Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Amy Dickinson    22/07/2014    2 recensioni
Una piccola favola, semplice e priva di pretese, dedicata al mio OTP in questo fandom: SanSan ❤ 
Sansa è una bambina che vive tranquilla la sua vita nel villaggio di Winterfell, scandita dalle passeggiate con Lady, dalle faccende di casa e dai litigi con sua sorella Arya. Un incontro segnerà una svolta nella sua esistenza e un evento incredibile la cambierà per sempre :3
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amy Dickinson © 2014 (22/07/2014) 

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a George R. R. Martin, HBO e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

 



 

 

 

 

 

 

                              ________________________________________________________________________________________–––––––––––––––––

 

 

- Capitolo Quattro -

 

Sansa si sentì avvolgere dall’acqua, come fosse in un sogno. Poi le sembrò di fluttuare nell’aria notturna, leggera come una piuma, per un tempo indefinito. A poco a poco il freddo allentò la presa sulle sue membra, lasciandole addosso una gradevole sensazione di calore che si fece sempre più intensa. Le gocce sul suo viso, sui capelli e sui vestiti scivolarono via o evaporarono nel vento. Un odore familiare le riempì le narici e nelle orecchie risuonò chiaro un vivace scoppiettio. Aprì gli occhi lentamente e notò un soffitto di pietra debolmente illuminato, poi una luce alla sua destra che capì essere un fuoco, le fiamme che guizzavano consumando la legna, i contorni poco nitidi. Fu proprio osservando quel continuo movimento che qualcosa attirò la sua attenzione. 

Un’alta figura dai lunghi capelli scuri se ne stava in piedi oltre il fuoco, indaffarata a trafficare con quelli che sembravano ciocchi di legno. Era girata di spalle e perciò non era possibile scorgerne il volto. Solo allora la bambina si ricordò di quanto era accaduto da quando era uscita di casa il pomeriggio precedente: l’incontro con Joffrey, la decisione di addentrarsi nella Foresta del lupo per cercare di riprendersi Lady, la corsa per sfuggire ai lupi, l’arrivo del cane, le fiaccole di Torrhen’s Square e la caduta nel fosso... 

“Se sono qui allora non sono annegata” si rese conto. “Che questa persona mi abbia aiutata, dunque?”

Doveva accertarsene. Aprì bocca per dire qualcosa ma ne uscì solo un suono strozzato, simile a un rantolo, subito seguito da un tossicchiare che le tolse il respiro. Si girò su un fianco e sputò acqua sul pavimento di sassolini sotto di sé, quindi si schiarì la voce e si tirò su a sedere. Addosso aveva un mantello nero che le ricadde in grembo e sulle gambe, un mantello che non era il suo. 

Si voltò verso il fuoco ma la figura di un momento prima era improvvisamente scomparsa. Al suo posto, a fianco a una piccola catasta di legna, sedeva il cane che l’aveva salvata dai lupi, intento a grattarsi. 

“Ma dove...?” 

Quando l’animale si accorse che aveva ripreso i sensi, la raggiunse e le si sedette accanto. La bambina si stava ancora guardando intorno con aria spaesata, si trovava in una piccola grotta e davanti a sé vedeva chiaramente i pini della Foresta del lupo. 

«Oh, Mastino, sei qui» gli disse poi, accarezzandogli la testa. «Mi è sembrato di vedere qualcuno, ma non può essere o tu ti saresti messo ad abbaiare. Chi mi ha salvato, allora?»

Di certo non poteva trattarsi del cane. Sansa poteva credere che l’avesse trascinata fuori dall’acqua, ma come avrebbe fatto a tirarla su, sopra le rocce? E, sebbene le piacesse ascoltare le storie della vecchia Nan, era già troppo grande per credere che un cane potesse accendere il fuoco. Infine, c’era quel mantello in cui era stata avvolta, e i cani non ne indossavano.  

«Immagino che non lo scoprirò, almeno per ora»

Fuori il blu del cielo aveva assunto una sfumatura più chiara che faceva capolino fra i tronchi degli alberi. Ciò rattristò molto Sansa. Era quasi trascorsa una notte intera e non solo non era riuscita a trovare Lady, ma di sicuro aveva anche fatto preoccupare la sua famiglia. Se fosse mai riuscita a tornare a casa, era certa che l’avrebbero messa in castigo. 

