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Autore: FairySweet    23/07/2014    1 recensioni
... La sua colpa era semplicemente quella di amare troppo, amava sé stessa, amava quell'uomo ostinato e testardo che la sfiorava con la delicatezza di un angelo, amava sua figlia, la sua vita, semplicemente ... amava troppo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                Pochi Secondi 





Forse non era poi tanto male chiudere gli occhi, forse, quella pace infinita che regnava nella sua anima le faceva bene, forse era davvero morta.
Già, ma allora come si spiegava quelle immagini davanti agli occhi? Un giardino enorme pieno di sole, di luce, fontana di marmo bianco che gorgogliava allegra spingendo l'acqua verso il cielo e una giovane donna, una ragazza spensierata che si divertiva a intingervi la mano giocando con le increspature.
Conosceva bene quella ragazza, conosceva bene il modo che aveva di osservare le cose perché era lei quella ragazza.
Giovane e bella, con la pelle chiara profumata di pesca e i capelli raccolti dietro alla nuca, non tutti, non ordinati come quelli che avrebbe voluto sua madre ma ribelli come in fondo era il suo spirito.
Quel bel castano scuro risplendeva sotto i raggi del sole cambiando colore, assomigliando di tanto in tanto al grano o al rame.
Aveva un bel vestito azzurro che stringeva dolcemente un corpo delicato non ancora splendente di passione ma nemmeno più bambino.
Socchiuse gli occhi osservando incuriosita quel ricordo che di colpo era apparso davanti ai suoi occhi.
Sorrise pensando che non sarebbe stato tanto male tornare a quei tempi, quando tutto era spensierato e l'amore sembrava un miraggio, qualcosa di magico che i libri dipingevano come una fiaba.
E poi, lì, accanto al labirinto verde un ragazzo, un giovane alto dai capelli scuri così simile a lei da intenerirla. Un fratello che aveva amato alla follia e che un destino troppo violento si era portato lontano … “Lo sai che nostra madre ti sta cercando?” “Credevo sapesse dove trovarmi” “Credevo sapessi come evitare nostra madre” sussurrò divertito avvicinandosi a lei “Non sto evitando nostra madre” “Non sai dire le bugie sorellina” le sfiorò il collo facendole il solletico “Sto semplicemente ascoltando l'acqua” “Lo sai che questo non le piace” “A lei non piace mai niente di diverso dalla grazia, dal galateo e dal ricamo” “Sei una donna” esclamò divertito sedendosi di fronta a lei “In cosa dovresti applicarti? Nell'arte della spada?” ma lo sguardo severo sul viso della ragazza lo costrinse a sospirare “Anna, questo è il tuo posto, questa splendida donna che ho davanti un giorno sarà un'elegante contessa …” le sfiorò il viso con una tenerezza infinita “ … avrai un marito che ti ama e un figlio stupendo, tanti figli e un palazzo enorme dove potrai dare ricevimenti e conoscere nuove persone. Il tuo salotto sarà il più frequentato del mondo perché sarai tu il centro di quel mondo” “Come lo sai?” “Cosa?” domandò giocherellando con la sua mano “Come sai che diventerò tutto questo?” “Perché sono tuo fratello e ti conosco. So quello che hai dentro sorellina. È vero, a volte nostra madre esagera un po' ma lo fa per te, per il tuo futuro” “Lo so” sussurrò abbassando qualche secondo lo sguardo “E allora? Perché sei qui con questo faccino triste?” “Perché a volte vorrei essere libera di immaginare il mio futuro” “E com'è il tuo futuro?” domandò divertito “Allegro, pieno di persone magari anche un po' noioso ma tranquillo e sicuro. Non voglio dover preparare il mio matrimonio già ora” “Ma che … e questo chi te l'ha raccontato?” “Conosci le regole dell'aristocrazia? A volte dubito che tu sia davvero figlio di conti” “Si? Allora a questo porremo rimedio” “Ma