78.
Sorridente, uscì da casa e, a passi lenti e leggeri, si avvicinò sotto il portico. Lyra lo attendeva in piedi e, appena arrivato, si inchinò. Nessun gesto. Solo un sorriso, accompagnato da un lento sospiro. Il calore avvolse le loro mani, mentre il viale era, a poco a poco, imbiancato dalla luce del sole. Capì che non aveva voluto baciarla, senza aver chiesto prima la mano a suo padre. Le spiegò che mr Lambert aveva avuto la gentilezza di scrivere per lui, così da poterla al più presto far recapitare a suo padre. Nei suoi occhi si vide diversa, nuova. Non più sbagliata. I respiri si abbracciarono, mescolati al vento e all’alba mattutina. Gli occhi si chiusero, incontrando la luce nel buio.
La invitò per una passeggiata pomeridiana. Salita sulla carrozza, le bendò gli occhi. Lyra sentì il calesse partire. Per un attimo, ebbe timore che quel sogno si concludesse con la caduta di un mastodontico masso che, dal cielo, avrebbe sbarrato la strada al loro sentimento. Avvertiva il cinguettare degli uccelli, lo sgretolarsi delle foglie al passaggio della vettura, e le sue mani che custodivano le sue. Un forte chiasso di bambini si avvicinava, a tratti, sempre più, sovrastato da uno zampillio d’acqua. Si fermarono. Il volto di Lyra si illuminò. Di stupore. Davanti a lei, i cancelli di King’s Park rilucevano. Roger e Mary correvano per la grande distesa di verde speranza, alle prese con un aquilone capriccioso. Scese dal calesse, respirando a stento. Mr Owen sorrise modestamente, e le disse che, ogni cosa che aveva innanzi, aveva costituito la sua missione nei mesi che era stato lontano da Londra. Benchè non fosse stato sicuro che lei avrebbe accettato la sua proposta, voleva avere, comunque, un luogo che gli permettesse di averla vicina, o anche solo osservarla passeggiare, dall’alto della grande terrazza. Sarebbe stato lì, ad ogni ora del giorno, a contare i suoi passi, o quante volte avrebbe alzato lo sguardo da un libro verso la nebbiosa vallata, prostrata ai piedi dell’ultima montagna, dissetata dal corso avvolgente del fiume. Le raccontò che la sua tristezza aveva trovato conforto nella fantasia di trovarsi con lei, seduti al cospetto della fontana, ora popolata da fresche e ondeggianti ninfee, o di poter discutere di arte e romanzi, seduti al pianoforte o nella grande biblioteca. Lyra, guardandosi attorno, vedeva lui, in ogni fiore, vetrata, statua. Il cambiamento valicava la semplice ristrutturazione. Era stato una tempesta, una tromba d’aria dell’anima. Ogni angolo di quella proprietà era in sé lo spunto per poter essere migliori. Mr Owen le diede il benvenuto in quella che, in futuro, sarebbe stata la propria residenza. Persa ed insicura, la ragazza si poggiò al suo braccio e si fece guidare lungo il perimetro dei giardini. Gli chiese da cosa avesse capito che lei sarebbe stata la perfetta metà da incastrare al proprio cuore. Mr Owen, ricomponendosi come un avvocato che si apprestava ad esporre la sua arringa, le spiegò che di solito non aveva rapporti con nessuno, e il fatto stesso che lei gli avesse procurato anche solo repulsione all’inizio, aveva rappresentato per se stesso un forte turbamento. Ad ogni modo, seppur negativa, era stata in grado di suscitargli un’emozione. Le spiegò, inoltre, che tutto ciò che aveva sentito, e che attualmente provava verso di lei, non era in grado di collegarlo ad un evento o gesto in particolare. Il sentimento era cresciuto in silenzio, dentro il suo cuore, che vagava tra i ricordi di una vita in cui era sempre notte. Forse, era stata la sua capacità di capire i propri errori, il suo senso critico verso se stessa, e l’amore per i suoi ideali, difesi come nessun battaglione di mille uomini sarebbe stato in grado di fare. Era ancora persa nelle sue spiegazioni, che mr Owen le pose la stessa domanda. Cercando di smorzare l’imbarazzo, Lyra rispose che il timore verso il suo atteggiamento misterioso, e, a dirla tutta, verso la mancanza di esperienza nel rapportarsi verso una malattia come la sua, l’avevano di certo resa superstiziosa ed enormemente sciocca; tuttavia, le buone azioni verso suo padre e il prossimo, taciute e volutamente prive di indiscrezione, avevano sicuramente giocato un ruolo considerevole, ma non quanto la notizia che le sue rendite sfiorassero le quindicimila sterline l’anno. L’ironia non servì a farlo sorridere in modo spensierato. Per un momento, mr Owen accartocciò la sua fronte. Il pensiero che la signora White potesse tornare con un’altra delle sue meschine richieste, minacciava l’equilibrio che tanto aveva atteso. Lyra gli spiegò che quella donna meritava nient’altro che della compassione, e che la felicità, che stavano provando in quell’istante, non poteva essere infranta da chi non fosse stato capace di nobili sentimenti. L’intrecciare le mani, fece svanire ogni dubbio, ogni timore di fallimento. Tutto sarebbe stato diverso, più facile da combattere. Mary e Roger sarebbero stati non più la sua ragione di vita, ma la loro; consapevoli, dopo tutto, che la loro felicità era sempre stata lì. Al di là di una finestra.
