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Autore: CeciliaIwish    21/07/2014    0 recensioni
La sua mano correva veloce. Una penna, una matita o un pastello erano sufficienti a tracciare su ogni tovagliolo, su ogni foglio mezzo stracciato, su ogni angolo libero del banco, su ogni retro dello scontrino della spesa un abito, un cappotto, una gonna da vera principessa.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua mano correva veloce. Una penna, una matita o un pastello erano sufficienti a tracciare su ogni tovagliolo, su ogni foglio mezzo stracciato, su ogni angolo libero del banco, su ogni retro dello scontrino della spesa un abito, un cappotto, una gonna da vera principessa. Ogni sua creazione avrebbe potuto destare l’ammirazione di uno stuolo infinito di cantanti, dive del cinema, first ladies, di chiunque eccetto di lei stessa. Lei non era mai soddisfatta di ciò che creava, di ciò che le usciva spontaneamente dalla mano e si materializzava con un realismo sconvolgente su ogni più piccolo pezzo di carta le capitasse vicino. Tutto ciò che le mancava era solo un frammento di autostima, una minuscola briciola di fiducia in sé che, da sola, avrebbe potuto darle la forza di lastricare, con quella passione esercitata nei ritagli di tempo, la strada verso il suo futuro.
Giorgia Sofia era fatta così, aveva un grande talento, ma le mancava il coraggio, avrebbe voluto mostrare al mondo le sue doti, ma temeva di non essere all’altezza. Non passava giorno che sua sorella non la spronasse a chiedere ai sui genitori di iscriverla ad una scuola di Design dopo la maturità, ma per lei quello era un mondo irraggiungibile, di un livello fin troppo superiore per le sue doti, infinitamente difficile per una ragazza con un talento artistico “ casalingo”.
Per questo la notizia che sua sorella maggiore Jessica l’aveva iscritta a sorpresa  all’Accademia di Fashion Design e aveva già parlato con i responsabili per farle avere una borsa di studio, la lasciò completamente senza parole. Non sapeva se gioire nel vedere il suo sogno realizzarsi o preoccuparsi perché non si sentiva in grado di affrontare il giudizio di veri insegnanti.
Fu con grande timore e con una borsa a tracolla carica dei sui schizzi e di tutti i suoi sogni, che a settembre si presentò davanti alle porte dell’Accademia, fianco a fianco con altri ragazzi e ragazze che coltivavano le sue stesse speranze e forse sentivano le sue stesse paure. Giorgia Sofia era stata spinta davanti a quella scuola da amici e parenti che vedevano in lei il germe di un grande talento in attesa di sbocciare in tutto il suo splendore ma che, ai suoi occhi, rimaneva nient’altro che un semplice passatempo in cui trovare una distrazione durante le lunghe mattinate di lezione al liceo.
Infilò le mani in tasca, infreddolita da una folata di vento autunnale, umido di mille goccioline di una minuscola pioggerella e sentì tra le dita un foglietto di carta. Lo estrasse incuriosita, lo aprì e riconobbe immediatamente le grafie di sua sorella e delle sue migliori amiche:

Tell me that your tears are here to stay but
I know you were only hiding, and I just wanna see you
I just wanna see you smile again
When the night is coming down on you, we will find a way through the dark

Come ben sai sono frammenti di una canzone dei One Direction che conosci a memoria, che hai cantato tante volte, ma che forse non hai mai sentito davvero come indirizzata anche a te. Ora è il momento di sentirla anche un po’ tua, di vedere in essa un appello a non arrenderti mai davanti alle difficoltà del futuro perché chi ti vuole bene ti starà sempre a fianco ogni singolo giorno della tua vita.

