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Autore: Keyla99    23/07/2014    2 recensioni
3 Settembre 2015 — ore 9.27 p.m.
Sono lieta di annunciarti, mio caro Diario/quaderno in cui trascrivo come si evolve la mia già pessima situazione, in questo giorno assai gioioso e festeggiato da tutti, l'anniversario della gloriosa salita al potere dell'Hydra!
Esattamente un anno fa quei grandissimi figli di puttana hanno lanciato nell'atmosfera gli Helicarrier. Nel giro di poche ore hanno trucidato decine di milioni di persone, tutti quelli che avrebbero potuto causar loro problemi. Lo S.H.I.E.L.D. è stato sterminato. Be', non del tutto. Grazie al cielo sono riuscita a salvarne alcuni.
In ogni caso, da quel momento i bastardi sono al potere e io sono in fuga.

Jay è riuscita a non farsi prendere dall'Hydra per un anno intero, ma la sua fortuna sta per finire. Oppure no?
Grazie ad un aiuto inaspettato, forse potrà trovare il Capitano Rogers e gli altri sopravvissuti, e forse riusciranno a fermare il progetto Insight. O moriranno nel tentativo.
«Io sono un soldato, non una spia» disse Buck in tono pacato, come se le avesse letto nel pensiero. «Tu sei un assassino» ringhiò Vitaly.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Hope’s a dangerous thing

And maybe hope’s a dangerous thing
And’ I’m broken in the end
You don’t divide you blur the line
Destroy yourself and start again

    Destroy Yourself —

 

«Dove credi di andare?»
La ragazza rimase immobile, senza respirare, il cuore che batteva all'impazzata contro il petto. La pressione del coltello contro la carne delicata della gola le fece venire la pelle d'oca: emofilia o no, se soltanto avesse premuto un po' di più sarebbe morta dissanguata in una manciata di minuti. Una goccia di sudore freddo scivolò dalla tempia fin giù al collo.
«Rispondi» La voce del Soldato d'Inverno era neutra, atona. Impossibile dire cosa gli passasse della testa.
Jay avrebbe voluto deglutire, ma aveva paura che facendolo quella lama le avrebbe tagliato la gola.
«Via di qui» sussurrò in tono appena udibile. Attese che lui affondasse il coltello, si aspettò il dolore della carne squarciata. Un brivido le percorse la spina dorsale, e la ragazza chiuse gli occhi per non vedere il sangue che – ne era certa – sarebbe schizzato dalla ferita.
«Allora stai sbagliando strada» Il coltello si allontanò, il Soldato allentò la presa sul suo braccio e la lasciò andare. Jay risollevò le palpebre e voltò il capo per guardarlo con gli occhi sgranati.
«Cosa?»
Lui rimise il coltello nella sua custodia e trasse da una delle tasche una pistola. La ragazza sussultò e si irrigidì, nonostante lui non gliela stesse puntando addosso. Di nuovo fu invasa dalla sensazione di aver già vissuto una situazione simile.
«Ti faccio uscire da qui» disse in tono sbrigativo, facendole cenno di precederlo per il corridoio.
Jay non si mosse.
«E perché mai dovrei fidarmi di te? Tu mi hai portato al Triskelion, cosa ti ha fatto cambiare idea così all'improvviso?» chiese socchiudendo gli occhi.
Il Soldato d'Inverno la guardò per un istante, come indeciso, poi infilò la mano destra in una tasca del giubbotto e ne estrasse il quaderno.
«Non l'ho dato a Pierce» affermò porgendolo alla ragazza.
Lei lo prese con cautela, attenta a non sfiorare la mano di lui, poi lo aprì per controllare che all'interno non si fosse danneggiato nulla.

