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Autore: Nerhs    22/07/2014    2 recensioni
Sentii la panca su cui ero seduta,scricchiolare di nuovo. La sua presenza di fianco a me era evidente. Lo sentii sospirare,stava fissando l’altare di fronte a lui.
-Quindi sono…quanti anni hai?- chiese rompendo il silenzio che si era formato nella piccola cappella
-Diciannove.-
-Sono diciannove anni che tu vieni a pregare qui?- chiese con un misto di innocenza e stupore
La mia risata suonò lì dentro,facendo comparire sul suo volto,un sorriso timido.
Lo guardai e scrollai la testa.
-Sono circa cinque o sei anni.- dissi
Lui annui e poi si mise seduto sull’inginocchiatoio davanti alla panca su cui ero seduta io.
Alzò il mio viso e mi fissò negli occhi.
-Ho…bisogno di te,Ester.- sputò
Ero sicura che le mie guance non fossero mai diventate così rosse come in quel momento.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12.
 
Vidi i suoi occhi fissarmi sbalorditi. Non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere. Forse era pronto a sentirsi sbraitare contro delle frasi tipo “Ma sei pazzo” o “Avevi detto che non mi avresti più lasciato”. Eppure non sembrava così strana la frase che avevo appena pronunciato.
Mi prese la braccia e me le scrollò, come per provare a svegliarmi.
 
- Cosa hai detto?- chiese ancora confuso
- Ti ho chiesto quando partiremo per Melbourne.- ripetei calma e sorridente
- V-vieni con me?- chiese con un misto di felicità e sbigottimento
- Si. Ti ho detto che non ti avrei lasciato andare da nessuna parte.-
 
Mi prese, ancora tenendomi per le spalle e mi baciò. In quel bacio, trovai tutte le nostre insicurezze, tute le nostre paure, tutte le cose che non ci eravamo mai detti e che ci saremmo raccontati nel tempo immenso che avevamo da passare insieme. Ci trovai la protezione che lui mia avrebbe sempre garantito e tutto l’amore che ci saremmo scambiati. Ci trovai la sicurezza delle azioni che stavamo per compiere e ci trovai l’unità che ci avrebbe sempre tenuti insieme, nonostante i mille problemi che avremmo potuto incontrare.
Si staccò dalle mie labbra e il suo respiro affannoso, venne a contatto con il mio viso. Non staccò la sua fronte dalla mia e accarezzò il mio naso con il suo.
“Non posso crederci, non posso crederci” continuava a ripetere senza fiato. Mi baciava e mi diceva che mi amava, che non mi avrebbe mai lasciata, che non poteva crederci.
 
 
Spalancò la porta di casa sua e mi fece entrare velocemente.
L’estate era terminata da appena due mesi e Sidney era già stata travolta da un freddo agghiacciante. La pioggia batteva contro i vetri delle finestre senza dare accenno al fermarsi e il vento travolgeva tutte le chiome degli alberi che trovava lungo il suo tragitto.
Ashton mi tolse la giacca e la poggiò insieme alla sua sull’attaccapanni che si trovava al ingresso della dimora. Mi girò verso di lui e prese tra le sue mani il mio viso, incorniciandolo e sfiorandolo con i polpastrelli delle dita. Percorse l’intera linea delle labbra con il pollice e sorrise portando lo sguardo sui miei occhi. Poggiò le sue labbra sulle mie e le assaporò avidamente, succhiando a tratti la carne che le rivestiva.
Scese lentamente verso il collo e iniziò a baciare anche i tratti di pelle che trovava scoperti dalla sciarpa che indossavo. La prese poi e la gettò a terra, lasciando scoperta molta più pelle rispetto all’inizio. Si soffermò sotto l’incavo della gola e dopo averci lasciato un tenero bacio, succhiò la superficie lasciando un marchio violaceo. Strinsi le mani intorno ai suoi fianchi e cercai la pelle al di sotto della maglietta. Riportò il suo sguardo sul mio viso e sorrise. Fece pressione sulle mie cosce e mi sollevò, mentre avvinghiavo le mie gambe intorno al suo bacino. Iniziò a salire le scale lentamente e nel frattempo, il suo collo era la cosa più bella e più adatta da baciare. Lasciai una scia di baci umidi nel incavo del suo collo, sentendolo gemere.
Aprì la porta di una camera da letto e mi fece stendere sul piccolo letto ad una piazza e mezza. Lo tirai per la maglietta e lui si stese sul mio corpo, reggendosi con le sole braccia ai lati della mia testa. Prese di nuovo a baciarmi il collo e portò le sue mani sotto la mia maglia, accarezzando la pelle gelida che si trovava al di sotto di essa. Un brivido mi percorse la spina dorsale e probabilmente lui se ne accorse. Accarezzò più dolcemente i miei fianchi e poggiò le labbra sulle mie, ma senza baciarmi.
 
- Non voglio che tu ti senta obbligata a farlo…- sussurrò
- Non mi sta obbligando proprio nessuno Ash…lo voglio io.-
 
Mi guardò e sorrise.
Si sistemò con le gambe ai lati delle mie e prese la mia maglietta dal basso, per poi portarla via con una mossa veloce. Si piegò sul mio busto e mi baciò dolcemente, mentre con le mani percorreva il contorno del reggiseno. Portai le mie mani ai lati del maglione che indossava e interruppi il bacio solamente per portarlo via dal suo corpo. Le mie mani iniziarono a percorrere le linee che disegnavano degli addominali perfetti sulla sua pancia e lo sentii fremere sotto le mie dita. Scesi più in basso e portai le mie mani sul bottone dei suoi jeans, slacciandolo e portando giù la zip. Lo sentii sorridere sulle mie labbra e poi la sua forza mi fece sollevare verso di lui con il busto. Le sue dita slacciarono il gancio del mio reggiseno e poi lo sfilarono dalle mie spalle. Finì di togliersi i jeans da solo e li gettò accanto al suo maglione per poi soffermarsi a slacciare i miei e a sfilarli nello stesso identico modo.
Accarezzò con i polpastrelli il contorno delle mie mutandine e poi le abbassò lentamente.
 
- Ti amo, okay?- sospirò prima di toglierle
- Ti amo anch’io.- respirai
 
Portò del tutto via i pochi indumenti che ci dividevano e quella notte facemmo l’amore.
Lasciai che lui si prendesse tutto. Si prese la mia notte. Si prese la mia purezza. Si prese tutto l’amore che avevo da donare. Mi lasciò vuota, ma felice. Mi fece sentire, in una sola notte, la ragazza più fortunata di tutto l’universo. Mi fece sentire amata e bella. In quel istante capii, che se ci fosse stato lui accanto a me, nulla avrebbe potuto ferirmi o farmi del male. Perché mi amava, e sebbene avessi provato a capirlo prima, sebbene mi fossi fintamente convinta di averlo capito, solo in quel momento realizzai veramente che lui mi amava, e che io amavo lui. E tutto, anche il mondo intero, avrebbe potuto sovrastarci lì su quel letto, ma non ci sarebbe importato.
Lui era lì con me, e nulla contava più di quello.
Lui era lì, stretto al mio corpo, mentre provava a recuperare il fiato perso.
Lui era lì e sorrideva, e il suo sorriso era la cosa più bella del mondo.
Lui era lì, ed era mio.
Mi strinse al suo petto dopo aver ripreso il fiato, e mi baciò la fronte sudata. Cercò la mia mano sotto la coperta pesante e dopo averla trovata, la strinse forte sopra il suo cuore. La lasciò poi e girò il palmo verso la pelle. Il suo battito era accelerato e presi a fissarlo, e stava sorridendo.
 
- Sembrerà banale, ma sta battendo per te.-
- Non è banale…- risi
- Stai ridendo, aah, che cosa imbarazzante.- lo vidi diventare completamente rosso mentre rideva
 
Per tappargli la bocca dal dire quelle scemenze, lo baciai.
Mi stesi su di lui e le sue mani mi accarezzarono la schiena ancora nuda.
 
- Volevo zittirti, e ti ho baciato. Anche questo è banale. Ridi, dai!- lo incoraggiai
 
Lo vidi ridere e quel suono mi riempì la mente.
Ci addormentammo abbracciati, stretti nelle lenzuola del suo letto, con la mia testa sul suo petto che mi faceva da cuscino.
Era finalmente riuscito a realizzare il fatto che sarei partita insieme a lui per Melbourne e il giorno seguente, durante la notte, saremmo partiti verso la nostra destinazione. Così la mattina, non appena fummo svegli, ci rivestimmo e ci dirigemmo verso la casa in cui abitavo con i miei genitori. Ashton non li aveva mai conosciuti ed era più che nervoso di fare la loro conoscenza.
 
- Vedrai, ti piaceranno!-
- Mi hai detto che tuo padre è un soldato e mi hai anche detto che è appena tornato dall’Iraq, beh, mi spaventa un po’.- rispose aggiustandosi il maglioncino che indossava
- Mica ti accoglierà con la pistola puntata alla tempia, stupido!- bussai alla porta
 
Dopo alcuni secondi, la figura slanciata di mia madre fece apparizione dall’ingresso e ci accolse con un sorriso. Mi prese tra le braccia e mi strinse a se, bofonchiando qualcosa sul fatto che si era preoccupata per me, dato che non le avevo neanche telefonato per dirle che sarei rimasta a dormire da Ashton. Le presentai il ragazzo accanto a me e lei fu felice di abbracciare anche lui.
Entrammo in casa e trovammo mio padre, in tutta la serietà e la compostezza del suo essere, seduto sul divano con le gambe incrociate. Ci vide e un sorriso fece breccia sul suo viso. Si alzò e mi prese in braccio, facendomi roteare in aria. Era appena tornato dal fronte e non lo vedevo da troppo tempo. Urlò un “Principessa!” e poi mi poggiò a terra.
 
- Come è andata, laggiù?- chiesi
- Il solito, come può andare bene una guerra? Ma, sono qui ora. Per poco, ma sono qui!- sorrise guardando sottecchi Ashton
- Papà, lui è Ashton, il mio fidanzato.- dissi, spingendo il ragazzo da dietro la schiena
- E’ un piacere conoscerla, signore.- cordialmente si strinsero la mano e il ghigno divertito sul viso di mio padre non lo abbandonò
- Signore è da vecchio, non chiamarmi più così!- rise per poi colpirlo sulla spalla
 
Ashton rise insieme a lui e insieme ci avviammo in cucina, dove mia madre aveva preparato un piccolo rinfresco, prima del pranzo. Ci chiesero a cosa era dovuta questa presentazione e tutta l’agitazione che scorgevano nei nostri occhi e il ragazzo, si quasi nascose dietro di me.
- Ecco, volevamo dirvi che…stanotte partiamo. Ashton per lavoro deve trasferirsi a Melbourne e ho scoperto che la mia università ha una sede anche lì, quindi andremo a vivere là.- finì
 
Il volto di mia madre era un misto di sentimenti. Preoccupazione, felicità, ansia, angoscia, orgoglio. Mio padre era serio come al solito e dai suoi occhi non traspariva nulla.
 
- So che mi avete appena conosciuto, ma, sapevate della nostra storia. So che probabilmente sarà uno shock questo trasferimento per voi, ma vi giuro che la vostra bambina è in buone mani. Io la amo e non permetterò a niente e a nessuno di farle del male.- disse con la voce ferma Ashton fissando negli occhi i miei genitori
 
Lo guardai, fiera di lui e lo strinsi un po’ più forte a me.
Mio padre abbassò lo sguardo e poggiò sul tavolo in vetro il bicchiere in cui si era versato del vino.
 
- Ashton, è mia figlia. Acconsento al vostro trasferimento, vi capisco, anch’io ho “costretto” mia moglie a vivere lontano dalla famiglia per lavoro, ma…voglio che tu mantenga la tua promessa. Nulla, nessuno dovrà anche solo pensare di farle del male, chiaro?- precisò mio papà
- Prometto signore, emh, papà di Ester. Lo prometto, nulla e nessuno.-
- Mi chiamo Charles!- rise mio papà attirando a se il ragazzo e stringendolo in un abbraccio
 
Percepii le sue labbra muoversi, ma non riuscii a capire ciò che gli stava sussurrando. La mia mamma, in lacrime, mi abbracciò e mi fece mille raccomandazioni.
Pranzammo insieme e poi, mentre gli “uomini” parlavano, mia mamma aiutò me a portare via un po’ di vestiti dalla mia camera.
 
- Mi prometti che starai attenta?- chiese sollevando il borsone dal letto
- Si mamma, te lo prometto!-
- Mi sembra…un bravo ragazzo. Lo è?- chiese ancora
- Il più buono di sempre, giuro.- troncai l’imbarazzante discorso scendendo le scale di casa e richiamando Ashton per andare via.
 
Ci lasciarono andare dopo una mezz’ora di raccomandazioni, molte imbarazzanti, e tornammo a casa.
Ci stendemmo sul divano insieme, dopo aver sistemato le ultime cianfrusaglie nelle valigie e mi attirò su di sé.
 
- Tuo padre…- rise forte- mi ha raccomandato, di usare- e fece una smorfia disgustata- il preservativo, sempre e comunque!- rise ancora di più
- Lo ha fatto veramente? E tu?-
- Glielo ho promesso. Ma se vuole dei nipotini, insomma…-
 
Gli diedi uno schiaffo e lui mi baciò.
 
In serata eravamo all’aeroporto, mentre facevamo il check-in. Una voce ci avvertì che probabilmente già alle prime luci dell’alba saremmo atterrati a Melbourne. Mi addormentai con la mano di Ashton incastrata nella mia e il suo dolce viso poggiato sulla mia spalla. Come sfondo le nuvole e la luna erano più che adatte e quella scena, avrei voluto fotografarla, per tenerla sempre con me e non dimenticare mai tutta la perfezione che racchiudeva quel momento.
 
 
Nerhs’s box.
 
Super ritardassimo, lo so, ma ho i miei buoni motivi!
Sto babysitterando(?) mia sorella, quindi ho poco tempo per aggiornare e l’attesa è giunta fin qui!
Il capitolo è strapienissimo e mi vergogno anche un po’ per quello che ho scritto *arrossisce*.
Ma va beeeene, vi avverto inoltre che la prossima settimana sarà off limits perché partirò per il campo diocesano, quindi una mezza specie di quello descritto in questa storia aaaaw, non vedo l’oraa <3
Quindi, vi lascio al capitolo sperando che vi piaccia e uh, questo è l’ultimo capitolo prima del epilogo, quindi il prossimo aggiornamento sarà l’ultimo :’((
Godetevelo <3 <3
Nerhs xx
  
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