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Autore: Habbey    22/07/2014    4 recensioni
"Quell'incrocio tra la Harroway, la South Down Ridgeway e la Icknield Way era il luogo perfetto per sfamare il corvo che bramava di voler distruggere l'aquila. Per la prima volta, le sette porte sarebbero state il luogo di uno spettacolo sanguinolento."
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO                                                                                 1.
                                                  Breve trattato preso dal diario di Agatha

PARLA AGATHA: Per lo più delle volte questo mondo mi è stato celato. Fin da piccola la mia nutrice ha tentato di aprirmi gli occhi sulle gesta sconsiderate e abominevoli della mia famiglia; non potevo capire. La mia mente era avvolta ancora da quel sottile velo che molti chiamano infantilità. Ora in verità sono una strega e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute: misteri, omicidi, leggende e miti. Da sette mesi a questa parte mia madre è morta per cause ignote a tutti. I medici hanno detto che molto probabile è morta a causa di un tumore al cuore. Baggianate. Dietro tutto questo si nascondono motivi arcani e tetri. Ora nella casa di campagna a Middle Kurtend siamo rimasti soltanto io, mio fratello, la sua nutrice e nostro "padre", che starà qui per qualche mese, giusto il tempo di accaparrarsi il patrimonio di mamma e lasciarci da soli senza manco un penny. La settimana scorsa nostra nonna paterna ha telefonato per avvertirci che questo fine settimana sarebbe venuta a prendere Joseph. Sospetto che mia nonna paterna sia una strega, proprio come me, e che voglia educare Joseph proprio come avrebbe voluto fare con mio padre; lui ha sempre cercato di evitare questo mondo e di non cacciarsi in guai che lo riguardino - certo, cosa ci sarebbe da aspettarsi da un agente immobiliare? La famiglia di mio padre, ad eccezione di mia nonna, si manifesta così restia all'occulto; chissà come mai. Quello che adesso voi state leggendo non è altro che un diario che passerà nelle mani del pacificatore, dove è stato scritto ciò che mi è accaduto in passato, ciò che sta accadendo e ciò che accadrà in futuro. Preparatevi ad eventi restii alla verità e alla bontà d'animo, poiché quando io non ci sarò più, non potrò difende l'animo infantile e innocuo di mio fratello Joseph, che è stato conservato fino a questo momento..                                                                                                                      Agatha Byndrom – 22 Luglio 2014

Pose la piuma d'oca all'interno del calamaio e chiuse il Grimorio intinto di inchiostro, andando a dormire in una notte piena di "tragici e magici incidenti".
                                                                     2.
                                         “L’essere che ha cambiato la vita di Agatha”
La magica storia di Agatha Byngrom ha inizio in un gelido giorno autunnale del 2008, quando dopo un’estenuante giornata passata a fare ricerche sull’occulto e l’esoterico per via delle leggende legate al suo piccolo villaggio di provenienza, decide di preparare una tazza di thè all’inglese e accomodarsi sulla poltrona rilegata in stoffa, della cara e vecchia nonna Polly. Mentre stava per poggiare le spalle sullo schienale, si udì un urlo dal giardinetto anteriore di casa Baskerville. La signora Jade Colfer, che abitava a sole due case di distanza, era stata assassinata; proprio all’aperto sul giardino della sua stessa casa. Roba da matti. Non si ci poteva credere, dato che la signora Colfer è sempre stata buona, cara e gentile agli occhi di tutti i vicini. Agatha corse in fretta e furia sulla stradina, lasciando cadere la tazza di thè per terra e la porta principale di casa aperta. La signora Colfer era stata letteralmente “sviscerata” e “sgozzata”. Qualcosa di assurdo. Uno spettacolo che Agatha ha sconsigliato di vedere a qualsiasi ragazzo, donna o uomo che sia. Una ragazzina di soli sedici anni ha assistito ad una scena del crimine. Mentre la ragazzina sedicenne avanzava con passo incerto e tremolante verso il prato di casa Baskerville per vedere meglio, si accorse che due occhi di un giallo fulvido spiccavano nel buio di una piccola via. Magari era un gatto, non si sa, ma qualsiasi ragazza in una situazione del genere avrebbe evitato di andare a controllare. Quelli occhi gialli, che emanavano tanta solennità quanto mistero e terrore, erano come se la chiamassero in quel breve vicolo buio. Agatha, per la ragazza ingenua che era, andò. Giunta al punto dove vi erano quegli occhi, si percepiva soltanto una voce: tanto bassa, quanto maestosa. Sembrava che fosse estero e che parlasse qualche lingua sconosciuta ad Agatha, fino a quando tutto attorno alla ragazzina si fece più nitido e i suoi occhi oscillavano da quel suo grigio spento ad un azzurro  tanto brillante, da penetrare una montagna. Agatha pian piano cominciava a comprendere le parole dell’essere. Tutti quei versi e mugugni che all’inizio sembravano senza senso, cominciavano a rendersi nitidi e comprensibili alle orecchie di Agatha, che ormai cominciava ad essere sempre più sicura di sé, fino a quando non comprese le ultime frasi: “il sangue vergine e puro della ragazza Byngromiana è stato attivato, morte alla discendente!”