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Autore: Fiamma Erin Gaunt    21/07/2014    4 recensioni
Dimenticatevi dei fatti di Insurgent e Allegiant. Dimenticate tutte le morti, i feelings da fan girl calpestati dalla Roth, dimenticate Jeanine … No, momento, momento. Jeanine ricordatevela! Immaginate di trovarvi sedici anni dopo i fatti di Divergent, con il Dipartimento che è intervenuto cancellando la memoria di tutti circa la tentata strage a opera degli Eruditi, con Quattro e Tris felici e sposati. Fatto? Bene, adesso preparatevi psicologicamente ad assistere agli avvenimenti legati alla nuova generazione.
Gabriel Murter. Bello, arrogante, glaciale, la perfetta copia di suo padre.
Eve Murter. Pallida, delicata, una principessa di ghiaccio con il cuore di un leone.
Kate Prior Eaton. La determinazione e la testardaggine della madre, il coraggio del padre.
Rafael e Rashel Pedrad. Cugini legati da un legame che va oltre il sangue, migliori amici di Kate e Eve.
Cesar Hayes. Gli occhi verdi come quelli di un gatto, l’anima della festa, e il migliore amico di Gabriel.
*
Dal testo:
- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –
- Cosa? –
- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.
- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 4

 

 

 

 

 

 

Il viaggio in treno verso la Residenza era stato rapido e Kate l’aveva passato in religioso silenzio. Come iniziata interna, sapeva di partire avvantaggiata almeno per il primo modulo, ma il fatto di non essere un’Intrepida pura la preoccupava. Sarebbe riuscita a scalare la classifica e garantirsi una posizione che le desse la sicurezza di restare nella Fazione? Non lo sapeva.

- Ehy, si può sapere che ti prende? –

Rashel la osservava con aria perplessa. Probabilmente aveva intuito che c’era qualcosa che non andava in lei, in fin dei conti era sempre stata una brava osservatrice.

- Nulla, Rash, sono solo un po’ nervosa per l’iniziazione. Ma è tutto okay, non preoccuparti. –

La ragazza annuì, comprensiva. – Già, preoccupa da matti anche me. –

- Cos’è che vi preoccupa? –

Eve era arrivata proprio in quel momento, portandosi dietro il cugino e un ragazzo che indossava a sua volta i colori dei Candidi.

- L’iniziazione. –

Derek inarcò un sopracciglio, perplesso. – Credevo che voi interni sapeste a cosa andate intorno. –

- Sul primo modulo sì, ma l’altra parte è top secret. –

- Nepotismo tra gli Intrepidi, eh? Chissà perché non ne sono sorpreso. – borbottò l’altro Candido.

- Luke, non iniziare. – borbottò Derek, dipingendosi un sorriso di scuse sul bel viso. – Scusatelo, è un po’ ipercritico. –

Luke s’imbronciò, indignato. – Non sono ipercritico, solo sincero. Dico ciò che pensano tutti qui dentro. –

- Se la pensi così, perché ci hai scelti? – intervenne Gabriel, sprezzante.

Kate si voltò verso di lui, esaminandolo. Era appoggiato alla parete del vagone, affiancato immancabilmente da Cesar, in compagnia della ragazza dai capelli rossi che aveva lasciato gli Eruditi e dal suo amico. Gli occhi grigi fissavano gelidi Luke, come se stesse valutando l’opzione di schiacciarlo lì sul momento o aspettare di trovarselo davanti sul ring.

- E tu chi saresti? –

Litigioso per essere un Candido, considerò distrattamente, mentre Luke replicava a brutto muso e si faceva avanti.

- Sono quello che ti prenderà a calci se non cambi atteggiamento, e lo farò anche con estremo piacere. –

Eve alzò gli occhi al cielo, sbuffando, e si frappose tra loro.

- Piantatela, tutti e due. Sul serio, non è proprio il caso di fare a botte prima ancora di arrivare. –

Concluse la frase fissando negli occhi il gemello. Era una delle poche persone capaci di rimettere in riga Gabriel. Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, per poi fulminare Luke con un’occhiataccia che gli augurava palesemente una morte lenta e dolorosa.

