La mattina seguente, Rachel si svegliò con un mal di testa atroce. Le sembrava che qualcuno stesse picchiando un martello su un’incudine nella sua scatola cranica. Non molto piacevole. Si trascinò fino al bagno in una sorta di sonnambulismo e si preparò alla bell’e meglio. Clara e Ines se ne accorsero, ma si accorsero anche delle occhiaie e degli occhi rossi, che avevano solo due spiegazioni plausibili: una congiuntivite fulminante oppure una nottata di pianto. E siccome era assai improbabile che avesse contratto un’infezione oculare, entrambe erano propense a credere che avesse pianto tutta la notte.
Le due ragazze ebbero pietà dell’amica e non le chiesero spiegazioni, si limitarono a starle vicine e a sistemarle il trucco sbavato. Rachel ne fu loro molto grata e le tre amiche scesero insieme a fare colazione.
«Buongiorno!»
le salutò Fabrizio, quando entrarono in sala e si
sedettero con i loro cappuccini davanti a lui e agli altri.
Le
ragazze ricambiarono i saluti, anche se Rachel appariva
evidentemente sottotono. Fabrizio lo notò e chiese
spiegazioni in italiano a
Clara, sottovoce, ma la ragazza, sapendo che l’amica
conosceva l’italiano, lo
mise a tacere con un cenno piuttosto eloquente.
In
quella, anche Garfield entrò nel salone per fare colazione.
Salutò
tutti con entusiasmo, tranne Rachel. La salutò con un
sommesso “’Giorno” e
arrossì leggermente. La ragazza ricambiò, ma gli
occhi le si riempirono di
lacrime e dovette distogliere lo sguardo. Tra i due venne a crearsi un
momento
di imbarazzante silenzio, che venne riempito dalle chiacchiere
provvidenziali
degli altri studenti intorno a loro.
Le
lezioni del mattino passarono quasi senza problemi, ma durante
la pausa pranzo se ne presentarono alcuni.
Tanto
per cominciare, François, all’apice della boria,
decise di
dedicare tutta la sua attenzione a Rachel, infastidendo tanto lei
quanto
Garfield.
Poi,
Rachel ricevette una chiamata dal cellulare. E lì tutto
precipitò.
La
ragazza era uscita dalla mensa per rispondere al cellulare,
quasi correndo, avendo visto che si trattava di Richard, senza nemmeno
accorgersi che Garfield l’aveva seguita, silenziosamente,
preoccupato per lei.
Così,
senza volerlo, origliò la conversazione.
«Pronto?»
«Rachel?
Mi senti? Tutto bene?» domandò il cugino,
attraverso una
serie di scariche telefoniche poco piacevoli da sentire.
«Ti
sento, ma non mi interessa come sto io. Come sta la mamma?»
rispose la ragazza, sbrigativa. Non c’era tempo per perdersi
in ciance, già era
stato un calvario passare tutta la mattina senza ricevere notizie,
né buone né
cattive.
«…»
Richard non sapeva come metterla giù.
La
cugina gli venne in aiuto: «La verità, Rich. Per
favore. Niente
bugie, niente “starà bene” o altro. La
verità, pura e semplice.»
«Non
bene» ammise il ragazzo, a disagio. «I medici non
hanno
novità e non si sbilanciano sulle sue condizioni. Ma non sta
affatto bene.»
«Rich…
Torno a casa» buttò fuori la ragazza,
all’improvviso.
Garfield
si congelò nel corridoio ed evidentemente la stessa cosa
doveva essere successa a Richard, dall’altra parte della
costa, perché ci fu un
lungo silenzio.
«Rachel…
Non puoi dire sul
serio. La Juilliard è la tua grande occasione,
e…» tentò di protestare,
infatti.
«Lo
so, ma la mamma è più importante. Io…
Non posso lasciarla
andare senza vederla. Devo salutarla. Devo starle accanto,
io…»
«Lo
so, Rach, ma… Lei non vorrebbe che tu lasciassi tutto.
Vorrebbe
che tu andassi avanti.»
«Io…
Non posso. Ora scusa, ma devo andare. Ciao» e mise
giù il
telefono. Rimase un attimo in silenzio a fissare lo schermo spento, poi
respirò
profondamente e girò sui tacchi, per dirigersi verso
l’aula dove era prevista la
lezione del pomeriggio.
Fu in
quel momento che si accorse di Garfield, che la fissava a
bocca aperta.
«Oh»
fu tutto quello che riuscì a dirgli, prima di correre via.
“Eh,
no, non questa volta!” pensò il ragazzo,
correndole dietro
nei corridoi deserti, fino ad arrivare nei giardini della scuola,
più o meno
nel punto esatto in cui la sera prima le aveva detto che se ne sarebbe
andato,
una volta tornati in California. Quel che si dice l’ironia
della sorte.