. Le ultime tre parole si fecero più alte e solenni ed Agatha fu scaraventata tutto d’un botto alla fine del vicolo buio, con un pugnale puntato sulla schiena. L’essere le stava incidendo qualcosa, fin quando lei non emise un urlo talmente stridulo e potente che tre donne, dall’aspetto anziano e strano, si materializzarono silenziosamente dietro l’essere, prendendolo e puntandogli alle tempie uno strano aggeggio con su incisa una runa elfica. Le tre donne enunciarono contemporaneamente: “vitam ad tuam mortem”. Un urlo partì dal giardino anteriore di casa Baskerville, Agatha non aveva capito da chi e le tre donne scomparvero, lasciando al posto dell’essere un nastro rosso. Dolorante e sanguinante, Agatha si alzò, portando ancora le ferite inflitte dall’essere sulla sua schiena. Era uscita dal vicolo, quando vide al centro della strada la signora Colfer, più sana e forte che mai. Jade pensava che fosse soltanto uno scherzo della sua vista, dato quello che aveva appena passato. Andò per avvicinarsi alla signora Colfer, ma appena provò a sfiorarla, vide che era soltanto aria e la figura sparì. Si avvicinò al cerchio di gente nel giardino anteriore della signora Jade, intravedendo da un piccolo spazietto le viscere del cadavere sparse per terra. Tutto d’un tratto è come se Agatha fosse stata impossessata e se ne tornò al vicolo, raccogliendo da terra quel nastro rosso che le tre donne avevano lasciato. In un istante il nastro cominciò a prendere fuoco e la gente bruciava proprio come quest’ultimo. “Probabilmente c’è un legame tra il nastro e la gente che brucia”, pensava Agatha nello stato confusionale in cui si ritrovava. Quando il nastro smise di bruciare la gente che prima era raccolta in cerchio ormai era scomparsa. Agatha alla sola vista di quel corpo sventrato e maltrattato cercava di mantenere i colati di vomito. Le viscere, sparse per terra, sembravano assumessero forme di figure e ambienti noti ad Agatha. Le viscere sembravano assumere la forma di una donna che bruciava in una cucina – strano da dire, ma vero. Quella visione durò per un solo istante e la sedicenne si trovò ancora dietro il cerchio di persone che contemplava il cadavere, come se non fosse successo niente. Le ferite inflittele sulla schiena cominciavano ad avvampare talmente forte che quasi sveniva dal dolore. Tornò in casa, in cerca di qualche flacone di disinfettante o magari di qualche benda: il tempo che i suoi genitori fossero tornati e avrebbe avuto maggiori cure. Appena varcata la soglia di casa trovò tutto a soqquadro: sportelli aperti, piatti per terra, candele bruciate e.. e qualcosa che attrasse la sua attenzione. Un baule che non aveva mai visto prima, che sembrava fosse stato prelevato da uno scomparto segreto dietro la credenza del salotto. Quest’ultimo mostrava segni di bruciature, evidenti forzature o tentativo di scasso, ma niente, significa che non riuscirono ad aprirlo. Tanto mal ridotto quant’era, resistette e non si aprì, fin quando la giovane Agatha non pose la mano sopra di esso e si sentì un cigolio: click, clack. Il baule si aprì come per incanto. All’interno si trovavano fialette, erbe varie e candele, ma la cosa che attirava particolarmente l’attenzione di Agatha era un libro, con una vecchia rilegatura e con su inciso un pentacolo oramai quasi sbiadito; lo aprì e la ragazza si ritrovò come invasa da una strana sensazione di piacere e sofferenza allo stesso tempo. Nella pagina iniziale vi era scritto: “Dal 1396 la famiglia Byngrom ha servito la congrega di Morgana, con sangue e sudore. Guerre, scompiglio e terrore abbiamo portato, la virtù e il sangue a voi streghe abbiamo tramandato”. Agatha non riusciva a comprendere. Prese quel libro e si sedette a gambe incrociate sul pavimento in legno di mogano, portandosi accanto il baule. Secondo quanto scritto nelle pagine introduttive del libro, quello prendeva il nome di Grimorio: un antico libro forgiato da sortilegi e protetto col sangue, che quasi ogni stirpe magica possedeva e dove vi erano narrate le loro gesta, i loro migliori incantesimi e intrugli. Agatha finalmente riuscì a comprendere: una vita passata all’insegna della noiosità e senza alcun evento magico o rilevante, per poi scoprire una discendente di Morgana. Avrebbe dovuto dirlo a qualcuno, ma non poteva, ormai era in pericolo, ormai doveva patire e soffrire. La sua nuova vita aveva inizio. La congrega di Morgana sarebbe tornata e lei sarebbe stata la cattiva, nonostante non lo volesse essere..

                                                                              3.
