Il biscotto

“Devi stare attento, Regulus!”, lo canzonava dolcemente la madre.
“Perché?”, le chiese ingenuamente il piccolo Regulus.
“Se continui a fare i capricci, ti consegno ai Babbani”, lo ammonì Walburga Black, questa volta con cipiglio severo.
“Chi sono i Babbani?”, la voce flebile del bambino era spaventata, come se un mistero oscuro stesse per essergli svelato: aveva paura, sentiva il suo piccolo cuore battere velocemente. “Ah, non lo sai? Allora attento: i Babbani sembrano come noi maghi! In realtà, però, sono senza poteri magici! Sono cattivi e gelosi delle nostre bacchette. Ce le rubano nel sonno e rapiscono i piccoli maghetti disobbedienti come te e Sirius e se li portano via, e poi…. se li mangiano!”
Gli occhi azzurrissimi di Regulus erano spalancati, lucidi, colmi di paura.
“Ma… ma tu non lo fai, vero? Darci a loro!”, piagnucolò un Sirius di cinque anni.
Walburga gli scompigliò i ricci. “Si, se scopro che siete voi due a prendere i biscotti durante la notte”.
I due bambini fissarono il pavimento. Quando la madre se ne andò, si guardarono spaventati, svuotarono le tasche dai biscotti e li rimisero al loro posto.

Quella sera, quando Walburga andò a controllare che Regulus dormisse, non lo trovò nel proprio letto. Udendo dei bisbigli provenire dalla camera di Sirius, silenziosamente si avvicinò alla porta.
“Posso dormire con te Sirius? Ho paura!”
“Non avrai preso dei biscotti!”: Sirius era sconvolto.
Regulus vuotò le tasche “Ma io ho fame!”, piagnucolò.
“Dai vieni qua.. dirò ai Babbani che li ho mangiati io.”

“Devi stare attento Regulus”, lo ammonì scherzosamente Lucius Malfoy.
“Perché?”, chiese cinicamente un Regulus diciassettenne.
“Se lo dici a qualcuno, ti consegno ai Sanguesporco”.

Che frase strana da dire. Forse non aveva mai dato importanza alle stupide minacce dei suoi compagni. Ma quel braccio, quello sguardo fanatico gli ricordavano stranamente la madre e  il suo sguardo ammonitore di tanti anni prima.

“Devi stare attento Regulus”, lo riprese, sussurrante, Narcissa Black.
“Perché?”, le chiese un ansante Regulus: aveva provato a scappare dalla cugina. Sapeva che lei lo conosceva bene.
“So a cosa stai pensando, so che ci stai pensando, ti conosco. Non farlo. Non pensarci nemmeno, Regulus. Lui può leggerti nel pensiero. Non pensare, neanche un momento, di poter cambiare idea.
Narcissa era spaventata per il suo bene, ma se ne andò correndo.

Regulus rimase da solo.
Gli venne in mente sua madre.
Si vergognò immensamente per la paura che lo aveva preso quella volta a quattro anni! Il disgusto lo prese. Il disgusto per sé stesso, per quello in cui aveva creduto (o in quello in cui credeva di credere?), per quello che era diventato.

Vomitò la sua cena.

Prese un biscotto.
Si stese sul letto; tese in alto il biscotto e si accorse che era uguale a quelli che mangiava da piccolo.
Sbuffò.
Spezzò quel piccolo biscotto.
“Mangia con me Sirius”, sussurrò in lacrime, “Ho paura.”.






Winga's corner
Una piccola FF, scritta di getto. Adoro il personaggio di Regulus, anche se non è stato molto approfondito. Mi piace pensare che fosse pervaso da un senso di solitudine e che il rimorso lo attanagliasse. 
Che dire, ditemi se questi aneddoti vi sono piaciuti! 

Alla prossima!