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Autore: Serpentina    22/07/2014    8 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Ho un’ottima notizia: sono ufficialmente in vacanza! Sistemate alcune noie burocratiche con l’università (la prossima segretaria che si lima le unghie mentre le parlo riceverà un buono per una vivisezione gratis) potrò riposarmi e isolarmi nell’eremo, ehm, volevo dire, godere della pace e della tranquillità di casa. Buone vacanze a chi è già in ferie, e un bacio e un abbraccio virtuali a chi non lo è. Buona lettura!
 



Vulnerable




“A volte è meglio rimanere così, nel proprio guscio, chiusi in sé stessi. Perché basta uno sguardo per vacillare, basta che qualcuno tenda la mano perché immediatamente si avverta quanto si è fragili e vulnerabili, perché tutto crolli come una piramide di fiammiferi.”
Delphine de Vigan, Gli effetti secondari dei sogni

Faith era rimasta sorpresa quando Franz aveva accettato di restare a dormire a casa sua. In realtà, una piccola parte di lei aveva sperato rifiutasse: da troppo tempo la sola compagnia che aveva nel letto era Agatha, abituata a ronfare acciambellata sul cuscino una volta appartenente a Cyril. Fortuna che Franz non era appiccicoso: dopo qualche minuto di baci si era girato dall’altra parte, emettendo versi indistinti, e l’aveva lasciata dormire in pace.
Sbadigliando vistosamente si mise a sedere, piena di buonumore ed energia, che si spensero non appena si rese conto che l’altra metà del letto era vuota. Sbuffando, inveì mentalmente contro Weil, che avrebbe almeno potuto avere la decenza di fare colazione insieme a lei, prima di andarsene. Provò una punta di fastidio nel sentirsi come creta nelle sue mani, vulnerabile come forse non era stata neppure con Cyril, che aveva indubbiamente amato.
Si riscosse quando udì dei rumori provenire dalla cucina; con Agatha alle calcagna irruppe nella stanza, trovandosi di fronte a una visione tale da animare il suo “cervello inferiore” nonostante l’intontimento mattutino: Franz, in mutande, chino con la testa nella credenza, intento a rovistare borbottando imprecazioni.
Divertita, si acquattò alle sue spalle e gli palpò spudoratamente il sedere, esclamando –Il buon giorno si vede dal mattino!
–Per rendere buono il mio dovremmo… avremmo potuto stanotte, se non… maledetta Bridget!- sbottò lui, serrando la presa su un innocente vasetto di marmellata.
La Irving sorrise e replicò –Trattalo bene, contiene la migliore marmellata di more del mondo… quella di mia nonna.
Weil si scusò, posò il vasetto sul pavimento e sospirò –La famosa nonna Mary! Da quanto e come ne parli si direbbe un essere mitologico!
–E’ un modo carino per esortarmi a fartela conoscere?- ridacchiò Faith, per poi aggiungere, alzandosi, imitata da Franz –Se non hai da fare questo fine settimana, sarei felice di mostrarti il pittoresco villaggio di Hangton. Ora andiamo a vestirci, non si sa mai…
–Sì, sì, subito… dopo un bacetto- mugolò Franz, infilando senza indugio una mano sotto la culottes della Irving per ricambiare il palpeggiamento.
Dopo una flebile protesta, Faith cedette, abbandonandosi a un lungo bacio, migliore di qualunque colazione.
–Franz, basta. Franz. Franz, cazzarola, fermati!- sbraitò Faith. –Di solito mi do al pomicio super flash turbo, ma non davanti a una finestra! Potrebbero vederci!
–Chi? Faith, la gente a quest’ora o dorme o sta al lavoro. Non ci vedrà nessuno.
–Buongiorno, dottoressa!- squittì una vocetta ai due fin troppo familiare. –Oh, ma è in dolce compagnia! Buongiorno anche a lei, dottor… Weil, giusto?