Due minuscole lacrime luminescenti la appannarono lo sguardo per qualche secondo e, improvvisamente ma dolcemente, sciolsero quel muro di paure e timori che per anni l’avevano bloccata nella sue insicurezze, ingrandendole fino a toglierle il coraggio di provare a seguire i suoi sogni.
Un lieve sorriso le increspò le labbra, una piccola fiaccola di ottimismo le si accese dentro e le riscaldò, dandole la forza di affrontare quella porta d’entrata all’Accademia, ora spogliata di tutta quell’aura di temerarietà che l’aveva tanto intimorita.
La piccola fiaccola della sua autostima iniziò ad ardere con sempre più audacia man mano che i giorni passavano, gli esami si succedevano uno dopo l’altro, la fatica aumentava ma non spegneva la determinazione di Giorgia Sofia a costruire, con quelle sue mani e con il suo talento, il suo futuro. Il foglietto, che chi le  voleva le aveva infilato in tasca quell’umido mattino di settembre, era sempre lì, sulla sua scrivania, incorniciato con cura, sempre pronto a infonderle coraggio e fiducia quando la fatica e la stanchezza tentavano di farla desistere dal rincorrere il suo sogno.
Passarono così tre lunghi anni, costellati di fatica, impegno e determinazione incrollabile. Giorgia Sofia imparò a contare sulle capacità e sul suo talento, imparò ad affrontare le sfide della vita a testa alta, senza temere il confronto con gli altri, dando il meglio in ogni situazione senza provare rimpianti.
Fu così che, una volta diplomatasi, le venne proposta un’esperienza di un anno di tirocinio a Londra, in collaborazione con una delle maggiori case di moda che si occupava di vestire le dive e di farle splendere sui red carpets dei più importanti eventi mondani del mondo. La decisione di partire non fu certo presa a cuor leggero. Giorgia Sofia  valutò tutti i pro e contro di un così lungo distacco dai suoi cari, con meta una città che sulla carta pareva lontanissima, in un ambiente a lei del tutto sconosciuto.
Ovviamente i suoi genitori erano disposti a dar fondo ai pochi risparmi che avevano pur di vederla realizzare il sogno per il quale aveva così lavorato così duramente per anni. E, ancora una volta, con la testa satura di pensieri e dubbi, Giorgia Sofia posò lo sguardo sul piccolo foglietto incorniciato, su quelle poche frasi

Tell me that your tears are here to stay butI know you are only hiding, and I just wanna see you
I just wanna see you smile again
When the night is coming down on you, we will find a way through the dark”

