Freddo. Un brivido lungo la schiena. Ma non c'entra il niente il vento che mi danza intorno, scompigliandomi i lunghi capelli lasciati sciolti lungo la schiena (come piacevano a te).
Questo è il gelo che ho dentro, il ghiaccio che mi congela il cuore.
Mi spingo sul capo il berretto, ancora inebriato del tuo profumo, col timore di perderlo.
I ricordi sono dolorosi, laceranti, ma non posso permettermi di dimenticare. Non ora. Un turbine d'immagini e parole, testimoni della nostra amicizia.
Mainichi hi ga shizumu made
Dorama mire ni nari-nagara
Mujaki ni sugoshita hibi mo
Sute-gatai keredo
Yume miru boku ga ite mo
Sore wa sore de boku dakara
Due bambini che giocano, sporcandosi di terra e di fango.
Due bambini spensierati, che cercano affetto e protezione nell'altro.
Due amici che affrontano prove più grandi di loro.
Eravamo solo questo. Semplicemente questo.
Le avventure che ci coloravano le giornate, l'unico modo per sfuggire alla realtà, sembrano ora favole di un vecchio libro, impolverato ed ingiallito, dimenticato dal mondo. Dagli altri. Da noi
O almeno così crediamo.
Eppure non ci sembra di rivivere un pezzo delle nostre “gesta” ogni giorno?
I sogni che continuano a tormentarmi.
Un infanzia difficile tormentata, sofferta, quasi ingiusta nei nostri confronti.
Le ferite che ti solcavano la pelle candida erano niente in confronto a quelle del tuo animo, corroso dall'ira e dal desiderio di vendetta.
Ma il dolore di quei momenti era alleviato dai nostri sogni, dalle speranze che riscaldavano i nostri cuori ad ogni tramonto.
JIGUSOO PAZURU mitai ni
Hamatte nakute ii
Dareka no “Yes ” ga kimi ni totte
”No” de aru no to onaji you ni
Itsudatte jiyuu na hazu dakara
Ashita kaze ga toori -nuketa toki ni
PAZURU ga kaketeita to shitemo
Daremo sore o semetari shinai yo
Un colpo. Due. Tre.
Dure carezza si posano sul corpo stremato del bimbo.
Ma lui non si arrende. Posa lo sguardo di fuoco sulla figura paterna.
Odio. L'unica cosa che riesce a provare nei suoi confronti.
Si rialza e, facendo appello a tutte le sue forze, corre fuori per sdraiarsi sull'erba umida.
Si sente osservato. Una figura femminile si posa accanto a lui. Non servono parole.
Il loro pensiero va ad un unico, comune desiderio: il mare, simbolo di libertà.
In un modo o nell'altro loro l'avrebbero raggiunto per abbandonare quella vita d'orrori; poter guardare il tramonto con la consapevolezza di non dover tremare nel sentire i passi del genitore dirigersi verso di lui per l'ennesima punizione.
Ormai non più un sogno. Ma una promessa che si sarebbe realizzata ad ogni costo...
Attimi lunghi un eternità caratterizzavano le nostre notti, le uniche ore durante le quali potevamo parlare indisturbati.
Discorsi fatti di sguardi i nostri, d'intesa reciproca, un contatto tra le mie iridi ambrate perse nel gelo delle tue.
Racconti fatti di gesti, in cui un sorriso (Il tuo sorriso) era più eloquente d'ogni parola.
Ano hi, yumemita bokura wa
Machigai janai to shinjite
Araku uneru unabara o
Watatte ikeru
Kimi no mune no itami datte
Bokura wa shitte iru kara
Una bambino bussa alla finestra. La fine pioggerellina quasi copre il rumore.
Un gesto troppo consueto per essere ignorato.
Una scena che si ripete quasi ogni notte: il bambino entra, silenzioso, le labbra leggermente increspate di lato, in un ghigno che, nel contempo, può voler dire tutto e niente.
Attraverso qual gesto, il bimbo esprime gioia e felicità; tristezza e disperazione; rabbia e odio.
Ma non è facile comprendere il suo stato d'animo.
La sua amica gli porge un berretto. Nero. Il suo colore preferito.
