Chapter
25
Lies
and jealousy
It’s
easy to loose the threads of dangerous games
Quella
sera Burton e Luisa organizzarono una
piccolo aperitivo nella loro nuova casa, e anche io ed Arianna
ricevemmo
l’invito.
Alle
sette, poco prima che la macchina di Ville e
Migè passasse a prenderci, la mia amica era ancora al
telefono a discutere con
il suo ragazzo sulla faccenda: Luke non sembrava molto contento di
lasciarla
andare da sola ad una festa dove sicuramente troppi uomini le avrebbero
messo
gli occhi addosso. Se era protettivo nei miei confronti, che ero solo
un’amica,
nei suoi aveva raggiunto un livello quasi inconcepibile.
Arianna
cercò di convincerlo per un’ora intera,
ricordandogli che se si fosse presentato pur senza invito a farle il
cane da
guardia la loro fantastica copertura sarebbe saltata e tutti avrebbero
scoperto
la loro relazione ‘segreta’. Naturalmente mi
guardai bene dal farle notare che
la loro relazione non era affatto segreta come pensavano. Tutti si
erano
accorti che qualcosa era cambiato e più di uno li aveva
addirittura trovati a
sbaciucchiarsi in qualche stanzino o angolo non poi così
nascosto, senza che
loro se ne accorgessero. Bisognava dire che io e Ville avevamo molta
più classe
e buon senso.
Alla
fine riuscì a superare l’ostacolo: ma non
appena salimmo sulla macchina e Migè vide la sua faccia
stravolta, le domandò
se avesse combattuto con un leone in un arena.
Arianna,
esasperata, sputò immediatamente il rospo,
per poi sbattere più volte la testa contro il sedile quando
Ville le fece
sapere molto tranquillamente che non ci sarebbe stato nessun problema
se fosse
venuta anche la nostra nuova promessa del metal. Non riuscimmo a
smettere di
ridere per tutto il viaggio.
Alla
festa stare vicino a Ville e fingere di essere
soltanto amici si rivelò più difficile di quanto
avessi potuto pensare; ogni
volta che incrociavo il suo sguardo o, anche per sbaglio, sentivo il
suo
braccio sfiorarmi, sentivo il mio corpo prendere fuoco e facevo davvero fatica a
trattenermi.
Cominciai
allora ad evitarlo, cercando di
immergermi in altre conversazioni, facendo i complimenti alla padrona
di casa,
ascoltando i racconti delle ultime gesta della piccola Olivia.
La
situazione mi piaceva poco e sapevo che Ville
stava soffrendo di quel mio comportamento: ma non avrei saputo
cos’altro fare.
Cercai aiuto in Arianna, ma questa volta la mia saggia amica non aveva
una
formula magica per risolvere i miei problemi.
Sentii
gli occhi del darkman seguirmi per lungo
tempo quella sera, ma ogni volta che lo ritrovavo al mio fianco
riuscivo a
scambiarci solo qualche parola prima di rimettermi a fuggire il
più lontano
possibile.
Fino a
quando percepii distintamente che qualcosa
era cambiato.
Le
voce di Manna si fece lontana, così come le risa
di Arianna; mi voltai indietro, sbirciando attentamente nel salotto
affollato.
Quasi
il punch mi cadde di mano, quando finalmente riconobbi
Ville che sussurrava qualcosa nell’orecchio di una
sconosciuta: doveva
trattarsi di qualcosa di estremamente divertente, perché
quest’ultima rise di
gusto, aggrappandosi al suo braccio e non staccando più la
mano per molto,
troppo tempo.
Anche
Ville rise, la sua risata roca e perfetta.
Quella di cui, qualche ora prima, potevo godere io sola.
Mentre
sentivo il sangue ribollirmi nelle vene,
come la lava nel cratere di un vulcano attivo e in procinto di
eruttare,
osservai la donna in questione: portava i capelli castani raccolti in
uno
chignon, dal quale sfuggiva qualche ciocca ondulata che le ricadeva ai
lati del
viso sottile, dalla pelle chiara. I denti bianchi brillavano ad ogni
nuovo
sorriso, come anche gli occhi celesti e magistralmente truccati. Non
era molto
alta, ma aveva un bel corpo e gambe slanciate, che sapeva mettere in
mostra con
eleganza. Era bella. E adulta.
