Era tarda notte al maniero dei Malfoy e quella spaziosa stanza, per la minima quantità di mobili che conteneva, era ormai l’unica dalla quale provenisse della luce, seppure fioca.
Al centro vi era posizionata una culla, bianca, con lisce lenzuola rosa al suo interno, sulla quale giaceva la piccola figura di una bambina rannicchiata.
Il suo respiro regolare era l’unico rumore evidente che provenisse da quella stanza, o almeno fino a quando una donna, che fino a quel momento era rimasta in un angolo, non ruppe il silenzio col suono dei suoi passi e lo strusciare per terra della vestaglia.
Sporse appena il viso dai tratti severi per guardare la piccola creatura, che continuava a dormire, indifferente all’essere osservata.
I suoi occhi neri l’avrebbero scrutata impassibili, se solo lei non avesse saputo quella storia, quella terribile storia, che la bambina, di appena due anni, sarebbe stata costretta a portarsi dietro per tutta la vita.

Ancora prima che nascesse era toccato al padre, Rabastan Lestrange, venire allontanato da lei e, poche ore prima, anche la madre le era stata portata via. Medesima accusa. Pena diversa. Rabastan era stato rinchiuso ad Azkaban ed ancora era tenuto lì. Jacqueline invece, di origine francese, era stata uccisa durante un’improvvisata fuga da quella terribile giustizia.
Prima dell’accaduto era riuscita a scrivere una breve lettera, dove incitava i coniugi Malfoy, uniche persone rimaste delle quali si fidava in quei dintorni, a dirigersi a casa propria per occuparsi della sua unica figlia, senza spiegazioni e tralasciando che si sarebbero dovuti prendere cura di lei per più tempo di una semplice visita.
Arrivarono pochi minuti dopo l’accaduto, accolti da alcuni diffidenti Auror, che gli raccontarono cosa era successo. Sarebbe poi spettato a loro, dopo lo sgomento e il panico iniziale, causato da quella notizia, decidere se crescere effettivamente quella bambina non loro o andare contro la volontà della madre e lasciarla in affidamento a degli sconosciuti.

Narcissa rispostò lo sguardo verso il pavimento, scostandosi una ciocca di lunghi capelli biondi dietro l’orecchio.
Non era sicura di essersi ancora veramente resa conto di cosa fosse successo e che sarebbe successo di lì a poche ore, al risveglio della piccola Lestrange.
Che avrebbe dovuto fare, lei, se avesse chiamato sua madre? Sentì il bisogno di piangere al pensiero, ma riuscì a trattenersi e mantenere la calma come sempre, ripetendosi che tutto sarebbe andato per il meglio.

«Buonanotte, Amélie»
bisbigliò con voce soffocata, dirigendosi fuori dalla stanza.
Anche quella minima luce fu finalmente spenta.