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Autore: Maryleescence    21/07/2014    1 recensioni
[Tom Odell]
[Tom Odell][Tom Odell] Lavinia Marika Emberson, è un'avvincente cassiera di ventidue anni che sta per diventare la moglie di James Odell, il fratello di Tom Peter Odell, un famoso cantante britannico. La ragazza, si trasferisce nella lussuosa villa di campagna della famiglia Odell, per accogliere i primi ospiti. Proprio lì, Tom e Lavinia si conoscono per la prima volta e dal loro incontro nascerà un amore travolgente, passionale, ma soprattutto clandestino a un passo dalla cerimonia nuziale, riportando alla mente l'astio presente tra i due fratelli, poiché James era stato l'amante di Jane, l'ex fidanzata di Tom, all'epoca in cui stavano insieme. Ciò porterà alla gelosia sfrenata, ma soprattutto alla pazzia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 22°: Amore impossibile.
 
Tom.

 

Ero completamente solo, mentre passeggiavo in quel corridoio illuminato dalla luce del sole, ma che per me appariva per lo più tetro e privo di qualsiasi colore. Ero stato fondamentalmente disarmato della cosa più importante che mi apparteneva: l’amore per Lavinia.
Domani si sarebbe sposata. E il nostro amore?
Sapevo sarebbe finito e tutti quei sentimenti così forti che entrambi provavamo probabilmente si sarebbero spezzati, così come il mio cuore in quel tragico momento. Vivevo in un incubo che altro non mi mostrava la realtà delle cose. Volevo piangere e crogiolare sul quel pavimento, per smettere di sprofondare in quelle sensazioni terrificanti. Era come se una grande voragine si fosse creata al centro della mia anima e che avesse risucchiato al suo interno, tutto l’amore che possedevo nei suoi confronti.
Mi sentivo tradito, dalla donna che pensavo fosse la più sincera che avessi mai incontrato, eppure in quel momento mi passò accanto e la riconobbi soltanto per il suo dolce profumo. Restammo a guardarci, ma c’era qualcosa in quei suoi occhi che mi diceva che era ancora mia, ma dovevo smettere di illudermi di cose inesistenti. Non dovevo essere così permissivo, per una volta in vita mia avrei dovuto dire basta, eppure con lei non ci riuscivo. M’illudevo sempre che ci fosse qualcosa di buono in lei.
Afferrò la mia mano ed io mi sentì pervaso da una scarica elettrica, capace di poter farmi sentire una sottospecie di piacere sottile. Toccarla e averla accanto erano le uniche cose in grado di farmi sentire felice, ma ciò succedeva solo con lei. Mi trascinò nel nostro passaggio segreto, assicurandosi che nessuno ci vedesse e fu lì che tra noi piombò un silenzio terrificante.
<< Perché non gli hai detto che non ti vuoi sposare con lui? >> chiesi rompendo il ghiaccio.
Lei mi guardò con uno sguardo profondo, ma quegli occhi erano affranti dalle lacrime. Soffriva come lo facevo io, ma che senso aveva torturarsi così?
<< Mi dispiace Tom, ma credo che la cosa migliore per noi sia terminare la nostra storia… Voglio sposare James e credo che quello che abbiamo fatto fino ad adesso sia sbagliato… >> rispose.
Il cuore sembrò rompersi in due parti distinte, mentre il mio stomaco pareva avesse ricevuto una coltellata. Sì, una di quelle mortali, ma dalla donna che amavo di più al mondo. Quelle parole per me, furono un cazzotto in pieno viso e l’amore che fino a quel momento avevo provato per lei, incominciò a mutare, diventando un odio davvero profondo.
<< Che cosa stai dicendo Lavinia?! Queste sono idiozie! Vuoi forse dirmi che tutte le emozioni che hai provato per me erano false? Stavi forse fingendo?! >> dissi, agitandomi. Lavinia non proferì parola, ma si limitò solo ad abbassare il capo e a continuare a piangere. << Oh mio Dio! Come ho fatto a caderci così?! Tu hai solo mentito è questa la verità… Oh Lavinia, ti prego! Smentisci queste accuse! Ti prego! >> continuai.