«Rachel,
fermati!» esclamò, prendendola per un polso e
costringendola a fermarsi.
Lei
non si voltò, rimase con il braccio inerte, abbandonato
nella
stretta di Garfield, l’altra mano a cercare di scacciare le
lacrime dagli
occhi.
Il
ragazzo non resistette, non poteva vederla in quelle
condizioni…
La fece voltare verso di lui e la guardò dritta negli occhi.
Non le disse
niente, rimase a fissarla per trenta secondi, gli occhi verdi
inchiodati nei
suoi blu-viola, ancora pieni di lacrime.
E poi
fece qualcosa che nessuno dei due si aspettava.
La
baciò.
Sulle
labbra.
Quando
si staccò, il ragazzo non scappò via, come si
sarebbe
aspettato da se stesso, ma rimase lì con lei, stringendola
forte a sé, senza
darle via di scampo.
Inizialmente,
Rachel tentò di opporre resistenza, ma a poco a poco
si calmò, e rimase tra le sue braccia.
Non
seppero dire quanto tempo passò, ma finalmente la situazione
si stabilizzò abbastanza da rendere possibile una
conversazione tra i due.
«Hai
sentito tutto, vero?» domandò Rachel, guardando
con
improvviso interesse un cespuglio di rose accanto a lei.
«Sì»
ammise Garfield, scrutando le sue scarpe come se le vedesse
per la prima volta.
«Ah.»
«Già.»
Silenzio.
«Quindi…
Vuoi tornare a Jump City?» chiese finalmente il ragazzo,
arrischiandosi a sollevare lo sguardo verso di lei.
«Devo.
Non posso lasciare mia madre in quelle condizioni»
replicò
lei, dura, guardandolo per una frazione di secondo, prima di tornare ad
esaminare una rosa del cespuglio accanto.
«Mi
sembra giusto» concordò lui, senza pensarlo
veramente.
«Già.»
Silenzio.
Garfield
non sapeva cosa dire. Avrebbe dovuto parlare del…
Sì,
insomma… Del bacio? Non era sicuro di
sentirsela…
Per
sua fortuna, Rachel affrontò di nuovo per prima la
questione. A
quanto pare le piaceva andare dritta al sodo, subito.
«Garfield.
Io… Ti piaccio.»
Era
un’affermazione, non una domanda, ma Garfield si
sentì in
dovere di annuire, perlomeno.
«E
nonostante tutto, tu… Vorresti andartene da Jump
City?» chiese,
guardandolo con tristezza.
A
questa domanda, per un momento, il ragazzo non seppe rispondere.
Poi decise di essere completamente sincero con lei: «Ad
essere sincero, no. Io vorrei
restare a Jump, con gli altri, con… Te. Ma mi stanno facendo
molte pressioni
per andare in Florida e mi sento preso di mezzo. Non è una
grande situazione. E
adesso credo di averla peggiorata, se possibile.»
«Parli
del bacio, vero?»
«Esatto.»
«Sei
pentito di averlo fatto?» chiese lei, stavolta evitando in
ogni maniera di guardarlo.
«No,
assolutamente no!» si affrettò a mettere in chiaro
il
ragazzo. «L’ho fatto e lo rifarei, mille e mille
volte, credimi! Cioè, non
intendevo…» Balbettò, rendendosi conto
di quanto male suonasse la frase.
Rachel
accennò ad un sorriso e lo tranquillizzò:
«Ho capito quel
che vuoi dire. Non ti preoccupare. Volevo solo sapere se ne fossi
pentito,
perché… Perché a me ha fatto davvero
piacere. Perché in fondo, tu… Mi piaci,
Gar. Me ne sono resa conto troppo tardi, però. Me ne sono
accorta ora che te ne
vai e…»
«Non
me ne vado.»
«Come?
Ma se hai detto che ti stanno facendo pressioni e…»
«Rachel,
ascolta. Se tu non mi avessi ricambiato, non avrei avuto
problemi ad andarmene in Florida, avrei ceduto facilmente alle
pressioni che mi
stanno facendo. Mi sarebbe dispiaciuto, certo, ma l’avrei
superato con il
tempo. Invece, adesso che mi hai detto che ti piaccio… Non
potrei sopportare di
starti lontano. Magari non funzionerà tra noi, ma mi
piacerebbe provare. E per
farlo, ho bisogno di restare a Jump con te.»
«Dici
sul serio?» domandò la ragazza, guardandolo con
gli occhi
sgranati.
«Credo
di non essere mai stato più serio di così, nella
mia vita. Puoi
credermi» rispose lui, guardandola a sua volta.
«Oh,
Garfield!» esclamò lei, portandosi le mani alla
bocca.
«Non
dire nulla» disse semplicemente il ragazzo, abbracciandola
stretta. Lei ricambiò più che volentieri.
