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Autore: _MaddyMads_    21/07/2014    2 recensioni
“Senta prof, so che lei mi odia, ma vorrei recuperare l’insufficienza, non è che mi potrebbe dare un consiglio su come fare?” chiesi schietta e gelida. Lui scoppiò in una risata agghiacciante. [...] “Oppure ripetizioni!” disse Giorgia, la mia migliore amica, spuntando dal nulla. [...] Non appena ci fummo sedute ai nostri posti scoppiai e dissi sottovoce a Giorgia: “Come hai potuto? Sai che se mi devo far dare ripetizioni dovrò chiedere a Riccardo, vero?” lei annuì sorridente e io le schiaffeggiai la mano. “Andiamo! Quando mai ti ricapiterà l’occasione di vedere Ricky a torso nudo tutto sudato?”
* * *
Quando Vanessa deve chiedere a Riccardo di darle ripetizioni in Educazione Fisica (il professor Palazzo reclama i propri diritti: "La Ginnastica è una materia non meno importante delle altre!"), lui si trova costretto ad accettare, poichè le loro madri sono migliori amiche; ed essendo tali, desiderano che anche i propri figli vadano d'amore e d'accordo. Purtroppo non sono a conoscenza del fatto che i sopracitati figli abbiano un rapporto antitetico alle parole "amore" ed "accordo"...
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Confusione

Rick’s pov

 

Che cosa potevo fare? Vederla lì, con la benda piena di sangue intorno alla testa faceva un male cane. Aveva sbattuto la testa contro il muro mentre era svenuta, causandosi una lieve emorragia cerebrale. Niente di grave, ma se quel bastardo non l’avesse toccata non le sarebbe successo niente… quel bastardo!
Ero soddisfatto del mio lavoro, l’avevo conciato per le feste. Nessuno poteva toccare la mi… nessuno poteva toccare Vanessa. Oh, al diavolo! Non serviva a niente correggersi! Dicendo o non dicendo il “mia” il mio era comunque un atteggiamento di gelosia. Beh, ormai era innegabile, ero attratto da lei.
E non solo fisicamente, quello lo sapevo già dalle medie, ma anche per il suo carattere. Il suo non darmela vinta mi attirava. Poteva infastidirmi quanto voleva, ma non era un fastidio fastidioso. Non so se capite… vabbè su, sono un maschio, lasciatemi svarionare. Un fastidio fastidioso l’avevo provato vedendo quel maiale ubriaco addosso alla MIA Vane. Che liberazione. Finalmente l’avevo ammesso! Lei mi piaceva, e anche molto, e, seppur il mio orgoglio maschile mi gridava che stavo facendo una cazzata e che se si fosse svegliata mi avrebbe visto in atteggiamenti decisamente non da me, non potevo fare a meno di stare lì con lei, tenendole la mano. Era l’unica cosa che potessi fare, e comunque non mi dava fastidio stare lì con lei.

 

Anzi…

Guardai il suo viso: aveva, ovviamente, gli occhi chiusi, e un qualcosa di nero era sparpagliato su tutte le sue guance. Non so cosa fosse, o meglio, sapevo che era qualcosa che c’entrava col trucco ma non sapevo il nome del cosmetico. E poi guardai la sua bocca, socchiusa, e non riuscii a impedirmi di ripensare (o meglio, non ci provai nemmeno) a quel bacio al sapor di cioccolata. La tentazione di baciarla era forte, ma non volevo approfittarmi del suo sonno per fare una cosa che volevo fare.
Volevo che lei fosse cosciente del bacio, volevo che lei mi guardasse negli occhi prima di poggiare le sue delicate labbra sulle mie…
No, quello non ero decisamente io. Ma che cazzo mi stava succedendo? Che fine aveva fatto lo stronzo, orgoglioso e spavaldo Riccardo Canepa? Che cosa mi aveva fatto lei per farmi diventare così… smielato?
Erano quelle le domande che mi ponevo quando sentii una lieve e debole pressione alla mano. Alzai di scatto lo sguardo, prima di vederla sbattere le palpebre, smarrita.