Mentre era persa nei suoi pensieri sentì lo stomaco brontolare e si rese conto che non mangiava da un bel po’. Allora si ricordò dei dolcetti al limone che aveva comprato dal fornaio e li tirò fuori dalla tasca del mantello, trovandoli però mollicci e mezzo sbriciolati. 

«Che sia stato l’odore di questi a far avvicinare i lupi?» si chiese, pensando ad alta voce. 

Ne addentò un pezzo e iniziò a masticarlo, ma lo sputò via subito e, anche se a malincuore, gettò il resto nel fuoco.

«Beh, in ogni caso sono disgustosi, praticamente immangiabili. E addio cena» 

La testa del cane era morbida e Sansa gli fece le carezze per tutto il tempo. Non sapeva spiegarsi bene il perché, ma l’animale le dava l’impressione di sentirsi molto solo. Le era stato di grande aiuto nella foresta e coccolarlo un po’ le sembrava il minimo che potesse fare. Quando poi smise di sognare il gusto dei dolcetti appena sfornati, si accorse che il cane stava ruminando qualcosa. 

«Ma quello è un osso!» esclamò, vedendolo spuntare tra i denti della bestia. «Che fortuna, vorrei anch’io qualcosa da mangiare...»

Lasciò Mastino al suo pasto e si spostò un po’ più vicino al fuoco per continuare a scaldarsi. La legna si stava esaurendo in fretta e le fiamme non erano più alte e vivaci come prima, ma queste non furono le uniche cose che destarono la sua attenzione: c’erano dei pezzetti di carne che arrostivano sul fuoco. 

«Della carne!» gridò, incredula e felice, con la stessa meraviglia di chi ha appena scoperto di possedere una montagna di monete d’oro. «Ma chi può...?» 

Si guardò attorno per l’ennesima volta e, per l’ennesima volta, non vide nessuno. Era chiaro: chi l’aveva tratta in salvo dall’acqua del fosso aveva provveduto ad accendere un fuoco e a cuocervi sopra della carne, affinché lei potesse scaldarsi e mangiare qualcosa. Un gesto indubbiamente nobile e generoso, ma come poteva Sansa ringraziare il suo salvatore, se non sapeva chi egli fosse?  

La carne aveva assunto un bel colorito ed emanava un odore davvero invitante. Senza fare complimenti, prese uno degli spiedi sui quali erano stati infilzati i pezzi di carne e, soffiandoci sopra per intiepidirli, diede un morso alla sua cena. O era la colazione? Non seppe dirlo, ma quella pietanza le sembrò la cosa migliore che avesse mai mangiato, era addirittura saporita al punto giusto. 

«Ne vuoi un po’?» domandò al cane, mostrandogliene un pezzo. 

Ma lui era talmente impegnato a rosicchiare l’osso che non le badò. La bambina lo prese come un no e continuò a masticare avidamente finché non rimasero che gli spiedi vuoti.      

Il cielo sbiadiva sempre di più, finché non giunse l’alba. Seduta accanto al fuoco quasi spento, la piccola poté osservare il sole sorgere e brillare tra gli alberi in luminose sfumature oro-aranciate. 

«Direi che è inutile restare qui, forse è meglio che torni a casa» fece, alzandosi in piedi e sgranchendosi le gambe. «Avrei dovuto darti retta e seguirti quando volevi indicarmi la strada del ritorno, Mastino. Sono stata sciocca a voler andare a tutti i costi a Torrhen’s Square. Mi accompagni a Winterfell?»

Ovviamente non si aspettava alcuna risposta, ma il cane scattò su non appena udì le sue parole, come fosse pronto a mettersi in cammino. Sansa gli fece una carezza e si stiracchiò, poi raccolse il mantello nero, lo piegò con cura e lo sistemò vicino alla catasta di legna. 

“Non so chi mi abbia aiutata, è vero, ma sarebbe scortese andarmene senza lasciargli qualcosa come ringraziamento” pensò, frugando nelle tasche alla ricerca di un qualche oggetto che avesse il benché minimo valore. 

