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Autore: cin75    22/07/2014    6 recensioni
Jared, grazie a Jensen e all'amore che li unisce, ha affrontato e sconfitto l'incubo in cui lo faceva vivere Sebastian. Ma i due non sanno che sono solo nell'occhio del ciclone di un terribile uragano. Un uragano che questa volta non ha intenzione di lasciare superstiti. (Sequel di : La fine di un incubo )
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'incubo: dal sonno al risveglio.'
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“Ancora??!” fece seccato dall’accanimento di quello scherzo. Allungò la mano per prendere la busta ancora tra le mani di Misha.
L’aprì e tirò fuori prima il solito biglietto:
“Ti avevo avvertito di non fidarti!!”
 
Questa volta però, le foto erano di più e ben diverse dalle prime.
Questa volta immortalavano un bacio, che da quello che sembrava , era anche piuttosto appassionato. Jensen con le mani intorno al viso di un ragazzo che lo baciava.
E poi ancora con le mani sulle spalle come per trattenerlo mentre l’altro gli teneva le braccia al collo per continuare a baciare ed essere baciato.
“Mio Dio!!” sussurrò tra le labbra. “Non può essere. Non…può averlo fatto!!” ripeteva.
Misha lo guardava sinceramente stranito da quella reazione, anche perché il volto del giovane era diventato improvvisamente tirato, la sua espressione era sconvolta e gli occhi via via si facevano sempre più liquidi.
“Jared, ci sono problemi?!” provò a chiedere, sperando in una risposta. Il giovane lo guardò perplesso, il petto che si alzava e abbassava a causa del respiro divenuto affanno. “Jared??!!” lo richiamò da quella specie di trance.
Jared guardò di nuovo le foto e poi tornò a guardare Misha. “Una volta  mi dicesti che avevi fatto un corso di fotografia.”
“Sì. Più che altro tecnica fotografica e montaggio!”, precisò e si stupì quando vide l’amico passargli accanto velocemente e andare a chiudere la porta della cucina.
“Mi fido di te!” fu il prologo. “Se è come spero che sia , la cosa deve finire qui. Devi promettermi che non ne farai parola con Jensen. Se non è, Dio non voglia!!, non avrai niente da nascondere!!”
“Jared ma di che diavolo stai parlando!!??”
“Prometti!!” disse. “Giura!!” fece ancora.
“Ok!, te lo…giuro.” giurò.
Jared gli porse alcune foto. Quelle più compromettenti a suo parere. E poi quella del bacio. La più dolorosa.
“Cazzo!!” fu la prima esclamazione che venne fuori dalla bocca di Misha.
“Dimmi che sei capace di capire se sono autentiche o dei fotomontaggi!!” disse chiedendo all’amico di esaminare per quanto fosse possibile quelle fotografie.
“Jared, io…”
“Dimmi che puoi farlo!!” insistette quasi disperato Jared. Doveva capire. Voleva sapere se tutto era ormai finito in quella maniera così squallida. Doveva sapere se il sogno in cui credeva di vivere era diventato una menzogna. Porse ancora le foto a Misha che le guardava e le spostava sotto la luce, le guardava con attenzione e ne esaminava i vari contorni. Tutto si svolse in pochi minuti, ma che a Jared sembrarono interminabili, anche perché temeva che qualcuno potesse interromperli.
“Misha, dimmi che sono false, che sono ritoccate!!” sperando di venire assecondato.
Misha si sentì terribilmente in imbarazzo. Quelle dannate foto erano dannatamente vere. Guardò il volto dolorosamente amareggiato del collega amico. Come trovare le parole per dirgli che Jensen lo tradiva!!??
“Misha, sono ritoccate?!” insistette.
“Mi dispiace, Jay. Non lo sono. Le foto sono vere!!” ammise sconsolato.
Jared a quell’ammissione , si passò esasperato le mani tra i capelli, incapace di darsi una spiegazione.
“Perché??, perché??, perché mi ha fatto questo??!!”  ripeteva a lui, a Misha, al vuoto della stanza. “Credevo che mi amasse. Diceva che mi amava. Perché??!!” e poi , come se qualcosa fosse scattato improvvisamente in lui, rabbia, frustrazione, dolore, orgoglio , prese tutte le foto e andò velocemente verso il soggiorno dove Jensen e gli altri stavano amichevolmente conversando.
