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Autore: Ely_fly    20/07/2014    4 recensioni
Dunque, salve a tutti :)
Sono tornata, stavolta con una song-fic ambientata al liceo.
Garfield e Rachel fanno parte del club di canto e il ragazzo cerca di sfruttare l'occasione per esprimere i suoi sentimenti, con una canzone, appunto. Anzi, più di una. Ma saranno sufficienti ad aprire gli occhi alla ragazza?
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, Rachel si svegliò con un mal di testa atroce. Le sembrava che qualcuno stesse picchiando un martello su un’incudine nella sua scatola cranica. Non molto piacevole. Si trascinò fino al bagno in una sorta di sonnambulismo e si preparò alla bell’e meglio. Clara e Ines se ne accorsero, ma si accorsero anche delle occhiaie e degli occhi rossi, che avevano solo due spiegazioni plausibili: una congiuntivite fulminante oppure una nottata di pianto. E siccome era assai improbabile che avesse contratto un’infezione oculare, entrambe erano propense a credere che avesse pianto tutta la notte.

Le due ragazze ebbero pietà dell’amica e non le chiesero spiegazioni, si limitarono a starle vicine e a sistemarle il trucco sbavato. Rachel ne fu loro molto grata e le tre amiche scesero insieme a fare colazione.

 

«Buongiorno!» le salutò Fabrizio, quando entrarono in sala e si sedettero con i loro cappuccini davanti a lui e agli altri.

Le ragazze ricambiarono i saluti, anche se Rachel appariva evidentemente sottotono. Fabrizio lo notò e chiese spiegazioni in italiano a Clara, sottovoce, ma la ragazza, sapendo che l’amica conosceva l’italiano, lo mise a tacere con un cenno piuttosto eloquente.

In quella, anche Garfield entrò nel salone per fare colazione. Salutò tutti con entusiasmo, tranne Rachel. La salutò con un sommesso “’Giorno” e arrossì leggermente. La ragazza ricambiò, ma gli occhi le si riempirono di lacrime e dovette distogliere lo sguardo. Tra i due venne a crearsi un momento di imbarazzante silenzio, che venne riempito dalle chiacchiere provvidenziali degli altri studenti intorno a loro.

 

Le lezioni del mattino passarono quasi senza problemi, ma durante la pausa pranzo se ne presentarono alcuni.

Tanto per cominciare, François, all’apice della boria, decise di dedicare tutta la sua attenzione a Rachel, infastidendo tanto lei quanto Garfield.

Poi, Rachel ricevette una chiamata dal cellulare. E lì tutto precipitò.

La ragazza era uscita dalla mensa per rispondere al cellulare, quasi correndo, avendo visto che si trattava di Richard, senza nemmeno accorgersi che Garfield l’aveva seguita, silenziosamente, preoccupato per lei.

Così, senza volerlo, origliò la conversazione.

 

«Pronto?»

«Rachel? Mi senti? Tutto bene?» domandò il cugino, attraverso una serie di scariche telefoniche poco piacevoli da sentire.

«Ti sento, ma non mi interessa come sto io. Come sta la mamma?» rispose la ragazza, sbrigativa. Non c’era tempo per perdersi in ciance, già era stato un calvario passare tutta la mattina senza ricevere notizie, né buone né cattive.

«…» Richard non sapeva come metterla giù.

La cugina gli venne in aiuto: «La verità, Rich. Per favore. Niente bugie, niente “starà bene” o altro. La verità, pura e semplice.»

«Non bene» ammise il ragazzo, a disagio. «I medici non hanno novità e non si sbilanciano sulle sue condizioni. Ma non sta affatto bene.»

«Rich… Torno a casa» buttò fuori la ragazza, all’improvviso.

Garfield si congelò nel corridoio ed evidentemente la stessa cosa doveva essere successa a Richard, dall’altra parte della costa, perché ci fu un lungo silenzio.

 «Rachel… Non puoi dire sul serio. La Juilliard è la tua grande occasione, e…» tentò di protestare, infatti.

«Lo so, ma la mamma è più importante. Io… Non posso lasciarla andare senza vederla. Devo salutarla. Devo starle accanto, io…»

«Lo so, Rach, ma… Lei non vorrebbe che tu lasciassi tutto. Vorrebbe che tu andassi avanti.»

«Io… Non posso. Ora scusa, ma devo andare. Ciao» e mise giù il telefono. Rimase un attimo in silenzio a fissare lo schermo spento, poi respirò profondamente e girò sui tacchi, per dirigersi verso l’aula dove era prevista la lezione del pomeriggio.

Fu in quel momento che si accorse di Garfield, che la fissava a bocca aperta.

«Oh» fu tutto quello che riuscì a dirgli, prima di correre via.

 

“Eh, no, non questa volta!” pensò il ragazzo, correndole dietro nei corridoi deserti, fino ad arrivare nei giardini della scuola, più o meno nel punto esatto in cui la sera prima le aveva detto che se ne sarebbe andato, una volta tornati in California. Quel che si dice l’ironia della sorte.

«Rachel, fermati!» esclamò, prendendola per un polso e costringendola a fermarsi.

Lei non si voltò, rimase con il braccio inerte, abbandonato nella stretta di Garfield, l’altra mano a cercare di scacciare le lacrime dagli occhi.

Il ragazzo non resistette, non poteva vederla in quelle condizioni… La fece voltare verso di lui e la guardò dritta negli occhi. Non le disse niente, rimase a fissarla per trenta secondi, gli occhi verdi inchiodati nei suoi blu-viola, ancora pieni di lacrime.

E poi fece qualcosa che nessuno dei due si aspettava.

La baciò.

Sulle labbra.

 

Quando si staccò, il ragazzo non scappò via, come si sarebbe aspettato da se stesso, ma rimase lì con lei, stringendola forte a sé, senza darle via di scampo.

Inizialmente, Rachel tentò di opporre resistenza, ma a poco a poco si calmò, e rimase tra le sue braccia.

Non seppero dire quanto tempo passò, ma finalmente la situazione si stabilizzò abbastanza da rendere possibile una conversazione tra i due.

«Hai sentito tutto, vero?» domandò Rachel, guardando con improvviso interesse un cespuglio di rose accanto a lei.

«Sì» ammise Garfield, scrutando le sue scarpe come se le vedesse per la prima volta.

«Ah.»

«Già.»

Silenzio.

«Quindi… Vuoi tornare a Jump City?» chiese finalmente il ragazzo, arrischiandosi a sollevare lo sguardo verso di lei.

«Devo. Non posso lasciare mia madre in quelle condizioni» replicò lei, dura, guardandolo per una frazione di secondo, prima di tornare ad esaminare una rosa del cespuglio accanto.

«Mi sembra giusto» concordò lui, senza pensarlo veramente.

«Già.»

Silenzio.

Garfield non sapeva cosa dire. Avrebbe dovuto parlare del… Sì, insomma… Del bacio? Non era sicuro di sentirsela…

Per sua fortuna, Rachel affrontò di nuovo per prima la questione. A quanto pare le piaceva andare dritta al sodo, subito.

«Garfield. Io… Ti piaccio.»

Era un’affermazione, non una domanda, ma Garfield si sentì in dovere di annuire, perlomeno.

«E nonostante tutto, tu… Vorresti andartene da Jump City?» chiese, guardandolo con tristezza.

A questa domanda, per un momento, il ragazzo non seppe rispondere. Poi decise di essere completamente sincero con lei: «Ad essere sincero, no. Io vorrei restare a Jump, con gli altri, con… Te. Ma mi stanno facendo molte pressioni per andare in Florida e mi sento preso di mezzo. Non è una grande situazione. E adesso credo di averla peggiorata, se possibile.»

«Parli del bacio, vero?»

«Esatto.»

«Sei pentito di averlo fatto?» chiese lei, stavolta evitando in ogni maniera di guardarlo.

«No, assolutamente no!» si affrettò a mettere in chiaro il ragazzo. «L’ho fatto e lo rifarei, mille e mille volte, credimi! Cioè, non intendevo…» Balbettò, rendendosi conto di quanto male suonasse la frase.

Rachel accennò ad un sorriso e lo tranquillizzò: «Ho capito quel che vuoi dire. Non ti preoccupare. Volevo solo sapere se ne fossi pentito, perché… Perché a me ha fatto davvero piacere. Perché in fondo, tu… Mi piaci, Gar. Me ne sono resa conto troppo tardi, però. Me ne sono accorta ora che te ne vai e…»

«Non me ne vado.»

«Come? Ma se hai detto che ti stanno facendo pressioni e…»

«Rachel, ascolta. Se tu non mi avessi ricambiato, non avrei avuto problemi ad andarmene in Florida, avrei ceduto facilmente alle pressioni che mi stanno facendo. Mi sarebbe dispiaciuto, certo, ma l’avrei superato con il tempo. Invece, adesso che mi hai detto che ti piaccio… Non potrei sopportare di starti lontano. Magari non funzionerà tra noi, ma mi piacerebbe provare. E per farlo, ho bisogno di restare a Jump con te.»

«Dici sul serio?» domandò la ragazza, guardandolo con gli occhi sgranati.

«Credo di non essere mai stato più serio di così, nella mia vita. Puoi credermi» rispose lui, guardandola a sua volta.

«Oh, Garfield!» esclamò lei, portandosi le mani alla bocca.

«Non dire nulla» disse semplicemente il ragazzo, abbracciandola stretta. Lei ricambiò più che volentieri.

Rimasero abbracciati per un po’, finché Garfield non si decise a porle una domanda che lo stava rodendo dentro da un bel pezzo, come un tarlo.

«Quando torni a Jump da tua madre?»

«Pensavo di partire questo weekend. Non so se tornerò qui a New York, tu capisci, vero?»

«Certo. Ti capisco perfettamente. Allora, se questi sono i tuoi piani… Cosa ne dici di uscire? Prima che tu te ne vada. Tipo… Stasera?»

«Stasera? Così, di punto in bianco?» chiese lei, sopprimendo una risata.

«Certo! Ormai devi aver capito che questo è il mio modo di fare» replicò lui, sorridendo.

«Diciamo di sì» sorrise lei, a sua volta.

«E allora che così sia. Stasera alle otto ti porterò a cena. Passo a prenderti alle sette e mezza, va bene?»

«Okay. E ora… Che ne dici di andare a lezione? Abbiamo già perso la prima ora» gli fece notare lei, alzandosi dalla panchina e correndo nei corridoi, seguita da Garfield, che rideva beatamente.

 

Il pomeriggio passò in fretta, anche se i due ragazzi furono rimproverati dall’insegnante. Ma i due sembrarono non farci nemmeno caso, persi nel loro mondo di felicità.

Il problema, per Rachel, fu di spiegare a Clara e Ines cosa le era successo. Quando le due ragazze seppero tutto la seppellirono di gridolini di gioia e di abbracci, cui anche Rachel si unì, per una volta. Era davvero felice di quello che le stava succedendo, doveva ammetterlo. Si affrettò anche a mandare un messaggio a Jess e Kori, promettendo di spiegare tutto al meglio.

Scrisse anche a suo cugino, chiedendogli di chiedere a Bruce di chiamare il preside della scuola per spiegargli la sua situazione. Aggiunse, in un post scriptum, la buona notizia.

 

Dopodiché, si fiondò nella doccia, a prepararsi per la serata. Accese l’iPod e si buttò sotto l’acqua bollente. Partì una delle sue canzoni preferite, la colonna sonora del film “Anastasia” (anche se era grandicella, lo adorava, quel cartone).

 

We were strangers
Starting out on a journey
Never dreaming
What we'd have to go through
Now here we are
And I'm suddenly standing
At the beginning with you

Già, chi l’avrebbe mai detto che tra lei e Garfield sarebbe finita così?


No one told me
I was going to find you
Unexpected
What you did to my heart
When I lost hope
You were there to remind me
This is the start

Le aveva dato speranza quando non ne aveva più, l’aveva capita e in breve era entrato nel suo cuore, senza che lei se ne accorgesse minimamente.


Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey

Sperava che sua madre sarebbe migliorata. Non vedeva l’ora di presentarle Garfield, sarebbero andati d’accordo. Sì, le sarebbe piaciuto vivere una nuova avventura al fianco di quello strano ragazzo…


I'll be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you

Da lui poteva aspettarselo… Le sarebbe rimasto accanto, le aveva già dimostrato di essere in grado di farlo. Si fidava ciecamente di lui.


We were strangers
On a crazy adventure
Nev
er dreaming
How our dreams would come true
Now here we stand
Unafraid of the future
At the beginning with you

Con lui al suo fianco non aveva paura del futuro, si sentiva fortissima e in grado di salvare sua madre da qualunque pericolo.


Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey

Magari l’avrebbe accompagnata da sua madre… No, non poteva chiedergli così tanto. Un conto era lei che rinunciava al suo sogno, ma costringere anche lui… Avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo?


I'll be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you

Avrebbero superato quelle difficoltà. Quelle e anche quel maledetto François che sembrava volersi mettere in mezzo a tutti I costi. Antipatico.


I knew there was somebody somewhere
Like me alone in the dark
Now I know my dream will live on
I've been waiting so long
Nothing's gonna tear us apart

Alla fine, pensandoci, anche la vita di Garfield non era stata facile. I suoi genitori erano morti e lui era stato costretto a vivere da solo fin da piccolo… Lei, almeno, era stata accolta dai Wayne. Ma adesso si sarebbero fatti compagnia a vicenda, ne era sicura.


Life is a road
And I want to keep going
Love is a river
I wanna keep flowing
Life is a road
Now and forever
Wonderful journey

Già poteva vederli, al college della Juilliard, a realizzare i loro sogni… Da quando era così romantica?


I'll be there
When the world stops turning
I'll be there
When the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you

Però non sarebbe stato male. No?


Life is a road and I wanna keep going
Love is a river I wanna keep going on....
Starting out on a journey
Life is a road and I wanna going
Love is river I wanna keep flowing
In the end I wanna be standing
At the beginning with you.

 

Le note sfumarono e l’acqua calda pure, quindi la ragazza uscì velocemente dalla doccia e iniziò il lungo procedimento di vestizione per la serata.

  
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