Cap
4
Il
viaggio in treno verso la Residenza era stato
rapido e Kate l’aveva passato in religioso silenzio. Come
iniziata interna,
sapeva di partire avvantaggiata almeno per il primo modulo, ma il fatto
di non
essere un’Intrepida pura la preoccupava. Sarebbe riuscita a
scalare la
classifica e garantirsi una posizione che le desse la sicurezza di
restare
nella Fazione? Non lo sapeva.
-
Ehy, si può sapere che ti prende? –
Rashel
la osservava con aria perplessa.
Probabilmente aveva intuito che c’era qualcosa che non andava
in lei, in fin
dei conti era sempre stata una brava osservatrice.
-
Nulla, Rash, sono solo un po’ nervosa per
l’iniziazione.
Ma è tutto okay, non preoccuparti. –
La
ragazza annuì, comprensiva. – Già,
preoccupa da
matti anche me. –
-
Cos’è che vi preoccupa? –
Eve
era arrivata proprio in quel momento, portandosi
dietro il cugino e un ragazzo che indossava a sua volta i colori dei
Candidi.
-
L’iniziazione. –
Derek
inarcò un sopracciglio, perplesso. – Credevo che
voi interni sapeste a cosa andate intorno. –
-
Sul primo modulo sì, ma l’altra parte è
top
secret. –
-
Nepotismo tra gli Intrepidi, eh? Chissà perché
non
ne sono sorpreso. – borbottò l’altro
Candido.
-
Luke, non iniziare. – borbottò Derek, dipingendosi
un sorriso di scuse sul bel viso. – Scusatelo, è
un po’ ipercritico. –
Luke
s’imbronciò, indignato. – Non sono
ipercritico,
solo sincero. Dico ciò che pensano tutti qui dentro.
–
-
Se la pensi così, perché ci hai scelti?
–
intervenne Gabriel, sprezzante.
Kate
si voltò verso di lui, esaminandolo. Era
appoggiato alla parete del vagone, affiancato immancabilmente da Cesar,
in
compagnia della ragazza dai capelli rossi che aveva lasciato gli
Eruditi e dal
suo amico. Gli occhi grigi fissavano gelidi Luke, come se stesse
valutando l’opzione
di schiacciarlo lì sul momento o aspettare di trovarselo
davanti sul ring.
-
E tu chi
saresti? –
Litigioso
per essere un Candido, considerò
distrattamente, mentre Luke replicava a brutto muso e si faceva avanti.
-
Sono quello che ti prenderà a calci se non cambi
atteggiamento, e lo farò anche con estremo piacere.
–
Eve
alzò gli occhi al cielo, sbuffando, e si frappose
tra loro.
-
Piantatela, tutti e due. Sul serio, non è proprio
il caso di fare a botte prima ancora di arrivare. –
Concluse
la frase fissando negli occhi il gemello.
Era una delle poche persone capaci di rimettere in riga Gabriel. Il
ragazzo
alzò le mani in segno di resa, per poi fulminare Luke con
un’occhiataccia che
gli augurava palesemente una morte lenta e dolorosa.
-
Fossi in te mi guarderei le spalle, Candido. –
La
voce di Luke si alzò di un’ottava. –
È una
minaccia? –
Le
labbra di Gabriel si stirarono in un ghigno
divertito. – Assolutamente sì. –
L’aria
intorno a loro irradiava tensione, ben
percepibile da tutti coloro che occupavano lo scompartimento e che si
erano messi
a osservarli. La voce di una delle Intrepide che li aveva accompagnati
durante
il viaggio ruppe il silenzio.
-
Preparatevi a scendere, siamo arrivati. –
-
Perché il treno non rallenta? –
domandò, a bassa
voce, Derek.
Evidentemente
non aveva parlato abbastanza piano perché
la smorfia che comparve sul volto di Gabriel fece capire che aveva
sentito
perfettamente la domanda del cugino. Fu proprio lui a saltare per
primo,
prendendo una piccola rincorsa e lanciandosi nell’aria.
Kate
lo osservò atterrare in perfetto equilibrio un
paio di metri dopo il cornicione. Doveva ammettere che, per quanto
insopportabile e arrogante, sapeva decisamente il fatto suo come
Intrepido.
