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Autore: Ily18    04/09/2008    3 recensioni
Michael e Sara si ritrovano a vivere nello stesso quartiere e non solo, Michael scopre che Sara è la sua nuova vicina di casa di cui tanto aveva sentito parlare in giro.
Come andrà a finire?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ecco qui un nuovo update!! La 4 stagione è appena iniziata in America e rivedere lo show di cui mi sono innamorata qualche anno fa, mi ha dato l'ispirazione per continuare a scrivere. Oddio, se due amiche che ti minacciano adorabilmente si può chiamare "ispirazione", eheheheh.
Ad ogni modo, ecco un veloce riassuntino... Avevamo lasciato Mike che aveva ricevuto una busta dal patrigno, che gli chiedeva di raggiungerlo a New York per diventare vice-presidente della sua Compagnia. Mike aveva invitato Sara a pranzare insieme, approfittando dell'occasione per dirle tutto della lettera.
Buona lettura!




Michael sedeva già da un po’ ad uno dei tanti tavolini presenti nella tavola calda in cui lui e Sara si erano dati appuntamento.
Non poteva fare a meno di fissare nervosamente il suo orologio e le sue instancabili lancette. Purtroppo per lui, quello che in realtà vedeva era ben diverso dai numeri nel quadrante e dalle lancette che sembravano rincorrersi.
Le parole che avrebbe dovuto dire a Sara nel giro di qualche minuto, riempivano la sua testa e ogni volta che chiudeva gli occhi tutto quello che vedeva era la sua reazione alla notizia che le avrebbe dato. Sarebbe scappata in lacrime? Oppure avrebbe scosso le spalle e avrebbe accettato la loro separazione senza batter ciglio? Dopotutto, si conoscevano da pochissimo tempo –“Pochi giorni.” Precisò la noiosa vocina nella sua testa-, per cui una reazione del genere sarebbe stata più che normale.
Ma allora perché sentiva che, se lui si fosse trovato nei panni di Sara, al solo sentire quella notizia l’avrebbe pregata in ginocchio di non partire e di rimanere lì con lui? “Perché sei un idiota!” Lo apostrofò la vocina.
Beh, forse non aveva tutti i torti…

Non riuscì a pensare oltre, perché il volto che aveva immaginato ogni volta che aveva chiuso gli occhi negli ultimi minuti, apparve più solare che mai e il sorriso sul volto di Sara lo fece sentire ancora più in colpa per quello che stava per dirle, e allo stesso tempo era felice di poterla nuovamente stringere a sé.
Il tamburo che aveva in petto prese il suo solito ritmo accelerato, come faceva ogni volta che lei si trovava a pochi passi da lui, e sembrò quasi fermarsi quando lei gli si avvicinò ancora di più, fino a sporgersi appena per baciarlo dolcemente sulle labbra, prima di sedersi nella sedia di fronte alla sua.

“Mi posso ritenere ancora in elegante ritardo?” Scherzò, alludendo all’ora in cui si era fatta viva, mentre un sorriso le illuminava ancora di più il viso.

Non sapeva se era colpa del dolce profumo della sua pelle, oppure se era il semplice e devastante effetto che il solo vederla aveva su di lui, ma Michael non riuscì a formulare una risposta sensata e si limitò a sorriderle e a scuotere la testa divertito.
Certo, vederla lanciargli qualche occhiata maliziosa mentre osservava il menù del giorno non aiutava a farlo concentrare e a pensare a quello che le avrebbe dovuto dire, ma più cercava di non farci caso, più sentiva il disperato bisogno di continuare quel silenzioso gioco di sguardi con lei.

Sì, Michael ne era sicuro, darle quella notizia sarebbe stata una delle cose più difficili della sua vita.

“Giochi a fare il silenzioso oggi?” Gli chiese improvvisamente con uno sguardo curioso e quel sorriso sempre presente sulle sue labbra.

Da quando si erano conosciuti, non l’aveva mai vista triste o con un’espressione che non si fosse trasformata immediatamente in quel sorriso che lui adorava tanto. Pensare a questo lo fece rabbuiare ancora di più e ovviamente non fece altro che moltiplicare i suoi sensi di colpa, al solo pensiero di accennarle della lettera. “Tranquillo, vedrai che non ne soffrirà,” gli disse la vocina nella sua testa “vi conoscete da troppo poco perché le importi veramente di te.” Concluse amara la vocina.
Malgrado cercasse di ignorarla, Michael non poteva non ammettere che forse aveva ragione e che la prospettiva che lei non soffrisse per un suo possibile addio, gli spezzava il cuore.