Il mastino era già uscito dal riparo nella parete rocciosa e aveva incominciato ad abbaiare, come ad esortarla a fare lo stesso. 

«Sì, un momento, adesso arrivo» gli rispose, tirando fuori dalle tasche quattro monetine di rame, un fazzoletto ricamato e una manciata di briciole appiccicose lasciate dai dolcetti. 

“Il fazzoletto non ha un gran valore e le monete sono una miseria, ma sempre meglio di niente” si disse, ripiegando il piccolo quadrato di stoffa bianca, bordato da minuscole sagome di uccellini azzurri, e adagiandolo sopra il mantello assieme alle monetine. 

Sistemò il nodo che chiudeva la sua cappa e indossò il cappuccio per ripararsi dal freddo, quindi si decise a seguire il cane. 

La Foresta del lupo faceva decisamente meno paura di giorno ma Sansa sapeva che i pericoli erano sempre li in agguato, perciò camminò al fianco dell’animale, affrettando il passo e seguendolo senza fare un fiato. Attraversare i filari dei pini-soldato richiese meno fatica e muoversi sul terreno scosceso non fu più un problema, dato che poteva finalmente vedere dove metteva i piedi e così evitare sassi e buche. 

Il pallido sole invernale si apprestava a salire oltre i tronchi quando i pini lasciarono spazio agli alberi-diga. Winterfell non era più lontana, la fanciulla lo sapeva e perciò sentì il cuore battere più forte all’idea che presto avrebbe riabbracciato la sua famiglia.  

«Sansa!» udì chiamare a un tratto. 

Una voce maschile. Suonava familiare ma inizialmente non la riconobbe.   

«Sansa!» gridò un’altra voce, più matura e profonda della precedente.

«Sansa!» si unirono le voci di due bambini. 

“Che siano Robb e Jon?” si chiese. 

Man mano che si avvicinava al limitare della foresta le voci divennero sempre più chiare, finché non ebbe la conferma che suo padre e i suoi fratelli la stavano cercando. 

«Padre!» gridò a sua volta. «Padre! Padre!»

Quando anche le querce si diradarono e i piedi tornarono a formare orme nella neve fresca, Sansa iniziò a correre e non si fermò finché non vide comparire un gruppo di uomini. Vento grigio, Spettro e Cagnaccio erano con loro, le corsero incontro e le fecero le feste, leccandole il viso e le mani. 

«Buoni, buoni!» disse loro, accarezzandone il morbido pelo.

«Sansa!» esclamò Eddard, correndo verso la figlia insieme a Robb e Jon. 

«Oh, padre!» singhiozzò lei, facendosi strada tra i cani lupo e lanciandosi fra le braccia dell’uomo. «Sapeste come sono felice di rivedervi!» 

«Anch’io, bambina mia. Hai avuto paura, vero?» domandò, accogliendola nel più caldo degli abbracci. 

«Sì...»

«Ma come ti è saltato in mente di addentrarti nella Foresta del lupo da sola e con il buio? Cosa vi ho sempre detto?»

«Non dovevo farlo, lo so, ma Lady è...»

«Cosa c’entra Lady? E dov’è adesso?»

«È stato Joffrey, padre... È venuto a Winterfell, aveva un grosso mastino che si è messo a litigare con i nostri cani... Ha preso la mia Lady e io volevo salvarla... Ma poi...»

«Adesso andiamo a casa, va bene? Quando ti sarai calmata ci spiegherai tutto. Non piangere più però, il pericolo è passato»

«L’importante è che non ti sia fatta nulla, piccola. Stai bene, vero?»

«Sì, Jory» rispose. «Grazie» 

Ned ringraziò chi lo aveva accompagnato e garantì a tutti una ricompensa per l’aiuto, quindi si avviò verso il paese con la figlia ancora tra le braccia, i figli maggiori e i cani lupo davanti a sé. 

Cullata dal dondolio della camminata del padre, Sansa scivolò nel dolce torpore del dormiveglia, dal quale si destò non appena giunsero a casa. Quando la porta si aprì, Estate e Nymeria uscirono di corsa e l’accolsero festosi. Il calore della sua dimora le parve soffocante comparato al freddo che faceva nella foresta e, proprio per quel motivo, lo amò come non mai. Subito dopo i fratelli la strinsero in un abbraccio collettivo nel quale si crogiolò per un po’. 

«Sei proprio una stupida» disse Arya, sussurrandole in un orecchio. «Ma una stupida coraggiosa, lo ammetto» 

Sansa sorrise, interpretando quella frase come un complimento. Tuttavia, quel sorriso svanì rapidamente dalle sue labbra non appena vide Catelyn in piedi davanti al focolare. Aveva le braccia conserte, una dura espressione in volto e la guardava con occhi di ghiaccio.       

«M-madre...» balbettò la figlia, avvicinandosi a lei a piccoli passi. 

La donna si protese in avanti e le diede un ceffone, arrossandole la pallida guancia. La piccola si portò una mano laddove era stata colpita, abbassò la testa per la vergogna e iniziò a piangere sommessamente. Non era mai stata schiaffeggiata prima. Robb, Jon e Arya sì, ma non lei, lei era sempre stata una brava bambina. 

«Cat...» mormorò Ned, cingendo le spalle della moglie. «Non fare così, è ancora spaventata»

«E noi, allora?» sbottò la donna. 

«Madre, so che eravate tutti preoccupati per me...» singhiozzò Sansa. «Vi chiedo perdono, volevo soltanto riprendermi Lady...» ancora un singulto. «Credevo di farcela e di tornare qui presto ma...» 

Per tutta risposta Cat le lanciò un’altra occhiata gelida e, dopo essersi divincolata dalla gentile presa del marito, se ne andò in cucina. Prima che sparisse dietro l’angolo del corridoio, a Sansa sembrò che anche sua madre stesse piangendo.  

«Vieni a sederti qui» disse allora il padre, indicandole la sedia vuota vicino al camino. «Robb, Jon, voi andate pure a riposare. Siete stati coraggiosi, meritate una bella dormita» 

La sera prima i ragazzini avevano insistito per uscire con lui in cerca di Sansa e in quel momento avevano l’aria molto stanca, quindi annuirono e si avviarono alla loro camera a suon di sbadigli. Invece Arya e Brandon si sedettero sul pavimento a gambe incrociate. 

«Raccontaci cosa ti è successo» l’esortò Bran.  

«È una storia un po’ lunga...» avvertì la sorella. 

«Abbiamo tempo» fece Arya, mordicchiandosi le unghie. 

«Su, dal principio. E non dimenticare nulla» si raccomandò il fratellino, sempre felice di ascoltare qualche storia avvincente. 

Sansa guardò Ned e, vedendolo annuire, iniziò a raccontare. Cominciò col parlare dei dolcetti al limone e della visita a casa di Jeyne, quindi parlò di Joffrey, di Gregor, di Lady e della Foresta del lupo. 

«Quel Joffrey è un idiota!» commentò Arya. «E scommetto che è anche una femminuccia. Se fosse qui, lo infilzerei con la mia spada di legno e...»

«Vuoi stare zitta? Non mi fai sentire la storia!» protestò Bran. 

«E se non volessi?» insisté lei.

«Sansa stava parlando» intervenne Ned. «Lasciatela finire»

Bran annuì e Arya sbuffò, poi la sorella maggiore riprese. Ma quando dovette menzionare il cane che l’aveva difesa dai lupi, Sansa si bloccò di colpo. 

«Mastino!» esclamò, alzandosi in piedi all’improvviso. «Come ho potuto dimenticarmi di lui?»

«Quando ci sei venuta incontro non ho visto nessun cane» disse suo padre. «Forse vive da randagio nella foresta»

La figlia annuì con aria preoccupata. 

«Continua!» insisté Bran. 

Sansa sospirò e proseguì con il racconto, interrompendosi solo per un istante quando sua madre rientrò nella stanza sorreggendo un vassoio di legno colmo di dolcetti alle mandorle e cinque tazze fumanti, tre di latte e miele e due di vino alle spezie. Mentre fece segno alla figlia di continuare, distribuì equamente tazze e dolcetti e poi prese posto su una sedia e si mise anche lei in ascolto.

«Adesso non pensarci più, sei a casa e stai bene, per fortuna» disse la donna non appena la bambina ebbe finito, andando ad abbracciarla. «Mi hai fatto morire di paura. Una bella punizione domani non te la toglie nessuno»

«Scusate, madre» rispose, ricambiando la stretta. 

«Comunque non devi preoccuparti per Lady» fece Ned, dopo un attimo di riflessione. «Rodrik ha delle faccende da sbrigare per mio conto, perciò nel pomeriggio si recherà a Torrhen’s Square. Gli dirò di cercare la famiglia di Joffrey e, se la troverà, stai pur certa che Lady sarà a casa prima di sera» 

«Spero sia così. Grazie, padre»

«Me lo auguro anch’io, piccola»

Sansa sbadigliò, coprendosi prontamente la bocca con una mano. 

«Va’ a prendere il sapone e la tinozza, poi aspettami nella tua stanza. Ti riposerai dopo il bagno»

«Sì, madre»

«Ned, riposati anche tu. Stai solo attento a non svegliare Rickon, va bene?» 

«Come la mia lady comanda» 

Cat sorrise e lasciò che il marito le posasse un bacio sulle labbra, poi lo vide dirigersi in corridoio, preceduto dalla figlia. Mandò Arya, Bran e i meta-lupi a giocare in giardino, lavò le tazze e mise a scaldare un enorme pentolone d’acqua. 

Il bagno fu piacevole e il sonno colse Sansa non appena si coricò nel suo lettino. 

 

Si svegliò qualche ora dopo e si tirò su a sedere, sfregandosi gli occhi con le mani. Fuori dalle finestre era ancora giorno ma la luce era più debole, quindi comprese che doveva già essere tardo pomeriggio. Si alzò, rifece il letto, tolse la camicia da notte e indossò un abito pulito. Corse fuori dalla sua stanza e si diresse in salotto, dove il fuoco ardeva vivace. Cat sedeva su una sedia lì vicino e cullava il piccolo Rickon tra le braccia. 

«Oh, ti sei svegliata» disse, notandola. «Hai fame?»

«Rodrik se n’è già andato?» chiese Sansa, ignorando la domanda e guardandosi intorno. 

«Rodrik? No, cara, non è arrivato»

«E quando arriverà?»

«Non oggi. C’è stato un problema in municipio e così non è più andato a Torrhen’s Square. È dovuto scendere in piazza anche tuo padre»

«Quindi non avrò notizie di Lady» dedusse la bambina, sospirando profondamente. 

«Non stare così in pensiero, vedrai che riusciremo a trovarla» 

“Certo, quando tutti i problemi del municipio saranno risolti e Joffrey le avrà fatto chissà cosa!” pensò, risentita, ma non disse nulla. 

«Perché non mangi qualcosa?» l’esortò la donna. «Manca ancora qualche ora alla cena» 

«No, grazie. A dire il vero non ho molto appetito. Credo che andrò in giardino» 

«Va bene» 

Sansa diede una carezza alla manina di Rickon, che spuntava fuori dalla copertina nella quale era avvolto, facendolo sorridere, poi andò a prendersi il mantello e uscì in giardino. 

Bambini e animali erano tutti impegnatissimi nei loro giochi, così tanto da non accorgersi di lei. Spolverò via un leggero strato di neve da un ceppo di legno e vi si sedette sopra, osservando gli altri con aria malinconica. 

Arya, stanca di duellare con Bran, stava pregando Jon di insegnarle come usare al meglio la daga di legno. Il fratellino, irritato per essere stato piantato in asso, abbandonò la sua arma, fece una palla di neve e la tirò contro la sorella, ma prese male la mira e colpì Robb in testa. Quest’ultimo rise e si mise ad appallottolare neve a sua volta, lanciando poi una pallina piccola e rapida che Bran schivò di un soffio. Intorno a loro, i cani giocavano a rincorrersi e a lottare. Nymeria e Vento grigio giravano in tondo, studiandosi, mentre Estate e Cagnaccio si stavano rotolando nella neve poco più in là. Spettro, invece, sostava in cima ad un alto cumulo di neve, candido e maestoso nella sua immobilità, e sembrava osservare il paesaggio oltre il giardino. 

Trascorse un po’ di tempo e il cielo imbrunì, portando con sé folate di vento freddo. 