-
Saltiamo insieme? –
Annuì,
sorridendo all’indirizzo di Rashel ed Eve. Si
addossarono alla parete dello scompartimento, scambiandosi
un’occhiata d’intesa.
-
Al tre … Uno, due e tre. – contò Eve,
dando il via
alla corsa e al salto.
Atterrarono
nello stesso istante, le mani ancora
unite le une alle altre, e persero l’equilibrio finendo a
terra. Si rialzarono
ridendo e spolverandosi i vestiti a vicenda.
Kate
si guardò alle spalle, cercando di capire se
tutti i presenti fossero riusciti ad arrivare sul tetto. Fece una
rapida conta
mentale.
Venti.
Sì, c’erano tutti.
-
Avvicinatevi, possibilmente prima che faccia
notte. –
La
voce di Eric riecheggiò per tutto il tetto,
tacitando tutti i mormorii e suscitando la curiosità dei
trasfazione.
-
Quello chi
è? È terribilmente inquietante. –
mormorò una ragazza con i colori dei
Pacifici.
-
Più che altro assomiglia molto a l’iniziato sexy.
–
aggiunse l’amica e compagna di fazione, indicando Gabriel con
un cenno del
capo.
Kate
storse il naso. Fortunatamente di solito le
Pacifiche non sceglievano gli Intrepidi ma rimanevano nella loro
Fazione o, al
limite, sceglievano gli Abneganti. Quelle due però erano
capitate tra loro per
qualche strano scherzo del destino e come se non fosse bastato
sembravano
esattamente il tipo di ragazza con cui una come lei non sarebbe mai
potuta
andare d’accordo.
Quasi
avesse percepito i suoi pensieri, Eve le diede
di gomito. – E quelle da dove sono uscite fuori? –
Scrollò
le spalle, tornando a concentrarsi sulle
parole di Eric.
-
Per entrare nella Residenza l’ingresso è alle mie
spalle. Qualcuno deve iniziare … chi va per primo?
–
Una
mano si levò timorosamente, attirando lo sguardo
del Capofazione.
Si
trattava di un ragazzo bassino con indosso i
colori degli Abneganti.
Eric
inarcò un sopracciglio. – Sì?
–
-
Tanto per essere chiari. Dobbiamo saltare
di sotto? –
-
No, pensavo di farvi scendere con un ascensore. È ovvio che dovete saltare. –
Tornò
a guardarsi intorno, soffermandosi per una
frazione di secondo sul volto del figlio.
Gabriel
fissava dritto davanti a sé con aria
risoluta, quasi si stesse estraniando dal mondo. La verità
era che il ragazzo
si stava sforzando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo del
padre.
Sapeva che si aspettava che si facesse avanti per saltare per primo, ma
non
poteva. L’altezza lo terrorizzava e se saltare giù
da un treno in corsa andava
bene, di sicuro lanciarsi giù da un tetto non era la stessa
cosa.
-
Magari qualche interno vuole andare per primo? –
insistè.
Gabriel
irrigidì le spalle, sperando che qualcun
altro si facesse avanti il prima possibile. Visto che tutti rimanevano
in
silenzio, digrignò i denti e fece per muovere un passo in
avanti. Una voce
femminile però giunse appena in tempo per salvarlo.
-
Vado io per prima. –
Eve
si fece largo tra gli iniziati, ravviandosi con
un gesto della mano il ciuffo corvino e affiancandosi al padre.
Eric
saltò giù dal cornicione, osservandola con un
sorriso orgoglioso mentre prendeva il suo posto e guardava
giù. – Quando vuoi. –
Guardò
giù, non riuscendo a mettere a fuoco nulla
che non fosse il buio più totale. Suo padre però
non l’avrebbe mai fatta
saltare giù da un tetto se non fosse stata una cosa
assolutamente sicura, di
questo era sicura. Prese un respiro, cercando di calmare i battiti
impazziti
del suo cuore, poi voltò le spalle al dirupo e si
tuffò di schiena.
Il
suo lancio venne accolto da una serie di fischi
di ammirazione.
Se
solo avessero saputo che si era lanciata così solo per non
guardare di sotto
durante la caduta.
Atterrò
su una rete elastica, rimbalzando un paio di
volte finchè una mano decisamente maschile si
allungò verso di lei e l’aiutò a
scendere.
Un
paio d’occhi verdi come smeraldi lampeggiarono nel
buio, accompagnati da un sorriso smagliante.