“No, è solo che oggi ho poco da dire.” Sorrise cercando di sembrare convinto di quello che diceva. “In realtà di cose da dire ce ne sarebbero anche troppe.” pensò tra sé.

“Mhm…” Sara corrugò la fronte, fino a quasi unire le sue perfette sopracciglia, e iniziò a ticchettarsi il mento con l’indice, come se stesse pensando a chissà quale difficile cosa da dire. “Mi stai dicendo che sei voluto venire qui solo per guardare e non per parlare?” Chiese piegando leggermente la testa verso destra a lasciando che l’espressione curiosa fosse rimpiazzata ancora una volta dal suo sorriso.

Michael fece fatica a deglutire –forse per colpa della semplicità con cui Sara riusciva a stravolgerlo, o forse perché si fermava, quasi ipnotizzato, ad ammirare ogni singola espressione che il suo viso riusciva a fare-, ma cercò in tutti i modi la forza per poterle dare una risposta che non le facesse capire in che stato era ridotto. “Direi che finché stai di fronte a me, mi basta anche solo guardare.” Disse sperando di essere stato credibile –cosa non difficile, dato che sarebbe potuto rimanere fermo e immobile per ore a guardarla- e accompagnando a quelle parole, il suo tipico sorriso tra il timido e malizioso. “Amico, smettila di rimandare e sputa il rospo!” Lo ammonì la vocina. Ma lui era troppo preso dalla reazione di Sara per poterla ascoltare, figuriamoci pensare di darle retta!

Non appena quelle parole uscirono dalla bocca di Michael, Sara alzò entrambe le sopracciglia, prima sorpresa, poi decisa a continuare il loro piccolo scambio di battute. Appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo e intreccio le mani di fronte a lei, poco più sotto del mento. “Dovrei prenderlo come un’offesa o come un complimento?”

“Come un complimento.” Disse annuendo e percorrendo col suo indice la lunghezza dal gomito fino alla mano sinistra di Sara. “Senza alcun dubbio un complimento.” Ribadì prendendo una mano di Sara tra le sue e portandola alle labbra per baciarla sul palmo.

“Ok Scofield, direi che è meglio finirla qui prima che perdiamo il controllo e la cosa degeneri.” Sorrise quasi imbarazzata, mentre la sua mano era ancora tra quelle di Michael.

“La metto in imbarazzo, Dottoressa Tancredi?” Chiese con fare innocente, baciandole nuovamente il dorso della mano.
Sapeva che questo si poteva facilmente definire ‘giocare sporco’, ma più cercava di evitare ogni contatto fisico con lei, più la strana forza che esercitavano i loro colpi lo spingeva a cercarla, a sentirla tra le sue mani.

“Non scherzare col fuoco, Scofield.” Lo avvertì, ma il tono delle sue parole era tutt’altro che minaccioso.

Lo aveva spiazzato e sorpreso nuovamente e, mentre era ancora rapito dalla strana e maliziosa espressione sul viso di Sara, non poté fare nulla per evitare che la sua mano scivolasse leggermente via dalle sue.

Restarono a guardarsi negli occhi per un tempo che a Michael sembrò un’eternità, quando finalmente –o forse no- Sara abbassò lo sguardo ancora una volta sul menù, prima di riprendere a parlare.

“Sei riuscito a trovare cosa c’era di sbagliato nella planimetria di cui mi hai parlato?” Gli chiese prima che il cameriere si fermasse al loro tavolo per chiedere cosa avessero deciso di ordinare.

“Salvato dalla campanella.” Disse ironica la vocina nella sua testa. “Ma non canterei vittoria così facilmente, un pranzo si può rivelare molto lungo…” Continuò, quasi deridendolo. Michael non poté evitare e riconobbe che, dopotutto, la vocina aveva nuovamente ragione. Quel pranzo, che qualche ora fa gli era sembrato un’idea geniale, ora sembrava un piano di autodistruzione degno del miglior masochista. Avrebbe potuto e dovuto rimandare, in qualche modo, senza però farle capire che c’era qualcosa che lo turbava.

“Michael…” La voce di Sara lo riportò alla realtà. Scosse la testa e si scusò per non aver risposto subito, dopodiché ordinò la stessa insalata che aveva ordinato Sara qualche secondo prima.