«Rientrate, bambini. Venite a scaldarvi» disse Catelyn sulla soglia. «Vostro padre sta facendo il bagno e tra poco ceneremo. Su, venite» 

I figli lasciarono i giochi con riluttanza ma non obiettarono, avevano le guance e i nasi rossi come pomodori e un po’ di calore non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Sansa si alzò dal ceppo e mosse qualche passo per sciogliere i muscoli delle gambe irrigiditi dal freddo. Stava per rimettere piede in casa quando si accorse che i cani non erano rientrati insieme ai loro padroni, stavano invece salendo tutti sul cumulo di neve vicino a Spettro. 

“Ma cosa staranno mai guardando di tanto interessante?” si chiese, prima di voltarsi ed entrare. 

La risposta giunse prima di quanto immaginasse. 

I cani lupo iniziarono ad abbaiare forsennatamente, saltarono giù dal cumulo e corsero dentro casa, lasciando ovunque impronte bianche e acquose. Nella foga, uno di loro urtò Sansa e rischiò quasi di farla cadere. Si diressero alla porta d’ingresso e presero a grattarne il legno con le unghie. 

«Ma che gli prende?» domandò Arya.

«Sembrano impazziti» commentò Bran. 

«Che abbiano fiutato una qualche preda?» ipotizzò Robb.

«Forse qualche altro cane ha invaso il loro territorio» si aggregò Jon. 

«Per l’amor del cielo, non statevene lì impalati e andate ad aprire, non sopporto tutto questo grattare!» ordinò spazientita la madre, intenta a dar da mangiare a un Rickon che proprio non voleva saperne di mandare giù la cena. 

Fu Bran il più veloce a ubbidire. Si diresse alla porta, si fece strada tra i cinque cani e fece scattare la serratura. Le bestiole uscirono fuori con la rapidità di un fulmine e si avviarono giù per la strada. 

«Ma dove accidenti vanno?» fece Robb, comparendo dietro Bran. 

«Seguiamoli» suggerì Jon, andando a prendere i mantelli che si erano tolti un momento prima.  

I fratelli maggiori uscirono di casa al seguito dei cani e, se Eddard non li avesse presi per una spalla, anche i più piccoli li avrebbero seguiti. 

«Restate con vostra madre» ordinò loro in tono austero, quindi prese il mantello e seguì i figli più grandi in strada. 

Sansa sostò sull’uscio insieme agli imbronciati Arya e Bran, restando in attesa. 

Non trascorse molto tempo dacché il gruppo fece ritorno. Guardandoli risalire il sentiero che portava verso casa, alla figlia maggiore parve di contare sei cani. Si sfregò gli occhi, ma non cambiò nulla. 

“Che strano” pensò. 

Ma non c’era nulla di strano: effettivamente vi era un sesto meta-lupo. Era ferito e avanzava piano, gli altri gli camminavano intorno, come a proteggerlo e scortarlo. A Sansa bastò guardare con un po’ più di attenzione per riconoscerlo. 

«Lady!» gridò, incredula e felice, correndo fuori. 

Non appena la vide, Lady si sforzò di camminare più velocemente e presto la raggiunse, abbaiando. La bambina si inginocchiò sulla neve e circondò la testa della cagnetta con le braccia, accarezzandole il pelo reso ispido dal freddo. 

«Lady è tornata, hai visto? Questi cani hanno l’istinto del lupo e sanno come sopravvivere» disse Ned con un sorriso. «Ora però entriamo o ti prenderai un malanno»

«Sì, padre» rispose la figlia, rimettendosi in piedi e conducendo l’amica a quattro zampe fino alla porta di casa. 

Era felicissima di riavere la sua Lady con sé. Aveva creduto che non l’avrebbe mai più rivista, invece era lì, aveva qualche ferita qui e là ma, fortunatamente, era viva. Eppure, nonostante il lieto evento, c’era ancora qualcosa che la rendeva malinconica, anche se la bambina non capiva di cosa si trattasse. Ignorò la sensazione e medicò le ferite di Lady con l’aiuto di sua madre, poi la famiglia si riunì intorno al tavolo e finalmente cenarono. 