 
Vane’s pov

 


Beh, inutile dire che non appena mi svegliai sentii un dolore lancinante alla testa, che non riuscivo a muovere un solo muscolo e bla bla bla. Fosse stato quello il peggio… il peggio era che sentivo la mano andare letteralmente a fuoco.
Sentivo delle formichine partire dalle mie dita e camminare lungo tutto il braccio, poi sulla schiena per diffondersi in tutto il corpo. E quando mi accorsi il perché di quella brutta sensazione la mia opinione cambiò subito: era decisamente una bella sensazione, bellissima, stupenda, strabiliante, sublime.

Non iniziai a chiedere “perché sono qui? Cosa mi è successo? Oddio voglio la mammaaaa”, anche perché la mia capacità di gestire il linguaggio se ne andò a puttane non appena fissai i miei occhi nei suoi, che speravo mi stessero guardando già da un po’.
Non sapevo cosa dire, in effetti volevo sapere cosa mi fosse successo, ricordavo di essere svenuta, ma non pensavo che si finisse all’ospedale (direi che le pareti bianche e i meccanismi vicino al mio letto – ma fortunatamente non attaccati a me – fossero la prova schiacciante del fatto che quello fosse un ospedale)  per uno svenimento. Lui invece sembrava in imbarazzo, non saprei perché. Forse perché mi stava tenendo la mano, atteggiamento non da lui, o forse per qualche suo pensiero.
Chi sa… avrei tanto voluto che lui si trasformasse in un libro in modo che io potessi leggere i suoi pensieri. Vidi le sue labbra muoversi, ma capii poco delle sue parole, il suo era un sussurro MOLTO sussurrato.
“Co-cosa?” balbettai. Mi spaventai della mia voce: roca, assonnata e gutturale.
Oddio! E se avesse pensato che ero andata all’ospedale perché volevo trasformarmi in uomo?

“La testa. Ti fa male?” disse, questa volta un po’ più ad alta voce e accennando col capo alla mia testa.
“Un po’…” ammisi.
“Immagino, con la botta che hai preso…” Ah, avevo preso una botta. Buono a sapersi! In ogni caso mi bastava sapere quello, anche perché ero concentrata sulla sua mano, che non accennava a staccarsi dalla mia. Mi venne in mente una frase:

Stai tranquilla Vane, ci sono io… sono Rick…”

“Sei stato tu?” sussurrai, ma lui sentì.
“A fare cosa?” chiese, alzando un sopracciglio.
“A picchiare il tipo, a sussurrarmi di stare tranquilla…” si irrigidì, e questo mi diede la conferma che ciò che avevo detto era giusto.
“Io… ero spaventato per te, sei comunque la ragazza con cui sono cresciuto…” Oddio. Pensavo di morire d’infarto, altro che testa.
“Grazie, comunque…” dissi.

Improvvisamente la porta della stanza in cui mi trovavo si aprì, e i miei genitori si tuffarono su di me.
“Oh, piccola mia!”… “Tesoro, come stai?”… “Quanto sangue!”…
“Sto bene, grazie mamma, grazie papà.” Feci un sorriso forzato, e la testa mi fece male.
I miei, e anche Rick, che mi strinse un pochino la mano (fui felice di capire che non me l’aveva mai lasciata) capirono dalla mia smorfia che “stare bene” non era sinonimo di ciò che provavo io.
“Ma cosa è successo? L’infermiera che ci ha chiamati ci ha solo detto di venire di corsa senza spiegarci nulla…” disse mio padre.
“Beh, io e Daniele stavamo camminando in quella strada buia quando abbiamo sentito Vane urlare. Io ho riconosciuto subito la sua voce, e quando abbiamo capito da dove venisse e perché Vane avesse urlato così…” iniziò Rick.
“Cosa è successo? Vai al sodo, ragazzo!” strillò mio padre in preda ad una crisi di nervi.
“Beh, c’era un ragazzo che…” continuò Rick, ma lo interruppi.
“Cercava di avvicinarsi a me. Per fortuna non ci è riuscito – dissi guardando Rick, sperando che capisse che non volevo che i miei sapessero cosa fosse successo veramente – la mia autodifesa è ancora buona. Purtroppo però, per via della fatica fatta a danza e per lo spavento le mie gambe non mi hanno retta e sono caduta sbattendo per terra la testa, o almeno credo…”