-
Ehy, ragazzina, ci si rivede. –
-
Ehy, splendore. –
Sorrise
di rimando, trattenendo più del dovuto la
presa sulla mano dell’uomo. Era un Intrepido di un paio
d’anni più dei suoi
genitori, che all’epoca era stato il loro istruttore e
sembrava aver conservato
l’aspetto e il fascino che doveva aver avuto diciotto anni
prima.
Reaper.
-
Prima a saltare: Eve. – annunciò ad alta voce.
Un
boato si levò dalle fila degli Intrepidi che
attendevano l’arrivo degli iniziati.
Lasciò
andare la sua mano controvoglia, spostandosi
di lato e accettando le pacche e le congratulazioni di chi la
circondava. Spostò
lo sguardo sulla rete giusto in tempo per vedere suo fratello che
rimbalzava
giù e veniva annunciato al resto dei presenti.
La
terza a saltare fu Kate. Le si avvicinò, con i
capelli biondi leggermente scarmigliati, e puntò gli occhi
blu polvere su di
lei, fissandola con uno sguardo strano che non riuscì a
decifrare.
-
Che c’è? –
-
Chi stai guardando con tanto interesse? –
Eve
scosse la testa, in un muto tentativo di
conversazione. Non era il posto né il momento adatto per
rivelarle il suo
segreto, tantomeno con suo fratello lì vicino che alla
notizia si sarebbe
sicuramente fatto venire un attacco di cuore.
Kate
annuì, capendo alla perfezione cosa c’era che
non andava. Di qualunque cosa si trattasse, doveva essere qualcosa di
grosso
che non poteva essere affrontato con tanta nonchalance.
Quando
il resto degli iniziati li ebbe raggiunti,
Reaper attirò la loro attenzione e li indirizzò
verso l’interno.
-
Per quanti di voi non lo sanno, sono Reaper, un Capofazione,
e sarò uno degli istruttori degli iniziati interni. Gli
altri Intrepidi che si
occuperanno della vostra iniziazione saranno Patrice, Quattro e Uriah.
Impegnatevi
a fondo perché avrete anche un supervisore, il Capofazione
Eric, che avete
conosciuto di sopra. – disse, per poi indicare prima la
ragazza dai capelli
neri e gli occhi grigio verdi che era rimasta in disparte e poi i due
uomini.
-
Io e Patrice ci occuperemo degli iniziati interni,
a cui non serve il giro di orientamento, mentre i trasfazione
seguiranno Quattro
e Uriah. Ci vediamo tra un’ora in mensa per la cena.
– decretò, per poi
aspettare che gli interni si radunassero intorno a lui e dirigersi
verso le
camerate.
La
camerata interna era nella direzione opposta che
avevano preso, però, e Cesar glielo fece notare non appena
ebbero girato l’angolo.
-
Quest’anno siete pochi e la camerata interna serve
ai ragazzi che seguono il corso di perfezionamento, abbiamo deciso di
farvi
dormire con i trasfazione. – spiegò, facendo
scorrere la porta e mostrando loro
una sfilza di brandine perfettamente allineate.
Ricordava
molto l’ambiente di una caserma e i bagni
erano la cosa più atroce che avessero mai visto.
-
Spero che scherzino. Perché dobbiamo vivere per
ben dieci settimane in un posto come questo, cosa abbiamo fatto di
male? –
borbottò Rashel, lasciandosi cadere su una delle brandine
più interne.
-
Ti aspettavi un hotel a cinque stelle, cuginetta? –
-
No, Raf, ma almeno un bagno degno di essere
chiamato in questo modo. –
Kate
dovette ammettere che aveva ragione. Quella
camerata era qualcosa di scandaloso.
-
Un posto come questo dovrebbe essere messo al
bando dagli ispettori sanitari. C’è
un’umidità pazzesca qui dentro. –
-
Umidità? Se mi si gonfiano i capelli e finisco con
l’assomigliare a un leone qualcuno perderà la
testa. – assicurò Eve, fintamente
minacciosa, mentre saltellava sul materasso e cercava di valutarne la
consistenza. Quando fu certa che fosse sufficientemente rigido da non
farla
affondare, ma non duro da causarle il mal di schiena, si tolse la felpa
nera e
la lasciò cadere sul cuscino.