- Fossi in te mi guarderei le spalle, Candido. –

La voce di Luke si alzò di un’ottava. – È una minaccia? –

Le labbra di Gabriel si stirarono in un ghigno divertito. – Assolutamente sì. –

L’aria intorno a loro irradiava tensione, ben percepibile da tutti coloro che occupavano lo scompartimento e che si erano messi a osservarli. La voce di una delle Intrepide che li aveva accompagnati durante il viaggio ruppe il silenzio.

- Preparatevi a scendere, siamo arrivati. –

- Perché il treno non rallenta? – domandò, a bassa voce, Derek.

Evidentemente non aveva parlato abbastanza piano perché la smorfia che comparve sul volto di Gabriel fece capire che aveva sentito perfettamente la domanda del cugino. Fu proprio lui a saltare per primo, prendendo una piccola rincorsa e lanciandosi nell’aria.

Kate lo osservò atterrare in perfetto equilibrio un paio di metri dopo il cornicione. Doveva ammettere che, per quanto insopportabile e arrogante, sapeva decisamente il fatto suo come Intrepido.

- Saltiamo insieme? –

Annuì, sorridendo all’indirizzo di Rashel ed Eve. Si addossarono alla parete dello scompartimento, scambiandosi un’occhiata d’intesa.

- Al tre … Uno, due e tre. – contò Eve, dando il via alla corsa e al salto.

Atterrarono nello stesso istante, le mani ancora unite le une alle altre, e persero l’equilibrio finendo a terra. Si rialzarono ridendo e spolverandosi i vestiti a vicenda.

Kate si guardò alle spalle, cercando di capire se tutti i presenti fossero riusciti ad arrivare sul tetto. Fece una rapida conta mentale.

Venti. Sì, c’erano tutti.

- Avvicinatevi, possibilmente prima che faccia notte. –

La voce di Eric riecheggiò per tutto il tetto, tacitando tutti i mormorii e suscitando la curiosità dei trasfazione.

- Quello chi è? È terribilmente inquietante. – mormorò una ragazza con i colori dei Pacifici.

- Più che altro assomiglia molto a l’iniziato sexy. – aggiunse l’amica e compagna di fazione, indicando Gabriel con un cenno del capo.

Kate storse il naso. Fortunatamente di solito le Pacifiche non sceglievano gli Intrepidi ma rimanevano nella loro Fazione o, al limite, sceglievano gli Abneganti. Quelle due però erano capitate tra loro per qualche strano scherzo del destino e come se non fosse bastato sembravano esattamente il tipo di ragazza con cui una come lei non sarebbe mai potuta andare d’accordo.

Quasi avesse percepito i suoi pensieri, Eve le diede di gomito. – E quelle da dove sono uscite fuori? –

Scrollò le spalle, tornando a concentrarsi sulle parole di Eric.

- Per entrare nella Residenza l’ingresso è alle mie spalle. Qualcuno deve iniziare … chi va per primo? –

Una mano si levò timorosamente, attirando lo sguardo del Capofazione.

Si trattava di un ragazzo bassino con indosso i colori degli Abneganti.

Eric inarcò un sopracciglio. – Sì? –

- Tanto per essere chiari. Dobbiamo saltare di sotto? –

- No, pensavo di farvi scendere con un ascensore. È ovvio che dovete saltare. –

Tornò a guardarsi intorno, soffermandosi per una frazione di secondo sul volto del figlio.

Gabriel fissava dritto davanti a sé con aria risoluta, quasi si stesse estraniando dal mondo. La verità era che il ragazzo si stava sforzando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo del padre. Sapeva che si aspettava che si facesse avanti per saltare per primo, ma non poteva. L’altezza lo terrorizzava e se saltare giù da un treno in corsa andava bene, di sicuro lanciarsi giù da un tetto non era la stessa cosa.

- Magari qualche interno vuole andare per primo? – insistè.

Gabriel irrigidì le spalle, sperando che qualcun altro si facesse avanti il prima possibile. Visto che tutti rimanevano in silenzio, digrignò i denti e fece per muovere un passo in avanti. Una voce femminile però giunse appena in tempo per salvarlo.

- Vado io per prima. –

Eve si fece largo tra gli iniziati, ravviandosi con un gesto della mano il ciuffo corvino e affiancandosi al padre.