“Si, è andata esattamente così. Poi l’abbiamo portata all’ospedale quando ormai era svenuta.” Lo ringrazia mentalmente, tante, troppe volte. Aveva capito, lui mi aveva capita. Sorrisi improvvisamente. Certo, con lo sguardo che gli avevo lanciato non poteva non avermi capito, ma scemi com’erano i ragazzi d’oggi mi sorpresi e fui felice che proprio lui mi avesse dato corda. Proprio lui, che in un altro giorno avrebbe detto il mio esatto contrario. Sperai che tutta quell’apprensione non fosse dovuta al fatto che mi trovassi in un ospedale con la testa fasciata e sanguinante; poi però pensai che al solito Rick non sarebbe fregato un cazzo, che mi avrebbe fatto fare la figura della bugiarda anche se fossi stata in punto di morte. Si, era decisamente una giornata strana. Lui era strano. Mi appuntai mentalmente di chiedergli, non appena fossimo stati soli (SE lo fossimo stati), del perché di quello strano cambiamento. 

“Ma… voi?” chiese mia madre, continuando a fissare le nostre mani, sempre l’una nell’altra. A quella mezza domanda cercai di scostare subito la mia mano dalla sua, ma lui me la tenne stretta, facendomi capire che non l’avrebbe lasciata andare.

“Noi…” iniziò Rick, ma io lo interruppi nuovamente.
“Noi dobbiamo parlare.” Guardai mia madre, che capì immediatamente (e da quanto capii fu molto felice di lasciarci soli, dato che era sempre stato il suo sogno una storia tra me e Rick).
“Tesoro vieni, andiamo a chiedere all’infermiera se ha qualcosa da mangiare per Vanessa.” Disse mia madre, trascinando mio papà, molto confuso, fuori dalla stanza.

Eravamo soli. Io e Rick… andai dritta al punto.

“Sei strano. Che ti succede?” veloce e immediato. Celer et immediate. Feci un “tick” vicino all’appunto mentale che avevo preso poco prima.
Come scottato, Rick lasciò andare la mia mano. Ci rimasi un po’ male, ma non lo diedi a vedere.

Vedendo che non rispondeva alzai un sopracciglio. “Beh?” chiesi, impaziente.
“Beh… perché dovrei essere strano?”

“Perché si... insomma, mi stringi la mano, resti vicino a me, non mi prendi in giro… non che mi dispiaccia, però tutto questo è strano da parte tua.”

“Le persone possono cambiare.”

“Così velocemente? E poi… TU?”

Ero sbalordita. Non poteva avere detto una cosa del genere! Lui era il cattivo ragazzo, lo stronzo, quello che rideva se ti facevi male, non quello che ti teneva la mano e ti guardava con aria compassionevole. Anche perché io non volevo la sua compassione. Ero abituata a cavarmela da sola e sapere che qualcuno provasse compassione per me mi urtava i nervi. Soprattutto non dovevo sembrare debole davanti a lui. Sarebbe stato un colpo basso per me, nonostante lui in quel momento sembrasse molto più fragile di me. Sembrava sull’orlo delle lacrime, sembrava… un ragazzo normale. Mi resi conto che non avevo mai considerato Riccardo un ragazzo normale. Lui per me era lo stronzo, privo di sentimenti umani. Eppure lui era umano e magari qualche sentimento lo provava.

“Io… beh, sono cambiato ok?” e detto questo si alzò dalla sedia e fece per andarsene. Non appena appoggiò la mano sullo stipite della porta però si fermò, pronunciando le parole “Oh al diavolo!”.

E tornò indietro.

E appoggiò le sue labbra sulle mie.

E mi strinse leggermente a sé attraverso le lenzuola del lettino dell’ospedale.

E mise una mano tra i miei capelli, massaggiandoli.

E poi se ne andò, lasciando un vuoto nella mia anima.
 
                                                                                            *          *          *


Dopo quattro giorni ritornai a scuola. Avevo ancora un cerotto in testa che non mi donava affatto, ma dovetti accettare anche quello. D’altra parte, i prof non mi interrogarono pensando che affrontando un’interrogazione la mia testa sarebbe prima o poi esplosa.
Cercavo in tutti i modi di non pensare al bacio che Rick mi aveva dato e per lo più lo stavo evitando senza nemmeno occuparmi di non darlo a vedere. Altrimenti ad esplodere sarebbe stato il mio cuore.
Stavo giusto parlando con Giorgia di quanto fosse bella la vita da single quando una figura alta e bionda si stagliò davanti a me.

