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Autore: Kiki_chan    04/09/2008    1 recensioni
Sasuke, io e te siamo simili. Siamo soli, egoisti, incapaci di agire, vuoti. Non è l'amore ad unirci, ma la paura. Sasuke, io e te siamo simili nella paura di essere presto due anime senza significato.Nessuno verrà a cercarci, nessuno. [sasuhina]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grayscale

 

[…]se tra due persone esiste l’odio,

esiste pure una specie di legame e di affinità.

Suppongo che,

 per qualche strana legge d’antipatia tra i simili,

vi detestavate l’un l’altro,

non perché eratvate tanto diversi sotto molti aspetti,

ma perché sotto alcuni eravate tanto simili.

(De Profundis, O. Wilde)

 

 

Tutt’intorno era solo sangue.  Ancora stretta tra le dita contratte, la lama imperlata di lacrime corallo  riluceva gelida. Quel colore vibrava sulle pareti, tra le lenzuola, sul suo viso.

Chiuse gli occhi

 

_>_>_>_>_>__Faded-Sfumato__<_<_<_<_<_

 

cercando di svuotare la mente. Mosse un passo verso lo strapiombo della scogliera. Il vento le accarezzava la pelle, malinconico s’insinuava sotto i vestiti come una pioggia di aghi. Il mare era mosso, grigio, riflesso di un cielo senza stelle. Lenta una lacrima le attraversò una guancia.

Niente. Perché ormai, in quel vuoto, non era rimasto più niente. Il cielo le vorticava attorno. Non aveva nemmeno il coraggio di aprire gli occhi. Volava? Cadeva. Una mano le afferrò braccio, trascinando alla realtà la sua mente alla deriva.

-Che intenzioni hai?

Hinata aveva aperto gli occhi, girando il volto verso il ragazzo che aveva parlato. Sentiva le sue dita scottarle attorno al polso.

-S-scusami, ero soprapensiero. Ah! Sta-stavo per…- fece il gesto cortese di liberarsi dalla presa di fuoco, ma in risposta ricevette una stretta maggiore. Gli occhi scuri del ragazzo la guardavano, due pozzi bui immersi nel silenzio. Hinata trattenne il fiato, perdendo un battito. Per la prima volta dopo quella volta che lei e Naruto si erano incontrati sotto quella radura, aveva visto un colore. Due iridi, screziate di nero, l’artigliavano senza possibilità di difesa.

-Hn- la lasciò andare in quell’attimo, semplicemente allentando la presa. Il braccio le era ricaduto lungo un fianco, senza vita. Lui si era voltato, poi, riprendendo la sua strada. Con violenza Hinata si era sentita risucchiare nell’apatia, soffocare, affogarvi, soccombervi, sempre più debole. Sapeva che gli occhi di quel ragazzo avevano qualche potere, se solo vi si fosse specchiata ancora una volta, forse…ancora una volta, i colori…

-Uchiha-san- morse le parole che erano fuggite alla sua bocca, disubbidienti.

Sasuke aveva girato il collo verso di lei, lasciando il corpo nella direzione originaria. Anche a quella distanza Hinata distingueva l’ombra dei suoi occhi, imperscrutabili. E sicuramente non erano grigi, impossibile sbagliasi.

Lei chinò in avanti il viso, rovente per l’imbarazzo e si morse nervosamente le labbra alla ricerca di parole.

-Rivediamoci in giro uno di questi giorni, Hyuuga.- così se ne andò, senza spendere un’ulteriore parola in saluto.

 

 

_>_>_>_>_>__Faded-Impallidito __<_<_<_<_<_

 

Lentamente aveva ripreso a scorrere. Come un fiume che era rimasto per lungo tempo in secca, ritornava a vivere gli istanti della sua esistenza.