Sorridente, uscì da casa e, a passi lenti e leggeri, si avvicinò sotto il portico. Lyra lo attendeva in piedi e, appena arrivato, si inchinò. Nessun gesto. Solo un sorriso, accompagnato da un lento sospiro. Il calore avvolse le loro mani, mentre il viale era, a poco a poco, imbiancato dalla luce del sole. Capì che non aveva voluto baciarla, senza aver chiesto prima la mano a suo padre. Le spiegò che mr Lambert aveva avuto la gentilezza di scrivere per lui, così da poterla al più presto far recapitare a suo padre. Nei suoi occhi si vide diversa, nuova. Non più sbagliata. I respiri si abbracciarono, mescolati al vento e all’alba mattutina. Gli occhi si chiusero, incontrando la luce nel buio.
La invitò per una passeggiata pomeridiana. Salita sulla carrozza, le bendò gli occhi. Lyra sentì il calesse partire. Per un attimo, ebbe timore che quel sogno si concludesse con la caduta di un mastodontico masso che, dal cielo, avrebbe sbarrato la strada al loro sentimento. Avvertiva il cinguettare degli uccelli, lo sgretolarsi delle foglie al passaggio della vettura, e le sue mani che custodivano le sue. Un forte chiasso di bambini si avvicinava, a tratti, sempre più, sovrastato da uno zampillio d’acqua. Si fermarono. Il volto di Lyra si illuminò. Di stupore. Davanti a lei, i cancelli di King’s Park rilucevano. Roger e Mary correvano per la grande distesa di verde speranza, alle prese con un aquilone capriccioso. Scese dal calesse, respirando a stento. Mr Owen sorrise modestamente, e le disse che, ogni cosa che aveva innanzi, aveva costituito la sua missione nei mesi che era stato lontano da Londra. Benchè non fosse stato sicuro che lei avrebbe accettato la sua proposta, voleva avere, comunque, un luogo che gli permettesse di averla vicina, o anche solo osservarla passeggiare, dall’alto della grande terrazza. Sarebbe stato lì, ad ogni ora del giorno, a contare i suoi passi, o quante volte avrebbe alzato lo sguardo da un libro verso la nebbiosa vallata, prostrata ai piedi dell’ultima montagna, dissetata dal corso avvolgente del fiume. Le raccontò che la sua tristezza aveva trovato conforto nella fantasia di trovarsi con lei, seduti al cospetto della fontana, ora popolata da fresche e ondeggianti ninfee, o di poter discutere di arte e romanzi, seduti al pianoforte o nella grande biblioteca. Lyra, guardandosi attorno, vedeva lui, in ogni fiore, vetrata, statua. Il cambiamento valicava la semplice ristrutturazione. Era stato una tempesta, una tromba d’aria dell’anima. Ogni angolo di quella proprietà era in sé lo spunto per poter essere migliori. Mr Owen le diede il benvenuto in quella che, in futuro, sarebbe stata la propria residenza. Persa ed insicura, la ragazza si poggiò al suo braccio e si fece guidare lungo il perimetro dei giardini. Gli chiese da cosa avesse capito che lei sarebbe stata la perfetta metà da incastrare al proprio cuore. Mr Owen, ricomponendosi come un avvocato che si apprestava ad esporre la sua arringa, le spiegò che di solito non aveva rapporti con nessuno, e il fatto stesso che lei gli avesse procurato anche solo repulsione all’inizio, aveva rappresentato per se stesso un forte turbamento. Ad ogni modo, seppur negativa, era stata in grado di suscitargli un’emozione. Le spiegò, inoltre, che tutto ciò che aveva sentito, e che attualmente provava verso di lei, non era in grado di collegarlo ad un evento o gesto in particolare. Il sentimento era cresciuto in silenzio, dentro il suo cuore, che vagava tra i ricordi di una vita in cui era sempre notte. Forse, era stata la sua capacità di capire i propri errori, il suo senso critico verso se stessa, e l’amore per i suoi ideali, difesi come nessun battaglione di mille uomini sarebbe stato in grado di fare. Era ancora persa nelle sue spiegazioni, che mr Owen le pose la stessa domanda. Cercando di smorzare l’imbarazzo, Lyra rispose che il timore verso il suo atteggiamento misterioso, e, a dirla tutta, verso la mancanza di esperienza nel rapportarsi verso una malattia come la sua, l’avevano di certo resa superstiziosa ed enormemente sciocca; tuttavia, le buone azioni verso suo padre e il prossimo, taciute e volutamente prive di indiscrezione, avevano sicuramente giocato un ruolo considerevole, ma non quanto la notizia che le sue rendite sfiorassero le quindicimila sterline l’anno. L’ironia non servì a farlo sorridere in modo spensierato. Per un momento, mr Owen accartocciò la sua fronte. Il pensiero che la signora White potesse tornare con un’altra delle sue meschine richieste, minacciava l’equilibrio che tanto aveva atteso. Lyra gli spiegò che quella donna meritava nient’altro che della compassione, e che la felicità, che stavano provando in quell’istante, non poteva essere infranta da chi non fosse stato capace di nobili sentimenti. L’intrecciare le mani, fece svanire ogni dubbio, ogni timore di fallimento. Tutto sarebbe stato diverso, più facile da combattere. Mary e Roger sarebbero stati non più la sua ragione di vita, ma la loro; consapevoli, dopo tutto, che la loro felicità era sempre stata lì. Al di là di una finestra.