–G-Giusto- rispose Franz, stupefatto che la donna ricordasse il suo nome.
–Mi mancavano queste scene; da quando Cyril è emigrato nell’altro emisfero gli unici esseri di sesso maschile a varcare la soglia di casa sua sono stati quei suoi amici rumorosi e tutti impegnati, eccetto quel poco di buono di Brian Cartridge, che ha tenuto a bada, per fortuna sua… si è cacciato in un brutto guaio! Non ne verrà fuori facilmente, ma credo se lo meriti, quelli come lui fanno sempre una brutta fine. Io, Griselda e Dora eravamo così preoccupate per lei, cara, ma adesso c’è il caro Weil, un tipo a posto, a prendersi cura di questo fiore nel migliore nei modi, per cui possiamo stare tranquille!- “Santo cielo, ma non riprende mai fiato?”, pensò Franz, quando Mrs. Fox proseguì col monologo, passandoli ai raggi X con i suoi occhietti vispi –Sebbene la sua indipendenza sia ammirevole, dottoressa, concorderà con me che un uomo in casa ci vuole.
Faith si coprì gli occhi con una mano e avvampò.
–Sapevo che sarebbe successo- esalò, pensando che se quell’odiosa megera fosse stata sua nonna, e lei Cappuccetto Rosso, invece di chiamare il cacciatore avrebbe dato al lupo un digestivo per mandarla giù meglio. Raccolta sufficiente calma, la salutò con un cordiale quanto falso –Salve, Mrs. Fox! Splendida giornata, vero?
–Magnifica- rispose l’anziana donna con apparente bonomia. –Anche se un tantinello fredda. O forse sono l’unica a sentir freddo, dato che la vecchiaia mi ha raffreddato i bollenti spiriti.
Faith boccheggiò; aveva colto l’allusione alla quasi completa nudità sua e di Franz, che non tradì alcuna emozione, anzi, alle parole dell’insopportabile ficcanaso sorrise sardonico e, a testa alta, replicò –Per essere marzo fa piuttosto caldo, secondo me... oppure, chissà, potrebbe essere febbre. Se vuole scusarci, andiamo in una stanza senza vista, io e la qui presente Irving dobbiamo visitarci a vicenda.
Lo shock di Faith fu tale da non permetterle di dire nulla di sensato; si limitò a impallidire e visualizzare con l’occhio della mente le tre Parche mentre sparlavano di lei e della sua vita peccaminosa. Non appena ebbe recuperato l’uso della parola, sbottò –Ti ha dato di volta il cervello? Adesso quella vecchiaccia penserà che sono una pervertita!
–Che ti frega di cosa pensa quella strega?
–Non voglio che spargano per tutta Londra la voce che sono una... una… hai capito.
Franz ridacchiò, la gettò di peso sul letto, si sdraiò al suo fianco e sospirò –Non capisco perché ti preoccupi, l’importante è che io non pensi che sei quel genere di donna. Non che potrei mai pensarlo: non ho l’abitudine di giudicare le mie partner, per me potresti aver avuto mille uomini, non farebbe differenza… a patto che mi conceda l’esclusiva.
–Tranquillo- mormorò Faith tra un bacio e l’altro, –Sei capitato con una monogama seriale.
–Nonché dottoressa perversa- ridacchiò lui, abbassandosi per baciarle l’ombelico; aveva scoperto che era un punto particolarmente erogeno di Faith, e intendeva approfittarne.
–Franz, Franz, ricorda che non abbiamo… ah! Precauzioni, perciò non… oddio!
–Ti fidi di me?
–Sì- rispose lei, –Ma fossi in te sceglierei un’altra frase topica: l’ultimo che l’ha detto è morto guardando la sua bella allontanarsi sana e salva!
Weil scoppiò a ridere, solleticando la pelle della giovane donna col suo respiro caldo. Incurante dei brontolii del proprio stomaco, scostò una gamba di Faith per sistemarsi più comodamente e, mentre le baciava e mordicchiava l’interno coscia, pose fine alla conversazione con un malizioso –Rilassati, dottoressa Irving, stai per ricevere una visita molto, molto approfondita.