Il corso degli eventi, interrotto da quel sogno, aveva deciso di riprendere il suo ritmo frenetico, nel disperato tentativo di spazzare via quel ricordo doloroso. Sasuke dopo tanti anni era tornato a Konoha, negli occhi e nel cuore un mondo che non gli apparteneva.

“Vuoi svegliarti Sasuke?!” Ancora vivide le parole che Naruto gli rivolse quel giorno ruggivano nella sua mente. Ed era vero. Fino ad ora non aveva fatto che dormire. Dormire, dormire più che vivere. Orochimaru e Itachi erano un sogno già sbiadito. Eppure questa realtà rimaneva impalpabile, un limbo senza importanza, scivolava via.

In Naruto e Sakura non riconobbe che due estranei. Nei loro discorsi, solo parole. E quei colori con i quali dipingevano le memorie del team sette, apparivano così ingiustamente falsi. Quei colori non erano niente più che una variazione di grigio.

Mentre i suoi compagni restauravano con diligenza quel quadro, Sasuke, nonostante i loro sforzi, già aveva colto un cambiamento, piccolo particolare fuori posto.

Aveva visto i loro occhi incontrarsi, rincorrersi, desiderarsi.

Aveva notato quel vago ripetersi di movimenti casuali, volti a sfiorarsi, a mantenere un contatto.

Aveva capito che dopotutto in quel team era lui quello di troppo.

Sotto la sua pelle, nei suoi occhi, nel suo animo il colore che stonava.

Nella sua distanza, Sasuke era sempre stato nero.

 

 

_>_>_>_>__Faded-Affievolito__<_<_<_<_<_

 

Di quella mattina ricordava il chiarore. Ogni particolare era perfetto e sublime. Sulle piante, sazie di luce, brillava ancora la rugiada. E nel cielo nemmeno una nuvola.

Naruto la strattonava per il braccio e cantava, non lasciava posto al silenzio mentre le loro risate così diverse si amalgamavano in un unico suono con quello dei piedi che calpestavano l’erba profumata.

Naruto l’aveva lasciata andare e aveva cominciato a correre da solo, superandola e andandosi a fermare poco distante, all’ombra di una grossa quercia.

Il nostro sembra quasi un appuntamento.

Hinata aveva soffocato un sorrisino mentre camminava lenta, con il viso in fiamme raggiungeva l’unico uomo che mai avrebbe potuto amare.

Qualche gocciolina di sudore gli attraversava le tempie mentre lui si scompigliava i capelli distrattamente. Un lieve sorriso era dipinto sulle sue labbra, le sopracciglia distese in un’espressione quasi seria. Le ordinò di sedersi accanto a lui facendo “pat pat” con la mano sulla terra. Hinata prese a giocare con le mani mentre arrossendo ubbidiva.

-Hinata…-tirò fuori un astuccio di pelle dalla tasca. Dentro, un piccolo anello a spirale. Lei spalancò gli occhi, sorpresa, la bocca schiusa, smarrita.

-Na-naruto…

-ho deciso di chiedere a Sakura di sposarmi. – continuò tutto d’un fiato. Arrossendo si passava una mano tra i capelli, nervoso. –Ormai… stiamo insieme da un po’. Anche se è tornato Sasuke, credo abbia il diritto di sapere di…di noi. Hah! E poi io faccio sul serio. Ho voluto che fossi tu a saperlo per prima, perché ti considero la mia amica più preziosa. Beh, dopo Sasuke, s’intende. Ma per lui è una sorpresa, no?

Naruto continuava a parlare. Il mondo nella sua presente realtà le era caduto addosso. Era arrivata troppo tardi. Aveva vissuto nel sogno in cui un giorno Naruto l’avrebbe amata.

Nella sua ingenuità, Hinata era stata sempre bianca.