Quella notte Sansa dormì tranquilla. Ma quando si svegliò, la mattina dopo, la malinconia della sera precedente era ancora lì, nel suo petto. Sentendola alzarsi, la cagnetta si svegliò a sua volta e percepì lo stato d’animo della padroncina. Le leccò il dorso di una mano e guaì piano. 

«Buongiorno, Lady» disse la piccola, accarezzandole la testa. 

“Hanno un pelo diverso, lei e Mastino” pensò improvvisamente, immaginando la figura del cane. “Chissà se è ancora nella foresta e se sta bene. Deve sentirsi molto solo, come lo sono stata io senza Lady”

Gettò uno sguardo alla finestra, fuori il cielo era ancora scuro ma sentiva che presto avrebbe albeggiato. Si lavò la faccia con l’acqua fredda della brocca posta sul comodino, rifece il letto, si cambiò d’abito e infilò gli stivaletti da neve ai piedi.   

“Mi ha aiutata, non so ancora spiegarmi bene il come e il perché, ma lo ha fatto. E io non ho pensato ad altro che a tornarmene a casa. Vivere nella foresta non è facile e, di sicuro, non ha molte prede. Forse potrei portarlo qui e farlo vivere insieme a noi. Il suo aspetto minaccioso fa un po’ paura all’inizio, ma io so che è buono e, se riesco a convincerli, magari i miei genitori mi permetteranno di tenere anche lui, oltre a Lady” 

Mastino le era stato fin troppo d’aiuto e, anche se era un cane, Sansa sentiva che era giusto fare qualcosa di carino per lui. Se fosse stato un essere umano lo avrebbe invitato a pranzo e avrebbe chiesto a suo padre di dargli una ricompensa ma, trattandosi di un animale, pensava che affetto, pasti regolari e una casa calda in cui rifugiarsi fossero più adatti.

“Sì, direi che potrebbe andare. Ma prima devo trovarlo” 

Uscì di soppiatto dalla propria camera, Lady subito dietro di lei. Dopo essersi assicurata che i genitori e i fratelli stessero ancora dormendo, si diresse in cucina e depose dentro uno strofinaccio gli ultimi rimasugli di carne della sera prima, quindi lo richiuse con un nodo e lo infilò in un cestino insieme a una manciata di carote. 

Prima di andare via, pensò bene di scrivere un biglietto in cui avvisava la famiglia delle sue intenzioni, pregandoli di non essere in collera con lei e di non preoccuparsi perché sarebbe tornata al più presto. Quando ebbe finito, lo lasciò in bella mostra sul tavolo del salotto e raggiunse l’ingresso. Indossò il proprio mantello e aprì la porta. 

«No, Lady, tu sta’ qui, io tornerò presto» sussurrò, quando il suo cane la precedette, uscendo in strada. 

Lady però non diede segno di volerle obbedire. 

«Va’ dentro, avanti» insisté. «Non ti porterò con me»

Invece alla fine dovette arrendersi e lasciare che l’accompagnasse perché, qualsiasi cosa dicesse o escogitasse, l’animale non si muoveva e l’attendeva paziente. 

«D’accordo, andremo insieme» sospirò infine. «Ma sbrighiamoci. Prima troviamo Mastino, prima saremo di ritorno»

Si avviarono a passo rapido verso il paese, superarono alcuni vicoli e imboccarono la strada che portava all’Albero-diga, oltre il quale troneggiava selvaggia la Foresta del lupo.   

 

 

 

 

 

____________________________________________________________________

L’angolo di Amy

Ciao gente,

ovviamente questo è un capitolo di transizione e, tranne per il ritorno di Lady, non è successo molto – a proposito, siete contenti che sia ricomparsa? Io sì ^^  –, ma per me scrivere della famiglia Stark è come mangiare dolcetti a volontà, non mi stanca mai <3  

Nel prossimo capitolo Sansa si metterà alla ricerca dell’amico canino, ma lo troverà? Oppure c’è altro che l’attende?

Un mega grazie a chi legge, recensisce e segue questa storia, specie a Phoenixstein, che adoro. 

Qui, se volete, trovate un’altra mia fanfiction, sempre a tema SanSan ^___^

Alla prossima ;) 

Amy    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Amy Dickinson