che per anni le avevano infuso coraggio e che ancora una volta le aprivano uno spiraglio di speranza a cui aggrapparsi in quel mare tempestoso di paure e aspettative che da giorni le si agitava nell’animo.
La decisione di partire, da nebulosa e incerta, si fece sempre più vivida e sicura. Giorgia Sofia iniziò a preparare borse e valige sempre più convinta che, se il suo talento le aveva permesso di studiare e realizzarsi in ciò che più amava fare, certo non l’avrebbe abbandonata in questo salto di qualità che sembrava attendere solo il suo sì.
L’addio fu doloroso: sua madre tratteneva a stento enormi lacrime, tamponandosi gli occhi ogni due secondi, Jessica l’abbracciò forte, suo padre ripeté almeno 10 volte una lunga lista di consigli: era il suo modo di farle sapere quanto gli sarebbe mancata.
Giorgia Sofia, dal canto suo, non smise un attimo di ringraziarli per averle donato quel sogno in procinto di realizzarsi pienamente e non lasciò andare la borsa in cui teneva il suo foglietto portafortuna. Ancora una volta col cuore traboccante di aspettative, di speranza e di immensa gioia, Giorgia Sofia varcò la porta dell’aereo, pronta ad  assaporare, nel suo animo piccolo ma forte, ogni più piccolo istante di quella che sarebbe stata la più grande avventura della sua vita. Sempre con un meraviglioso sorriso stampato in volto, la ragazza mise piede sul suolo inglese, arrivò nell’appartamento assegnatole dall’Accademia e diede inizio alla sua carriera di stilista.
La sua occupazione all’atelier fu inizialmente quella di osservare dal vivo il frenetico lavoro che l’animava. Poi, col passare dei giorni, lo stilista che lo dirigeva iniziò ad affidarle la creazione di bozzetti in linea con lo stile di quella casa di moda. Giorgia Sofia iniziò con grande foga a disegnare, schizzare, ombreggiare a china decine di modelli, ma per quanto si impegnasse, per il direttore, i suoi abiti mancavano sempre di qualche dettaglio per essere considerati degni di venire cuciti e messi in vendita.
Si avvicinava nel frattempo, il giorno della sfilata, giorno in cui l’atelier avrebbe dovuto mostrare il meglio per attirare l’interesse di tutte quelle premiere dames che vi avrebbero preso parte.
Giorgia Sofia decise che per quella data avrebbe dovuto creare qualcosa di speciale, di straordinario, un abito che avrebbe lasciato il direttore a bocca aperta. Si prese allora un pomeriggio libero per vedere Londra, per ammirare l’infinita bellezza delle sue strade, delle sue piazze, dei suoi numerosissimi negozi e poter così trovare ispirazione per la sua più grande creazione. Arrivata a casa, non si fermò neppure a cenare, prese carta, matita e colori e iniziò a dare corpo a tutta quell’infinità di idee che quel pomeriggio in giro per la città più bella d’Europa le aveva lasciato in dono. Linee, curve, pieghe, seta organza, pizzo, tulle, giochi di luce e trasparenze, applicazioni, lustrini e strass: mille materiali diversi ricevevano un ordine dalla sua matita  e, coordinati dal suo talento, si univano per dare forma al vestito dei sogni.
Giorgia Sofia lavorò tutta notte e alle 5 il bozzetto era pronto. Quella mattina il direttore non c’era, ma lei glielo lasciò sulla scrivania. Per tutto il giorno attese di vederlo entrare e dirigersi nel suo ufficio, ma le porte dell’atelier non si aprirono. Passò un giorno, ne passarono due ma sembrava che nessuno avesse notato il suo disegno e nel frattempo la ragazza perdeva la speranza di ottenere un giudizio per la sua creazione.

Fu con svogliatezza che una sera rispose alla telefonata della vice stilista dell’atelier:
- Pronto? Sono Elisabeth. Ti chiamo perché qui è successo un piccolo malinteso.
- Oh mio Dio, ho sbagliato qualcosa? – fece Giorgia Sofia un po’ nervosa, temendo un rimprovero.
- No, no, tranquilla! Tu non hai fatto nulla. È il direttore ad aver sbagliato: doveva portare ad una cliente lo schizzo per il suo abito da sera, ma invece del suo ha preso per errore il tuo.
- No, non me lo dire! Mi ucciderà allora! Non gli è mai piaciuto quello che creavo.
- Al contrario!! Ti anticipo che domani ti chiamerà in ufficio per commissionarti la direzione della creazione vera e propria del tuo abito.
- Come hai detto? Non mi sgriderà?
- Vuoi scherzare? La cliente si è letteralmente innamorata del  vestito e lo vuole pronto per la sua cena di gala tra due settimane!
- Non ci credo! Sto sognando?
- Datti un pizzicotto allora perché è tutto vero! Benvenuta tra i veri stilisti!
I giorni seguenti passarono in un soffio, tra ago,filo e stoffe. Giorgia Sofia dava l’anima per finire in tempo l’abito e, tre giorni prima della famosa cena, Elisabeth le consegnò una busta:
- Tieni, me la ha dato la cliente a cui andrà il vestito, vuole che tu lo veda indossato. Te lo sei meritato, in fondo.
Con le mai tremanti la ragazza aprì e vide l’invito per la famosa cena vip. Il suo cuore ebbe un tuffo, quasi non credette di essere lì, di fronte al suo abito quasi finito, con il pass per uno di quegli eventi di cui aveva sentito parlare solo in televisione, ad un passo dal veder realizzato il suo sogno di poter vestire una diva. Si sentiva come Cenerentola, con l’invito per quella che sentiva sarebbe stata la serata più bella della sua vita. Una volta a casa accarezzò teneramente il foglietto portafortuna, suo inseparabile compagno in tutta quella vorticosa cavalcata verso il mondo in cui i sogni diventano realtà.

   
 
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