 

_>_>_>_>_>__Faded-Indebolito__<_<_<_<_<_

 

Sasuke sapeva di poter avere qualsiasi donna in Konoha. Questo aspetto di sé gli apparteneva come ogni centimetro della sua carne, innato, fatale, proibito. Sakura e Naruto stavano per sposarsi. Glielo avevano comunicato quel pomeriggio, mentre Naruto la abbracciava orgoglioso, lei a testa china aveva rivolto Sasuke uno sguardo di fuoco. Ancora gli rimproverava il fatto di essere uscito dalla sua vita. Lui aveva sostenuto lo sguardo, ironico. Lei era arrossita, abbassando gli occhi, distratta.

Quella notte Sasuke la guardava assorto, mentre a petto nudo Sakura gli si avvicinava sinuosa, gli passava le dita bianche tra i capelli e lo baciava sensuale, segnandogli collo, guance e labbra con la lingua. Bramosa si strusciava contro la sua pelle, gemendo. Vogliosa prese a slacciargli i pantaloni.

-Stai per sposarti. - parlò senza guardarla Sasuke. Il suo tono era distaccato, fuori dal momento. Come se nemmeno conoscesse lo sposo.

-Non lo sposo…io non lo amo- gemette Sakura, gli occhi languidi, la bocca socchiusa.-Io voglio solo te Sasuke. Ti ho sempre amato.-

-Non diventerò il tuo ragazzo, Sakura.- le rispose tagliente, scostandola con rabbia.

-Lo so- Sakura si fermò e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassando lo sguardo -tienimi solo accanto a te, come tua amante. Sarò per sempre tua, senza chiederti nulla in cambio.

Sasuke si accigliò, ponderando la situazione. Davvero non le importava…?

-Va a casa

-No, Sasu…

-Ti ho detto di andartene

-Ti prego, io…- ormai era sull’orlo del pianto

-Non voglio fare sesso con te. Né ora, né mai. Vattene.

Sakura a capo chino raccolse in fretta i suoi vestiti, uscendo dalla stanza. Dure lacrime pesanti le solcavano le guance. Sasuke distolse lo sguardo e si riabbottonò i pantaloni, poi, quando la porta fu chiusa, abbassò le palpebre, prendendosi la testa tra le mani.

 

A metà tra il bene e il male, il nero non mi appartiene più.

Sono solo il grigio.

 

Lontana, un’esile figura aveva visto uscire Sakura dalla casa dell’Uchiha.

 

_>_>_>_>_>__Faded-Scolorito__<_<_<_<_<_

 

I preparativi per il matrimonio furono completati la settimana seguente. Il viso di Naruto era raggiante di felicità mentre stringeva la mano agli invitati e accoglieva i complimenti passandosi imbarazzato una mano dietro la testa. Sakura sembrava brillare di luce propria ed era il fiore più bello nel suo bianco abito da sposa. Incantevole. Naruto si staccò dal gruppo in cui stava, per avvicinarsi alla nuova arrivata.

-Ciao Hinata! Oggi sei davvero carina! Ti stanno bene i capelli raccolti!

Ricevette un timido sorriso in risposta.

-Scusami, ma qui c’è un sacco da fare, ci sentiamo dopo!

-Aspetta- una mano lo aveva fermato per una manica -devo… devo parlarti.

Naruto sorrise girandosi verso di lei.

-Si?

Hinata avvampò.

-Non…non qui, vieni, un attimo.

Si sedettero lontani, sotto un portico addobbato di fiori. Distanti le voci degli invitati arrivavano come brusii d’ api.

-Allora?

Hinata sospirò.

-Una settimana fa ho visto Sakura uscire dalla casa di Uchiha-san.

Il sorriso di Naruto si spense.

-Aha sarà andata a trovarlo, per ricordare i vecchi tempi. Sai, ultimamente abbiamo ripreso ad andare abbastanza d’accordo, anche se Sasuke continua a fare l’asociale. Ma in fondo è sempre il nostro Sasuke!- bugiardo.

-No, era mattina presto. E lei era scapigliata e senza trucco. Naruto…hanno dormito assieme.