 
***

Quando Robert Patterson e Harry James videro il loro massiccio amico Chris con l’aria affranta e un occhio nero, credettero di avere le traveggole. Dimentichi dei propri problemi, gli si avvicinarono titubanti e gli chiesero –Chi ti ha ridotto così, Chrissino?
In quel momento passò loro accanto una raggiante Maggie Bell, la quale si avvicinò all’urologo e gli diede una simpatetica pacca sulla spalla, prima di chiocciare –Certo che la ragazza picchia duro! Mi dispiace ti abbia dato un pugno, però te la sei cercata.
Sconcertati dalle parole della ragazza, i due esalarono –Ti ha pestato una femmina?
–Lo ammetto: è stata una donna a farmi nero.
–E tu non le hai reso il favore?- sbottò Harry, per poi aggiungere, in risposta alle occhiate scandalizzate rivoltegli dagli altri due –Sono il primo a disapprovare la violenza sulle donne, ma se è stata lei a cominciare…
–Non farei del male a una mosca- replicò Chris ( detto da un omone grande e grosso come lui suonava quasi comico). –Men che mai a Erin.
–Ti ha menato la tua ragazza?- esclamarono in coro Harry e Robert, esibendo due identiche espressioni allibite.
–Esatto- sospirò stancamente Chris. –Eravamo andati a fare quattro salti. L’ho lasciata sola cinque minuti per andare in bagno e al mio ritorno ho beccato un verme a importunarla; mi sono incazzato e sono intervenuto subito: nessuno può ronzare intorno alla mia Erin. L’ameba se n’è andata ed Erin ha cominciato a inondarmi di insulti incomprensibili, data la velocità con cui parlava, mi ha tirato un pugno dritto in faccia e se n’è andata.
–Non hai raccontato tutta la storia- soffiò la diretta interessata, sbattendo una pila di cartelle cliniche sul tavolo. –Hai omesso la frase da barbaro con cui ti sei liberato di quel mollusco: “Giù le zampe da lei, è proprietà privata”. Proprietà! Ti rendi conto? Mancava solo che grugnissi “Io Tarzan, tu Jane” battendoti il petto, poi eravamo a posto. E osi lamentarti di un misero occhio nero. E’ persino troppo poco!
–M-Ma… io…
–Tu adesso taci e mediti sul tuo atteggiamento da troglodita- sibilò la psichiatra. –Quando avrò deciso se perdonarti, te lo farò sapere.
Chris non perse tempo: sbiancò e le corse dietro, urlando –Come sarebbe a dire se perdonarmi? Perdonarmi di cosa? Erin!
–Come mandare a puttane un rapporto con una sola frase: Chris lo sta facendo nel modo giusto- ridacchiò Harry mentre li guardava allontanarsi.
–Sempre meglio di te, che non hai nessuna relazione- osservò Robert. –Oppure ce la tieni nascosta?
–Spiacente di deluderti, nell’armadio ho solamente scheletri. Niente donnine- scherzò il radiologo, stropicciandosi le palpebre da sotto gli occhiali. –Esclusa qualche “botta e via”, praticamente le uniche con cui mi rapporto sono quelle che lavorano qui e mia sorella.
–Che tristezza!- esclamò Robert, arricciando il naso. –Perché non ti rivolgi alla Irving? E’ un portento negli affari di cuore!
Per tutta risposta Harry si alzò, gli mostrò il medio, sbuffò e se ne andò senza proferire parola.