Eric saltò giù dal cornicione, osservandola con un sorriso orgoglioso mentre prendeva il suo posto e guardava giù. – Quando vuoi. –

Guardò giù, non riuscendo a mettere a fuoco nulla che non fosse il buio più totale. Suo padre però non l’avrebbe mai fatta saltare giù da un tetto se non fosse stata una cosa assolutamente sicura, di questo era sicura. Prese un respiro, cercando di calmare i battiti impazziti del suo cuore, poi voltò le spalle al dirupo e si tuffò di schiena.

Il suo lancio venne accolto da una serie di fischi di ammirazione.

Se solo avessero saputo che si era lanciata così solo per non guardare di sotto durante la caduta.

Atterrò su una rete elastica, rimbalzando un paio di volte finchè una mano decisamente maschile si allungò verso di lei e l’aiutò a scendere.

Un paio d’occhi verdi come smeraldi lampeggiarono nel buio, accompagnati da un sorriso smagliante.

- Ehy, ragazzina, ci si rivede. –

- Ehy, splendore. –

Sorrise di rimando, trattenendo più del dovuto la presa sulla mano dell’uomo. Era un Intrepido di un paio d’anni più dei suoi genitori, che all’epoca era stato il loro istruttore e sembrava aver conservato l’aspetto e il fascino che doveva aver avuto diciotto anni prima.

Reaper.

- Prima a saltare: Eve. – annunciò ad alta voce.

Un boato si levò dalle fila degli Intrepidi che attendevano l’arrivo degli iniziati.

Lasciò andare la sua mano controvoglia, spostandosi di lato e accettando le pacche e le congratulazioni di chi la circondava. Spostò lo sguardo sulla rete giusto in tempo per vedere suo fratello che rimbalzava giù e veniva annunciato al resto dei presenti.

La terza a saltare fu Kate. Le si avvicinò, con i capelli biondi leggermente scarmigliati, e puntò gli occhi blu polvere su di lei, fissandola con uno sguardo strano che non riuscì a decifrare.

- Che c’è? –

- Chi stai guardando con tanto interesse? –

Eve scosse la testa, in un muto tentativo di conversazione. Non era il posto né il momento adatto per rivelarle il suo segreto, tantomeno con suo fratello lì vicino che alla notizia si sarebbe sicuramente fatto venire un attacco di cuore.

Kate annuì, capendo alla perfezione cosa c’era che non andava. Di qualunque cosa si trattasse, doveva essere qualcosa di grosso che non poteva essere affrontato con tanta nonchalance.

Quando il resto degli iniziati li ebbe raggiunti, Reaper attirò la loro attenzione e li indirizzò verso l’interno.

- Per quanti di voi non lo sanno, sono Reaper, un Capofazione, e sarò uno degli istruttori degli iniziati interni. Gli altri Intrepidi che si occuperanno della vostra iniziazione saranno Patrice, Quattro e Uriah. Impegnatevi a fondo perché avrete anche un supervisore, il Capofazione Eric, che avete conosciuto di sopra. – disse, per poi indicare prima la ragazza dai capelli neri e gli occhi grigio verdi che era rimasta in disparte e poi i due uomini.

- Io e Patrice ci occuperemo degli iniziati interni, a cui non serve il giro di orientamento, mentre i trasfazione seguiranno Quattro e Uriah. Ci vediamo tra un’ora in mensa per la cena. – decretò, per poi aspettare che gli interni si radunassero intorno a lui e dirigersi verso le camerate.

La camerata interna era nella direzione opposta che avevano preso, però, e Cesar glielo fece notare non appena ebbero girato l’angolo.

- Quest’anno siete pochi e la camerata interna serve ai ragazzi che seguono il corso di perfezionamento, abbiamo deciso di farvi dormire con i trasfazione. – spiegò, facendo scorrere la porta e mostrando loro una sfilza di brandine perfettamente allineate.

Ricordava molto l’ambiente di una caserma e i bagni erano la cosa più atroce che avessero mai visto.

- Spero che scherzino. Perché dobbiamo vivere per ben dieci settimane in un posto come questo, cosa abbiamo fatto di male? – borbottò Rashel, lasciandosi cadere su una delle brandine più interne.

- Ti aspettavi un hotel a cinque stelle, cuginetta? –

- No, Raf, ma almeno un bagno degno di essere chiamato in questo modo. –

Kate dovette ammettere che aveva ragione. Quella camerata era qualcosa di scandaloso.