Vacillai.
Ma fu
solo un attimo. Questa volta non mi permisi
di soccombere alla paura; la rabbia prese il sopravvento.
Attraversai
a grandi passi la stanza, avvicinandomi
ai due, i quali erano sempre impegnati in una fitta conversazione in
finlandese, della quale nessuno sembrava essere degno di esserne fatto
partecipe.
Attesi
per un poco, ma Ville non sembrò far caso
alla mia presenza. O forse fece semplicemente finta di non vedermi. Fui
costretta ad urtarlo accidentalmente per attirare, finalmente, la sua
attenzione.
Lui si
voltò, alquanto stizzito per essere stato
interrotto.
“Oh,
mi dispiace” mi sforzai di scusarmi, con un
tono talmente falso da far tintinnare il bicchiere di cristallo che
tenevo in
mano.
“Elisa”
disse spalancando gli occhi, fingendosi
sorpreso “Mi ero quasi dimenticato che fossi qui. Non abbiamo
avuto molte
occasioni di parlare” aggiunse con un ghigno.
Ingoiai
la bile e tentai un sorriso: “Ti ho visto
molto impegnato”
“Oh
sì. E’ stata davvero una sorpresa incontrare
qui Katja” assicurò, abbracciando la sconosciuta
che allacciò prontamente un
braccio intorno alla sua vita.
Katja
mi scrutò a lungo, da capo a piedi, poi
alzando la testa verso Ville domandò candidamente:
“Non ci presenti?”
“Certamente”
le sorrise. Poi, rivolgendosi a me,
spiegò: “Elisa, lei è Katja, una
vecchia e carissima amica”
“La
tua preferita” lo corresse lei, dandogli un
pizzico sul fianco.
Lui
rise forte, chiedendo venia: “La mia preferita.
Katja, lei è Elisa. Lei è…”
fece una minuscola pausa, senza smettere di
fissarmi dritto negli occhi “la nuova barista al Midnight
Wish” terminò
freddamente.
Mi
morsi un labbro, sentendomi avvampare per l’irritazione.
Katja
allungò una mano, che strinsi per educazione:
“Piacere” cinguettò. Risposi con un
cenno del capo.
“Da
dove vieni?” mi interrogò.
“Dall’Italia”
“Davvero?
Dove in Italia?” continuò, mentre io
tentavo con difficoltà di guardarla in faccia: il mio
sguardo continuava a
cadere sul braccio di Ville avvolto, stretto, intorno alla sua vita.
“Milano”
“Non
sono mai stata a Milano, ma ne ho sentito
parlare. Ci avete suonato qualche volta no?” chiese conferma
al frontman degli
HIM, il quale annuì distrattamente.
“E
come mai sei ad Helsinki?” riprese con le sue
domande curiose.
Mi
irrigidii, incerta su cosa rispondere: “Sono qui
con una band di amici, che ha ricevuto un’offerta di lavoro
nella vostra città”
Lei
non smise di fissarmi, mettendomi un po’ a
disagio, ma tenni la testa alta, sostenendo lo sguardo. Poi la sua
attenzione
fu attirata dal ciondolo che spiccava sulla pelle bianca sotto il mio
collo.
Sorrise: “Una vera fan degli HIM. Anche io ne ho portato uno
del genere per un
po’ di tempo, quando eravamo ragazzi”
Allungò
una mano per toccarlo, ma io mi ritrassi
involontariamente, nascondendo l’heartagram nel pugno.
Rimase
stranita e indispettita dal mio
atteggiamento: “Scusa, non volevo mica portartelo
via”
Lasciai
la presa, scuotendo la testa: “No, certo.
Scusa tu”
Ma i
miei nervi erano troppo tesi e il silenzio di
Ville, che sembrava solo impegnato ad abbracciare la donna e spiare le
mie
relative reazioni, non mi permisero di sostenere una normale
conversazione.
Katja
si stufò ben presto e siccome non sembrava
che avessi comunque intenzione di andarmene, invitò Ville a
ballare.