Naruto spalancò gli occhi e rimase immobile per un attimo. Si prese la testa tra le mani.

-Perché…

Hinata gli si avvicinò, a toccargli la spalla con dolcezza. Naruto la scostò in malo modo.

-…perché vieni a dirmi questo adesso, Hinata? Io…stò per sposarmi.

-Mi dispiace Naruto-kun. I-io capisco ciò che provi…

-No! Tu non capisci un cazzo! Andava tutto bene, ci saremmo sposati e basta! Ma tu…-strinse i pugni con rabbia –nonostante lo sappia da una settimana sei venuta a dirmelo ora che manca meno di un’ora alla cerimonia!

Hinata si copriva la bocca con le mani, trattenendo le lacrime.

-S-scusa. Mi dispiace…

-Credi che io ora possa lasciarla per questo sull’altare? Credi che la nostra storia finirà per questo?

-N-no è che io ti am…

-Non voglio più starti a sentire! Via! Va via!

Hinata piangeva, il trucco le si scioglieva sulle guance. Cominciò a correre.

Cattiva, sono cattiva…

 

Al mio egoismo è stata tolta la maschera, il bianco non mi appartiene più.

Sono solo il grigio.

 

Una tiepida luna che ha perso la luce riflessa del suo sole, persa per sempre, ma mai posseduta.

 

_>_>_>_>_>__Faded-Sbiadito__<_<_<_<_<_

 

Fu facile incontrarsi ancora. Per avvicinarsi a Sasuke a Hinata era bastato allontanarsi dai luoghi più frequentati dalla coppia Uzumaki. Chi dei due Sasuke stesse evitando, Hinata non lo sapeva.

Però vedere Sasuke era come essere catapultati in un altro mondo. Fuori dalla dolorosa realtà del presente.

Sorrideva nei brevi istanti in cui i loro occhi s’incrociavano, vivendo di quel ricordo fino al giorno dopo, quando sapeva lo avrebbe intravisto ancora. Da allora non si erano più parlati.

Quel giorno dure nuvole di pioggia oscuravano il cielo, assorbendo il rumore nella città di ovatta. Nell’aria vagheggiava odore di terra bagnata.

Lo aveva visto fermo sotto un portico, le mani in tasca e i capelli umidi di pioggia, l’atteggiamento da teen ager ribelle. La polvere di carbone nei suoi occhi le strappò il solito saluto. Avanzò ancora un passo, evitando una pozzanghera.

- C’era un tempo simile quando ci incontrammo la prima volta, ricordi?

Hinata impallidì, arretrando. Sasuke, dopo lunghi mesi di quella tradizione, aveva violato il loro tacito accordo, spezzato il silenzio che li univa, adornava i loro sguardi che, quasi in lotta, s’imprigionavano l’un l’altro in quei brevi attimi. Tutto in frantumi.

Ad un tratto poi ne fu consapevole. Non ricordava nemmeno il suono di quella voce. Indugiò al suo eco.

-Ah! È-è vero. Non ti ho mai ringraziato per… que-quel giorno, si.- strinse il manico dell’ombrello tra le dita, sempre più forte.

Sasuke mosse un passo verso di lei, esponendosi alla pioggia. Hinata si affrettò a coprirlo. -Se è così, allora dammi uno strappo a casa- Sussurrò, tanto vicino da bagnarla con i vestiti umidi. Hinata arrossì, balbettò, annuì, movendosi a piccoli balzi, lo sguardo inchiodato al suolo, impossibile guardare altrove.

Ancora una volta era calato il silenzio.

Mentre la pioggia si faceva più rada e tremanti raggi di sole aprivano feritoie di luce tra le nuvole, Hinata si arrischiò a sollevare un occhio, incapace di resistere alla tentazione che emanava la sua vicinanza.

Sasuke dirigeva lo sguardo lontano, verso l’orizzonte nebbioso. Respirava, lento.

