Era la regina della
discarica.
Tutti lo sapevano.
Comandava su uno stuolo di gatti randagi e la sua dimora
era tra cartoni, stracci e carcasse di lavatrici abbandonate.
[Il cimitero delle creazioni umane, dove le idee vanno a
morire.]
Era la regina della discarica e avresti dovuto vederla,
con che regalità passeggiava su e giù per il suo
dominio.
Protetta dal sole dallo scheletro di un ombrello.
Protetta dal vento dal cadavere di un vestito.
Taffettà lilla, strass e brillantini.
Una corona di vecchi raggi di bicicletta.
Regina degli abbandonati.
Scarna e bitorzoluta.
Indifesa
Eppure
Nessuno mai
L’avrebbe attaccata
Nessun estraneo
Nel suo territorio.
Regina della discarica, protetta dalle creature delle
fogne.
[Il suo titolo è intoccabile, perché è
regina di ciò che
nessuno desidera.]
Ora sedeva su un
trono.
[Il sedile di una fiat]
Ora intrecciava
passi di danza tra le aiuole dei suoi giardini privati.
[Stretti passaggi tra le montagne di rifiuti]
Ora leggeva i suoi proclama.
[Vecchi fogli di giornale, carta ingiallita, fatti
decrepiti]
Ora prendeva il tè con le sue dame di compagnia.
[Vecchie bambole abbandonate, boccoli ridotti a stoppa e
stracci per vestiti]
E non capiva, si scervellava…
[Regina indisputata]
Non capiva perché nessuno la invidiasse.
Charlie
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