-
A fine allenamento saremo così stanchi da dormire
anche per terra, non ci faremo neanche più caso a quanto fa
schifo questo
posto. – assicurò Gabriel.
-
E questo dovrebbe farci sentire meglio? – chiese
Kate, scettica.
-
Probabilmente no, ma sinceramente non m’interessa
molto farti sentire meglio, frigida. –
Si
tolse la maglietta, lasciandola cadere sul letto
e si diresse verso il bagno.
-
Immagino che nessuno voglia farsi una doccia. –
ironizzò, facendo scorrere il piccolo separè che
divideva i due ambienti e
regolando l’acqua.
Il
getto era moderatamente caldo e l’acqua che
accarezzava il suo corpo asciutto e muscoloso l’aiutava a
rilassarsi. Doveva
escogitare qualcosa per recuperare punti agli occhi di suo padre. Si
era
mostrato debole e sapeva che la cosa aveva irritato Eric, malgrado non
l’avesse
dato eccessivamente a vedere. Si sarebbe riscattato la mattina
seguente,
decise, quando finalmente avrebbero cominciato a combattere.
Quando
uscì dal bagno, con la sola protezione di un
asciugamano legato intorno alla vita e il torace ancora umido,
registrò che
anche i trasfazione stavano cominciando a sistemarsi.
Lydia,
la rossa tremendamente carina, si era seduta
sul letto accanto al suo e aveva già indossato la divisa
degli Intrepidi.
-
Ti dispiace se mi sono sistemata qui? – chiese,
puntando gli occhi verde menta nei suoi mentre le guance chiare
assumevano una
sfumatura abbastanza intensa di rosa.
-
Certo che no. A proposito, ti sta bene la tuta. –
Arrossì
ancora di più, mormorando un ringraziamento,
mentre il suo amico Erudito si faceva avanti e interrompeva la
conversazione.
-
Com’è l’acqua? –
-
Accettabile, ma non so per quanto tempo regga la
caldaia. –
-
Allora ne approfitto. – decretò, gettando via la
maglietta e lanciando un’occhiata in direzione di Eve e le
sue amiche.
Quell’Axel
non era male, probabilmente sarebbero
anche potuti diventare amici, ma sperava davvero che non concentrasse
la sua
attenzione sulla sua sorellina. Se così fosse stato
avrebbero avuto dei
problemi, dei seri problemi.
Lo
vide passare davanti alle ragazze, sorridendo
compiaciuto quando Eve gli rivolse un’occhiata
d’apprezzamento soffermandosi
sulle sue spalle larghe e gli addominali che si intravedevano anche
quando era
a riposo.
-
Axel è un bravo ragazzo, non le darà problemi.
–
gli disse Lydia, quasi avesse letto nei suoi pensieri.
-
Lo conosci da parecchio tempo? –
-
Da quando avevamo tre anni, è il mio fratellastro.
Mio padre aveva una relazione extra coniugale e da quella è
nato Axel; i miei
si sono separati e io ho preso il cognome di mia madre. –
spiegò.
Inarcò
un sopracciglio, sorpreso. Cosa si diceva in
situazioni come quelle?
-
Mi dispiace. Cioè, lo so che suona scontato, ma mi
dispiace sul serio. –
-
Non preoccuparti. Sono passati tredici anni dal
divorzio, praticamente neanche me lo ricordo com’è
avere un padre. È okay. –
minimizzò. Negli occhi verdi, però,
c’era una scintilla di tristezza.
Gabriel
si maledì mentalmente. Poteva essere duro e
stronzo quanto voleva, ma l’unica cosa che non riusciva a
gestire erano le
lacrime femminili. Doveva esserci una specie d’incantesimo
che lo rendeva un
idiota completo e lo portava a fare cose melense e assolutamente
stucchevoli
quando si trovava davanti una ragazza piangente.
-
Non è okay. Cioè, non dovrebbe esserlo lasciare
moglie e figlia per stare con un’altra. Tuo padre
è un vero idiota. –
Lydia
abbozzò un sorriso sincero e sembrò che il
pericolo lacrime fosse momentaneamente rientrato.
-
Sì, un po’ idiota lo è. –
Scoppiarono
a ridere all’unisono, attirando lo
sguardo sorpreso e incuriosito di Kate.