-Am… umh- il ticchettio della pioggia copriva la sua voce. Hinata inspirò.

- D-dove… vu-vuoi che io…casa tua, ecco non…- Sasuke non dava segno di averla sentita. Così Hinata si sorprese quando si voltò per risponderle, dopo un attimo di silenzio.

-Casa mia è dalla parte opposta.

Hinata divenne paonazza. Che stupida!

-Ah! Scusa! Avrei…avrei dovuto…

-Volevo solo camminare un po' accanto a te. -

Si voltò a guardarla.

Ancora silenzio.

Quando Sasuke la baciò, Hinata sapeva già come sarebbe andata a finire. Eppure non si oppose al suo tocco. Chiuse gli occhi.

Aggrappandosi all’ennesima illusione, inseguendo l’ennesima chimera.

Ancora e ancora.

 

 

_>_>_>_>_>__Faded-Appassito__<_<_<_<_<_

 

Acqua e olio non si mischiano, bianco e nero devono rimanere separati, lei lo sapeva.

Eppure quella notte tutto era apparso incredibilmente corretto, irrealmente perfetto. Il suo corpo, respiro, le sue labbra, mani, occhi, vita e forse anche cuore. C’era tutto. Eterno sciogliersi e ricomporsi tra un sospiro e l’altro.

A risvegliarla venne il bianco grigiore dell’alba.

Ad accoglierla il vuoto di lui, tra le lenzuola.

Quindi pianse di se stessa, della sua debolezza. Pianse perché sapeva di meritarlo, perché non poteva essere altrimenti. Pianse e basta. Tra le braccia il suo cuore di legno, marciva lentamente alle sue lacrime.

Sono sola.

Sasuke rientrò verso mezzogiorno. Tra le mani teneva in dono a lei una rosa bianca. Sorpresa, Hinata spalancò gli occhi, senza riuscire ad incrociare i suoi. Le porse la rosa, il silenzio vibrava nell’aria. Lei la tenne in mano con infinita delicatezza, come fosse stata soffiata nel cristallo. Si protese in un bacio, forse, questa volta non era un miraggio.

Le mani di Sasuke si serrarono forti contro le sue. Mille aghi affilati le penetrarono nella carne, sentì le spine lacerarle la pelle. Fin troppo reale.

Ragnatele di sangue le ornavano il polso. Serrò gli occhi, incapace di distinguere questo incubo dalla realtà, smarrita. Sentì solo la lingua di Sasuke percorrerle il polso, distruggere il ricamo. E poi la sua voce in sussurro mentre aumentava la presa. Come quando era sull’olro dello strapiombo. Non l’avrebbe lasciata fuggire.

-Tu sei mia.

Poi passi. Ancora silenzio.

Precipitare ancora nel suo inferno grigio. Mirare al vuoto.

Forse, sarebbe stato meglio morire.

 

_>_>_>_>_>__Faded-Svanito__<_<_<_<_<_

 

Sasuke non la picchiava.

Che non la amasse, Hinata se ne era già accorta da un po’. La sua recita era finita, la farfalla era caduta nella rete del ragno. Invischiata. Eppure, inconsapevolmente entrambi continuavano a cercarsi. Appesi da un filo. In bilico. Da un lato la solitudine, dall’altro, ad aspettarli, in agguato c’era l’oblio. E Hinata assisteva, giorno dopo giorno, al confine che si assottigliava sotto i suoi piedi. Tuttavia rimaneva al suo fianco, perché non ricordava al mondo ci fosse altro posto per lei. Non ricordava ci fosse altro mondo all’infuori di lui. E mentiva a se stessa quando diceva di non ricordare quei due laghi azzurri una volta a lei così familiari. Perché quel ricordo era tonato, più reale che mai. Quando lui veniva a cercarla, a parlarle, fuggiva. Perché a proteggerla dal mondo esterno c’era Sasuke. Non aveva bisogno di nessuno, all’infuori di Sasuke. Sola, sola, fuggiva nell’infinito vuoto che portava in sé.