 
***

Da più di cinque minuti Maggie, impalata di fronte alla porta del pub ‘The Irish Stallion’ ripeteva una precisa sequenza di gesti: si mangiucchiava le unghie, chiudeva gli occhi, avvicinava il pugno alla porta per bussare, ci ripensava e faceva scivolare il palmo aperto sul legno lucido.
“E se fosse impegnato? No, l’apertura è tra mezz’ora. Allora perché non è qui a pulire e a litigare con sua sorella o qualche altro dipendente? E se non volesse vedermi? Lo capirei, se avessi potuto mi sarei sputata nell’occhio! No, no, no, così non va. Calma e sangue freddo, Maggie. Forza e coraggio e bussa. Sei riuscita a fare tre conizzazioni e a mandare a fan.. a quel paese Patterson, puoi farcela!”
–Margareth?
Maggie trasalì, si voltò e pigolò –Ciao! Credevo fosse aperto. Io… volevo… vederti.
–Se lo dici tu. Scusa se non mi sono fatto sentire, sono stato impegnato a mandare avanti il pub e a quel paese i fornitori idioti- rispose Ian (perché di lui si trattava) esibendo un’espressione colpevole poco convincente.
–Guarda che ho capito che mi eviti, per questo sono qui… ti devo una spiegazione.
Ian scrollò le spalle, la fece accomodare nello stanzino sul retro che aveva adibito a ufficio e sospirò –Sono felice che sia passata, ma non mi devi spiegazioni; sono adulto, capisco da me cosa significa se una ragazza si scosta quando tenti di baciarla.
–Non mi sono scostata, mi sono semplicemente girata!- precisò Maggie.
–Il risultato è lo stesso. Messaggio recepito- ringhiò lui, dandole le spalle. –Ora, se vuoi scusarmi ho un pub da…
La Bell sbatté violentemente un piede sul pavimento e ululò –Hai recepito il messaggio sbagliato, coglione!
–Cosa?
–Scusa, eh, ma per chi mi hai presa?- ruggì Maggie con una tale rabbia da far sobbalzare Ian, che mai avrebbe sospettato che qualcuno tanto dolce potesse infuriarsi così. –Pensi che baci la gente così, alla cazzo di cane?- si coprì la bocca con le mani. –Oddio, scusa, di solito non parlo come Diane, ma mi hai fatto veramente salire l’istinto omicida!
–Me ne sono accorto- sussurrò a mezza voce, sperando che lei non l’avesse udito.
–Quel che intendo dire- proseguì Maggie, che non aveva sentito (o aveva scelto di ignorare) il commento ironico dell’irlandese, –E’ che avrei avuto la coscienza sporca se ti avessi baciato; mi sembrava ingiusto, oltre che poco serio, dopo che ti ho rotto l’anima per settimane con la mia cotta per Robert. Però mi piaci, e vorrei uscire di nuovo con te… se ti va.
Ian finse di riflettere, quindi le si avvicinò, la baciò sulla guancia e rispose –Domani sera? Ah, naturalmente il posto lo scegli tu. Una volta ciascuno non fa male a nessuno!

 
***

Quando si imbatté in - o meglio, si scontrò con - Faith Irving, il primo pensiero di Harry James fu: “Parli del diavolo e spuntano le corna”; aveva infatti trascorso l’intera durata del turno a tentare di ficcare in quelle zucche di marmo dei suoi amici che non aveva bisogno di una consulente sentimentale, né tantomeno di una wing girl, sinonimo moderno di “ruffiano”. Purtroppo il suo piano di evitarla venne stroncato sul nascere dal gioviale saluto della Irving.
–Guarda un po’ chi si vede. Anche tu cliente di Freddie?
–Nemmeno per sogno!- sbottò lui con evidente imbarazzo. –Per quel che vale ci va mia sorella, dice che ha le mani d’oro.
–Non sei suo cliente perché è una donna?
–Ehm… ecco, io non… cioè…. e va bene, lo confesso: per certi versi sono all’antica, una donna meccanico non mi ispira fiducia. Per carità, può essere bravissima, però non le lascerei quel rottame della mia auto.
–Rilassati, cazzarola! Non ti ho messo sotto processo, la mia era una semplice domanda- ridacchiò Faith, cui non era sfuggito il rossore che aveva tinto per pochi istanti le guance dell’altro. –Possibile che prenda tutto sul serio?
–Scusa, sono sempre teso dopo un turno- replicò Harry.
–Sei sempre teso e basta- ribatté Faith. –Abiti da queste parti?
–Cos’è, un interrogatorio?
–Dalle mie parti la chiamiamo “civile conversazione”. Se ti senti particolarmente orso, però, possiamo finirla qui.
–Ti hanno mandato loro, vero?
–Non ho bisogno di essere mandata a far riparare la mia Nina, so fare da sola. Sappi, però, che ti manderò io in quel posto, se non mi dici perché ce l’hai con me- soffiò Faith.
Harry sbuffò –Rob e Chris - grazie al cielo Franz ha abbastanza cervello da lasciarmi in pace - si sono fissati con la malsana idea di trovarmi una donna, e hanno minacciato di rivolgersi a te, se non avessi provveduto da solo. Per questo ero sospettoso.
–Onestamente non condivido la minaccia, ma concordo sull’urgenza di sistemarti. A dirla tutta, non mi capacito che tu sia single!
–Se ti sentisse Franz…
–Franz è geloso di chiunque, uno in più non farebbe differenza. Tornando a cose serie, è incredibile che certi stronzi abbiano la ragazza e tu no: hai un buon lavoro, sei carino, il classico bravo ragazzo ad alta fedeltà… dovresti avere un codazzo di fans!
–Chi ti dice non ce l’abbia?
–Non prendiamoci in giro, James- sputò la Irving, prima di decidere di giocare a carte scoperte. –Se lo avessi, lo saprei. Non mi chiamano Asso di Cuori per niente. Infatti, ulteriore conferma della mia abilità, ho capito una cosuccia… no, non te la dirò; agirò direttamente, così non potrai mettermi i bastoni tra le ruote. Meriti anche tu la possibilità di farti beccare da tua sorella dopo una notte di sesso selvaggio!
–Cosa ne sai di… aah, lascia perdere!
–Ecco, bravo, arrenditi alla realtà: io sono onnisciente. O quasi. Posso farti una domanda?
–Tecnicamente l’avresti già fatta, ma te ne concedo una seconda- rispose scocciato Harry.
–Mi frulla in testa da un pezzo: perché sei venuto da me? Per Meg, intendo. Perché ti importava che smettesse di buttarsi via per Robert?
–Non sarebbero fatti tuoi, ma te lo dirò ugualmente: mi dispiaceva che quella poveretta soffrisse perché…. una volta mi sono trovato nei suoi panni. Lei aveva qualche anno più di me e un fidanzato distante. Quando ho realizzato che mi stava soltanto usando sono stato malissimo. Non lo augurerei al mio peggior nemico, figuriamoci alla Bell, che è la dolcezza fatta persona!- sbuffò una risata priva di allegria e mormorò –Sono riuscito a sconvolgerti, Irving? Strano, hai appena dichiarato di essere onnisciente!
Faith aprì bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono, era troppo scioccata dalla rivelazione del radiologo amico di Franz.
–Io… ti ho mal giudicato. Mi dispiace. Ero convinta fossi freddo e scostante, invece sei scottato da una brutta esperienza.
–Lieto che abbia afferrato il concetto, Irving- esalò Harry, sperando che la conversazione finisse presto: aveva una fame da lupo e sua sorella si rifiutava di cucinare se non era in casa per paura tardasse e, di conseguenza, il cibo si freddasse. –Quindi mi lascerai in pace?
–Vuoi scherzare?- rispose lei, mollandogli una poderosa pacca sulla schiena. –Sono ancora più determinata! Non hai scampo, dottor James!