Misha provò a richiamarlo, ma Jared sembrava ormai intento a mettere fine a tutta quella situazione.

“Ecco il  nostro eroe!!” fece la voce di uno degli invitati vedendolo entrare. Jensen si girò verso di lui e capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi del compagno erano lucidi di rabbia e dolore, il corpo era teso e tra le mani stringeva delle foto. Dietro di lui, l’espressione di Misha, non diceva niente di buono.
“Jared, che c’è?!” chiese, andandogli incontro  e ignorando i presenti. Provò a mettergli la mano sulla spalla, ma il giovane la spinse via con uno gesto violento e rabbioso, lasciando il poliziotto decisamente interdetto.
“Come hai potuto farlo??!!, come hai potuto farmi questo??!!” ringhiò di puro dolore.
“Di che stai parlando, Jared. Che c’è?!” chiese ancora, Jensen. Ma da quella domanda  che a Jared suonò come una presa in giro, Jensen non ebbe in ricambio solo che un gesto stizzito e violento.
Il giovane gli tirò addosso le foto che aveva tra le mani e mentre, Jensen, turbato dal gesto, si guardava attorno cercando di nascondere l'evidente imbarazzo nonchè lo stupore di quello che stava accadendo, Jared gli passò oltre e andò a recuperare anche quelle che qualche giorno prima aveva messo nel cassetto del mobile e a cui fece fare la stessa fine.
“Questo c’è!! Ecco cosa c’è!!” gli urlò contro. Il giovane non era isterico, era tutt’altro che isterico. Jared era maledettamente lucido e deciso a sapere che cosa stesse succedendo.
Colpito una seconda volta, Jensen si era completamente perso. "Ok!! ora smettila!!" fece seccato dal comportamento senza senso, per lui, di Jared.
"Che cazzo significa tutto questo??!!" disse ma distratto dal comportamento irrazionale di Jared, ancora non guardava le foto.
"Dimmi da quanto?, dove lo hai conosciuto?, come… come è iniziata?, dimmi...." continuava a domandare esasperando sempre di più il tono della sua voce, fino a quando fu solo disperazione quella che gli venne fuori. "...dimmi  solo perchè????"
Jensen lo guardò incapace di capire, poi, si piegò sulle ginocchia e si decise finalmente a prendere le foto che Jared gli aveva lanciato addosso. Quando riconobbe i soggetti immortalati, sgranò gli occhi.
Lui. Parker. L'abbraccio. Il bacio.
Cominciò a capire la rabbia e il dolore di Jared. Chi non si sarebbe comportato così di fronte a quelle immagini???
"Mio Dio!!" sussurrò guardando le foto tra le sue mani. "Ma che...che significa??!!"
"Sì, Jensen. Che significa??!" replicò Jared in piedi accanto a lui.
Mentre Jensen continuava a fissare incredulo quelle foto e cercava di capire chi avesse potuto fare una cosa del genere, Misha fece cenno a tutti quelli che erano in casa di andare via. Solo lui rimase per capire se l'amico avesse bisogno di un qualche aiuto. Tornò in soggiorno dai due e li trovò uno di fronte all'altro.
Sembrò quasi una scena da Far West. In quel loro duello fatto solo di sguardi, fu Jared a fare il primo passo.
"Come hai potuto farmi una cosa del genere?!"
"Jared non è come credi!"
"Dopo quello che ho passato...dopo Sebastian...il suo ricatto...come...."
"Devi ascoltarmi. Io non....", ma la collera di Jared gli impediva di continuare, purtroppo.
"Ho vissuto per anni in un incubo, non vivrò in una menzogna!!" sentenziò deciso.
"Jared, no. Fammi spiegare!!"
"No.” sentenziò gelido. “Stanotte puoi restare. Ma domani mattina non voglio trovare nè te, nè nessuna delle tue cose!!" e senza dare la possibilità a Jensen di fornire alcuna spiegazione o giustificazione andò verso lo studio.