Per un certo periodo si era anche illusa di poterlo amare. Mentiva ancora. Però indugiava in questa situazione di stallo, aggrappandosi a lui come lui a lei, per non sprofondare nel grigio, perché era la solitudine ad attirarli, a tormentarli, ad unirli. Era la solitudine al centro di tutto.

Dal vuoto nel cuore i suoi segni sulle braccia. Sasuke non la picchiava.

Solo a volte la stringeva fino a farle male, la umiliava, la guardava con disprezzo. Il suo sguardo. Vi vedeva ancora il nero dentro. Ma ora il nero cominciava a farle paura quasi quanto il grigio. E lui la guardava mentre si trasformava nell’ombra di se stessa. Un fantasma grigio a cui avevano rubato l’anima.

Tutto il mondo feriva, era trasformato. Come dietro un filtro colorato. Grigio.

Quei tagli, lividi, ferite erano l’incarnazione della sua rabbia. Reagiva come un condannato alla camera a gas che urla e strepita ad ogni respiro che gli è negato. Soccombe alla sua stessa paura, tentando di riempire d’aria i polmoni.

Hinata lo sapeva, che prima o poi lui l’avrebbe uccisa. I suoi occhi erano annebbiati dalla follia. Si sarebbe ripreso la vita che le aveva donato quel giorno.

Prese un piatto, dal tavolo che aveva apparecchiato per due. Lo scagliò contro la parete, frantumandolo in mille schegge di ceramica. Nemmeno quella sera sarebbe tornato. Ancora sola, privata di ogni colore. Anche del triste nero dei suoi occhi. Raccolse le schegge stringendole tra le dita. Sul pavimento cominciò a colare il suo stesso sangue. Da quanto tempo non piangeva?

Invece, si accasciò sul pavimento, senza prestare attenzione alle schegge e rise di gioia, come non faceva da mesi, sollevando il volto al soffitto, accovacciata e con le mani ferite, affogando nel delirio la vertigine.

Adesso si, che potrei realmente morire.

 

_>_>_>_>_>__Faded-Cancellato__<_<_<_<_<_

 

Tra di loro c’era sempre stato il sesso. Anche quella notte. Ancora.

Hinata si sedette sul letto, mentre Sasuke le mordeva il collo, avido. Spoglia di ogni sentimento. Privata del suo rossore. Del suo sorriso candido. Una bambola senza anima.

Io sono solo grigia.

Le sue labbra, il suo respiro sulla sua pelle.

Sono ancora viva?

Si.

Fu un attimo: Hinata brandì il Tanto pronta a sferrare il suo attacco allo stomaco. Schizzi di sangue tra le lenzuola bianche.

Hinata si ritrasse mentre Sasuke le strappava l’arma di mano. Era riuscita a prenderlo solo di striscio, prima che lui deviasse il colpo. Se lo aspettava? No, non è possibile…o magari…?

Indietreggiò ancora, andando a sbattere contro l’inferriata del letto. Sasuke la sovrastava, caricò il braccio, pronto a colpire.

Pronto ad uccidermi.

Ancora sangue. Il viso di Hinata ne era coperto. Una mezza luna bianca riluceva in mezzo a tutto quel rosso. Rideva.

Sasuke tossì ancora sangue-Mi hai… avvelenato?

Tra le mani Hinata stringeva una siringa vuota. Le dita tremanti la lasciarono cadere, mentre rotolava tintinnando sul pavimento. La stessa euforia che aveva provato prima le scuoteva le membra intorpidite.

Si, sono ancora viva.

Sasuke aveva smesso di vomitare sangue. I suoi occhi erano fissi su di lei. Dentro impossibile leggervi niente come rimpianto, dolore, paura o odio. Al di sopra delle emozioni. Come era sempre stato lui.

Sono libera.