 
***

Heather accolse Brian con tutto l’amore di una madre per un figlio in difficoltà. Anche se si celava dietro una maschera di sarcastica indifferenza, sapeva che il fango che i media gli stavano gettando addosso iniziava ad avere la meglio su di lui.
–Vieni, ti preparo qualcosa di sostanzioso. Da quanto non mangi?
–Mangio, mamma, altrimenti sarei già morto- obiettò Brian, sedendosi controvoglia al tavolino della cucina.
–Non abbastanza- rispose lei, prima di mettersi a preparare un sandwich. –Sei visibilmente dimagrito, pallido, smunto… l’ombra di te stesso.
–O l’ombra di un assassino- replicò lui. –Hai letto cosa si dice di me? Fanno a gara per infamarmi, addirittura addossandomi colpe non mie! Perché? Cosa ho fatto di male?
–A parte andare a letto con una donna sposata e ingravidarla?- sputò acida Abigail, poi salutò sua suocera, ringraziandola per aver accettato di badare a Kaori mentre lei e Ben si concedevano un week-end romantico per sfuggire al clima di tensione che si respirava in città.
–Ho già ammesso pubblicamente la mia colpa e domandato perdono in ginocchio sui ceci, che altro dovrei fare?- gnaulò Brian.
–Mangiare cibo nutriente e rilassarti- ordinò imperiosa Heather. –Di questo passo ti verrà un infarto, e tuo padre basta e avanza! So che è difficile sopportare le accuse so sono vere, impossibile se sono false, ma devi resistere! Quando dovrai sottoporti al test?
–Chiamalo test! E’ un misero prelievo di saliva e cellule… come le hanno chiamate? Ah, sì: cellule epiteliali orali.
–Dovresti gioire del fatto che non ti bucheranno una vena- sbuffò Heather. –Ad ogni modo, voglio starti accanto in questa guerra, a cominciare dal “misero prelievo di saliva”.
–Lunedì prossimo-bofonchiò Brian a bocca piena, troppo affamato per preoccuparsi del galateo. –Verrà anche Jack.
–Digli di portare un machete- ridacchiò la donna, versò del succo d’arancia in un bicchiere e lo porse al figlio, dopodiché lo abbracciò ed eseguì l’incantesimo del bacio di mamma, che scaccia le paure dal figlio trasferendole alla genitrice.