Rimasero
abbracciati per un po’, finché Garfield non si
decise a
porle una domanda che lo stava rodendo dentro da un bel pezzo, come un
tarlo.
«Quando
torni a Jump da tua madre?»
«Pensavo
di partire questo weekend. Non so se tornerò qui a New
York, tu capisci, vero?»
«Certo.
Ti capisco perfettamente. Allora, se questi sono i tuoi
piani… Cosa ne dici di uscire? Prima che tu te ne vada.
Tipo… Stasera?»
«Stasera?
Così, di punto in bianco?» chiese lei, sopprimendo
una
risata.
«Certo!
Ormai devi aver capito che questo è il mio modo di
fare»
replicò lui, sorridendo.
«Diciamo
di sì» sorrise lei, a sua volta.
«E
allora che così sia. Stasera alle otto ti porterò
a cena. Passo
a prenderti alle sette e mezza, va bene?»
«Okay.
E ora… Che ne dici di andare a lezione? Abbiamo
già perso
la prima ora» gli fece notare lei, alzandosi dalla panchina e
correndo nei
corridoi, seguita da Garfield, che rideva beatamente.
Il
pomeriggio passò in fretta, anche se i due ragazzi furono
rimproverati dall’insegnante. Ma i due sembrarono non farci
nemmeno caso, persi
nel loro mondo di felicità.
Il
problema, per Rachel, fu di spiegare a Clara e Ines cosa le era
successo. Quando le due ragazze seppero tutto la seppellirono di
gridolini di gioia
e di abbracci, cui anche Rachel si unì, per una volta. Era
davvero felice di
quello che le stava succedendo, doveva ammetterlo. Si
affrettò anche a mandare
un messaggio a Jess e Kori, promettendo di spiegare tutto al meglio.
Scrisse
anche a suo cugino, chiedendogli di chiedere a Bruce di
chiamare il preside della scuola per spiegargli la sua situazione.
Aggiunse, in
un post scriptum, la buona notizia.
Dopodiché,
si fiondò nella doccia, a prepararsi per la serata. Accese
l’iPod e si buttò sotto l’acqua
bollente. Partì una delle sue canzoni
preferite, la colonna sonora del film “Anastasia”
(anche se era grandicella, lo
adorava, quel cartone).
We were strangers
Starting out on a journey
Never dreaming
What we'd have to go through
Now here we are
And I'm suddenly standing
At the beginning with you
Già, chi l’avrebbe mai detto
che tra lei e Garfield sarebbe finita così?
No
one told me
I was going to find you
Unexpected
What you did to my heart
When I lost hope
You were there to remind me
This is the start
Le aveva dato speranza quando non ne aveva
più, l’aveva capita e in breve
era entrato nel suo cuore, senza che lei se ne accorgesse minimamente.
Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey
Sperava che sua madre sarebbe migliorata. Non
vedeva l’ora di presentarle
Garfield, sarebbero andati d’accordo. Sì, le
sarebbe piaciuto vivere una nuova
avventura al fianco di quello strano ragazzo…
I'll
be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you
Da lui poteva aspettarselo… Le sarebbe
rimasto accanto, le aveva già dimostrato
di essere in grado di farlo. Si fidava ciecamente di lui.
We were strangers
On a crazy adventure
Never
dreaming
How our dreams would come true
Now here we stand
Unafraid of the future
At the beginning with you
Con lui al suo fianco non aveva paura del futuro,
si sentiva fortissima e
in grado di salvare sua madre da qualunque pericolo.
Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey
Magari l’avrebbe accompagnata da sua
madre… No, non poteva chiedergli così
tanto. Un conto era lei che rinunciava al suo sogno, ma costringere
anche lui…
Avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo?
I'll
be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you
Avrebbero superato
quelle difficoltà. Quelle
e anche quel maledetto François che sembrava
volersi mettere in mezzo a tutti I costi. Antipatico.
I
knew there was
somebody somewhere
Like me alone in the dark
Now I know my dream will live on
I've been waiting so long
Nothing's gonna tear us apart
Alla fine, pensandoci, anche la vita di Garfield
non era stata facile. I suoi
genitori erano morti e lui era stato costretto a vivere da solo fin da
piccolo…
Lei, almeno, era stata accolta dai Wayne. Ma adesso si sarebbero fatti
compagnia a vicenda, ne era sicura.
Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey
Già poteva vederli, al college della
Juilliard, a realizzare i loro sogni…
Da quando era così romantica?
I'll
be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you
Però non sarebbe stato male. No?
Life
is a road and I
wanna keep going
Love is a river I wanna keep going on....
Starting out on a journey
Life is a road and I wanna going
Love is river I wanna keep flowing
In the end I wanna be standing
At the beginning with you.
Le
note sfumarono e l’acqua calda pure, quindi la ragazza
uscì
velocemente dalla doccia e iniziò il lungo procedimento di
vestizione per la
serata.