-Cre…-respirava ancora. Hinata sollevò il Tanto.

-Credi che la mia morte ti porterà a qualcosa?- Hinata abbassò il coltello, pensierosa.

-Si. - rispose -Questa mia sofferenza è opera tua.

Sasuke le rispose con un sorriso ironico mentre sputava altro sangue.

- I-insomma! È tutta colpa tua! È colpa tua se muori! Non mi lasci altra scelta! Sei stato tu a portare il grigio, la tua indifferenza! Tu mio odi, ti vedevi inabissare nella tua solitudine e…

- Que…sti sentimenti sono tuoi quanto miei.

Incrociò il suo sguardo. Le stava mentendo? Non…

Urlò. Lì lo vide, nei suoi occhi, il grigio. Dove non lo aveva mai scorto.

Si specchiò al suo riflesso. La follia che aveva intravisto in Sasuke non era che la propria. Vide il riflesso dei suoi occhi. Una volta erano stai bianchi. Lo specchio negli occhi di Sasuke la accusava, la costringeva a vedere la propria immagine. Prova testimoniale della sua colpevolezza.

La lama scese con violenza, uno, due, tre volte. Finalmente i suoi occhi si chiusero. 

Tutt’intorno era solo sangue.  Ancora stretta tra le dita contratte, quella lama imperlata di lacrime corallo riluceva gelida. Quel colore vibrava sulle pareti, tra le lenzuola, sul suo viso.

Chiuse gli occhi aspettando che il suo battito cardiaco rallentasse.

Quel nuovo colore riempiva tutto era tondo, perfetto. Non c’era più posto per il grigio. Non c’era più posto per il vuoto, la paura, l’odio, la solitudine. Aveva concentrato tutte le sue emozioni in quel colore. Era stato Sasuke a mostrarle il grigio. Ma ora… Sasuke era stato il diretto responsabile, si! Sacrificandosi le avrebbe ridonato la vita, a partire da quel rosso col tempo avrebbe ricordato tutti i colori.

 

Entrambi siamo già morti da tempo, Sasuke. Si è fantasmi già quando non si vive più nel cuore di nessuno. Avevamo solo noi due. Io e te, te ed io. E a sostenerci un reciproco odio. Solo perché nell’altro vedevamo la parte che più disprezzavamo in noi stessi. Ci odieremo anche nella morte, vero? Che fine meschina abbiamo portato a termine.

 

Ancora rideva quando la bendarono, le strinsero ruvide corde le strindero i polsi e fu portata via.

 

 

 

Oops edit, avevo dimenticato di salvare il testo con il commento -.-

Questa fanfiction ha partecipato al concorso “Scegli un colore” indetto da Lady Vampire classificandosi VI ex aequo.

Quella che vi propongo è una versione lievemente modificata, perché mi sono accorta, rileggendola dopo tempo e grazie alla recensione di Lady Vampire che presentava delle falle terribili (_ _)’’

Che altro dire?

Più che una fanfic sui colori (e sulla solitudine) è più una sull’egoismo, avete notato?

C’è Hinata egoista, che vuole Naruto senza aver mai fatto nulla per averlo(trovo che questo aspetto del suo carattere sia molto interessante, ma un po’ OOC forse?)

C’è Sasuke egoista, che desidera solo porre rimedio alla solitudine che sente e lo cerca con Hinata, con Sakura, non gliene frega del mondo eppure non riesce ad essere deltutto cattivo.

C’è Sakura egoista, ama Sasuke eppure esce con Naruto. Per lui prova un sentimento simile più ad un mite affetto che all’amore. Anche dopo essersene resa lei conto lo sposa.

C’è Naruto egoista, nonostante sappia che Sakura non lo ama e non lo potrà mai amare si finge cieco e reagisce alla confessione di Hinata nascondendosi alla realtà.

 

Insomma come mia prima angst è stata un fallimento totale XDD. Jaa ne!

 

  
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