 
***

–Gertrud- chiese Martin Philips, pregando che sua moglie non gli urlasse contro. –Ho visto che hai annullato la cena di sabato. Credevo volessi conoscere la misteriosa fidanzata di Franz.
–Quella donna è tutto tranne che misteriosa, e poi la conoscerò il sabato successivo: ho in mente un evento grandioso per il mio compleanno.
–Il tuo compleanno è venerdì.
–Ma lo festeggerò sabato, in modo da non creare problemi agli invitati- cinguettò amabilmente la donna, sfogliando una rivista di ricette. –Naturalmente sono stata costretta a optare per un buffet, mi sono lasciata prendere la mano con gli inviti e… beh, siamo quasi cinquanta persone.
Quanti?- ruggì Martin, che aborriva la folla e ancora caldeggiava, al posto della festa, una cenetta intima o con i familiari. Invano. Gertrud si era messa in testa di festeggiare alla grande, e qualsiasi cosa Gertrud desiderasse, la otteneva.
–Beh, se conti la famiglia arriviamo alla ventina, poi ci sono Cora e le altre socie del club del libro, le poche colleghe di lavoro senza geni di vipera nel DNA, i nostri amici con i rispettivi consorti, vari ed eventuali … in totale fanno quarantacinque persone, caro.
–Q-Quarantacinque?- esalò Martin, appoggiandosi al bracciolo della poltrona per non svenire. Dove avrebbero messo tanta gente? Cosa avrebbero servito per sfamarli e dissetarli? –Abbiamo così tanti amici?
A quel punto Gertrud arrossì, arricciò il naso, curvò le labbra nel sorriso furbo che lo aveva fatto innamorare e spiegò –Esatto, quarantacinque. Sai com’è, nei “vari ed eventuali” rientrano i colleghi di Franz.
Martin boccheggiò –I c-colleghi di Franz? Perché li hai invitati? Non li conosciamo!
–Appunto. La festa sarà un’occasione per conoscerli… in particolare una.
–Continuo a non capire- sospirò Martin, sedendosi in poltrona.
–Mio ingenuo marito, quando Cora mi ha descritto la cosiddetta fidanzata di Franz mi si è accesa in testa una lampadina: avevo già incontrato una ragazza che corrispondeva alla descrizione.
–Perdonami, ma gli intricati meandri della tua mente sono inaccessibili a noi comuni mortali- scherzò Martin alzando le mani in segno di resa.
–Puoi dirlo forte!- tuonò Gertrud. –Comunque, per spiegarti brevemente la faccenda: so chi è la fidanzata di Franz - tra l’altro la sua scelta mi ha piuttosto sorpresa: credevo gli piacessero gli scheletri ricoperti di pelle, invece… ma non divaghiamo - lavora con lui.
–Perché invitare tutti, allora? Perché non lei e basta?
–Ma è ovvio: per non destare sospetti!- sbottò Gertrud, riprendendo in mano il ricettario e un bloc notes, su cui iniziò a trascrivere la ricetta del pollo ripieno. –Non credo ai pettegolezzi, se non sono io la fonte primaria, per cui studierò le loro dinamiche nel corso della festa e trarrò le mie conclusioni. Affinché la mia osservazione riesca non devono assolutamente sapere che io so, altrimenti non si comporterebbero con naturalezza! Hai capito il mio piano geniale, adesso?
–Vediamo se ho inteso bene- disse Martin. –Hai invitato perfetti sconosciuti al tuo compleanno per osservare come si comporta Franz con la sua presunta fidanzata come si fa con gli uccelli durante il bird watching?
–Esatto!- trillò sua moglie. –Chiamalo pure… son watching!