di cosa …” uno schizzò d'acqua arrivò sul suo viso scatenando in lei un enorme sorriso “Sei diventato pazzo? Lo sai che nostra madre ha …” “E tu da quando ascolti così assiduamente nostra madre?” un altro schizzo d'acqua, un'altra risata. Si alzò in piedi immergendo le mani nell'acqua fresca “Ehi, io sono il conte Fabrizio Ristori, il primogenito di una facoltosa famiglia che diventerà conte” “Oh …” sussurrò divertita “ … allora conte, se fossi in lei starei molto attento alla pioggia” “In estate?” ribatté ironico sfiorando l'acqua con le dita “Non c'è una nuvola in cielo” “Non ha mai sentito parlare dei temporali estivi?” “No, non direi contessa” “Oh, mi rammarico per lei signore, discende da una si tale famiglia e non comprende quanto volubile può essere il tempo?” sollevò le mani di colpo lanciando verso il cielo gocce di luce pura, il ragazzo sorrise nascondendosi dietro a qualcosa di invisibile ma la sua bella sorella aveva già i capelli imperlati di acqua fresca e sapeva che non si sarebbe mai fermata perché una sfida del genere non poteva essere ritirata.
Ricordava bene quel pomeriggio, i giochi nell'acqua, lo sguardo severo di sua madre che chiedeva insistementemente di chi fosse la colpa, chi fosse il responsabile di quei capelli così fradici e fuori posto e ricordava lo sguardo di suo fratello, colpevole e divertito assieme che si asciugava il viso ridacchiando.
Era uno dei suoi ricordi preferiti, uno di quelli che custodiva gelosamente e che non aveva mai raccontato a nessuno perché nessuno aveva il diritto di intromettersi nei suoi sentimenti e poi una nebbia leggera, le immagini sfocate e di nuovo quel giardino.
Lo stesso giardino, con la stessa fontana forse solo più silenziosa perchè quella giornata d'autunno colorava tutto di dolcezza dalle tinte tristi e malinconiche.
C'era profumo di pioggia nell'aria e il canto lontano degli uccelli colorava quella mattinata fresca accompagnando i pensieri oltre il limite del possibile.
Era tutto uguale a prima, la casa, il bel giardino maniacalmente curato e quel labirinto verde dalle tinte più sbiadite, colpa dell'autunno forse o magari, era solo colpa sua perché ricordare qualcosa che per così tanto tempo era rimasta chiusa a chiave dentro di sé richiedeva uno sforzo non indifferente.
Davanti alla fontana c'era la stessa ragazza, la stessa bellissima ragazza ora anche donna. Le linee delicate del viso si erano fatte ancora più belle, il colore dei capelli era vivo e brillante e piccoli fiori argento facevano capolino di tanto in tanto impedendo a quelle ciocche ribelli di scappare.
Il corpo era slanciato, le curve del seno più evidenti e le labbra rosee e terribilmente invitanti erano schiuse sotto il tocco di quel vento leggerissimo.
Sorrise studiando l'immagine di quella ragazza dallo sguardo malinconico concentrata su qualcosa di invisibile davanti a sé.
Le dita giocavano con qualcosa, forse un fiore, unico superstite di quell'autunno rigido o forse una di quelle belle foglie dai colori pallidi che sembravano cadere come neve sui prati “Mi chiedevo quando avrei potuto incontrarvi” si voltò di colpo trattenendo il fiato, l'uomo sorrise avvicinandosi di qualche passo “Perdonatemi, non era mia intenzione spaventarvi” “Non … non mi avete spaventato” “Cosa fate qui fuori? C'è troppo vento per voi” ma lei sorrise giocando con quel piccolo fiore rosa“Pensavo” “Erano pensieri belli?” “Erano frivolezze” concluse allegra, il mantello color del bronzo scivolò dolcemente di lato scoprendole il collo e costringendo quegli occhi di ghiaccio a vagare su quella seta preziosa salendo fino al suo viso“Anche le frivolezze possono essere piacevoli” “Voi chi siete?” lo vide sorridere allungando una mano verso di lei.