“Anche tu ti tieni leggero, Scofield?” Chiese divertita Sara, non appena che il cameriere li lasciò nuovamente soli.

Il macigno che occupava il suo stomaco in questo momento, occupava abbastanza spazio. Michael era sicuro che non sarebbe riuscito a mangiare nemmeno una foglia d’insalata finché si teneva tutto per sé, ma ovviamente, decise di ricorrere al suo fascino pur di non far capire a Sara che la busta che teneva nella tasca interna della giacca, avrebbe potuto cambiare radicalmente le loro vite –“a dire il vero solo la tua”, lo corresse la vocina.

“Se non voglio sfigurare di fianco a te, meglio che mi tenga in forma.” Dovette ricorrere a tutto il sangue freddo nel suo corpo per sembrare il più naturale possibile. “Tic-Toc amico,” gli disse la vocina.

“Accettalo Scofield, sono troppo perfino per te.” Quella battuta detta da Sara lo trapassò da parte a parte, toccandolo più di quanto lei avrebbe mai immaginato. Michael si chiese se lei fosse consapevole di quanto quella battuta e quelle parole fossero dannatamente vere. “Forse le ha detto proprio perché le pensa.” Gli suggerì la vocina. “Meglio così, ora sarà più facile dirle tutto.”

Già, dirle tutto… Aveva rimandato anche troppo, era giusto dirglielo ora e dirglielo subito.

Dall’espressione preoccupata sul viso di Sara, Michael capì che forse la fitta di dolore provata al solo sentire le ultime parole che avevano lasciato le sue labbra, si era presto proiettata in un’espressione di dolore sul suo viso. Proprio lui che gli amici chiamavano il ‘giocatore di poker perfetto’ -proprio perché riusciva sempre a mascherare tutto quello che provava.

“Michael, non avrai creduto a quella battuta?” Gli chiese preoccupata, cercando le mani di Michael sul tavolo che però erano occupate a strofinarsi l’una con l’altra, come faceva sempre quando pensava, o quando era nervoso.
Le poteva leggere in viso quanto fosse dispiaciuta, ma soprattutto sorpresa al solo pensiero che lui avesse anche solo potuto pensare che la battuta sul non essere degno di lei fosse vera. “Magari un po’ soffrirà se te ne andrai,” Michael sentì nuovamente la vocina fare da eco tra i suoi pensieri, “ma dimentica la possibilità di chiederle di seguirti a New York.” Concluse la vocina, quasi rimproverandolo di aver anche solo potuto pensare a quell’opzione.
Prima di chiederle di seguirlo, le avrebbe dovuto dire della busta e di quello che conteneva. Prese un respiro profondo, dopodiché aprì bocca per liberarsi del fastidioso macigno sul suo stomaco.

“Sara…” Disse, fissando prima il pavimento, poi la tovaglia sul tavolo di fronte a loro. Ormai non riusciva più a trattenere il dolore che provava al solo pensiero di confessarle tutto. “C’è una co-” Il suono del suo cellulare lo interruppe. Alzò immediatamente lo sguardo per incrociarlo con quello di Sara, ed era più che sicuro che ora gli potesse leggere in faccia quanto fosse dispiaciuto per quella situazione.

Una delle sue mani andò a cercare quella di Sara, deciso ad ignorare il suo cellulare e a finire il discorso che aveva appena iniziato. “Dicevo… c’è una cosa che-”. Questa volta fu lei ad interromperlo.

“Rispondi Michael,” disse con un rassicurante sorriso sulle labbra “io non vado da nessuna parte.” E ancora una volta il suo sorriso lo fece sciogliere e gli fece sembrare che tutta la stanza si sciogliesse con lui. Come diavolo poteva andare avanti a dirle tutto, dopo che lei lo faceva sentire così?

Le sorrise e le baciò la fronte, prima di alzarsi dal tavolo e di rispondere al cellulare. Notò che il numero sul display era quello di Flo. “Flo?” Rispose sorpreso di ricevere quella chiamata.

“E’ così che si saluta un’amica?” Lo rimproverò non suonando per niente minacciosa.

Sbuffò. “Scusa Flo, ma non sono in vena di battute.” Disse massaggiandosi il ponte del naso all’altezza degli occhi.

“Già, dalla faccia che avevi quando stavi per parlare con Sara, direi che c’è qualcosa che non va.” Disse gentile.

“Già, io e Sara-” S’interruppe non appena realizzato quello che l’amica gli aveva appena detto. “Come fai a sapere che io stavo per parlare con Sara?” Chiese sorpreso e curioso.

“Guarda un po’ chi c’è di fronte alla vetrina della tavola calda.” Disse e Michael mosse subito lo sguardo verso il punto che gli aveva detto Flo, per poi vederla che passeggiava avanti e indietro e teneva il cellulare all’orecchio.

“Dai troppo nell’occhio se cammini su e giù in quel modo.” Disse sorridendo, quasi la presenza dell’amica lì non lo sorprendesse più di tanto.

“Preferisci resti a fissarvi così?” Michael vide Flo che si fermò all’improvviso e si avvicinò a qualche millimetro di distanza dalla grande vetrata della tavola calda, per guardare meglio dentro il locale.

Michael sorrise. “No, meglio quello che stavi facendo prima.” Entrambi si ritrovano a ridere.

“Qualunque cosa le stessi per dire, può aspettare.” Lo rassicurò.

Buttò fuori tutta l’aria che non si era reso conto di tenere. “E’ proprio questo il problema, Flo, non può.”

“A meno che non le stia per dire che sei innamorato di me, penso che la tua notizia possa aspettare.” Disse cercando di far distendere l’amico e riuscendoci.

“E’ una lettera del mio patrigno, mi vuole come vice presidente nella sua compagnia.” Disse Michael tutto d’un fiato, sperando che confessare tutto a Flo lo facesse sentire un po’ meglio. Non funzionò.

“Oh…” Disse sorpresa dalla notizia. “E tu accetterai?” Chiese curiosa e con una velata tristezza nella voce. Michael sapeva che darle una notizia del genere in quel modo era sbagliato, ma ora tutto quello a cui pensava era come dire tutto alla ragazza che lo aspettava tutta sola al loro tavolo.

“Qualche giorno fa avrei risposto di sì, ma ora…” Scosse la testa, interrompendo la frase.

“Ma ora c’è lei e non ne sei più tanto sicuro.” Flo concluse la frase per lui. “Qualunque cosa tu decida, so che sarà la scelta migliore.” Disse rassicurante, ma Michael sapeva che, in fondo, a quelle parole non ci credeva nemmeno lei. “Per entrambi.” Continuò Flo, cercando di convincerlo.

“Grazie per questa bugia, Flo.” Sorrise Michael e vide l’amica sorridere con lui, dall’altra parte della vetrata.

“Penso che buttare una bomba del genere a pranzo, non sia l’idea più brillante del secolo.” Lo consigliò. “Dille che c’è stata un’urgenza in ufficio e che devi scappare.”

“Questo sarebbe mentire, Flo.” La ammonì, quasi sentendosi un padre che sgridava la figlia per essere tornata a casa dopo il coprifuoco.

“No, c’è veramente un’urgenza in ufficio.” Gli disse prontamente.

“Sarebbe?” Le chiese, sapendo che poteva aspettarsi di tutto, tranne che una cosa sensata.

“Devi vedere quali scarpe mi stanno meglio, se quelle che ho indosso ora, oppure quelle nuove che ho appena comprato.” Michael la vide agitare una busta nella mano sinistra.

“Un codice rosso.” Disse ironico.

“Sul serio Mike,” disse nuovamente in quel tono da sorella maggiore che usava sempre con lui, “certe cose è meglio pensarle prima di dirle. Prenditi un po’ di tempo, qualche ora o qualche giorno e poi diglielo.”

Michael si prese qualche secondo per pensare. Rimandare ancora avrebbe senz’altro rovinato ulteriormente le cose. Ci sarà pur stato un motivo se tutti dicevano di non rimandare mai a domani quello che si può fare oggi.
Ma d’altronde, spiegarle tutto nel giro di pochi minuti e poi lasciarsi per tornare entrambi a lavorare, senza poterle stare accanto e dirle che tutto sarebbe andato per il verso giusto, non era proprio l’ideale.
Doveva affrontare la situazione da uomo, ed è quello che avrebbe fatto.

“D’accordo.” Disse finalmente a Flo, dopo qualche secondo di silenzio. “M’inventerò qualcosa per rimandare la discussione.” Sbuffò, sempre meno soddisfatto della decisione presa.