 
***

Harry era l’unico della baraonda del venerdì sera a non frequentare l’Irish Stallion. Si recava direttamente a casa dell’ospite designato per guardare ‘Genital Hospital’. All’inizio il diabolico trio (alias Robert, Chris e Franz) se n’era chiesto la ragione, poi, seccati dalle risposte evasive e monosillabiche di Harry, avevano smesso di porsi domande, accettando l’ennesima stranezza dell’amico.
Come ogni venerdì Harry entrò nell’angusto ristorante sotto casa, un posticino intimo e tranquillo, l’ideale per consumare un pasto senza essere soverchiati dal rumore.
Abitudinario di ferro, salutò come sempre la proprietaria e alcuni avventori abituali con i quali, negli anni, era entrato in confidenza, infine sedette al solito tavolo e attese.
Avvertì la sua presenza, o forse il suo profumo, si voltò e sorrise nel constatare che non si era sbagliato: era lì, come ogni venerdì. Si diresse senza esitazione al tavolo accanto al suo, si sedette al posto opposto al suo e consultò il menu nonostante fosse ormai cliente da tempo.
Harry, come da copione, ne osservò l’abbigliamento, semplice, ma di gusto, i capelli, castani e ondulati, che rispetto alla settimana precedente mostravano dei colpi di sole, il trucco leggero, la bocca carnosa (che sua sorella avrebbe senz’altro definito “da rana”) e altri piccoli particolari che non sfuggirono all’occhio attento di chi per mestiere ricercava le più minime anomalie nei corpi dei pazienti.
Qualcosa, però, deviò dal consueto corso della cena: la donna che affascinava Harry James al punto da spingerlo a cenare tutte le settimane in quel posto non si limitò a consumare la propria cena in silenziosa solitudine. Forse perché anche lei l’aveva notato, o forse perché si era sentita osservata, alzò lo sguardo dal menu, lo guardò dritto in faccia e… gli sorrise.
Harry rimase completamente spiazzato da quel gesto fuori dall’ordinario: la novità lo faceva sentire vulnerabile, inerme. Avvampò, ricambiò con un sorriso timido e tuffò la testa nel menu. Mentre fingeva di leggere, si ritrovò a pensare alle parole della Irving e a domandarsi se non avesse ragione.
“In effetti non ho nulla da invidiare a Chris, Franz e Patty. Non sarò una statua greca, ma ho un bel fisico e, rullo di tamburi, un cervello nella scatola cranica. Quello che mi frega è la timidezza: se al posto mio ci fosse stato Patty, ormai ci avrebbe fatto le peggiori porcherie, altro che sorrisini da bambinetto delle medie! Ok, Irving, lo farò per dimostrarti che non sei indispensabile: ora mi alzo e vado a parlarle; male che vada, mi manderà a fanculo.”
Si mosse lentamente, e la lentezza gli fu fatale: in quel momento comparve il cameriere, che prese le ordinazioni e se ne andò in tutta fretta, ma non abbastanza da non mandare in frantumi la determinazione di Harry, che sospirò e si disse, dispiegando il tovagliolo: “Sarà per un’altra volta… e quella volta non fallirò.”
Previsione azzeccata.
 
Note dell’autrice:
First of all, let me thank Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92, elev e madewithasmile, per il tempo extra dedicato a lasciarmi una recensione ( <3 <3 ), e Occhi di fuoco e AmaZa1n, che seguono la storia.
Certo che Franz ha portato sfiga: mai dire mai! Certo, però, che alla vecchia Mrs. Fox è andata bene: ha visto il bel patologo in mutande… è un miracolo che non le sia partito un embolo! XD
Erin e Chris risolveranno i loro problemi? Chissà… quel che è certo, è che lui se l’è cercata! Se invece pensate che sia stato figo a difendere la sua donna, fatemelo sapere.
Gertrud trama nell’ombra… adesso ha avuto la folle idea di dare una mega-festa al solo scopo di studiare Franz e Faith insieme e decidere se le piace la nuova “nuora”. Povera Faith, non sarà facile passare l’esame! XD
Vogliamo parlare di Maggie e Ian? Quei due sono la tenerezza! Mi vengono gli occhi a cuoricino quando scrivo di loro! *^*
Chiudo con un augurio e una notizia: spero di aver reso Harry meno antipatico con questo capitolo, e vi annuncio che la storia è agli sgoccioli, perciò, se continuo a questo ritmo, forse potrei finirla prima di andare in vacanza! ^^
Au revoir!
Serpentina
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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