                                                         La morte di Savannah Adler
Tutto avvenne il 3 Gennaio del 2014. Ciò che era accaduto sei anni prima cominciava a rendersi sempre più nitido e reale. Savannah, la madre di Agatha e Joseph, era morta. Quando Agatha era tornata a casa, dopo una giornata passata nel bar dove lavorava trovò la cucina incendiata e il corpo semi-morente della madre accasciato per terra. Coordinando ambedue le mani, Agatha riuscì a spegnere il fuoco, grazie a quello che aveva appreso di recente. La madre ormai sapeva cosa fosse la figlia già da tempo, da quando riuscì a salvare quel gatto nero che era stato sbranato da un cane. Questa volta però non si trattava di un gatto nero, bensì di sua madre ed Agatha non sapeva come comportarsi o cosa fare. Non poteva starsene senza fare niente, doveva fare qualcosa per salvarla. Corse in salotto e aprì lo scomparto segreto dietro la credenza, prendendo quel baule che aveva trovato sei anni fa. Mentre stava per aprirlo una figura incappucciata e col volto oscurato, apparve dietro di lei, mettendole una mano sulla spalla e dicendole: “Non c’è scampo. La guerra è iniziata, Agatha. Le tre arpie non avranno pietà per chi ha partorito il pacificatore. Scappa finché puoi e porta in salvo con te Joseph”. Agatha presa dalla paura allontanò la figura incappucciata con un gesto veloce e quasi impercettibile della mano destra. Presa dal baule gli impacchi che aveva preparato qualche giorno prima e corse in cucina: era troppo tardi. Dietro il corpo inerme della madre si erano materializzate le tre donne che l’avevano salvata sei anni prima. Alla vista delle tre figure, Agatha rimase come immobilizzata e un istante dopo non sapeva cosa stesse facendo: bruciò gli impacchi che aveva tra le mani e prese dalla propria borsa il pugnale che usava per tagliare le erbe e schiacciarle. Agatha non aveva più il controllo del proprio corpo, erano le tre donne. Non aveva intenzione di cosa le volessero fare. “Servi la congrega col sangue e col sudore, Agatha Byndrom. SACRIFICIO!” le loro voci si levarono all’unisono con la loro voce solenne e potente. Agatha presa come da un impulso, fece un taglio nel proprio polso destro e fece sgocciolare il sangue sul corpo inerme della madre. Successivamente le ferite che erano state inflitte dalle fiamme scomparvero e le iridi delle tre donne si colorarono di un rosso intenso: il pugnale scattò con velocità contro il petto della madre, come se volessero far apparire tutto come un omicidio. Agatha era stata incastrata. Le tre donne scomparvero e allo stesso tempo Agatha svenne, accanto al corpo ormai morto della madre. Non ci poteva credere. Non credeva che potessero accaderle tutte queste sventure, no. A tutto questo c’era una spiegazione. Perché la madre era stata uccisa? Perché le tre donne volevano incastrarla? Tutto risultava così poco chiaro ai suoi occhi.
Il giorno dopo, quando la polizia aveva ispezionato il luogo e l’ambulanza aveva portato via il corpo della madre, Agatha non si fece vedere e tentò con qualsiasi incantesimo o sortilegio di far scomparire il sangue che era caduto sul corpo della madre. Non poteva, qualcosa glielo impediva, come se fosse stato maledetto e protetto allo stesso tempo. Certo, non poteva eliminare il sangue, ma perché non nasconderlo? Così fece, lo nascose all’occhio mortale affinché non se ne accorgessero. La settimana seguente Agatha tornò a casa e con lei anche il corpo della madre, così che si potesse celebrare il funerale. Il giorno delle esequie della madre, pioveva a dirotto e c’erano anche lampi e tuoni. Il prete dinanzi alla fossa dove stava per essere sepolta la madre, leggeva la bibbia: “Gli angeli la porteranno a sé nel regno di Dio..” e un lampo apparve in cielo seguito da un tuono. “Che Dio possa accoglierla tra le sue bracc..” e un altro lampo seguito da un tuono ancora più forte apparve in cielo. “Che il suo corpo venga consacrato alla terra.” Al terzo fulmine, Agatha intravide dietro la lapide della madre le tre streghe. Voleva correre contro di esse ed ucciderle. Prova a farle soffrire, proprio come avevano fatto con sua madre. Accanto ad Agatha c’era Joseph, un bambino tanto di undici anni che non riusciva a capire come mai lo sguardo della sorella fosse infuriato e triste o malinconico. Alla fine del funerale Agatha portò con sé il bambino dietro la lapide della madre, proprio nel punto in cui aveva visto le tre streghe. Avevano lasciato un anello nero fatto in legno, con su incise rune e simboli strani: ignoti al bambino, ma che la sorella conosceva per bene. Quando prese in mano l’anello quest’ultimo si infilò tutto d’un tratto nel dito indice di Agatha. Provò a levarselo, ma non si staccava minimamente. Era fissato col cemento o chissà che cosa. Tornarono velocemente a casa, lei, il bambino, la nonna Aurelia e il papà Carl, per organizzare il banchetto funebre. Giunta a casa Agatha corse in bagno per provare a togliere l’anello, ma niente. Cosa poteva mai essere che lo teneva fissato al proprio dito? Soprattutto che scopo aveva quell’anello? Troppe domande senza risposta. Ormai c’era abituata e doveva aspettarsi sempre il peggio. 
   
 
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