- Un posto come questo dovrebbe essere messo al bando dagli ispettori sanitari. C’è un’umidità pazzesca qui dentro. –

- Umidità? Se mi si gonfiano i capelli e finisco con l’assomigliare a un leone qualcuno perderà la testa. – assicurò Eve, fintamente minacciosa, mentre saltellava sul materasso e cercava di valutarne la consistenza. Quando fu certa che fosse sufficientemente rigido da non farla affondare, ma non duro da causarle il mal di schiena, si tolse la felpa nera e la lasciò cadere sul cuscino.

- A fine allenamento saremo così stanchi da dormire anche per terra, non ci faremo neanche più caso a quanto fa schifo questo posto. – assicurò Gabriel.

- E questo dovrebbe farci sentire meglio? – chiese Kate, scettica.

- Probabilmente no, ma sinceramente non m’interessa molto farti sentire meglio, frigida. –

Si tolse la maglietta, lasciandola cadere sul letto e si diresse verso il bagno.

- Immagino che nessuno voglia farsi una doccia. – ironizzò, facendo scorrere il piccolo separè che divideva i due ambienti e regolando l’acqua.

Il getto era moderatamente caldo e l’acqua che accarezzava il suo corpo asciutto e muscoloso l’aiutava a rilassarsi. Doveva escogitare qualcosa per recuperare punti agli occhi di suo padre. Si era mostrato debole e sapeva che la cosa aveva irritato Eric, malgrado non l’avesse dato eccessivamente a vedere. Si sarebbe riscattato la mattina seguente, decise, quando finalmente avrebbero cominciato a combattere.

Quando uscì dal bagno, con la sola protezione di un asciugamano legato intorno alla vita e il torace ancora umido, registrò che anche i trasfazione stavano cominciando a sistemarsi.

Lydia, la rossa tremendamente carina, si era seduta sul letto accanto al suo e aveva già indossato la divisa degli Intrepidi.

- Ti dispiace se mi sono sistemata qui? – chiese, puntando gli occhi verde menta nei suoi mentre le guance chiare assumevano una sfumatura abbastanza intensa di rosa.

- Certo che no. A proposito, ti sta bene la tuta. –

Arrossì ancora di più, mormorando un ringraziamento, mentre il suo amico Erudito si faceva avanti e interrompeva la conversazione.

- Com’è l’acqua? –

- Accettabile, ma non so per quanto tempo regga la caldaia. –

- Allora ne approfitto. – decretò, gettando via la maglietta e lanciando un’occhiata in direzione di Eve e le sue amiche.

Quell’Axel non era male, probabilmente sarebbero anche potuti diventare amici, ma sperava davvero che non concentrasse la sua attenzione sulla sua sorellina. Se così fosse stato avrebbero avuto dei problemi, dei seri problemi.

Lo vide passare davanti alle ragazze, sorridendo compiaciuto quando Eve gli rivolse un’occhiata d’apprezzamento soffermandosi sulle sue spalle larghe e gli addominali che si intravedevano anche quando era a riposo.

- Axel è un bravo ragazzo, non le darà problemi. – gli disse Lydia, quasi avesse letto nei suoi pensieri.

- Lo conosci da parecchio tempo? –

- Da quando avevamo tre anni, è il mio fratellastro. Mio padre aveva una relazione extra coniugale e da quella è nato Axel; i miei si sono separati e io ho preso il cognome di mia madre. – spiegò.

Inarcò un sopracciglio, sorpreso. Cosa si diceva in situazioni come quelle?

- Mi dispiace. Cioè, lo so che suona scontato, ma mi dispiace sul serio. –

- Non preoccuparti. Sono passati tredici anni dal divorzio, praticamente neanche me lo ricordo com’è avere un padre. È okay. – minimizzò. Negli occhi verdi, però, c’era una scintilla di tristezza.

Gabriel si maledì mentalmente. Poteva essere duro e stronzo quanto voleva, ma l’unica cosa che non riusciva a gestire erano le lacrime femminili. Doveva esserci una specie d’incantesimo che lo rendeva un idiota completo e lo portava a fare cose melense e assolutamente stucchevoli quando si trovava davanti una ragazza piangente.

- Non è okay. Cioè, non dovrebbe esserlo lasciare moglie e figlia per stare con un’altra. Tuo padre è un vero idiota. –

Lydia abbozzò un sorriso sincero e sembrò che il pericolo lacrime fosse momentaneamente rientrato.

