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Autore: demos    21/07/2014    0 recensioni
[...] mi risvegliò facendomi capire amaramente quanto fosse effimera quella che in tv spacciano come realtà. essa è, e sarà sempre, una mera illusione, ancora più lontana dall'essere vera di mondo dei sogni che noi chiamiamo falso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sonno. parte 1

16 dicembre del 2005. un'auto rossa sfrecciava per la città; non saprei dirlo con certezza ma credo fossero le due, tre di notte al massimo. un'altra cosa che ricordo è che pioveva: la strada era bagnata e l'acqua colava copiosa nei tombini, faceva anche freddo e non avevo l'ombrello. già... mi ricordo ancora la sensazione di bagnato che mi avvolgeva. ed ero arrabbiato, non ricordo bene per cosa... ma ero molto adirato. ah. stavo anche ascoltando della musica. non ricordo cosa.

ora che ci penso sono molte le cose che non ricordo... neanche come fossi finito su quella strada... era lontana da casa... dal mio quartiere, dalla mia vita. guardai il semaforo: era ancora rosso. avevo 17 anni all'epoca, ed ero un ragazzo qualunque, Omologato, come si suol dire, uno come tanti. e no, non lo dico con astio... assolutamente... né con nostalgia. è solo un oggettivo dato di fatto, che quindi riporto in questo mio diario. alla fine scattò il giallo per le macchine, e proprio in quel momento sbucò l'unica vettura ancora in giro a quell'ora. ma io non la vidi; ero a testa bassa con la musica a palla, e la faccia nascosta nel giubbotto. cominciai ad attraversare. Ma il guidatore non vide né me né il semaforo rosso; provò a frenare all'ultimo, ma le ruote girarono a vuoto non aderendo all'asfalto bagnato.

e fu così che quel giorno tutto, per me, perse di significato. la rabbia che provavo, gli occhi lucidi per il pianto, anche gli odori. e i miei ricordi sbiadirono. come un foglio di giornale caduto in una pozzanghera perde l'inchiostro. e con essi sbiadii anch'io. tutto questo mondo, così bello, che vi siete creati per poter rimanere ciechi, per me crollò; e il fragoroso suono dei cocci e dei vetri infranti mi risvegliò facendomi capire amaramente quanto fosse effimera quella che in tv spacciano come realtà. essa è, e sarà sempre, una mera illusione, ancora più lontana dall'essere vera di mondo dei sogni che noi chiamiamo falso.

***

la ammirai un'altra volta. era bellissima. posai lo sguardo sulla Margherita che avevo in mano e sorrisi; poi, lentamente, rialzai la testa e la vidi. Era proprio bella. ci eravamo conosciuti nell'autunno del 2006 ma io avevo trovato il coraggio di chiederle di uscire solo nell'estate del 2008. e lei aveva detto di si. la amavo alla follia. tutto di lei mi piaceva: i suoi capelli castani, la pelle chiara e gli occhi. persino il suo odore: era come una droga per me... e le fossette che si piegavano sulle sue guance quando sorrideva erano... bellissime. semplicemente uno spettacolo. E il suo sorriso era la mia ragione di vita e di morte. Ma quello che amavo veramente di lei era il suo carattere: non è facile descriverlo in poche parole... era, per usare una metafora, un razzetto o se preferite un peperoncino, era sempre allegra, sempre disposta a buttare giù con una spallata i problemi che le si ponevano davanti. era anche molto gentile... anche se alcune volte diventava un maschiaccio; mi ricordo ancora come una volta, nell'estate del 2010, si era messa a litigare con il capo treno (il treno non accennava a partire nonostante i 50 minuti di ritardo) il poveretto che all'inizio era sceso tutt'arrabbiato sul marciapiede per litigare si era poi trovato costretto a rifugiarsi sul treno per evitare di essere linciato. quante risate. - ... e voglio un cane! - concluse lei. - un cosa?- risposi io, che avendo sentito solo quest'ultima frase non capivo. - si un cane!- rispose lei - sai, uno di quei cosi pelosi, bavosi...-

-so cos'è un cane- risposi io - mi stavo solo chiedendo come ci siamo finiti al cane- e scoppiai a ridere. si lo so ero un idiota.

- nella nostra casa!- continuò,imperturbabile.

- ah, giusto; ma i cani ingombrano...- tanto sapevo che sarebbe finita con il cane più grande che esistesse.

- si ... ma uno piccolo no... - fece lei, in tono di supplica

- piccolo? - inarcai un sopracciglio

- tipo un Alano...- continuò lei

- piccolo...- sorrisi. Amavo questo genere di discussioni. eh si, perché da settembre ci saremmo dovuti trasferire a vivere insieme. avevamo già compilato tutte le scaroffie e già pagato la casa. i proprietari l'avrebbero lasciata il 28 settembre 2015 e allora sarebbe stata tutta nostra.

- Rebecca- dissi -abbiamo ancora un sacco di tempo per pensare al cane, ok?-

lei sorrise -lo soooo, ma sono così emozionata!- sorrisi anch'io e la baciai. decisamente. la amavo.

  
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