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Autore: MiriamFiorucci    21/07/2014    0 recensioni
Niall è un vampiro.
Vittoria è una maniaca delle pulizie.
Si innamoreranno.
|Nittoria| |Accenni Larry|
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Vittoria, la mia "musa ispiratrice".
Buon compleanno, Lou. 


Ashton non pensava di affezionarsi tanto ad una persona. Insomma, la conosceva da un anno, d'altronde erano migliori amici, ma a lui sembrava davvero strano. Credeva di provare qualcosa che andava oltre l'amicizia. Credeva di provare qualcosa che assomigliasse all'amore. E l'unica cosa che voleva, chiaramente, era che lei stesse bene e che fosse felice. Ma non si fidava affatto di Niall. Era troppo strano. Non gli sembrava una persona affidabile e non sembrava una persona adatta a lei. «Ash, dobbiamo comprare il latte» sentì la sua voce provenire dalla cucina. Probabilmente, si era appena svegliata. Condividevano quella casa da non sa neanche lui quanto tempo. «Lo compreremo. Stamattina passo un attimo a prendere una cosa e poi vado al supermercato». Voleva farle una sorpresa. Le avrebbe comprato qualcosa che le avrebbe fatto staccare la spina, per una volta. Era sempre la prima a svegliarsi la mattina, a pulire, a fare la spesa. Non c'era neanche un briciolo di polvere in quel piccolo appartamento. Solo quella mattina si era alzata tardi, perché lui la sera precedente l'aveva costretta ad andare in un locale a divertirsi. Anche se ci volle un po' a convincere a sé stesso che quella serata le avrebbe fatto solo bene. Insomma, era super-protettivo. «Come mai hai preso questa iniziativa, Irwin?» sorrise. Lui ridacchiò, le diede un bacio nella guancia e si fiondò fuori dalla porta. Non vide l'ora di farle la sorpresa.

La sua vita era perfetta. Divideva un appartamento con il suo migliore amico, si frequentava spesso con il ragazzo dei suoi sogni, sua mamma le mandava un tot. di soldi al mese, suo fratello l'aiutava quando era in difficoltà. Stava semplicemente benissimo così. Si era innamorata di Niall in pochi giorni. Dai su, era alto, magro, biondo, muscoloso, sempre con il sorriso in bocca, sempre dolce e disponibile. Era presto da dire, per i suoi diciotto anni, ma quel ragazzo sembrava essere tanto simile all'uomo della sua vita. Non poteva negare che era un tipo veramente strano. Preferiva i posti bui a quelli luminosi, aveva un ossessione -quasi maniacale- per il sangue, non beveva mai. Anche se quest'ultima le pareva poco strana. Ma non aveva mai visto Niall bere. Nemmeno la prima volta in cui uscirono insieme. Che sia la reincarnazione di un cammello? Sviò subito all'argomento “Niall” e pensò alle sue condizioni. Vittoria Hood, maniaca della puntualità, come poteva essere ancora in pigiama alle 11 di mattina? No, non se ne parlava. Doveva assolutamente vestirsi.

Era appena uscito di casa e aveva una sete pazzesca. Chissà se in giro avrebbe visto qualcuno con il sangue dolce. Si nascose dietro un cassonetto e aspettò l'arrivo di una “preda”. Quando -finalmente- la vide, le saltò alle spalle e le morse il collo. Quella povera signora, stava portando due sacchetti in mano per la spesa. Magari, li portava ai figlioletti che -disperati- urlavano fame da tutti i pori. Ma in quel momento, per colpa della fame, Niall divenne egoista. Uccise la donna, puntandole i canini in gola e succhiandole la linfa vitale, lasciandola senza emozioni. Proprio come lui. Non provava niente: disprezzo per sé stesso, amore per gli altri, compassione. Nulla. Era vuoto. Da quando l'avevano trasformato in un vampiro, la sua vita era cambiata in peggio. Ma a lui non faceva né caldo, né freddo. Solo quando aveva incontrato per la prima volta Vittoria, si era sentito vivo. Per una volta, aveva sentito scorrere il sangue nelle sue vene consumate. Aveva provato l'emozione di sentirsi amato. E provava Amore. Amore con la A maiuscola, perché per lui quell'incontro era stato un'emozione grande. Solo che non sapeva come comportarsi. Credeva di essere stato abbastanza dolce con lei. O almeno quel poco che le avrebbe fatto intuire qualcosa