“Bruzzone, potresti lasciarci da soli?” la richiesta risultò quasi un ordine. Guardai Giorgia, nella speranza che capisse che non volevo rimanere sola con lui, ma credo che avesse il terrore di Rick, poiché scappò a gambe levate. Mannaggia a lei!

“Mi stai evitando?” chiese Rick. Non ebbi il coraggio di alzare gli occhi su di lui. Non potevo guardare i suoi occhi, sarei caduta in un vortice di emozioni troppo forte, troppo travolgente per poterlo fermare. Avrei visto le migliaia di sfumature che i suoi occhi contenevano, mi sarei tuffata in un caleidoscopio di colori che non potevano essere attribuiti agli occhi di un essere umano. Ok, forse quando dicevo di non aver mai considerato Rick come un essere umano mi riferivo al fatto che lui era troppo bello per essere umano.

“N-no.” Balbettai, risuonando convincente forse per una balbettante bambocciona banda di babbuini.
Stavo facendo pensieri a caso. Nella mia testa risuonava la melodia “Che confusione, che cuoco pasticcione!” dello Zecchino d’oro. Si, stavo decisamente sclerando! E la sua vicinanza non aiutava affatto. Ero disperata… un contrasto di emozioni mi vagava nello stomaco. Mi veniva quasi da vomitare per l’agitazione. Perché cavolo Riccardo Canepa, si proprio quell’essere insipido e stronzo che tanto odiavo, doveva farmi quell’effetto?

“A me sembra proprio di si. E guardami quando ti parlo, cazzo!” urlò quasi, prendendo con le dita il mio mento e costringendomi a guardarlo. Non lo avessi mai fatto… quel giorno era più bello del solito. I capelli biondi erano senza gel né lacca, erano allo sbando, si vedeva che fossero morbidi, e percepivo il loro odore di shampoo nonostante non li stessi annusando. I suoi occhi… beh erano esattamente come li avevo immaginati: una miriade di sfumature verdi, azzurre, grigie e gialline. Le sue labbra erano serrate, non vedevo i denti bianchi, ma potevo immaginarli. Era incazzato, o meglio, FURIOSO. Meravigliosamente furioso.

“Senti Rick, che cazzo vuoi da me, si può sapere? Lasciami stare!” urlai di rimando, incapace di contenere tutte le emozioni che provavo. Dovevo sfogarmi.

“Io voglio te, lo capisci?” disse, ma non mi fermai a guardare cosa stesse provando lui. Perché il mio cuore perse un battito. Le mie gambe stavano per cedere. Strabuzzai gli occhi, incapace di niente. Deglutii a fatica, poiché avevo la gola secca. Mi aggrappai a lui, per non cadere e perché era la cosa migliore che potessi fare. Feci combaciare le mie labbra alle sue, perché era la risposta migliore che gli potessi dare.

Angolo autrice:

Eccomi qui… dopo quasi un anno. Non so veramente come chiedervi scusa, so che aspettare così tanto non è bello e soprattutto vi capisco perché sono la prima ad odiare le autrici quando non aggiornano per mesi. Quindi, se mi odiate vi capisco :(  A parte ciò… sono tornata con un capitolo che era mezzo scritto da ottobre, poi sono successi vari casini e la mia vita si è complicata, forse perché sono un po’ cresciuta o forse perché le prime delusioni sono veramente difficili da superare. A parte ciò, so di essere e di scrivere in modo meno simpatico, ma non riesco a non scrivere qualcosa di più poetico nella storia… il classico sta facendo effetto! Ahahah D:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, sappiate che se non vi è piaciuto e scriverete critiche vi capirò nuovamente! Ok, sto esagerando, sono veramente un po’ fuori di testa e logorroica questa sera. Forse perché mi era mancato scrivere ed avevo così tante cose da dirvi!
Comunque sto pensando ad un’altra storia, è in fase di elaborazione ;) Credo si intitolerà “Spy Girl” o qualcosa del genere, ma fidatevi che sarà geniale. Ho delle idee fantastiche, ragazze! Non ho niente contro Rick e Vane, ma mi rendo conto che Ginnastica possa sembrare un po’ banale. Beh, sappiate che “Spy Girl” non avrà nulla di banale. Seguitemi e… RECENSITE!
Baci, _Maddy <3
 

  
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