"Jared, ascoltami. Lui non è..." ma venne interrotto dallo sbattere violento della porta che Jared si chiuse alle spalle.
Jensen rimase fermo al centro della stanza con in mano ancora le foto, mentre Misha fermo poco lontano da lui, cercava le parole giuste da dire.
"Jensen..."
"Non ora, Misha. Non sono in vena di prediche. Soprattutto perchè non le merito!!" ed era così, ma non era riuscito a farlo capire a Jared. Il compagno era talmente ferito che non era riuscito ad infilare una sola frase finita tra le accuse del compagno.
"Ma le foto, Jensen...le hai viste...."
"Sì, le ho viste. Ma lo sai che cos'è la cosa che mi sconvolge di più??" disse girandosi verso l'amico attore. "Non è quello che vi è impresso. Queste dannate foto sono state scattate ad arte. So di poterlo spiegare e so...Dio com'è banale!...so di essere innocente!!" sospirò quasi sorridendo di quello che aveva detto. " Quello che non mi spiego è chi le ha fatte o commissionate e cosa..."
"Aspetta, mi stai dicendo che...che ti hanno incastrato!!?" credendo di dire una cosa assurda.
"Puoi dirlo forte , Colombo!!"
"Ma allora che aspetti ad andare da Jared? Spiegagli come stanno le cose, spiegagli i tuoi dubbi su questo schifo." disse indicando le foto ed incoraggiandolo ad agire, ma proprio in quel momento, un rumore di qualcosa gettato all'aria e andato in frantumi attirò la loro attenzione verso lo studio in cui si era rinchiuso Jared.
"Domani. Adesso non mi crederebbe. Perché adesso non crederebbe a nulla di quello che potrei dirgli. Perchè adesso non troverei le parole giuste! Lo conosco. Ora è questo, quello che vuole: stare solo e odiarmi con tutto se stesso!!" ammise con il dolore nella voce e nell'anima.
Chi aveva potuto fargli una cosa del genere ? E soprattutto perchè?
Misha decise di andare via. Non c'era più niente che poteva fare per i suoi amici, ma prima che andasse, Jensen lo richiamò.
"Non l'ho tradito, Mish. Te lo giuro!!" disse con un filo di voce.
L'attore lo guardò. O il poliziotto aveva una dote innata e nascosta per la recitazione oppure era dannatamente sincero. Per il bene del suo collega, sperò che fosse la seconda opzione.
"Voglio crederti, Jensen. Voglio crederti." e andò via.
Dopo che anche Misha fu andato via, un silenzio assordante scese nella casa dei due ragazzi. Jared era ancora chiuso nello studio e sembrava non avere alcuna intenzione ad uscirne. Jensen, per quanto avesse provato a richiamarlo, quasi sospirando il suo nome al di là della porta, restando per un tempo imprecisato con la fronte appoggiata alla porta, in attesa, non aveva ricevuto nessuna risposta.
Nemmeno un “vattene via!!”. Il silenzio assoluto.
Andò di sopra e anche se sapeva che di certo non sarebbe riuscito a dormire, si mise a letto. O per lo più si appoggiò con la schiena alla spalliera del letto e così rimase, in attesa che quella notte finisse, così che il mattino portasse una condizione migliore per potersi chiarire con Jared.

Qualcun altro però, aspettava nel buio della notte, in attesa che tutte le luci, almeno quelle più forti, venissero spente nella casa di Jared e Jensen. E quando anche l’ultima luce si spense lasciando una fievole  penombra in quella che doveva essere la camera da letto dei due, si decise ad agire. Entrò in casa dalla porta sul retro, aiutato dal fatto che fosse facile da aprire. Si aggirò furtivo tra le stanze che si ritrovava davanti e quando giunse giusto al centro dell’ambiente a giorno, si accorse, che c’era qualcuno in cucina. Si mosse piano per non fare rumore, circospetto per non farsi sentire e quando riconobbe la sagoma della persona che aveva di fronte, come il più professionale dei killer tirò fuori dalla giacca una siringa e scivolando in silenzio alle spalle di quella sagoma scura , che ignara della presenza alle sue spalle beveva qualcosa da una bottiglia del frigo, lo infilzò all’altezza del collo.
La voce che provenne da quel corpo, fu solo un gemito strozzato, mentre la bottiglia cadde rumorosamente a terra e andò in mille pezzi. La droga fu talmente veloce , che impedì al corpo di reagire in qualsiasi maniera. Qualche altro secondo e il corpo forte di Jared divenne una specie di marionetta a cui avevano tranciato i fili. Si afflosciò al suolo senza capire che cosa gli fosse successo.

Al piano di sopra, Jensen udì il rumore della bottiglia. Stava per scendere, ma si fermò. Sapeva che Jared, nelle condizioni in cui era non gli avrebbe permesso nemmeno di raccogliere i cocci di quello che aveva mandato in frantumi. Così rinunciò e tornò a sedersi sul loro letto.
 Aveva in mente le parole di Jared: “Domani non voglio rivedere né te, né la tua roba!” , ma di certo lui non aveva nessuna intenzione di andarsene. E soprattutto nessuna intenzione di lasciarlo. Gli avrebbe spiegato. Gli avrebbe parlato di Parker. Del suo tentativo di aiutarlo e del malinteso del ragazzo. Gli avrebbe spiegato tutto e solo allora avrebbe lasciato che Jared decidesse che cosa doveva essere della loro storia.
“Chi rompe paga, Padalecki!!” mormorò, provando a smorzare la tensione dei suoi pensieri nascosti.
“Non hai idea di quanto tu abbia ragione!!” fece la voce poco fuori dalla camera da letto. Come un lampo improvviso, il ricordo di quel tono, di quella cadenza, di quella melliflua inflessione, tornò ad abbagliare la mente di Jensen.
E tutto esplose quando a quella voce si unì anche un volto. Quel volto.
“Rochè??!!, come fai…” ma non fece in tempo ad alzarsi per poter raggiungere la sua pistola di ordinanza che Sebastian sparò, colpendolo ad una spalla. Jensen ricadde sul letto, grugnendo di dolore e  cercando di tamponarsi la ferita.
“E’ ora per voi di pagare, mio caro sbirro.” pontificò l’evaso, entrando completamente nella stanza e mettendosi ai piedi del letto dove Jensen era ancora mezzo sdraiato a causa del dolore alla spalla. Poi, lentamente, si avvicinò alla fondina di Jensen, si infilò un paio di guanti e sfilò la pistola del poliziotto dalla sua custodia. Mise via la sua, infilandosela dentro il giaccone.
Jensen, sofferente, per la ferita alla spalla, lo guardava compiere quei gesti, ancora incerto di capire quello che l'uomo stesse o volesse fare.
“Rochè..eri sul quel pullman allora?!!”
“Certo che c’ero!! Chi credi abbia fatto casino con i registri dell’infermeria della prigione!!??” fece compiaciuto del suo piano ben riuscito.
“Tu…tu…avevi programmato tutto!!”
“Era tutto qui dentro!” disse mettendosi un dito alla testa. “Da quanto ho messo piede in quello schifo di cella, non ho fatto altro che lavorarci su. E adesso sto’ raccogliendo i frutti!”
“….ascolta…avranno sentito lo sparo e......tra un po’ arriverà ....la polizia, perciò..”, cercò di mediare per prendere tempo. Ma il modo in cui Rochè finì la frase lo terrorizzò più della situazione in cui si trovava lui.
“…perciò troveranno solo un gran casino!!”
A quelle parole, Jensen ebbe un sussulto.
Jared??, dove era Jared?
“Che hai fatto Rochè? Che hai fatto a Jared?, dov’è lui?”  chiese quasi isterico mentre vedeva disegnarsi sul volto del suo aggressore un sorriso maligno e provando ad ignorare le fitte di dolore che gli provenivano dalla spalla, cercò di alzarsi dal letto nel momento esatto in cui un secondo colpo lo raggiunse al fianco.
Rochè gli aveva sparato di nuovo senza esitare.
Il contraccolpo lo fece ricadere pesantemente sul materasso, mentre l’ansia e la paura che tutto stesse per finire nel peggiore dei modi cominciò a farsi strada nella sua mente. Il poliziotto ebbe l’impressione  di avvertire il proiettile che gli entrava e gli usciva dalla carne lasciando dietro di se solo bruciore e dolore. Sentiva il sangue bagnargli copiosamente la spalla e ora anche la pancia e la schiena. E soprattutto sentiva le forze che pian piano gli venivano meno.
“Dimmi che hai fatto a Jared!?” trovò ancora la forza di dire, cercando di controllare il respiro affannato e  il dolore che lo stordiva.
“Tranquillo, Ackles!, il tuo fidanzatino è di sotto. Un po’ stordito da quello che gli ho iniettato. Sai!,  si sentirà come se avesse preso una solenne sbronza e tra un po’, quando io avrò finito qui, dovrà spiegare alla polizia, come mai lui ha in mano una pistola fumante e tu sei qui. Morto.”
“Cosa…cosa vuoi fare!?”
“Sai come si dice: le storie semplici sono quelle che funzionano meglio. E questa è la vostra storia: vi amate ma tu lo cornifichi. Lui lo scopre e ti fa una bella sfuriata davanti ad un mucchio di testimoni. La sera stessa incapace di sostenere la situazione, si ubriaca, prende la tua pistola e ti fa fuori nel vostro letto. Poi, sarà una giuria a fare il resto. Ma credo che l’ergastolo non glielo tolga nessuno!!”
“ Non reggerà…la tua storia..qualsiasi cosa…tu..tu abbia messo…in scena…non reggerà….Tu sei pazzo, Rochè!!” rantolò Jensen mentre in lontananza già si udivano i suoni delle sirene.
“Può essere. Ma tu sei morto!” sentenziò e con un inaudita freddezza fece di nuovo fuoco. Per la terza volta.
Il proiettile, questa volta, colpì Jensen in pieno petto. Implacabile. Inarrestabile. Impietoso.
Lo lasciò senza fiato, con lo sguardo perso prima nel vuoto in cerca di qualcosa o forse di qualcuno. Poi lentamente, Jensen, abbassò gli occhi verso la mano che istintivamente si era portato sull’ultima ferita. Vide il sangue rosso, vivido, caldo scivolargli tra le dita tremanti dallo choc a cui il suo corpo  si abbandonava istintivamente. Non riuscì a dire altro. Si costrinse a non guardare altro, si rifiutò di posare ancora lo sguardo sul volto soddisfatto di Sebastian. Solo la sua mente, prima di perdersi e soccombere all'oblio portato dai danni causati dalle ferite, accese un ultima luce su un volto.
Quel volto che amava e che avrebbe sempre amato. Quel volto era l’ultima cosa che voleva vedere. Ricordare. In cui voleva perdersi.
E si perse.

Sebastian ammirava il suo operato ma venne distolto dalle urla delle sirene sempre più vicine e si convinse che doveva finire ciò che aveva iniziato. Scese di nuovo al piano di sotto e mise la pistola tra le mani di Jared che era ancora ko a causa della droga che gli aveva iniettato. Anche se notò che cominciava a riprendersi.
“Bravo il mio ragazzo!!” gli mormorò mentre finiva di sistemarlo di nuovo nello studio. “E’ ora di svegliarsi!” e quando si accorse di aver finito, scappò via dall’appartamento il più veloce possibile, assicurandosi di non aver lasciato delle sue tracce in giro.
********
La polizia con fare deciso chiede che gli venga aperto, ma non ricevendo risposta sfonda la porta. L’interno della casa è buio e l’unica luce proviene dalle loro torce, quindi con precauzione inizia ad avanzare. Jared, comincia sempre più a riprendersi, anche se è fortemente confuso. Si alza dal pavimento, senza rendersi conto in quale stanza si trova, che cosa ha fatto, che cosa gli è successo e soprattutto perché era sul pavimento con i postumi di una sbornia. Mentre cerca di orientarsi nella sua stessa casa, vede le luci che girovagano sui muri del corridoio. Stupidamente incuriosito gli va incontro e sbalordito si trova davanti due poliziotti che in  stato di allerta gli puntano contro le loro armi d’ordinanza.
*******
Uno dei due poi lo scioccò con la sua richiesta.
 “Metta giù la pistola, signore!!”
“Co-cosa!!??” chiese come se non avesse inteso.
“Andrà tutto bene. Ma ora lasci a terra l’arma!”
“Ma cosa…quale…” balbettò confuso mentre cercava di metteva fuoco i due poliziotti che aveva davanti ad armi spianate contro di lui e poi si decideva a guardarsi le mani. Quasi con uno scatto meccanico la mano in cui teneva la pistola si serrò intorno all’arma facendola guizzare verso l’alto.
“Stia calmo, signore. Per favore, non mi costringa a spararle. Metta a terra la pistola, si inginocchi, e porti le mani dietro la nuca. Le garantisco che andrà tutto bene e risolveremo tutto!!”, fu l’avvertimento da parte dell’agente quando vide Jared stringere l’arma.
“Ma io non..io….” continuava a balbettare vedendo la pistola tra le sue mani. Come diavolo c’era arrivata?, che diavolo ci faceva lui con una pistola tra la mani!!??
“Faccia quello che le dico!!” e si avvicinò cauto mentre Jared ancora confuso obbediva a quegli strani ordini.  Posò a terra la pistola, lentamente come gli era stato ordinato. Rimase in ginocchio e tenne le mani dietro la nuca come gli spiegava il poliziotto che poco dopo gli andò alle spalle per ammanettarlo e portarlo fuori.
“Vado di sopra!” disse l’altro mentre Jared veniva fatto entrare nella macchina di servizio. Gli erano stati letti i suoi diritti ma nello stato confusionale in cui era, non se ne era nemmeno reso conto. Aveva risposto semplicemente di “sì”, quando il poliziotto gli aveva chiesto se li aveva capiti.
Dopo alcuni minuti, il giovane agente che era andato a perlustrare il secondo piano, ritornò sui suoi passi e quasi isterico gridò ai colleghi al piano di sotto: “Fate entrare i paramedici!! Presto!! C’è un ferito. È grave ma respira ancora!!! Fate presto!!” gridò più forte.
In pochi minuti, Jensen era stato raggiunto dai soccorsi, stabilizzato per quanto fosse possibile in quelle condizioni e portato verso l’ambulanza. Tutto, senza che Jared se ne accorgesse. La macchina dove l’avevano rinchiuso era messa in modo che non potesse vedere l’entrata di casa e poi aveva ancora una dannata confusione in testa che gli impediva di rimanere completamente sveglio. Era come se stesse combattendo contro il sonno.
Così, mentre il primo, ignaro di tutto, veniva portato in galera con l’accusa di tentato omicidio, il secondo veniva portato in ospedale dove i dottori avrebbero fatto di tutto per salvargli la vita.
*******
“Ragguaglio!” incitò il medico di turno.
“Maschio, bianco, sui 35 anni. Ferite multiple da arma da fuoco. Una alla spalla, pensiamo che il proiettile sia incastrato nell’osso;  una al fianco: c’è foro di entrata e di uscita; la terza, la più grave, in pieno petto. Soggetto mai presente agli stimoli. Riflessi quasi assenti. Massiva perdita di sangue, parametri in costante diminuzione. Somministrata fisiologica per endovena e adrenalina direttamente in loco.” comunicò il paramedico.
“Adrenalina?!”  chiese preoccupato il medico, dato che usarla significava una situazione oltre il critico. Infatti.
“E’ andato in arresto due volte durante il tragitto. Lo abbiamo ripreso per i capelli!!”
“Ok! Chiaro.” Convenne, poi guardandosi in giro, notò un numero esagerato di poliziotti presenti nella sala d’attesa del pronto intervento. “Cos’è questa riunione della polizia nel mio pronto soccorso??!” chiese quasi seccato dal loro vociare.
“La notizia si è sparsa in fretta!!” gli disse il giovane barelliere.
“Quale notizia?!”
“Il ferito. È un poliziotto!”
“Cosa?”, guardò con più attenzione il volto sporco di sangue del ferito e sgranò gli occhi dalla non bella sorpresa. “Cazzo!!! E’ Ackles!!”
“Sissignore.”
“Ok!! Per noi non fa differenza. Per noi è solo una vita da salvare!!” e lo portò via.
   
 
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