“Ottimo, ti aspetto in studio per aiutarmi a scegliere le scarpe.” Disse, terminando la chiamata prima che Michael potesse ribattere.

Guardò ancora una volta il display del suo cellulare, prima di buttare la testa indietro e tirare un respiro profondo.

Tornò da Sara, che lo aspettava con un’espressione un po’ preoccupata, e si sedette di fronte a lei.

“Tutto apposto?” Gli chiese, inclinando leggermente la testa e avvicinandosi un po’ a lui. Michael capì che quel gesto di Sara era dovuto al suo tentativo di decifrare l’espressione sul viso di Michael. Aveva nuovamente indossato la maschera da giocatore di poker e per Sara sarebbe stato inutile continuare a cercare di capire cosa stava succedendo nella sua testa.

“Flo e i ragazzi hanno problemi allo studio.” Cercò di auto convincersi che quella non era del tutto una bugia, ma la vocina nella sua testa la pensava diversamente. “Mi chiedevo se ti andava di vederci stasera al parco che c’è dietro casa, hai presente?” Le sorrise, prendendo ancora una volta una mano di Sara tra le sue. Sentirla tra le sue mani si era rivelata un’arma a doppio taglio. Il sollievo di sentire nuovamente il contatto col suo corpo, era presto rimpiazzato dal senso di colpa che lo invadeva.

“Certo.” Disse confusa, prima di schiudere le labbra in un sorriso.

“Così, potremo finire il discorso che abbiamo interrotto.” Le sorrise ancora una volta, cercando di non farle capire quanto quel discorso fosse importante per lui.

“Spero di non arrivare in ritardo anche a quell’appuntamento.” Rise.

“Sono più che sicuro che varrà la pena aspettare.” Sorrise nel vederla imbarazzata al sentire quelle sue parole. Dopo tante bugie, finalmente era riuscito dire una cosa vera. L’avrebbe aspettata per sempre, ma lei avrebbe fatto altrettanto? Scosse la testa cercando di scacciare via quel pensiero. Non era il caso di sentirsi ancora peggio pensando negativo. Doveva avere fede, ed è quello che avrebbe fatto. “Quindi abbiamo un appuntamento stasera?” Le chiese malizioso, avvicinando il suo viso a quello di Sara.
Se pure Sara avesse pensato che qualcosa non andasse in lui in quel momento, Michael notò come anche lei sapesse mascherare quello che sentiva e che non voleva gli altri capissero.

“Tu che dici, Scofield?” Gli chiese prima di avvicinarsi un po’ di più a lui e baciarlo sulle labbra.

Era da tanto, troppo che non la baciava, ma ora tutto questo gli sembrava una tortura, “la migliore tortura al mondo” pensò. Come poteva una cosa così bella, farlo sentire così male? “Sensi di colpa.” Gli spiegò la vocina nella sua testa.
Beh, non importava quanto male facesse, sarebbe potuto rimanere lì a baciarla e a sentirsi in colpa per ore.

Sara si allontanò lentamente da Michael, lasciandogli giusto il tempo per farfugliare “Senza alcun dubbio un appuntamento.”, prima di passargli dolcemente il pollice sulle labbra per togliere un po’ di lucida labbra che il loro bacio gli aveva lasciato.

“Non sarebbe stato carino farti uscire con tutto quel trucco.” Sorrise baciandolo nuovamente -questa volta un bacio veloce.

“Già, il look acqua e sapone mi rende più affascinante.” Scherzò, facendola ridere.

Contro ogni volere del suo corpo, decise che era ora di alzarsi da quel tavolo e tornare in ufficio, dove avrebbe potuto pensare a come dirle tutto, ma soprattutto a cosa dirle quando si sarebbero incontrati più tardi.

“Ci vediamo più tardi.” Disse baciandola in fronte, lasciando che il suo profumo lo inebriasse ancora per qualche secondo.

Sara si limitò a chiudere gli occhi, quasi volesse imprimere quel momento nella memoria, e gli sorrise, mentre lui le voltava le spalle e usciva dalla tavola calda.



A/N: Beh, come avrete intuito, è stato un capitolo scritto un po' in fretta e più che altro perchè le mie amiche hanno insistito tanto che continuassi la storia. Probabilmente avrei potuto scrivere qualcosa di meglio, beh, non lo sapremo mai, eheheheh.
Sperando che il capitolo almeno un po' vi sia piaciuto, vi saluto e... al prossimo capitolo!
   
 
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