Lei, però, rimase inerme. Continuava a piangere accasciandosi sul pavimento, mentre dei gemiti fuoriuscivano dalla sua bocca. Mi sentì deluso da tutto ciò, non volevo crederci. Anche lei, aveva osato tradire la mia fiducia. Eppure nonostante ciò, il mio cuore continuava a battere per lei.
“No Tom, basta! Ti ha deluso, devi smetterla!” disse una piccola voce dentro di me.
La lasciai su quel pavimento, andandomene da quella stanza e recandomi nella mia camera. Chiusi la porta a chiave e in seguito mi tuffai su quel letto, dove ancora intriso c’era il suo profumo. Incominciai a piangere. Oh sì, quelle erano delle lacrime amare pronte a cancellare ogni ricordo legato a essa. Lei, quella donna dal viso sincero e coraggioso, si era dimostrata ignobile e falsa.
Il mio incubo più grande si era avverato e ora non mi restava altro che rimanere con me stesso. Abbracciai quel cuscino e affogai le mie lacrime proprio al suo interno. Era come cadere in un abisso senza alcuna fine; Un incubo che contorceva ogni parte del mio corpo e che ripetuto ogni notte, disseminava orrore e distruzione al mio fianco.
Più cercavo di annegare quelle emozioni così crude e più mi venivano in mente il nostro desiderio verso l’altro e i nostri baci così intrisi di passione. Era davvero tutto finito? Poteva tutto ciò essere così falso e meschino? Oh no, forse lei era solo una brava attrice.
Passò qualche ora e giunse il pranzo. Decisi di presentarmi a quel tavolo per far capire a Lavinia quanto ero forte anche se lei mi aveva deluso. Dovevo farle capire che non m’importava più nulla, com’era successo a lei.
Arrivai nella sala da pranzo e mi sedetti accanto a mia madre, mentre Lavinia e James erano di fronte a me. Non ci scambiammo sguardi, ma bensì cercai di ignorarli il più possibile. Un solo sguardo di quella donna e la barriera che mi ero costruito avrebbe potuto crollare da un momento all’altro.
<< Oh Tom! Approfittando del pianoforte nel salone, perché non ci suoni qualcosa come assaggio di domani? >> chiese mia madre una volta finito di mangiare.
Io accettai e mi recai nella sala, dove tutti mi seguirono, compresa la donna che avevo amato e il suo futuro marito. Mi sedetti su quello sgabello nero, respirando a pieni polmoni e in seguito appoggiai le mani su quella delicata tastiera che tanto amavo.
Incominciai a suonare una melodia malinconica di una canzone scritta interamente da me e che conoscevo ogni parola e nota. Mi lasciai trascinare da quella che era la mia passione, dando sfogo alla rabbia e alla delusione che alleggiavano nella mia testa.
“I guess that's love,
I can't pretend,
I can't pretend”.
Mentre dicevo quelle parole cercai lo sguardo di Lavinia, tra quello di tutti i miei parenti e lo trovai. I suoi occhi erano ancora intrisi di lacrime e mi guardava con pura ammirazione. Aveva dunque capito che questa canzone era dedicata al nostro amore proibito che io non potevo avere. No, non avrei mai potuto avere, perché quell’amore si stava tramutando in un odio troppo profondo.
“Oh, feel our bodies grow,
And our souls they blend.
Yeah love I hope you know,
How much my heart depends”.
