa, e il sole si rifletteva sulle loro spalle scure e sudate.

Finirono prima ancora di rendersi conto, e con meno di sette viaggi avevano riempito la legnaia per almeno un mese. Soddisfatti del loro lavoro, si avviarono insieme al ruscello, Fili davanti e Kili dietro, in silenzio.

«Tutto bene, fratellino?» chiese ad un certo punto il maggiore, facendo sobbalzare quello che invece era completamente concentrato nel tentativo di scacciare dalla mente certi pensieri così fastidiosi.

«Si, tutto bene»

«No perché... Ti vedo un po' strano. Sei diverso dal solito»

«No, direi di no. È tutto a posto»

«Se lo dici tu...»

Arrivarono al torrente che la sera incombeva su di loro, e si spogliarono in fretta, stanchi ed affamati. L'acqua gelida si impossessò dei loro corpi con tale foga da strappare anche gran parte della fatica dalla loro pelle, mentre loro si godevano la leggera corrente e il silenzio.

«Fili?» mormorò ad un certo punto Kili, mentre entrambi galleggiavano a pancia in su sul pelo dell'acqua, con i capelli che ondeggiavano e gli occhi chiusi.

«Mmmm»

«Posso chiederti una cosa?»

«Mmmm»

«Tu sarai mio fratello per sempre? Voglio dire, qualunque cosa succeda tu mi vorrai comunque bene?»

Questa volta, Fili alzò di scatto la testa e guardò stranito il fratello, che continuava a galleggiare pacifico nell'acqua, come se avesse appena detto la cosa più normale del mondo «Certo, perché?»

«Niente, solo per sapere»

«Ma ti sembrano cose da chiedere? Certo che sarai sempre mio fratello. Dopotutto, dove lo trovi altrimenti uno come me?» sogghignò il biondino, provocando le risate di entrambi.

 

Thorin li aspettava sulla porta, con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo truce negli occhi.

«Ho visto le legna» disse, quando loro arrivarono «bel lavoro, anche se speravo che ne avreste prese di più»

I due fratelli si guardarono accigliati, e si misero a ridere.

 

Cenarono come sempre, in silenzio, e poi ognuno si ritirò nella propria camera, Kili e Fili prima del solito.

«Buonanotte fratellino» disse Fili, poco prima di addormentarsi.

«Buonanotte» rispose questo.

 

   
 
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