L'indumento è un po' troppo grande, gli scivola sul capo nascondendogli gli occhi. Capisce il perché di quell' inaspettato regalo. Le esprime la sua gratitudine come di consueto, mentre i grandi occhi azzurri brillano alla pacata luce della luna. Occhi così puri e profondi da lasciar trapelare ogni emozione.
La cosa che il bimbo odia di più.
Ma adesso questo tipo di rabbia sarà solo un ricordo e lui potrà essere capito solo da lei.
Un sogno che si realizza.
Ma non tutto è eterno. E noi sapevamo che presto o tardi le nostre strade si sarebbero divise.
Moshimo kimi ga kono fune o orite
Chigau sekai nii ita toshite mo
Saigo ni wa kitto waraeru yo
L'addio inaspettato in un giorno di primavera. No. Un arrivederci.
Loro due sanno che un giorno si rincontreranno.
In lontananza l'ormai ragazzina riesce a vedere il suo ghigno che può esternare una sola emozione.
Sincera felicità.
La morte improvvisa della mia giovinezza, stroncata da quel gesto che non avrei rivisto per molto tempo.
Il trovarsi improvvisamente sola a combattere, a vivere senza poter avere tue notizie.
La peggior tortura di tutta la mia esistenza.
Ma dovevo essere forte. E solo grazie a quella malsana consapevolezza di rivederti, ho continuato per la mia (la nostra) strada.
Poi, un giorno, la vita ha ricominciato a scorrere anche dentro di me ed io mi sono ritrovata improvvisamente bambina d'inanzi la figura dell'uomo che eri divenuto.
Ima demo bokura wa
Yume o mite iru yo
Takusareta sono omoi mo
Nosete
Rivedersi dopo anni, per caso, quando i proprio identici sogni li hanno portati sulla stessa via.
Lui, il tuo superiore.
Lui, lo stesso bambino che quasi ogni notte ti veniva a salutare.
Lui, il tuo amico.
Stessi occhi, stesso ghigno, stesso berretto.
Una consolazione. é rimasto quello di sempre.
Oggi finalmente ho scritto la parola fine.
Non ho più sogni ne ambizioni.
Ma soprattutto, non ho più te.
La tragedia di qual giorno si ripete ogni notte nei miei incubi.
Fuoco. Spari. L'odore acre della polvere da sparo.
Tu che combatti strenuamente.
Dobbiamo evitare la tragedia.
Un momento di esitazione. La fine di una vita.
Il tuo corpo esanime disteso sul terreno umido.
Il berretto calato sugli occhi per nascondere l'ultima emozione.
Paura; terrore misto a felicità. Non hai rimpianti.
Areta kono unabara o
Itami to tatakatte kyou mo yuku
Yakusoku ga uso ninara nai you ni
Quasi un anno è passato da qual giorno.
Oggi ho realizzato i miei sogni in modo che anche i tuoi potessero trovare fine nei miei.
Ma c'è ancora una cosa che devo fare per il bene di entrambi.
L'odore pungente della salsedine annuncia la meta del mio viaggio.
Il mare.
Il tanto agoniato mare che, nelle nostre avventure, sognavamo di raggiungere per prendere il largo.
Per raggiungere la libertà.
Soshite itsuka
Bokura no fune o orita
Chigau sekai ni iru kimi ni
Kansei shita PAZURU o todoke you
Dalla scogliera ammiro il tramonto del sole.
L'ultimo bagliore della mia vita.
Una rincorsa. Un salto nel vuoto.
L'aria che, cullandomi, mi scompiglia i capelli, mentre il tuo berretto nero si abbassa sino a coprirmi gli occhi.
Il buio che dolcemente cala anche su di me.
L'ultimo gesto nei confronti della nostra amicizia.
La libertà conquistata.
Ora anch'io non ho più rimpianti.
Che fatica scrivere questa storia... l'avevo in mente da un bel pò ma dopo aver scritto la fine e la parte centrale non sapevo proprio cosa inventarmi per l'inizio... Naturalmente in finale non poteva essere tragico, altrimenti non sarebbe più stata una mia storia. Cosa più importante, la canzone (il cui titolo da il nome al mio racconto) è di un gruppo giapponese, i Triplane.
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento
ç_DevilJina_ç