Il
darkman mi lanciò un ultima lunghissima occhiata
e poi, con mia grande meraviglia, accettò con disinvoltura.
Rimasi
impietrita sul posto, da sola.
“Stai
bene?” la voce di Arianna veniva dalle mie
spalle.
“Sì”
bisbigliai per inerzia, non riuscendo a
staccare gli occhi dal corpo di Katja, troppo vicino a quello di Ville.
Mi si
affiancò, lanciandomi uno sguardo grave,
pieno di comprensione ma anche di saggezza: “Non puoi dirgli
nulla. Lo hai
evitato per tutta la sera”
Sapevo
che aveva ragione, ma ero troppo testarda
per ammetterlo. E troppo gelosa per permettere un simile comportamento.
“Sai
perché l’ho fatto. L’ho fatto per lui e
dovrebbe saperlo” replicai, brusca “Non
può trattarmi in questo modo”
“Hai
ragione, ma…”
Non
era più il tempo dei ma. Ormai mi ero riscossa,
e avevo tutta l’intenzione di fargliela pagare.
Riprendendo
tutto il mio contegno, raggiunsi Sami,
il cugino di Luisa, che mi era stato presentato forse una
mezz’ora prima. Avevo
imparato ormai da tempo a riconoscere gli sguardi di desiderio che mi
erano
rivolti, ma li avevo ignorati, sazia delle attenzioni che ricevevo da
tutt’altra direzione. Ma adesso che queste attenzioni mi
erano state sottratte,
avevo bisogno di sfruttare tutto il mio sex-appeal per riprendermele.
“Ti
va di ballare?” gli chiesi, sorridendo
innocentemente.
Il
ragazzo non si fece pregare e mi accompagnò
entusiasta nella piccola pista che era stata allestita nel salotto.
Stringendogli la mano, lo guidai esattamente a pochi passi da Ville.
Questa
volta il cantante si accorse immediatamente
del mio arrivo e distolse la propria concentrazione dalla sua compagna
di
ballo. Gli rivolsi un sorriso pieno di malizia, per poi dargli le
spalle e
iniziare a ballare con Sami.
Quando
ancora ero una ragazzina e la mia amicizia
con Arianna non era ancora ben salda, altre persone avevano svolto la
figura di
guide nella mia vita, nella quale era sempre mancato un leader. Per
molto tempo
il mio punto di riferimento era stato Lucia, una ragazza di
vent’anni dal
carattere libertino e mai troppo responsabile: aveva saputo volermi
bene, a suo
modo, sebbene non fosse mai stata un vero modello da prendere in
considerazione. Grazie ai suoi insegnamenti avevo preso confidenza col
mio
corpo e avevo imparato a come trarre dalle mie parole e dai miei gesti
i più
grandi vantaggi con gli uomini. Ma soprattutto, Lucia mi aveva
insegnato a
ballare e a muovermi nel modo più seducente possibile.
Quella
sera non mi trattenni e non mi risparmiai.
Misi a frutto tutto ciò che mi era stato insegnato,
ignorando l’espressione
poco fiera della mia coscienza.
Quando
reputai che fosse stato abbastanza, lasciai
la pista, sempre seguita da Sami, con la scusa di prendere qualcosa da
bere.
“Wow”
mormorò quest’ultimo, con una faccia ancora
parzialmente sconvolta, davanti alla quale non riuscii a trattenere una
piccola
risata.
“Si?”
lo stuzzicai, sollevando le sopracciglia.
“Balli…molto
bene” assicurò, sistemandosi il
colletto della camicia.
Proprio
mentre stavo per ringraziarlo dei
complimenti mi accorsi che anche Ville sembrava essere stato colpito da
un’improvvisa, terribile sete. Si avvicinò al
tavolo al quale io stessa ero
appoggiata e si accinse a prendere una bottiglia di birra proprio dalla
pila
dietro di me.
Feci
finta di non sentire affatto il suo braccio
che sfiorava il mio, sebbene l’atto mi procurò non
pochi brividi. Continuai a
sorridere a Sami, appoggiando una mano alla sua spalla e avvicinandomi
quel
tanto che bastava per posare un casto bacio sulla sua guancia:
“Grazie”
Ville
non si perse il gesto e rovesciò parte della
sua birra sul tavolo.
“Tutto
a posto, Valo?” domandò premurosamente il
mio cavaliere.
“Si
certo” borbottò lui, arrossendo vistosamente.
Non
appena i nostri sguardi si incrociarono, sentii
il cuore ricominciare a battere e mi resi conto che se non me ne fossi
andata
immediatamente non sarei riuscita a portare a termine la mia vendetta.
“Torniamo
in pista?” proposi, sperando che il
tremore nella mia voce fosse solo frutto della mia immaginazione.
Stavo
per avviarmi, quando Ville mi fermò,
prendendomi per il polso: “Aspetta”
Mi
voltai, squadrandolo con la fronte corrugata:
“Cosa c’è?”
“Devo
parlarti”
“E
io non ho proprio nulla da dirti” ribattei,
orgogliosa.
Vidi i
suoi occhi verdi scintillare per la rabbia,
appena prima che mi girassi nuovamente, tentando di divincolarmi.
Ma la
sua presa si fece più salda e con forza mi
trasse a sé. Sotto lo sguardo allibito di Sami e della
stessa Katja, mi portò
via dalla sala, verso il corridoio, in penombra e deserto.
Quando
fummo da soli, lasciò finalmente il mio
polso, che mi massaggiai fissandolo in cagnesco.
“Beh?”
proruppi, dato che sembrava aver perso d’un
tratto la lingua.
“Beh?
Secondo te posso starmene zitto e fermo mentre
fai la deficiente con un altro?”
“Stavo
solo ballando”
Rise,
ma senza divertimento: “Non stavi solo
ballando e lo sai benissimo. Mi stavi provocando”
Feci
un passo avanti, portando il mio volto a pochi
centimetri da suo: “Sei un egocentrico. Non tutto quello che
faccio gira
intorno a te!”
“E
allora per cos’era?” ribatté duro.
“Stavo
ballando per un ragazzo che ha dimostrato di
apprezzare” sibilai “E molto”
Prima
ancora che potessi rendermene conto, le sue
braccia mi avevano spinto con violenza contro il muro, non abbastanza
da farmi
male, ma abbastanza da spaventarmi.
Dopo
un momento di spiazzamento, in cui lo guardai
con gli occhi spalancati, mi riscossi spingendolo lontano:
“Non ci provare mai
più!”
“E
tu smettila di prendermi in giro”
La mia
voce iniziò a toccare toni troppo elevati:
“Così tu ti puoi arrabbiare e metterti a provarci
con quella Katja e io devo
stare a guardare senza dire nulla?”
“Cercavo
solo di attirare la tua attenzione. Visto
che sembravi esserti dimenticata di me” disse con una calma
che gli invidiai.
“Smettila!
Sai benissimo perché l’ho fatto! E hai
davvero un bel modo per attirare la mia attenzione!” sbottai,
a denti
stretti“Hai lasciato che si strusciasse contro di te tutta la
sera!”
Quando
Ville non rispose, continuai a sfogarmi,
nascondendo tutta la mia sofferenza sotto un velo di
acidità: “Ma in fondo cosa
importa? Nessuno ti vieta di farlo, sei libero, come sono libera io.
Questa non
è una vera relazione. Mi hai portato a letto qualche volta,
e basta. Giusto?
Fino all’arrivo di qualcuno più
interessante”
Di
nuovo, sentii il suo corpo premere contro il
mio, spingendomi contro la parete, ruvida e fredda: appoggiò
le mani al muro,
creando una prigione con le sue braccia tese.
Le sue
labbra erano così vicine che il suo respiro
agitato quasi si confondeva con il mio.
“Sai
che è una bugia” sussurrò, mentre il
suo
sguardo mi feriva in profondità, come la lama di un coltello.
“E’
tutto a posto?” l’inconfondibile voce di
Migè
ci fece trasalire. Ville si allontanò immediatamente,
voltandosi verso l’amico,
che ci guardava con una strana espressione, a forse due metri di
distanza.
“Sì
certo” rispose il frontman, tossendo
imbarazzato. Annuii con vigore, per confermare.
“Okay”
parlottò il bassista, grattandosi la barba
“Tornate a farci compagnia di là?”
“Un
momento e arriviamo” assicurò Ville, teso.
Migè
ci lanciò un’ultima occhiata carica di
sospetti, e poi finalmente tornò nella stanza attigua.
Il
darkman sospirò, abbandonando le spalle.
Aspettai
che continuasse il discorso che era stato
interrotto così bruscamente, ma rimase in silenzio, fissando
il pavimento.
Trattenendo
le lacrime, mi scostai dal muro, pronta
ad andarmene.
Ma
all’ultimo momento Ville mi fermò, prendendo la
mia mano questa volta, con più delicatezza e attenzione.
Lasciai
che mi portasse oltre una porta, fino a
quel momento rimasta chiusa.
Prima
ancora che potessi fare domande, aveva già
chiuso a chiave. Osservai perplessa i mobili bianchi e celesti di quel
bagno di
raffinata ceramica.
“Ville,
sai che quest…” ma non ebbi il tempo di
esplicare a voce alta i miei dubbi, perché il darkman mi
afferrò per le spalle
e coprì con foga e rapidità la distanza tra le
nostre bocche.
Non
appena sentii le sue labbra morbide sulle mie,
fui tentata, dannatamente tentata di cedere, di dimenticare tutto
quello che
era successo e lasciarmi andare.
Ma non
era in questo modo che si risolvevano i
problemi.
Lo
costrinsi ad allontanarsi, gentilmente ma con
decisione, scuotendo il capo, prima che quel briciolo di
lucidità che ancora mi
restava non si dissolvesse nel nulla.
“No”
Fissai
la mia attenzione sul mobiletto dei profumi
alla mia sinistra, per evitare i suoi occhi da cucciolo cacciato.
“Stavamo
parlando di una cosa seria. Non puoi
pensare di risolvere sempre tutto con un bacio”
Tenendo
il mio mento fra le dita, mi spinse a
guardarlo: “Quello che hai detto prima non ha alcun senso.
Sai quanto ci tengo
a te. Non volevo fare nulla con Katja, è solo
un’amica. Voglio solo te” mormorò
con tanta lascivia da farmi tremare.
Cercai
di liberarmi: “Ed io come posso esserne
sicura?”
Lui
parve colpito dalla frase e si rabbuiò,
lasciando cadere la mano: “Pensavo ti fidassi di me”
Volevo
fidarmi, lo desideravo con tutto il cuore.
Ma ero terribilmente spaventata: “Ho solo paura di non essere
abbastanza. Ho visto
i tuoi occhi quando…”
Ville
mise le mani intorno ai miei fianchi e con un
unico movimento mi sollevò, facendomi sedere sul piano di
fronte allo specchio,
urtando una bottiglietta di sapone che cadde di lato. Allacciai
istintivamente
le braccia al suo collo, per evitare di cadere.
“Cosa…?”
cercai di domandare, ma mi zittì, premendo
due dita sulle mie labbra.
“Basta
con queste sciocchezze. Guarda i miei occhi
adesso, mentre ti guardo e dimmi se ci leggi lo stesso
desiderio”
Mi
morsi le labbra, sentendomi tanto fragile
davanti a quegli occhi così profondi e colmi di crudele e
violenta smania.
Ville
comprese il mio disagio e i suoi tratti si
addolcirono immediatamente: lasciò scivolare la bocca lungo
il mio collo e
sulla mia spalla, scostando le spalline del mio top con una mano e
massaggiandomi il fianco con l’altra.
Protestai,
ma troppo debolmente per essere presa
sul serio.
Chiusi
gli occhi, perdendomi nel rumore ritmico dei
nostri cuori che battevano insieme e non mi accorsi immediatamente che
le sue
mani ora scorrevano rapide lungo le mie cosce, fino alla fine.
Trattenni
un grido di piacere, spalancando gli
occhi.
“Ville…”
boccheggiai, facendo segno di no con la
testa e bloccando la sua mano.
Ma lui
mi pregò con lo sguardo, uno sguardo serio e
dolce al tempo stesso, al quale non seppi resistere:
“Lasciami amarti e
dimostrarti che non desidero altro”
Scostai
la mano, riportandola dietro la sua nuca, e
lasciai che mi sfilasse lentamente gli slip, accarezzandomi la gamba.