A mezzogiorno, Ashton era già a casa. Appena entrato salutò Vittoria, urlando dalla cucina. Ma non ricevette risposta. Fece finta di niente. Mise a posto quello che aveva comprato al supermercato e salì al piano superiore. Sperava di trovarla sul letto a rilassarsi, ma non fu così. Stava pulendo una macchietta al muro e non ci riusciva. In quei casi -Ashton lo sa-, iniziava ad impazzire e a prendere tutti i detersivi possibili dentro l'armadio. La prese per le braccia e cautamente la fece sedere. «Senti, Vittoria. Ascoltami un attimo. Adesso ti stendi sul letto, io ti porto un cornetto alla Nutella e ti rilassi, ok? » «M-ma...per sbaglio ho fatto cadere una goccia di caffè nella parete ed i-io...» Era proprio un'ossessione. «Calma. Ci penso io dopo, va bene? Aspettami qui». Naturalmente, non si era dimenticato della sorpresa. Prese il CD, appena comprato, di Ed Sheeran e lo inserì nello stereo, alzò il volume più che poteva ed iniziò a preparare il cornetto. Era il cantante preferito di Vittoria ed aveva pensato che un'idea di questo genere l'avrebbe fatta rilassare e non pensare alle pulizie. Andò in camera sua e appoggiò il vassoio sopra il comodino. «Adesso, va meglio? » «Sì. Grazie tante, Ashton» sorrise. Ashton perse un battito e sentì il cuore, subito dopo, correre all'impazzata. Il suo sorriso era il motivo per cui lui andava avanti e Vittoria neanche lo sapeva.

Niall rientrò in casa, contento. Aveva ucciso tre persone quella la mattina e credette che gli sarebbe bastato fino a quella sera. «Sei andato a far colazione, Nello?» lo prese in giro il suo migliore amico, Harry. «Già. E tu? Sei rimasto tutta la mattina a scopare con Louis? O ancora non sei soddisfatto?» Il riccio arrossì e abbassò lo sguardo. «Noi non scopiamo. Noi facciamo l'amore». Niall rise ed Harry fece il finto offeso. Gli voleva un gran bene dell'anima. «Stasera hai qualcosa da fare?» «Credo che chiamerò Vittoria.» «Ancora non te la sei portata a letto?». Niall sbuffò. Era la prima volta che si innamorava e il riccio, invece di sostenerlo, lo prendeva in giro. Poteva anche anche scherzare, ma a lui dava fastidio. Aveva imparato ad essere molto suscettibile. «E, dai. Sto scherzando. Pensi di amarla?» «La amo e basta.» «Perché non glielo dici?». Niall ci pensò un po' su. In effetti, non sapeva il perché ancora non gliel'aveva confessato. Insomma, lui poteva essere timido quanto volete, ma era diretto su certe cose. O almeno era quello che credeva. «Oggi glielo dirò. Anzi, glielo farò capire.» Harry lo guardò sorridendo. «Cerca solo di essere il più dolce possibile. Le ragazze lo adorano». Niall lo guardò perplesso. «E tu cosa ne sai, Harry Spruzzo-Omosessualità-Da-Tutti-I-Pori Styles?» Il riccio buttò la testa all'indietro e ci volle un po' prima che si riprendesse dalle risate. «Ho avuto storie con ragazze, prima di Louis. Non erano serie, ma ho capito la loro mentalità.» «Chi mi ha nominato?» In cucina, li raggiunse Louis. Assonnato più che mai. «Vi lascio da soli. Vado a chiamare Vittoria». Diede un bacio nella guancia di Harry. «Ancora non te la sei portata a...» Niall gli chiuse la bocca prima che potesse finire la frase. «Basta, ti prego. Non ti ci mettere anche tu». Uscì dalla cucina e si diresse in camera sua, sotto lo sguardo perplesso di Louis e quello divertito di Harry.

Si era rilassata abbastanza. Il pranzo doveva prepararlo solo per Ashton, visto che lei aveva pranzato con i cornetti. Si alzò dal letto e vide il suo cellulare vibrare, Osservò il display. Niall. Rispose subito. «Pronto?» «Ehm...sì, ciao Vittoria sono Niall. Volevo farti una domanda.» «Cioè, mi hai telefonata solo per farmi una domanda? Vabè, sentiamo.» «Oggi pomeriggio hai da fare?». Ci pensò un po' su. E poi rispose. «Beh, in teoria sì. Devo pulire casa e ho davvero tanti impegni per oggi.» «Oh..allora me lo dici tu quando sei libera?» Lei sentì un tono di delusione dall'altra parte della cornetta, ma fece finta di niente. «Certamente. Ti chiamo io» rispose agitata. «Okay. Allora, ci sentiamo.» «A risentirci, Niall.» Non sapeva se quel saluto era usato. No, ma a lei non importava. L'unica cosa che voleva era uscire con lui, ma chi la puliva casa? Ashton era negato per queste cose. E l'unica persona che poteva fare le pulizie era lei. Scese in salotto, e parlò della sua telefonata ad Ashton. Lui non fu d'accordo. «Ci penso io a dare una sistemata a questa casa». Vittoria lo guardò con un sopracciglio alzato. «Cercherò di non restringere i panni, di non dare fuoco alla cucina, di non scocciare qualche vaso e di non rompermi la testa del collo mentre passo lo straccio». Lei sorrise e lo abbracciò. «Faresti tutto questo per me?» gli sussurrò all'orecchio. «Questo ed altro, piccola mia». Lo strinse ancora più forte. Quando si separarono, Ashton la cacciò in camera sua. «Adesso sbrigati. Vai ad avvertire Niall sennò sta in pensiero.» “Scemo” pensò. Dove l'avrebbe trovato un altro migliore amico così?