Le mie dita, ormai, suonavano da sole. La mia mente era concentrata sul testo, ma il mio cuore… Oh il mio cuore! Era ancora soffermato sull’espressione di Lavinia e all’amore che nutriva per lei. Dovevo dimenticarla, quella sarebbe stata la cosa migliore per me e per tutti. Eppure batteva forte ogni volta che pensavo a lei, alle sue labbra e ai suoi occhi che continuavano a farmi impazzire! Perché questa sorte così avventata su di me? E ancora la stessa domanda: “Perché non posso essere felice?”. Tutte queste emozioni così contrastanti e questi pensieri così ossessivi alimentavano quella che io stavo chiamando vita, ma che non era altro che un teatro dove stavano inscenando una misera opera drammatica.
“But I guess that's love
I can't pretend,
I can't pretend.
I guess that's love
I can't pretend,
I can't pretend”.
E ancora il mio sguardo si soffermò su di lei a quelle frasi. Era così evidente che con quel volto così angelico mi stava supplicando di smetterla perché soffriva e ciò era palpabile. Eppure, forse, era proprio quello a cui volevo arrivare. Volevo farle capire quanto stavo male io, ma ciò nessuno poteva capirlo se non lei. La cosa migliore, era andare via e lasciare tutti. Sì, dovevo tornare a Londra o non sarei mai più riuscito a venire a capo di tutta questa situazione.
Conclusi la mia performance e tutti mi applaudirono, ma Lavinia era già sparita. Sicuramente, si era rinchiusa da qualche parte a piangere e a soffrire per i sensi di colpa che gli avevo fatto provare. Una parte di me avrebbe voluto dirle di scappare insieme, ma l’altra la odiava per tutta la situazione. Come potevo ancora amarla nonostante tutto? C’era forse qualcosa di sbagliato in quello che stavo percependo?
Mi diressi nella mia camera e presi la valigia vuota che avevo posato sull’armadio. Incominciai a buttare al suo interno i vestiti alla rinfusa, mentre avvertivo vocii e chiacchiericci provenire dal piano inferiore. Delle lacrime incominciarono a scendere, ma io cercai in tutti i modi di bloccarle.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
Speravo con tutto il mio cuore che fosse Lavinia, ma in realtà non era così. Quando aprì l’uscio, mi ritrovai nonna Peggy con il fiatone, intenta ad appoggiarsi allo stipite della porta. La lasciai entrare e lei si sedette sul letto accanto alla mia valigia.
<< Beh, che cosa fai?! Vuoi partire?! >> mi chiese.
<< Sì… >>.
<< Per Lavinia? >>.
Rimasi di pietra davanti quell’affermazione, ma mi limitai semplicemente ad annuire.
<< Oh no caro! Tu non puoi andartene senza combattere per ciò che ami! Quella ragazza, non ama James e me ne sono accorta nel modo in cui faceva finta di commuoversi dando la notizia del matrimonio anticipato e come si sia commossa davvero mentre tu cantavi quella canzone! Tom, Lavinia stravede per te… >>.
<< Nonna, mi sa che questa volta hai torto. Vedi, io e questa donna avevamo una sottospecie di relazione clandestina, ma lei stesso oggi ha deciso di finirla per sposarsi con James… Io me ne voglio andare! Voglio tornare a Londra… Lei ormai non mi appartiene più… >>.
<< Tom, Tom, Tom… >> disse, alzandosi in piedi e battendo la mano sulla mia spalla. << Fidati di nonna Peggy, ti dico! Lei ti ama e se ha accettato di sposare James, ci deve essere stato qualcosa o qualcuno che l’ha costretta… Nipote mio, prima che muoia, voglio vederti insieme a quella donna… Quindi combatti, finché sei in tempo! >> continuò uscendo dalla stanza.
Mi dispiaceva per mia nonna, ma questa volta avrei fatto di testa mia. Finì di preparare la valigia e la misi in macchina. Prima di introdurmi nella mia vettura, guardai attentamente la villa e Lavinia era affacciata alla sua finestra, mentre mi fissava andare via. Senza indugiare oltre, mi sedetti in macchina e l’azionai, sfrecciando in quel viale e dicendo addio alle bellissime emozioni che il mio cuore frantumato aveva provato.
“Addio Lavinia…”. 

   
 
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