Le dita si strinsero attorno alle sue e un piccolo brivido scivolò via salendo fino alle spalle mentre quegli occhi di ghiaccio si riempivano di lei “Voi siete la contessa Ristori non è vero?” “Anna” sussurrò divertita, un lieve rossore colorò le guance rendendola ai suoi occhi ancora più bella “Anna, è un bel nome, degno della vostra persona” “Perché siete …” “Qui fuori?” concluse sorridente “Vostra madre vi nasconde come un gioiello Anna. Ho sentito parlare di voi ma ogni volta che provavo ad immaginare la vostra persona mancava qualcosa. La realtà ha aggiunto quella pennellata di dolcezza che a me mancava. Siete più bella di quello che immaginavo” “E questo è un male?” sussurrò socchiudendo gli occhi “No, direi che non lo è contessa. Ma devo ammettere, che mi aspettavo una donna diversa” “Mi dispiace avervi deluso, non era mia intenzione” esclamò ironica abbassando qualche secondo lo sguardo “Aspettavo di avere davanti agli occhi un'altra donna è vero ma …” si avvicinò di un passo ancora inchiodando gli occhi ai suoi “ … questo non vuol dire che la realtà sia così brutta anzi, a mio parere siete la donna più bella che mi abbia mai guardato” “Di solito non guardate negli occhi le persone?” “Di solito le belle donne come voi sono sommesse e composte, avvinghiate ad un galateo che le dipinge innocenti e delicate ma voi …” si fermò qualche secondo riprendendo fiato “ … voi non avete paura di guardarmi e questo è un piacevole diversivo alla vita di tutti i giorni” “Non vi piace la vostra vita?” “Non mi piace la falsità delle persone” un altro leggerissimo rivolo d'aria le sfiorò il viso giocando con quei dolci fili d'ebano che sfuggivano alle forcine.
La mano del giovane si mosse da sola, quasi come se fosse animata da qualcosa di più forte che semplice curiosità, qualcosa che lo spingeva a toccarla, a sfiorare quella pelle di seta solo per il piacere di sentirne il profumo.
Le scostò dagli occhi i capelli perdendosi nella dolcezza del suo sguardo “Ve l'ha mai detto nessuno che avete degli occhi stupendi?” “Nessuno gioca con le contesse” “Siete una preda troppo difficile?” “Sono una preda con un cervello. Agli uomini questo non piace” “E perché mai? Una donna in grado di pensare è un bottino ambito” la vide sorridere colorando lo sguardo di fierezza “Io non sono un bottino né un premio da vincere” “Credete sia qui per questo?” una voce lontana spaccò il silenzio costringendola a sobbalzare “Perché siete qui?” “Non lo sapete?” ma l'espressione confusa sul suo viso era tenera e difficile da cancellare dalla testa perché quel viso d'angelo entrava violentemente nel cuore “Mio padre è un ottimo amico di vostra madre” “Lo so” esclamò divertita “Lo sapete?” “Secondo voi perché le donne con un cervello spaventano gli uomini?” allungò dolcemente una mano verso di lui lasciandolo senza fiato “ È stato un piacere conoscervi Antonio” le labbra si posarono sulla pelle del dorso costringendola a sorridere. Solo pochi secondi, pochi stupidi e lunghissimi secondi prima di vederla correre via come un fantasma, un'apparizione venuta dal nulla. Scappò via lasciandolo solo a fissare il vuoto un bacio rubato, un bacio innocente che si era preso la libertà di unire due mani.
Il loro primo incontro e la curiosità di scoprire chi fosse e perché fosse lì, accanto a lei, così perso in lei da renderla orgogliosa di quella curiosità forse un po' frivola e figlia di una giovinezza che ora più che mai le mancava da morire.
  
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