Slacciò
veloce i suoi jeans e senza aspettare,
senza preavviso, era già dentro di me.
Questa
volta non fu tenero, o delicato. Fu
violento, e forte, e mi lasciò tremante ad ogni spinta.
Strinsi con
aggressività le mani intorno alle sue spalle, alla sua
schiena, affondando le
unghie nella carne, sotto alla camicia troppo sottile per proteggere la
sua
pelle.
Fare
l’amore con lui non era mai la stessa cosa. Ma
riusciva a lasciarmi sempre senza fiato e senza difese, incapace di
comprendere
come un’altra persona potesse abbattere così
semplicemente ogni barriera del
mio cuore.
“Ti
voglio” ansimò contro il mio orecchio “E
voglio
che tu sia mia”
Quando
non risposi immediatamente, Ville aumentò
ancora il ritmo.
“Sono
tua” gemetti, tentando di non gridare forte.
“Solo
mia” aggiunse, respirando affannosamente.
“Solo
tua” sorrisi e gli morsi il naso, come la
prima volta.
Raggiungemmo
l’apice insieme, uno dopo l’altro. Poi
rimanemmo per qualche secondo immobili, ancora abbracciati.
***
Ci
sistemammo alla meglio, con un nuovo sorriso
sulle labbra.
“Come
sto?” domandò Ville, dandosi un’ultima
occhiata nello specchio.
Non
potei trattenere una risata: “Bellissimo. Ma un
po’ sbattuto”
Mi
squadrò di sottecchi: “Che spiritosa”
Lo
baciai un’ultima volta, prima di trascinarlo
fuori.
“Ma
dove diavolo eravate finiti?” incontrammo Linde
a metà strada, appena svoltato l’angolo buio nel
corridoio.
Feci
un salto all’indietro, e così Ville, accanto a
me.
“Noi?
Da nessuna parte” risposi istantaneamente.
Linde
accese all’improvviso la luce, mettendo allo
scoperto i nostri volti arrossati e i capelli scomposti.
“Eravamo
fuori, a prendere una boccata d’aria”
spiegò Ville, spingendomi avanti e urlandomi mentalmente di
svignarmela il più
presto possibile.
“Certo”
il sarcasmo nella voce del rasta era ben
poco nascosto.
“Torniamo
di là?” proposi, facendomi strada nel
corridoio.
Così
io e Ville sgattaiolammo via, e ci mancò poco
che non ci mettessimo a correre.
Molta
più classe e buon senso?
Sì
Elisa, come al solito avevi ragione.
Pensai
che forse, ancora una volta, la mia mentora
aveva qualcosa da insegnare.
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Ed
ecco qui moossiii con il vostro aggiornamentino! Che roba strana poter
aggiornare così velocemente xD
Un
ringraziamento a tutti quelli che hanno letto e soprattutto a chi ha
commentato
*-*
@Cherasade:
ehhh si in effetti è mooolto cuccioloso xD in questo
capitolo un po’ meno però
xD Ti piace anche così?? Hihihi Sono contenta che ti piaccia
e che continui a
seguire la storia! Grazie mille! *-* Alla prossimaa! Bacini
@MissMar23:
ziii finalmente sono tornata! Ohhh ma grazie *-*
sìsì ho scritto tanto quest’estate!
Avrete un po’ di aggiornamenti rapidi ^^ Grazie ancoraaa!
Kisses
@Sweetie:
comeee nun lo avevi letto??? E questo qui?? Lo so^^ Infatti lo avevo
scritto
appena tornata da Hels!! Passerà pulcina mia, o almeno,
migliorerà un pochino! E
poi dobbiamo resistere fino a dicembre in fondo!! Grazie davvero!!! Ora
vado a
leggere di violaaa! Bacini
@Puz:
*-* I tuoi commentino riempiono sempre il cuoricino di Mus! Non so come
farei
senza la mia grande e immeritatissima fan! Grassieeee *-*
Allora
a prestoooo!
VenomousKisses
Moss
aka FallenAngel