Seduta
sul letto e aspettando pazientemente che Eve
finisse di fissarle la treccia, la ragazza aveva osservato
silenziosamente lo
scambio di confidenze tra Gabriel e l’Erudita. Non
l’aveva mai visto così
rilassato e disinvolto con qualcuno che non conosceva, né se
per questo aveva
mai fatto una cosa così con lei anche se la conosceva da una
vita.
Possibile
che tra quei due fosse scattata una
scintilla a prima vista?
Scosse
la testa. A lei poi cosa importava? Gabriel
Murter era un idiota che saltuariamente si ricordava di essere umano e
decideva
di comportarsi in quel modo.
-
Sta ferma, non riesco a sistemarla se ti agiti. –
borbottò Eve, pizzicandole un fianco per punizione.
-
Scusa. Manca ancora molto? –
-
Due secondi … Ecco, ho finito. –
annunciò vittoriosa.
Kate
lanciò un’occhiata all’orologio da
polso.
Mancavano una decina di minuti all’inizio della cena.
-
Iniziamo ad andare? – domandò, alzandosi e
rassettandosi la divisa.
Eve
annuì, mettendo via lo smalto nero che si era
ritoccata sulle unghie e attendendo pazientemente che Rashel finisse di
allacciarsi
le scarpe.
-
Gabe, noi stiamo andando. Venite con noi? – chiese
Eve, avvicinandosi al fratello e sorridendo amichevolmente
all’indirizzo di
Lydia.
Gabriel
le rivolse un’occhiata eloquente, come a
dire che sapeva perfettamente che la presenza che sperava di avere era
quella
di Axel e non certo la loro, ma si limitò a chiederlo a
Lydia.
-
A te va? –
La
rossa annuì. – Mi piacerebbe conoscere qualche
ragazza, non ho mai avuto molte amiche. –
Eve
capiva alla perfezione il motivo. Lydia era una
di quelle bellezze che lasciavano letteralmente a bocca aperta e quella
sua
aria dolce e fragile suscitava un istinto di protezione nei ragazzi.
Anche suo
fratello sembrava essere preda di quell’incanto e questo era
tutto dire.
Insomma, era il tipo di ragazza che le altre vedevano come una
minaccia. Non
lei, però, perché la sua autostima era abbastanza
forte da sopportare un’amica
come quella.
-
Si va a cena, gente. – annunciò Eve, rivolgendosi
verso Kate e il resto del gruppo.
Uscirono
dalla camerata compatti, raggiungendo la
sala mensa in pochi minuti durante i quali Axel le si
affiancò e provò ad
attaccare bottone.
Tuttavia
il ragazzo non aveva fatto i conti con Eve
e il suo caratterino. La ragazza metteva in atto quella che definiva la
tattica
del “sei carino, ma non ti do troppa confidenza”
perché la divertiva l’avere il
controllo della situazione.
-
Come mai una ragazza così carina è single?
–
-
Ho standard piuttosto alti, non sono in molti
quelli che li reggono. – replicò, sogghignando
maliziosa.
-
E come sarebbero questi standard? –
Lo
punzecchiò leggermente sul petto, constatando
compiaciuta la consistenza dei suoi muscoli, e si tirò
indietro ridendo. – Te l’ho
detto: alti. Devo ancora decidere se sei in grado di soddisfarli.
–
Axel
abbozzò un sorrisetto malizioso. – Mettimi alla
prova, allora. –
-
Forse, ma non è ancora arrivato il momento. Adesso
ho fame. – decretò, piantandolo lì e
raggiungendo Kate e Rashel.
Si
accomodò tra di loro, allungandosi immediatamente
ad afferrare il vassoio con gli hamburger. Se ne servì un
paio, aggiunse una
generosa dose di ketchup e maionese e poi recuperò
l’insalatiera con le patate
fritte.
-
Il trasfazione ti sta osservando. – le sussurrò
Rashel, dandole di gomito.
Annuì,
compiaciuta. – Lo so. –
-
Hai intenzione di farlo impazzire con i tuoi tira
e molla finchè non crollerà, vero? –
-
Ovviamente. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo, spero che sia all’altezza
dei precedenti e che vi sia piaciuto. Per il momento qual è
il personaggio che
preferite di più e c’è già
qualche coppia che shippate (anche se lo so che per
questo è ancora presto u.u)? Fatemi sapere. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt