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Autore: madychan    22/07/2014    4 recensioni
“Eri fuori con... Gou, giusto? [...] Considerando che le altre sere stavi fuori fino a mezzanotte quasi, e stasera sei tornato alle dieci e mezza, mi sono chiesto se vada tutto bene. O se tu abbia dato di matto con una delle tue scenate isteriche.”
“Sto cercando una soluzione alternativa.”
“Al vedervi dopo la doccia?”

RinAi (senza troppe pretese) ambientata durante l'episodio 3 di Free! - Eternal Summer.
[possibile lieve OOC, di Sousuke in particolare]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nitori Aiichirou, Rei Ryugazaki, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Allenamenti notturni e invadenti compagni di stanza






Rin non può fare a meno di sospirare, vedendo gli occhi lacrimanti di Ai.

È da un paio di sere che continua a pigolare che non vorrebbe che lui se ne andasse, che vorrebbe rimanere in stanza con lui anche per l'anno a venire; pur avendo realizzato parecchio prima quando quella storia avrebbe potuto minare il loro rapporto, ha preferito per diverso tempo non pensarci. Con il risultato che ha iniziato a esplodergli in lacrime due sere prima.

“È solo un cambio di stanza per l'anno nuovo, Ai.” gli ripete, per l'ennesima volta.

Ha passato tutte e due le sere precedenti a cercare di farglielo capire – a cercare di fargli capire che non sarebbe cambiato niente.

Certo, non sarebbero stati in stanza insieme, ma mica erano sul punto di allontanarsi definitivamente e per sempre.

No?

Sa che Ai, in quella situazione, vorrebbe qualcosa di più concreto della sua sufficienza – che in realtà vorrebbe far sembrare un segno della sua confidenza nel riuscire a gestire la cosa –; e vorrebbe anche darglielo, quel qualcosa di concreto, che si tratti di un semplice abbraccio o di un bacio veloce. Ma quell'esaltato di Momotaro potrebbe arrivare da un momento all'altro, e anche solo a vederli abbracciati potrebbe farsi qualche domanda. Più di qualcuna, in realtà. E potrebbe farle a loro.

Quindi sospira, e si limita a scompigliargli un po' i capelli, accennando un sorriso che vorrebbe essere rassicurante.

“Vedi di tenere la stanza pulita anche se non ci sono io, ok?”

E lo vede, lo sguardo di Ai che gli chiede “c'è dell'altro, vero?”, e la delusione quando lui si volta e gli dice solo “a dopo”.

È solo perché sta arrivando Momotaro – Rin lo sente correre nel corridoio; non sa bene perché, ma capisce al volo che si tratta di lui – e non vuole che nessuno li veda. Men che meno lui.

Bastano già le tre-quattro-cinque-dieci frasi esaltate che Momotaro rivolge ad Ai appena entrato in stanza.

Vedendo il poco entusiasmo dipinto sulla faccia dell'altro, non può fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso, prima di uscire.

Ai è riuscito a gestire uno come lui; con Momotaro se la caverà egregiamente.

 

 

È iniziato tutto con una domanda di Ai, circa quattro mesi prima.

Rin ancora adesso si chiede se fosse stata fatta apposta per finire in quel modo, o se fosse una semplice domanda di curiosità. Pur ricordandosi ancora vividamente la situazione – entrambi sdraiati sul proprio letto, entrambi intenti a leggere qualcosa –, non è mai riuscito a interpretarla abbastanza da capire se Ai sia stato abbastanza astuto da far finire il discorso proprio , o se sia stato solo molto fortunato.

Ai gli aveva semplicemente chiesto: “Dove vorresti andare, con la tua carriera professionistica?” – non prima di profondersi nelle sue solite esagerate scuse per averlo disturbato mentre stava leggendo. Rin aveva guardato il fondo del letto a castello sopra di sé, riflettendo per qualche attimo sulla risposta. Gli aveva parlato di vari posti in cui gli sarebbe piaciuto andare per affinare i vari stili, dell'università che avrebbe voluto frequentare, delle persone che avrebbe voluto avere nella propria squadra. In effetti, gli aveva parlato anche di Sousuke, in quell'occasione; della possibilità di averlo come compagno di squadra o come rivale, di come andassero d'accordo quando andavano alle elementari, e... ed era stato in quel momento che aveva visto Ai sporgersi dal letto di sopra per guardarlo. Gli era sembrato incuriosito, all'inizio.

Con il senno di qualche secondo dopo, aveva interpretato il suo sguardo più come attento. Molto attento.

Troppo, considerando che stava parlando di un amico d'infanzia che chissà dov'era finito – dove gli aveva detto che era, Gou? Non riusciva a ricordarselo.

“Senpai, stavo pensando...” aveva detto Ai, distogliendolo più dalla contemplazione confusa dei suoi occhi azzurri, che dal pensiero di dove diavolo fosse finito Sousuke. “...hai davvero un sacco di amici cui piace il nuoto.”

Rin l'aveva osservato per qualche istante. C'era qualcosa che non quadrava, in quella domanda: era come se Ai si stesse tirando fuori da quel gruppo di persone.

E in quel momento si era sorpreso a chiedersi come lui considerasse l'altro.

Non era un amico d'infanzia cui piaceva il nuoto, che aveva avuto occasione di conoscere prima di arrivare lì; non era nemmeno qualcuno tipo Rei, che a modo suo era riuscito ad entrare in quella cerchia di vecchi amici.

Possibile che avesse stretto più con uno di un'altra scuola che aveva incontrato solo qualche volta, che con Ai?

Poco probabile. Visti i suoi precedenti non poteva dire che fosse proprio impossibile, era vero, ma non poteva nemmeno ritenersi così sociopatico.

La realtà era che più ci pensava, meno trovava una definizione per lui.

“È una mia sensazione, o non stai includendo te stesso, in questo gruppo?” gli aveva domandato, cercando una risposta da lui.

Ai era sobbalzato ed era arrossito. “D-dovrei?”

Rin aveva ridacchiato. “Non vedo perché no.” aveva replicato. “O dovresti essere qualcos'altro?”

Sul momento si era chiesto che diavolo gli fosse venuto in testa di chiedere – salvo poi realizzare, col senno di poi, che era stato un misto di perplessità davanti a quel tirarsi fuori di Ai, e a qualcos'altro di cui non si era reso bene conto in quel momento.

Era stato quando aveva visto Ai spalancare occhi e bocca e contemporaneamente avvampare all'improvviso, che gli era venuto il serio dubbio che lui si fosse tirato fuori apposta. Se prevedendo quello sviluppo o meno, non lo sapeva. E in realtà in quel momento non ci aveva nemmeno pensato, perché Ai era scoppiato a farfugliare qualcosa tipo “Assolutamente no, senpai, essere tuo amico mi va benissimo, anzi sono lusingato di esserlo, anche perché non sono al livello di Nanase-san e degli altri, e tanto meno al tuo...”, e Rin si era veramente chiesto se quel qualcos'altro cui aveva pensato fosse lo stesso che Ai gli stava dimostrando di voler essere, e contemporaneamente si stava chiedendo perché la cosa non lo infastidisse neanche un po'.

Anzi, in realtà si era ritrovato ad alzarsi e a fare un paio di gradini della scaletta per il letto superiore, in modo da guardare attentamente negli occhi l'altro; il quale nel frattempo aveva preso a balbettare frasi sconnesse condite da numerosi “senpai” e “scusa”, dei quali i motivi gli erano completamente ignoti – probabilmente erano sconosciuti anche ad Ai.

Lo aveva fissato per qualche attimo, anche dopo che lui si era completamente zittito e aveva avuto un accenno di voler distogliere lo sguardo dal suo (in effetti, aveva la faccia completamente rossa per l'imbarazzo), salvo poi non farlo perché probabilmente aveva pensato che sarebbe stato scortese, soprattutto nei confronti di un senpai che tanto rispettava; quindi si era limitato a fissarlo, gli occhi azzurri che tremavano e che, Rin ci avrebbe scommesso, sarebbero stati pieni di lacrime di lì a un attimo per il nervosismo accumulato in un solo nanosecondo.

Era per quello, che si era deciso a parlare. Altrimenti sarebbe rimasto a fissarlo ancora, in cerca di una conferma – da parte sua, da parte propria.

E in realtà aveva anche pensato che baciarlo in quel momento non sarebbe stato così male.

E non riusciva a trovare una spiegazione alla cosa.

“Cos'altro, Ai?” aveva domandato.

Ai stava per scoppiare a piangere, lo vedeva chiaramente. Però resisteva, deglutiva a vuoto e, pur sulla difensiva, sosteneva il suo sguardo.

“A-a-assolutamente niente, s-senpai...!”

Sì, provava decisamente il desiderio di baciarlo.

Il problema era perché.

“Non è solo amicizia.” aveva commentato, a bassa voce, cercando di prendere tempo per riflettere. “E nemmeno solo ammirazione...”

“S-senpai, non è così, io ti ammiro davvero! E-e m-mi va benissimo essere tuo amico!”

“Ma vorresti essere qualcos'altro.”

“N-no, io...!”

Ci aveva provato. Però sembrava che le parole gli fossero morte in gola appena aveva incrociato di nuovo i suoi occhi, dopo aver chiuso i propri in un attimo di tensione isterica in cui stava cercando di negare tutto.

Rin aveva capito. E avrebbe voluto chiedergli perché, da quando, e per quanto ancora se lo sarebbe tenuto dentro se non se fossero usciti con quel discorso.

Ma soprattutto, avrebbe voluto chiedergli se avrebbe trovato strano essere baciato da lui in quel momento.

E in effetti, quella realizzazione l'aveva colpito come un fulmine a ciel sereno.

Perché lui non trovava strana quell'idea?

Non aveva mai provato nessun tipo di interesse per Ai oltre a quello di essere normali compagni di stanza in un dormitorio. O almeno, così aveva sempre pensato.

Perché ora ?

“Posso pensarci su?” aveva soffiato.

Mancava poco che si sporgesse ancora di un pochino e lo baciasse sul serio, se lo sentiva. Ma doveva capire.

“S-senpai, non c'è bisogno!” aveva esclamato Ai. “C-cioè, voglio dire, non ci devi pensare, nel senso, non badare a quello che provo io, io sono felicissimo di essere considerato un amico da te, e non c'è bisogno che tu ti dia pena per...”

“Voglio pensarci.” aveva detto Rin, interrompendo il suo sproloquio.

L'aveva guardato ancora per qualche secondo, con Ai che aveva la faccia di qualcuno che non sapeva più cosa pensare della piega che aveva preso quella situazione – poi era sceso dalla scaletta, certo che se fosse rimasto lì solo un nanosecondo di più lo avrebbe baciato seriamente.

 

 

Aveva passato un paio di nottate quasi completamente in bianco, per via di quella questione.

Non riusciva a venire a capo di quella storia: perché, se non aveva mai guardato in un particolare modo il suo compagno di stanza, ora gli venivano da fare certe domande, e appena gli era un attimo più vicino del normale gli veniva voglia addirittura di baciarlo? Perché la sua testa sembrava perfettamente a proprio agio con la cosa, anzi, appena lo sguardo gli cadeva su Ai si divertiva a proiettargli in testa quello che avrebbe potuto fare quella sera, se solo non fosse sceso da quella dannata scaletta?

Ai, dal canto suo, era teso come una corda di violino. Continuava a evitare il suo sguardo, ad arrossire per la minima cosa, a sobbalzare per il minimo rumore che qualcuno dei due facesse, a saltare sul posto ogni volta che lui si ritrovava a chiamarlo – occasioni che Rin aveva provveduto a diminuire drasticamente, per quei due giorni.

Poi, il terzo giorno, aveva finalmente capito.

Ai era appena tornato dalla doccia dopo gli allenamenti, e Rin aveva avuto occasione di guardarlo per un attimo in viso – in quegli ultimi due giorni, era un'occasione più unica che rara. E lì, aveva realizzato: semplicemente, prima non l'aveva mai visto veramente, non in quel determinato modo. Era talmente concentrato sui propri casini, che per diverso tempo Ai era stato solo una petulante presenza che condivideva la camera con lui; e quando aveva risolto quei casini, l'aveva dato troppo per scontato, al punto che non era giunto nemmeno a chiedersi se potesse considerarlo amico o meno.

Semplicemente, non l'aveva guardato davvero.

Si era alzato sui gomiti, e Ai doveva aver interpretato quel movimento come una buona giustificazione per scappare (di nuovo), perché aveva farfugliato di aver dimenticato qualcosa alle docce, e si era affrettato a correre verso la porta. Rin l'aveva seguito, gli aveva circondato le spalle con un braccio e Ai si era pietrificato sul posto all'istante, la mano a mezz'aria in cerca della maniglia e i muscoli rigidi come quelli di un soldato.

“Posso baciarti?” aveva mormorato al suo orecchio. Si era stupito persino lui, giusto per un attimo, di quanto priva di esitazione fosse stata la propria voce. Subito dopo, aveva sentito Ai tremare sotto il proprio braccio, e aveva istintivamente sorriso e allungato una mano a scompigliargli i capelli.

“Non c'è bisogno di essere così tesi, non ti mordo.” aveva aggiunto con sarcasmo, tanto per smorzare la tensione.

Ai aveva trovato la forza (perché solo di forza, in quel caso, si poteva parlare, visto il movimento lentissimo e forzato che aveva fatto la sua testa nel girarsi) di voltarsi a guardarlo con la coda dell'occhio. Aveva balbettato uno dei suoi soliti “senpai”, unito a un “davvero, tu...?” che, per quanto pronunciato a bassa voce, a Rin era bastato come assenso.

Si era abbassato verso di lui e aveva appoggiato la bocca sulla sua. Ed era stata una bella sensazione: come se tutto andasse per il verso giusto, esattamente come doveva andare.

Tuttavia, non era durato molto: nel giro di qualche secondo, aveva sentito Ai abbassarsi – e aprendo gli occhi, lo aveva visto praticamente cedere e lasciarsi cadere a terra per l'emozione.

Rin l'aveva arraffato prima che potesse cadere del tutto, e se l'era stretto addosso. Ai si era profuso subito in uno sproloquio di scuse per tutto, al punto che Rin, tra tutte quelle parole farfugliate e la situazione intera, era scoppiato a ridere.

“Meglio che ti prepari a resistere un po' di più, per le prossime volte.” aveva commentato, inarcando un sopracciglio. “Non voglio mica che mi crolli sul più bello.”

Il problema era stato che non aveva considerato l'effetto che quelle parole avrebbero potuto avere su Ai.

Difatti se l'era ritrovato talmente rosso ed emozionato, giusto il nanosecondo dopo, che aveva rischiato di svenirgli in braccio.

 

 

Certo è che non essere nella stessa stanza è sfibrante.

Rin se l'era aspettata meno complicata di così, sulle prime; non era arrivato ad immaginare che si sarebbe snervato a quel punto, a non vedere Ai se non per gli allenamenti e per qualche attimo nei corridoi della scuola – essendo stati compagni di camera, ed essendo ancora compagni di squadra, fermarsi a scambiare qualche parola nei corridoi non può essere visto come qualcosa di fraintendibile.

Ma non è sufficiente.

Gli manca, quella possibilità di stare a stretto contatto con lui che aveva quando erano in camera insieme; non aveva mai fatto caso a quanto desse per scontata la sua presenza.

Gli mancano le serate passate a rimproverarlo perché non tiene in ordine la camera, i baci dati in maniera fugace, il parlare con lui del rendimento scolastico, gli aiuti che gli dava per migliorare il suo inglese.

Sousuke deve essersi accorto del suo nervosismo imperante negli ultimi giorni, perché è già la seconda volta che gli chiede a chi stia mandando e-mail a oltranza non appena ha un momento libero.

“Gou.” mente Rin, di nuovo. “Mi sta aggiornando su... quello che ha fatto in questo fine settimana.”

“Ah.” commenta Sousuke, dal letto di sopra. Rin lo può quasi vedere, con una cuffietta nell'orecchio per ascoltare la musica, e l'altra attenta a sentire quello che lui ha da dire, steso sul letto con un'espressione sufficiente – almeno, questo è quello che trapela dal suo tono di voce.

Nel mentre, è concentrato nel leggere la mail che invece gli ha mandato Ai: in quei tre-quattro giorni ha imparato a notare che sono più brevi di quelle che si sarebbe aspettato da uno come lui. Lo sta semplicemente aggiornando sul fatto che abbia preso un voto inferiore a quello che si aspettava nell'ultimo test di inglese, e che dovrebbe studiare di più; eppure Rin sente chiaramente la mancanza di un “vorrei che ci fossi tu ad aiutarmi” e di un “mi mancano le lezioni di inglese che mi davi quando eravamo in camera insieme”, e sa che sono mancanze che anche Ai sente, ma che non gli vuole far pesare – tipico di lui.

“Ti ha detto che è uscita con Mikoshiba?”

Per un attimo Rin è talmente concentrato su cosa rispondere ad Ai che non realizza il significato di quelle parole dette da Sousuke quasi con noncuranza; poi sobbalza, e si sporge oltre il limite del letto, in un tentativo di guardare sopra di lui.

Sousuke è lì, affacciato oltre il bordo, appollaiato come un avvoltoio e in attesa della sua reazione. E per un attimo Rin si chiede da quanto è lì ad aspettare.

“Quarantadue secondi.” dice Sousuke, come a voler rispondere alla sua domanda.

Un po' troppo, per star parlando solo di cosa abbia fatto Gou nel fine settimana.

Sousuke si tira indietro, senza fare la benché minima domanda su quel ritardo. E Rin sa che potrebbe già avere qualcosa in mente come spiegazione.

Sbuffa, come se fosse una risposta sufficiente alla reazione dell'altro. E poi si ributta sul letto di sotto, inviando la mail che aveva appena finito di scrivere ad Ai.

È in quel momento, che vede un altro messaggio in sospeso. Si chiede da quanto sia lì: preso com'era dallo stare scrivendo ad Ai, non se n'era accorto.

Appena lo apre e ne legge il contenuto, gli balena in testa un'idea.

Forse ha trovato un modo per evadere da quello stallo. Temporaneo, certo. Ma sempre meglio di niente.

 

 

Indubbiamente si è messo a insegnare diversi stili a Rei perché glielo deve; sia mai che lui non paghi un debito.

Ma vedere Ai fuori dalle docce ad aspettarlo è un sollievo, e gli rende istintivamente più leggero quel tempo extra passato in piscina ad allenare qualcuno di diverso da sé stesso.

Anche se lo sta guardando con un'espressione perplessa, come se gli fosse scappato qualche pezzo della storia. E in realtà, Rin sulle prime si ritrova a ridacchiare, perché quell'espressione è la stessa che lui fa sempre quando non capisce qualcosa di quello che studia.

“Ho appena visto Ryugazaki-san uscire da...” azzarda Ai, salvo poi bloccarsi e spalancare occhi e bocca, come se avesse appena realizzato qualcosa di terribile. E in effetti, in quel momento anche Rin viene colto dalla stessa idea che deve aver attraversato la mente dell'altro.

“Che significa?” domanda lui – Rin gli vede già gli occhi tendenti alla lacrima. “Perché...?”

“Oi, non saltare a conclusioni affrettate, Ai!” esclama immediatamente, mettendogli una mano sulla testa. “Non è come pensi.”

Ai lo fissa per un secondo, gli occhi lucidi, come a cercare una muta conferma. Poi, sospira.

“Quindi non sta pensando di venire alla Samezuka?” domanda. Rin si ritrova a inarcare un sopracciglio per la perplessità. “Meno male! Quella dell'Iwatobi è una bella squadra, sarebbe un peccato se si separassero.”

Rin rimane di sasso per un attimo. Era quello, a preoccuparlo? Davvero?

“Era... era questo a preoccuparti?” soffia.

Ai annuisce, non senza lasciar intravedere un velo di perplessità per quella domanda. Poi sbuffa, e incrocia le braccia. “Oltre al fatto che si rischierebbe di avere in giro per la Samezuka Hazuki-san. N-non che mi stia antipatico, davvero...!” esclama subito, tornando per un attimo a guardarlo, probabilmente temendo di averlo offeso. “Ma ultimamente sembra che si diverta a provocarmi...” aggiunge, mettendo su un lieve broncio.

Rin lo fissa per un secondo. È allibito dal fatto che Ai si sia preoccupato per la squadra dell'Iwatobi, piuttosto che per la loro relazione: si aspettava una scenata di gelosia in piena regola, ed era già pronto a spiegargli tutto per filo e per segno, e anche velocemente, in modo da placarla.

Invece si è preoccupato per l'Iwatobi.

Scoppia a ridere, scompigliandogli i capelli. È proprio da lui, indubbiamente.

Si avviano verso le macchinette delle bibite, e nel mentre Rin gli spiega tutto l'antefatto. Alla fine, Ai ha un'espressione talmente illuminata dall'atto di Rei, che Rin per un attimo ha il dubbio che lui voglia fare la stessa cosa.

“Sei... siete davvero straordinari.” commenta. “E come se la sta cavando?”

Rin piega per un attimo la testa da un lato, alla ricerca delle parole giuste da dire per esprimere i progressi di Rei.

“Affonda.”

È l'unica parola che riesca ad esprimerlo appieno.

Lo vede rimanerci male per un attimo. Sorride, e gli scompiglia i capelli. “Per ora.” aggiunge.

“Oh! Giusto. Sei tu ad allenarlo, in fondo!” commenta Ai, sorridendo a propria volta.

Ogni tanto Rin rimane abbagliato da tutti quei complimenti, e tutta quell'ammirazione che Ai prova per lui. Alle volte non sente nemmeno di meritarsela tanto – chissà se avrebbe detto le stesse cose, se si fossero conosciuti mentre era in Australia.

Grazie al cielo non si sono conosciuti lì. Altrimenti lo avrebbe tirato talmente matto che Ai avrebbe chiesto di cambiare camera, pur con tutta la sua pazienza.

“Quindi hai pensato di vederci dopo gli allenamenti con lui.”

“Era un buon pretesto. Hai avuto problemi ad uscire, Momotaro ti ha chiesto qualcosa?”

Ai scuote la testa. “È ancora impegnato ad esaltarsi per tutti i miei libri.”

“Non lo facevo un topo di biblioteca.”

“Si esalta per le copertine e il suono dei titoli.”

A Rin quasi va di traverso la Pocket Sweat che sta bevendo.

“Le copertine...?”

“E per i miei disegni della pulce d'acqua.”

“Hai ancora quegli appunti?!”

Ai gli rivolge un'occhiata furba. “Beh, se servono a tenerlo impegnato, non vedo perché no.” commenta. “E almeno qualcuno li apprezza.” aggiunge, mettendo su il broncio.

Rin lo fissa per un secondo. “Non mi stai veramente mettendo il broncio per la pulce d'acqua. Non ci credo.”

Ai gli lancia un'occhiata di traverso, senza rispondergli. Poi gli prende la lattina di Pocket Sweat e se ne beve un paio di sorsi. Sempre senza rispondergli.

“Li apprezzo.” capitola Rin. “Solo, sono assolutamente convinto che quegli appunti non ti serviranno, qui.”

“Sono serviti a distrarre Momotaro.” gli ricorda Ai.

Touche.

Rin alza le mani in segno di resa, e sospira. “Hai vinto. Anche le pulci d'acqua servono a qualcosa.”

Ai sorride, e gli passa la lattina. “Sono contento di essere riuscito a vederti.”

Rin distoglie lo sguardo, e si beve un sorso di bibita. “Anche io.”

Certo, discutere per i disegni di una pulce d'acqua è alquanto ridicolo come primo momento insieme dopo aver abbandonato la loro convivenza. Ma avevano discusso anche per questioni più idiote.

“Come va con Yamazaki-san?” domanda l'altro.

Rin percepisce chiaramente un brivido, a quella domanda.

Preferiva continuare a parlare di quella dannata pulce d'acqua. Così è come essere saltati dalla padella nella brace.

Ai è sempre stato geloso di Sousuke, fin da quando Rin ha iniziato a parlarne; a ricordarsi quello sguardo che gli ha lanciato, quel giorno in cui ha avuto la rivelazione che Ai provasse qualcosa per lui, vede ancora chiaramente la gelosia che l'altro aveva negli occhi. Certo, è sempre stato capace di un'estrema poker face, con Sousuke, che in effetti non si è mai accorto di niente – o forse sì, considerando come ha cercato di scaricare il barile su Haru, con quella battuta sul fatto che Rin si fosse interessato a lui fin da ragazzino, proprio davanti ad Ai; e in quell'occasione c'era stato di buono che Ai sapesse benissimo che lui non provava per Haru altro che rivalità e uno strano senso di amicizia.

Non che avesse mai pensato di poter provare altro, ma in ogni caso Ai, quando avevano accennato l'argomento, aveva chiuso l'argomento con un convintissimo “In ogni caso, ti troveresti davanti Tachibana-san.”.

Non aveva potuto dargli torto.

Con Sousuke è un'altra questione: è suo amico d'infanzia, ma visto il loro legame e il fatto che sia lì alla Samezuka, Ai non può evitarsi di essere geloso, e Rin lo sa bene. Il fatto che la dirigenza abbia deciso di metterli in camera insieme non ha facilitato le cose, da quel punto di vista.

E già gli era bastato il brivido gelido che gli aveva percorso la schiena quando Ai aveva commentato (giusto dopo quell'uscita di Sousuke su Haruka) che fossero davvero buoni amici – era sicuro che avesse messo una particolare enfasi sulla parola “amici” –, sentirsi chiedere ora come va con Sousuke gli fa venire voglia di sviare il discorso.

“Va... bene.” cerca di glissare velocemente. “Si sta ambientando.”

“Mi fa piacere.” commenta. Se non sapesse della sua gelosia, Rin lo crederebbe anche sinceramente contento della cosa. “Ha lui il letto di sotto?”

Rin aggrotta le sopracciglia. Quello sviluppo non se l'era aspettato. “No. Ce l'ho io.” commenta, confuso.

Ai sbatte le ciglia per un attimo. Poi ridacchia. “Già, dovevo immaginare che il tuo voler stare sotto si facesse valere anche con lui.”

“Questa frase è altamente fraintendibile.” commenta Rin, inarcando un sopracciglio.

Ai spalanca gli occhi. Poi scoppia a ridere – sembra incredibilmente divertito, e Rin sa anche perché.

“Non è poi così lontana dalla realtà, però!” esclama.

Rin sbuffa – poi gli prende la maglia, e lo attira verso di sé, baciandolo quasi prima che se ne renda conto – in effetti lo sente trasalire, sotto le mani, giusto un attimo prima di rilassarsi. E poi trasalire di nuovo, e scostarsi da lui.

“Rin, potrebbero vederci.”

Rin spalanca gli occhi, sorpreso.

“Dillo di nuovo.”

Ed è solo in quel momento, che Ai si rende conto di quello che ha detto: sobbalza, arrossisce, spalanca gli occhi a propria volta e si mette a farfugliare qualcosa di significato poco chiaro.

È abbastanza raro, che lo chiami solo per nome. Un po' per abitudine, un po' perché comunque quel tipo di rapporto tra di loro va avanti solo da quattro mesi, il suo nome è sempre seguito dal “senpai” di turno. La prima volta che effettivamente l'ha chiamato così coincide con la prima in cui hanno fatto l'amore, non più di tre settimane prima (e il fatto che siano riusciti a trattenersi tanto, pur stando in camera insieme, è qualcosa che sorprende ancora entrambi).

Da allora ha iniziato ad apprezzare quelle rare occasioni in cui Ai lo chiama solamente per nome: sulle prime lasciava che lo facesse spontaneamente, poi quando lo beccava iniziava a chiedergli di rifarlo. E il risultato è sempre quella reazione totalmente imbarazzata, e quell'adorabile farfugliare di esserselo solo lasciato scappare.

Senpai, potrebbero vederci.” ribatte Ai, a bassa voce.

E finisce sempre così.

Rin sbuffa, scocciato. “Potresti almeno aggiungere il mio nome, a quel senpai?” domanda, alla ricerca di un compromesso.

Rin-senpai, potrebbero vederci!” esclama Ai, esasperato, guardando il braccio di Rin che è ancora intorno ai suoi fianchi.

“È tardi.” ribatte Rin, tranquillamente. “Saranno tutti nelle loro stanze.”

Ai aggrotta le sopracciglia. “Noi non lo siamo...”

“Noi possiamo.” replica Rin, baciandogli piano il collo.

Ha sempre voluto morderlo, in realtà; non troppo forte, ma almeno lasciargli un qualche segno della propria presenza. Tuttavia sa di non poterlo fare: Ai ha la pelle chiara, e facendo parte del club di nuoto segni del genere si noterebbero subito. Sarebbe meglio evitargli domande sconvenienti.

“Teoricamente non potremmo...” azzarda Ai.

“Se non la smetti ti mordo, Ai.”

Ai sobbalza – e lui si solleva a guardarlo per un secondo. Scoppiano istintivamente a ridere entrambi.

Sì, decisamente gli mancavano quei momenti passati insieme. Ma ora, in quel momento, è come se non ci fossero nemmeno stati; in quel momento sono solo lui e Ai, insieme, da soli.

 

 

Stava ancora pensando a come trovare una soluzione alla situazione tra lui e Ai, una volta che Rei avesse finito con le sue lezioni di nuoto – ma avrebbe davvero imparato a nuotare, poi? –, che se lo era giusto ritrovato fuori dalle docce, con in mano un pacchetto e un'espressione imbarazzata.

E Ai dietro, con un sorriso soddisfatto.

Biscotti con integratori alimentari.” aveva detto Rei. “Per ringraziarti del tempo che mi stai dedicando.”

A giudicare dalla faccia di Ai appena era uscita la parola “biscotti” – che da soddisfatta era passata istantaneamente alla modalità sconvolta –, nemmeno lui sapeva di cosa si trattasse. Ma considerando la sua faccia soddisfatta di poco prima, doveva aver contribuito per la storia degli integratori alimentari.

Ovviamente li sapeva. Alle volte Rin aveva il sospetto che Ai sapesse di lui più di quanto lui sapesse di sé stesso.

Era una delle cose che lo inquietava un po' di lui. Insieme al fatto che uno timido come lui lasciasse delle riviste porno alla luce del sole sulla scrivania.

Momotaro ancora non le aveva viste, probabilmente. Altrimenti sarebbe stato un po' meno esaltato per i suoi libri.

Rin aveva osservato per un po' la scatola, dopo che se n'era andato Rei. Ai aveva tentato di dirgli che non immaginava avrebbe fatto proprio dei biscotti, con le informazioni che gli aveva dato; Rin, per tutta risposta, ne aveva tirato fuori uno e l'aveva addentato. E poi ne aveva fatti assaggiare un paio anche ad Ai.

“Troppo dolci.” è il suo commento, di nuovo. Ad Ai sono piaciuti, e anche a lui l'impasto non dispiace per quanto riguarda la consistenza; ma sono davvero troppo dolci.

Sta giusto pensando di regalarli tutti ad Ai, e chiedendosi se quegli integratori non potrebbero fargli male in qualche modo (ma poi, quanti ne avrà messi, in un solo biscotto?), che Momotaro entra in stanza e inizia ad esaltarsi non appena li vede.

Rin lo osserva, mentre gli chiede se può prenderne uno; è chiaro che stia pensando che li abbia preparati Gou.

E istintivamente si chiede se quella non possa essere una distrazione migliore di una pulce d'acqua.

 

 

Incontrarsi con Ai dopo le lezioni a Rei è diventata una routine tale che, quando Rei dà per la prima volta segno di riuscire effettivamente in uno stile che non sia la farfalla, Rin è insieme contento per lui e nervoso con sé stesso.

Non è ancora riuscito a trovare una soluzione alternativa a quegli incontri con Ai dopo le docce, e il tempo è chiaramente agli sgoccioli.

Lo stesso pare pensare Ai, visto che quando si vedono ha un'espressione felice, ma che non riesce a mascherare un po' di malinconia.

“Sta facendo progressi, eh.” commenta Ai, dondolando i piedi al di là della panchina. Rin incrocia quel movimento di gambe non con poca nostalgia: lo faceva sempre anche quando erano in camera insieme, sporgendo le gambe dal bordo del letto e facendole dondolare davanti a lui – non senza farlo irritare, le prime volte, quando ancora era un egocentrico ragazzino affamato di qualcosa di cui nemmeno lui sapeva l'entità.

In effetti deve a Rei l'essere riuscito a voltare pagina e l'essere riuscito a mettersi in pace il cervello, quindi restarci male perché lui finalmente sta imparando a nuotare a dorso e a rana è un po' meschino; eppure sa di non poterselo evitare, e sa che anche Ai pensa esattamente lo stesso.

Gli appoggia una mano tra i capelli, arruffandoglieli un po'. “Troveremo una soluzione.” cerca di rassicurarlo. “Che sia anche il semplice studiare insieme.”

“Rin-senpai, sarebbe un po' strano che io studiassi con un senpai, per di più al terzo anno, per di più capitano del club di nuoto.” commenta Ai, smontando fin dall'inizio tutte le sue buone intenzioni. “Tanto vale prendere una stanza in un love-hotel.”

Rin non fa nemmeno in tempo a rimanere deluso dalla proposta andata a male, che si ritrova a spalancare gli occhi per la proposta dell'altro.

“Eh?!” esclama, togliendo immediatamente la mano dai suoi capelli.

“Beh, pensavo che...”

“Non dirlo così seriamente!” commenta Rin, allibito. “Mi pare una soluzione un po' estrema! Tanto più che nessuno dei due ha vent'anni!”

“Nei love-hotel chiedono l'età?” domanda Ai. Pare sinceramente interessato alla cosa.

Noi non stiamo parlando seriamente di questo. Ai, no.”

“Ma...”

“No.”

Ai sbuffa, e mette su il broncio. “Stavo cercando una soluzione praticabile.”

“Sarebbe più praticabile studiare insieme, a questo punto...!” commenta Rin, esasperato.

“Non hai tutti i torti...”

Sa di situazione irrecuperabile che tende a sfociare nel delirio più assoluto. Probabilmente nessuno dei due si è aspettato che Rei imparasse a nuotare (per quanto non benissimo, e rischiando ancora di affondare, qualche volta) nel giro di due settimane, quando non ci era riuscito per un anno intero, e se la sono presa un po' comoda; e adesso sono arrivati a questo punto.

Sbuffa, rientrando in camera e buttandosi sul letto. Sousuke ha gli auricolari nelle orecchie, e pare impegnato a leggere qualcosa sul cellulare. Non appena Rin si volta di lato, la faccia rivolta verso il muro in modo da riflettere sulla cosa, sente il proprio cellulare vibrare.

Sei stato fuori poco, stasera.”

Rin osserva per qualche istante lo schermo, allibito. Dalla mail, dal mittente, da tutto.

Poi, molla un calcio al fondo del letto sopra di sé.

Sousuke si sporge oltre il bordo, un sorrisetto ironico in viso, tanto che a Rin viene voglia di chiedergli perché accidenti stia sorridendo a quel modo.

“Che cacchio mi mandi le mail?! Sei sopra di me!”

“Non c'è un motivo particolare. Volevo vedere la tua reazione” replica Sousuke. “Eri fuori con... Gou, giusto?”

Rin sbatte le palpebre per un attimo, chiedendosi perché avrebbe dovuto essere in giro con sua sorella a quell'ora – salvo poi ricordarsi che ha mentito a Sousuke dicendogli che stava parlando con Gou, quando invece parlava con Ai. E ovviamente Sousuke se n'è accorto. Sia mai che a quello scappi qualcosa.

“Considerando che le altre sere stavi fuori fino a mezzanotte quasi, e stasera sei tornato alle dieci e mezza, mi sono chiesto se vada tutto bene. O se tu abbia dato di matto con una delle tue scenate isteriche.”

Rin è quasi commosso da quella preoccupazione. Prima dell'ultima frase.

Gli viene subito in mente il ricordo delle finali delle regionali, quando ha davvero dato di matto contro Ai. Decisamente, ha visto il peggio di lui, e un po' di nervosismo per la situazione non è cosa da spaventarlo.

“Sto cercando una soluzione alternativa.”

“Al vedervi dopo la doccia?”

Rin sobbalza. “Come...?”

“Non stai allenando quel tizio dell'Iwatobi?” domanda Sousuke. Solo in quel momento, Rin si ricorda di avergliene parlato appena Rei gli ha mandato la sua richiesta di aiuto. “Mi è sembrato ovvio che vi incontraste dopo gli allenamenti.” aggiunge. “Dov'è il problema?”

“Che gli allenamenti stanno finendo.” commenta Rin, scocciato di essere stato beccato in pieno. Non che da Sousuke si aspettasse diversamente, ma ogni tanto preferirebbe che non palesasse così tanto la propria conoscenza dei fatti.

“Uscite per qualcos'altro.”

“Ho gli allenamenti e gli impegni come capitano del club.” glissa velocemente Rin. Vuole evitare di dire che si tratta di un altro ragazzo, e che uscire insieme potrebbe essere un tantino fraintendibile – il fatto che fossero compagni di stanza, in quel caso, non aiuta.

Sousuke sospira, e torna a sdraiarsi sul letto.

“Dormici su. Qualcosa riuscirai a trovare.”

 

 

“Hai davvero una brutta cera.”

“Fai silenzio. Non ho dormito molto, stasera.”

Sousuke con le sue ovvietà è snervante, alle volte. In particolare in quel caso.

“Hai almeno trovato una soluzione?”

Rin lo fulmina con un'occhiataccia. L'intento sarebbe quello di incenerirlo, ma in realtà riesce solo a farlo ridacchiare. Per poi vedersi rivolgere un'occhiata ironica da parte sua.

“Non ti ha notato ancora nessuno scout, vero?”

Rin ricambia la domanda con un'espressione sconvolta. No, non gli sta facendo davvero pesare il fatto di essere avanti a lui in quel momento. Non lo sta facendo davvero.

È quasi peggio della discussione sul love-hotel della sera prima.

“E miri alle Olimpiadi.” aggiunge Sousuke. “E l'anno scorso hai fatto quella cosa di nuotare insieme all'Iwatobi, quindi ti hanno automaticamente escluso da qualunque torneo successivo...”

“Sousuke...” ringhia Rin. Ha la seria tentazione di strangolarlo seduta stante, ma sono in classe. Troppi testimoni.

“E il fatto che tu miri al mondo è noto a tutta l'accademia,” prosegue Sousuke, ignorando completamente la sua aura omicida. “quindi non ci sarebbe davvero niente di male se il capitano del club di nuoto si allenasse oltre l'orario di fine attività del club.”

Rin sobbalza, colto alla sprovvista dalla piega che ha preso quel monologo.

È qualcosa di talmente ovvio che si chiede immediatamente come diavolo abbia fatto a non pensarci prima.

Ai praticamente lo pedinava così, all'inizio della loro convivenza. Roba che a pensarci a posteriori si chiede, davvero, come abbia fatto a non notare prima l'interesse che Ai provava per lui, e quanto lui potesse essere cieco.

Però quella soluzione è talmente ovvia da piombargli in testa come un mattone di dieci chili abbondanti.

E deve avere un'espressione davvero ridicola mentre cerca di giustificarsi con sé stesso per non aver pensato prima a una cosa così ovvia, perché Sousuke ridacchia di nuovo.

“Avresti bisogno di qualcuno che ti misuri il tempo.” aggiunge (come se la cosa non sia già ovvia di suo). “Credo che... Gou potrebbe andare bene.”

Rin sbatte per qualche secondo le palpebre, e lo osserva attentamente. “Credo di essere in debito con te.” considera alla fine.

Sousuke piega la testa di lato. “Il letto di sotto per una settimana può andare bene.”

Rin emette un ringhio da sotto i denti. Se solo ci avesse pensato prima.

“Andata.”

Dovrà fare i conti con la paura di cadere giù che ha fin da bambino, e Sousuke lo sa, lo sa benissimo, perché se la sta ghignando senza nemmeno disturbarsi di mascherarlo.

Ma un debito è un debito, in fondo.

 

 

“Ah, era così semplice?” domanda Ai, appena rimangono da soli.

Rin ha appena convenuto con Rei che ora può proseguire da solo lo sviluppo dei propri stili, almeno le basi le ha. L'altro non la finiva più di ringraziarlo, e a momenti Rin l'avrebbe preso a calci in culo per quanto si sentiva in imbarazzo per star solo pagando un debito, e per quanto fremeva dalla voglia di essere lasciato da solo con Ai; fortunatamente Rei ha inteso di averlo ringraziato abbastanza prima che lui desse di matto per l'imbarazzo.

E la faccia sorpresa di Ai ora fa ben sperare: forse davvero non è stato l'unico idiota a non pensare a quella soluzione, forse non è stato davvero così idiota non pensare a una cosa semplice come quella che ha proposto Sousuke.

“Ci avevo pensato, in effetti, ma visto che non l'avevi proposto tu...”

O forse è semplicemente rimasto davvero troppo sfinito da tutto, al punto da fondersi il cervello.

“Perché non me l'hai detto?!”

“Ma è talmente ovvio che ho pensato che se non l'avevi proposto c'era una ragione!” ribatte Ai, stringendosi nelle spalle. “Sei al terzo anno, Mikoshiba-san ti ha fatto capitano del team, e sarai pieno di impegni; ho pensato che non avessi il tempo o le forze di allenarti oltre l'orario!”

Rin lascia cadere la testa sul palmo della mano, esausto. Almeno quelle che ha trovato durante la giornata non sono giustificazioni così campate per aria, visto che le ha pensate anche Ai.

“Peccato che tutto questo non mi salverà dallo stare sopra per una settimana.” borbotta, a bassa voce.

“Sopra? In che senso?”

“Niente.” ribatte Rin, fulmineo.

Ai ridacchia. “Ti piace proprio stare sotto, Rin-senpai.” commenta.

Rin gli lancia un'occhiataccia per la battuta a doppio senso – ma evidentemente le sue occhiatacce oggi non hanno molto effetto, visto che Ai lo ricambia con un sorriso entusiasta e per nulla turbato.

“A te non scoccia, l'idea di stare lì a misurarmi il tempo?” domanda.

“L'ho fatto tutto l'anno passato, Rin-senpai.” replica Ai, dondolando le gambe oltre la panchina, e continuando a sorridere. “O non te ne sei accorto?”

“Sarebbe stato difficile non accorgersene.” ribatte Rin, sospirando. Anche se comunque è stato così idiota da non pensarci per settimane.

Ai si allunga verso di lui per scoccargli un bacio sulle labbra. “Un anno fa non pensavo che sarebbe finita così.”

“Ad avere incontri illeciti nei corridoi della scuola, la sera tardi, con Matsuoka-senpai?” domanda Rin, ironicamente, baciandolo di nuovo di sfuggita.

“A doverti misurare il tempo come scusa per poterti vedere.” ribatte Ai. “Cioè, praticamente è la stessa cosa che facevo l'anno scorso...” mormora, più tra sé e sé che rivolto a lui.

Rin ridacchia. Davvero, è qualcosa di così scontato che si merita di darsi dell'idiota di prima categoria.

“Però, senpai, niente cose illecite in posti strani. Potrebbero rimanermi i segni, poi come li spiego se mi fanno domande?”

Se Rin avesse avuto un sorso di Pocket Sweat in bocca, dopo quella frase gli sarebbe andato di traverso. O lo avrebbe buttato tutto fuori. A seconda dell'umore del momento.

“Ai...!” lo richiama, sconcertato.

L'altro gli rivolge un'occhiata talmente pura e pacata che Rin si ritrova a chiedersi se si renda conto di che effetto gli faccia, quando fa quelle osservazioni come se fossero la cosa più naturale del mondo.

Un misto di eccitazione e scandalo. Ed entrambe le cose perché sotto quel visetto così adorabile e quei modi timidi si nasconde l'anima di un lettore di riviste porno.

“Che c'è che non va, Rin-senpai?”

Il problema è che quelli sono alcuni dei principali motivi per cui Ai gli piace così tanto.

Rin ridacchia, e scuote la testa, poggiandogli una mano sui capelli e scompigliandoglieli.

“Niente, Ai.” risponde, baciandolo di nuovo sulla bocca. “Daisuki.”

 

 

 

Una settimana dopo.

 

Sousuke è tornato a sistemarsi sul letto di sopra. Per sollievo di Rin, che in quella settimana ha dormito da schifo, a stare sempre in dormiveglia per la paura di rotolare giù dal letto di sopra e rompersi qualcosa.

Come diavolo faccia Sousuke a essere così tranquillo a dormire lì, per lui rimane un mistero.

Stranamente, lo trova a scambiarsi e-mail con qualcuno, puntualmente con gli auricolari nelle orecchie. Gli lancia un'occhiata, che l'altro ricambia di sfuggita, e poi si dirige verso la finestra per prendere un po' d'aria, i capelli ancora umidi dalla doccia.

E lo sa che Sousuke ha avuto il pensiero di notare che i suoi capelli sono ancora umidi pur essendo le undici e mezza di sera. Ma suppone si sia dato anche una risposta da solo.

È quando si sistema a letto, ancora a metà tra l'euforico e l'intontito, che Sousuke smette di battere il pollice sulla tastiera del cellulare.

Per un attimo regna il silenzio, e Rin è troppo impegnato a rilassarsi per pensare a lui.

“Gou mi ha invitato ad uscire, domenica.”

Rin sobbalza, e spalanca gli occhi, sporgendosi verso l'alto – stavolta mettendoci di meno dei quarantadue secondi della volta prima. Sousuke è lì, ancora appollaiato poco oltre il margine del letto.

In amicizia.” precisa, intuendo subito che Rin è lì lì per fargli la predica. “Sai che ha sempre apprezzato il fatto che sapessi starle dietro mentre fa shopping, a differenza di te.”

Rin lo fissa per qualche istante, e alla fine emette un suono di stizza. Non può di certo dargli torto, tanto più che Sousuke è rimasto in contatto con Gou per parecchio tempo, dopo che lui se n'è andato in Australia. In effetti, Gou probabilmente lo vede più come un fratello maggiore, e Sousuke non è il tipo che penserebbe a sua sorella in certi modi alle sue spalle. Forse.

“Tornando al punto focale della questione...” commenta Sousuke, voltandosi e tornando sdraiato sul letto. Rimane in silenzio, finché Rin non si rende conto che sta aspettando che torni sdraiato a propria volta. Sbuffa, e si ributta sul letto, scocciato. “Dicevo, starò fuori per tutta la giornata.”

E Rin in quel momento ringrazia che abbia aspettato che si sdraiasse e che non si potessero vedere, perché sente le orecchie particolarmente calde ed è sicuro che il viso non sia in condizioni migliori.

“A fare shopping.” commenta, appena trova la forza di parlare senza far tremare la voce per l'imbarazzo.

“Probabilmente.”

“Tutto il giorno?”

“È da parecchio che non vado in paese, ne sento un po' la nostalgia.”

Rin è indeciso se scoppiare a ridere o chiedergli se stia davvero facendo un'ironia così palese, perché una cosa come la nostalgia fa molto poco Sousuke ed è molto più da lui.

Alla fine sospira, e scuote la testa.

E ringrazia che Sousuke abbia quell'intuito relativamente discreto.

Una camera di dormitorio è sempre meglio di un love-hotel, in fondo.

 

 

 

Daisuki: uno dei modi per dire “ti amo” in giapponese, proprio di relazioni iniziate da non molto tempo.

[gli altri due sono aishiteru, per relazioni impegnate da diverso tempo, e koishiteru, rivolto alla persona con cui si desidera passare il resto della propria vita – roba che comunque si arriva a dire col matrimonio, da quel che so.]

 

 

 

 

L'angolo di mady

[missione: terminare la fanfiction prima dell'uscita del nuovo episodio completata. Yay! Sono fiera di me.]

Posso dire di essere relativamente soddisfatta della caratterizzazione dei personaggi, veh (considerando che non so scrivere fanfiction perché sballo i caratteri...). Sono un po' in dubbio sulla fine, ma mi sono abbastanza divertita. Poi che l'inizio sia un po' demoralizzante, beh... Io ho dovuto fermare il video del terzo episodio mentre urlavo “no, no, non è vero, non sta succedendo davvero!” dopo i primi cinque secondi... E in più ho iniziato a scriverla giusto il giorno in cui mi hanno bocciato a un esame. E avevo nelle orecchie “Stolen” dei Dashboard Confessional, roba che più sdolcinata non si può. Chiedo pietà. XD

Comunque *coff* Sì, Sousuke lo vedo così. Quasi quasi lo shippo con Gou – devo ancora decidere ù.ù

Ah, a proposito di Mikoshiba: Momotaro non mi dispiace. Anzi, è abbastanza esaltato da assomigliarmi... Solo che è un esaltato. È indubbio. Ed è indubbio che Ai preferirebbe un milione di volte avere in camera Rin, invece che Momotaro. XD

[se solo sapesse che Sousuke ha concesso la camera ed è stato lui a invitare fuori G...*coffcoff*]

Comunque tutta la cosa è partita dalla separazione di camere e dal fatto che tumbrl mi ha fatto notare che Rin e Ai tornavano dalle docce nello stesso momento. Grazie, tumbrl. Non ho mai shippato RinAi così tanto come in questa puntata. E di certo non immaginavo che una RinAi sarebbe stato il primo pairing su cui avrei scritto nel fandom di Free. <3

Meh, la finisco coi miei scleri che è meglio. ù.ù

Ja-nee!

-mady

  
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