Se ne stava in camera sua, appollaiato nel letto. Si chiedeva dove aveva sbagliato. Insomma, non per essere modesti, aveva un corpo da paura, non si definiva brutto. A parte per quella faccia un po' bianco-pallida che mette soggezione, ma non era colpa sua. Allora non capiva perché l'avesse rifiutato. Era vero che doveva pulire casa? Era una scusa per non stare con lui? Le seghe mentali si fecero spazio nella sua mente e non smise un secondo di osservare il vuoto. Fino a quando la suoneria del suo cellulare si fece sentire, facendogli prendere un colpo. Non guardò neanche il nome, troppo oppresso dai suoi pensieri, e rispose. «Scusa il disturbo, Niall. Sono Vittoria». A quelle parole, il biondo rischiò di morire d'infarto. Era proprio lei o il suo subconscio? «Ah, ciao. Dimmi pure» cercò di essere meno agitato possibile. «Ehm...ecco, vedi. Oggi pomeriggio sono libera, il mio coinquilino si è offerto di fare le pulizie». Era un sogno? «Beh, perfetto. Allora ci vediamo davanti al London Eye? Alle quattro? Sempre se per te va bene...». Se non si sarebbe calmato avrebbe finito per fare la figura dell'idiota. «È perfetto. Allora ci vediamo dopo. Ciao, Niall.» «Ciao, Vittoria.» Le sue pippe mentali cessarono.Ora aveva un unico problema: come si sarebbe vestito?

Aveva fatto una gran cazzata, da una parte. Niall non era una buona compagnia. Perché mai avrebbe dovuto lasciarla in mani cattive? Solo che le faceva troppa tenerezza e voleva solo il suo bene. Quindi quel pomeriggio avrebbe passato la giornata a pulire casa. Mentre lei sarebbe stata tra le braccia del biondo. Questo pensiero lo mandava in bestia, ma voleva pensare solo alla sua felicità. E quella giornata meritava di divertirsi.

Stavano passeggiando in Chapel Street. Era una giornata tranquillissima e tutto andava per il meglio. Si erano incontrati al London Eye, alle quattro in punto. Ed ora si stavano godendo le casine inglesi di quella via, mano nella mano. Ad un certo punto, lei si sente prendere la borsa e vede un ladro scappare con essa in mano. «Oh, cazzo. A ladro! Figlio di troia!» Stava per rincorrerlo, quando Niall la precedette e corse velocissimo. Una velocità più del normale. Niall non corse da umano. Sembrò un razzo. E in meno di cinque secondi fu già lì e chiamò la polizia. Vittoria era ancora a bocca aperta. «Niall, ma...ma come hai fatto?» E sperò che fu frutto della sua immaginazione, perché non seppe come spiegarselo. «Vieni con me» le sussurrò, provocandole pelle d'oca. Andarono in un posto isolato. Praticamente, c'erano solo loro due. «Vedi, Vittoria. Devo dirti una cosa» disse, sotto il suo sguardo scioccato. «Ti prego, non mi guardare così». Vittoria si addolcì e lo spronò a parlare. «All'età di dodici anni mi trasferii qui. Passai la mia infanzia allegramente, facendo amicizia con tutti. Conobbi anche quattro ragazzi, che sono miei attuali coinquilini. Il mio migliore amico si chiama Harry. Con lui feci le peggiori cazzate, ed una fu mettersi contro i “popolari” delle superiori. A diciotto anni. Volevamo che l'ingiustizia non ci fosse, perciò ci mettemmo contro di loro. Non servì a niente. Se non a rovinarci la vita. Uno di loro mi morse al collo. E succhiò il mio sangue». Vittoria spalancò ancora di più gli occhi se possibile. Niall era un vampiro. Adesso si spiegavano tutti quegli atteggiamenti strani. «Già. Ormai hai capito. Sono un vampiro da una decina di anni e all'inizio era praticamente impossibile vivere così. Anche Harry e i miei coinquilini sono vampiri. È difficile per noi innamorarci, ma era capitato al mio migliore amico. Capiterà anche a me, mi ripetevo. E finalmente sei arrivata tu. Con il tuo sorriso, i tuoi occhi dolci, le tue guanciotte che diventano rosse ad un complimento. Semplicemente tu. E mi hai fatto sentire utile. Ora mi guarderai con occhi diversi, ma capiscimi. Ti prego. Non potevo dirtelo prima. Avevo paura -e ne ho ancora adesso- di perderti. Perché io ti amo». Vittoria sorrise più che mai. Era contentissima di aver fatto trovare il coraggio a Niall a confessare quelle cose, perché di sicuro non è facile. Lo abbracciò e gli diede un bacio. Ora erano lei e Niall. In tutto il mondo, solo loro due. «Ti amo anche io, Niall». Si baciarono fino allo screpolarsi delle loro labbra. Ma, dopotutto, cosa poteva desiderare di più?
  
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