- Sì, un po’ idiota lo è. –

Scoppiarono a ridere all’unisono, attirando lo sguardo sorpreso e incuriosito di Kate.

Seduta sul letto e aspettando pazientemente che Eve finisse di fissarle la treccia, la ragazza aveva osservato silenziosamente lo scambio di confidenze tra Gabriel e l’Erudita. Non l’aveva mai visto così rilassato e disinvolto con qualcuno che non conosceva, né se per questo aveva mai fatto una cosa così con lei anche se la conosceva da una vita.

Possibile che tra quei due fosse scattata una scintilla a prima vista?

Scosse la testa. A lei poi cosa importava? Gabriel Murter era un idiota che saltuariamente si ricordava di essere umano e decideva di comportarsi in quel modo.

- Sta ferma, non riesco a sistemarla se ti agiti. – borbottò Eve, pizzicandole un fianco per punizione.

- Scusa. Manca ancora molto? –

- Due secondi … Ecco, ho finito. – annunciò vittoriosa.

Kate lanciò un’occhiata all’orologio da polso. Mancavano una decina di minuti all’inizio della cena.

- Iniziamo ad andare? – domandò, alzandosi e rassettandosi la divisa.

Eve annuì, mettendo via lo smalto nero che si era ritoccata sulle unghie e attendendo pazientemente che Rashel finisse di allacciarsi le scarpe.

- Gabe, noi stiamo andando. Venite con noi? – chiese Eve, avvicinandosi al fratello e sorridendo amichevolmente all’indirizzo di Lydia.

Gabriel le rivolse un’occhiata eloquente, come a dire che sapeva perfettamente che la presenza che sperava di avere era quella di Axel e non certo la loro, ma si limitò a chiederlo a Lydia.

- A te va? –

La rossa annuì. – Mi piacerebbe conoscere qualche ragazza, non ho mai avuto molte amiche. –

Eve capiva alla perfezione il motivo. Lydia era una di quelle bellezze che lasciavano letteralmente a bocca aperta e quella sua aria dolce e fragile suscitava un istinto di protezione nei ragazzi. Anche suo fratello sembrava essere preda di quell’incanto e questo era tutto dire. Insomma, era il tipo di ragazza che le altre vedevano come una minaccia. Non lei, però, perché la sua autostima era abbastanza forte da sopportare un’amica come quella.

- Si va a cena, gente. – annunciò Eve, rivolgendosi verso Kate e il resto del gruppo.

Uscirono dalla camerata compatti, raggiungendo la sala mensa in pochi minuti durante i quali Axel le si affiancò e provò ad attaccare bottone.

Tuttavia il ragazzo non aveva fatto i conti con Eve e il suo caratterino. La ragazza metteva in atto quella che definiva la tattica del “sei carino, ma non ti do troppa confidenza” perché la divertiva l’avere il controllo della situazione.

- Come mai una ragazza così carina è single? –

- Ho standard piuttosto alti, non sono in molti quelli che li reggono. – replicò, sogghignando maliziosa.

- E come sarebbero questi standard? –

Lo punzecchiò leggermente sul petto, constatando compiaciuta la consistenza dei suoi muscoli, e si tirò indietro ridendo. – Te l’ho detto: alti. Devo ancora decidere se sei in grado di soddisfarli. –

Axel abbozzò un sorrisetto malizioso. – Mettimi alla prova, allora. –

- Forse, ma non è ancora arrivato il momento. Adesso ho fame. – decretò, piantandolo lì e raggiungendo Kate e Rashel.

Si accomodò tra di loro, allungandosi immediatamente ad afferrare il vassoio con gli hamburger. Se ne servì un paio, aggiunse una generosa dose di ketchup e maionese e poi recuperò l’insalatiera con le patate fritte.

- Il trasfazione ti sta osservando. – le sussurrò Rashel, dandole di gomito.

Annuì, compiaciuta. – Lo so. –

- Hai intenzione di farlo impazzire con i tuoi tira e molla finchè non crollerà, vero? –

- Ovviamente. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo, spero che sia all’altezza dei precedenti e che vi sia piaciuto. Per il momento qual è il personaggio che preferite di più e c’è già qualche coppia che shippate (anche se lo so che per questo è ancora presto u.u)? Fatemi sapere. Alla prossima.

Baci baci,

          Fiamma Erin Gaunt

 

  
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