Tutto okay, grazie al cielo
Jay sospirò di sollievo e sollevò lo sguardo sul suo volto. Il Soldato aveva uno sguardo smarrito, come se non sapesse bene cosa stava facendo.
«Quella... quella cosa che hai detto...» Si interruppe, aggrottando le sopracciglia. «Sul ricordare... io...» Portò la mano a coprire gli occhi.
«Sono così confuso» mormorò.
«Non stavo mentendo» ribadì la ragazza.
«Lo so. Per questo sono qui, adesso»
Lei annuì, tentando di ricacciare indietro la paura che da sempre il Soldato d'Inverno le incuteva. 
«Va... va bene. Andiamo» disse infilando il quaderno sotto la camicia.
L'uomo annuì, ma all'improvviso alzò di scatto la testa e la spinse di lato, contro la parete. Jay sentì due spari e delle grida soffocate. Vide due uomini accasciarsi a terra, all'altro capo del corridoio, poi il Soldato le prese il polso e iniziò a correre.
«Devo trovare Vit!» esclamò, già senza fiato.
«Il ragazzo della registrazione?» chiese lui, fermandosi un attimo per controllare che la strada fosse libera.
«Sì» Jay si piegò in avanti, prese un profondo respiro per recuperare ossigeno: quello scatto improvviso l'aveva colta alla sprovvista.
«So dov'è»
Senza aggiungere altro, il Soldato si tuffò oltre una porta alla loro destra, e poi giù per quattro rampe di scale.
Jay gli stava dietro a malapena. Era stanca, sia nel fisico sia nella mente, e sentiva che quello che stava facendo era profondamente sbagliato. L'agente Connor l'aveva tartassata di domande per ore – o almeno, le erano sembrate ore – senza ottenere nulla a parte spossarla sempre di più.

Forse era proprio quello il suo intento
Sentiva il sangue pulsare nelle tempie, e il mal di testa sempre più forte che soffocava i suoi ragionamenti. L'unica cosa che sapeva con certezza era che doveva trovare Vit, e poi uscire dal Triskelion.

Sono settimane che non dormo in modo decente. Cosa darei per un buon caffè
Alla fine, il Soldato si fermò di fronte ad una porta chiusa.
«C'è un sistema di blocco elettronico» commentò accennando al pannello numerico sulla destra.
«Posso pensarci io» Jay s'infilò tra lui e la parete, e incominciò ad armeggiare con i tasti.
«Sai farlo?» le chiese il Soldato, gli occhi puntati sul corridoio di fronte a loro.
«Come credi che sia uscita da dove mi avevano rinchiuso?» replicò la ragazza, sarcastica. L'uomo inarcò un sopracciglio, ma non disse nulla.
«Fatto»
La porta scivolò di lato, rivelando la stessa stanza illuminata della registrazione.
Jay portò le mani a coprirsi la bocca, soffocando un grido.
«Vit! Mio Dio...»
Vitaly era accasciato sulla sedia, legato, il sangue ad imbrattargli i capelli e la maglia bianca che indossava. Quando Jay lo chiamò emise un mugolio sordo e alzò faticosamente la testa.
«Sbrigati» borbottò il Soldato. «In un minuto ci saranno addosso»
Lei era già accanto all'amico. Armeggiò con le corde per slegarle, poi sentì il tintinnio del metallo contro il pavimento: il Soldato le aveva lanciato il coltello. Lo prese e tagliò i lacci. Vitaly ricadde in avanti, quasi a peso morto.
«Ehi, Vit» mormorò la ragazza scattando a sorreggerlo. «Va tutto bene. Ora andiamo via»
Lui girò il viso, sforzandosi di metterla a fuoco con l'occhio destro: il sinistro era pesto, semichiuso, e un grumo di sangue copriva lo zigomo. Il volto era una collezione di contusioni e tagli e lividi più o meno gravi.
Il ragazzo socchiuse le labbra, come a voler parlare, ma non riuscì ad articolare le parole.
«Riesci a camminare?» gli chiese lei.
«Sì» Aveva la voce roca, terribilmente roca. Si schiarì la gola.
«Sto bene, dammi solo... un attimo»
Jay lo guardò preoccupata, temendo di doverlo sorreggere per tutto il tragitto, ma dovette ricredersi quando Vit strinse le labbra per trattenere un lamento e si alzò in piedi, lentamente.
«Okay. Ci sono» disse. Poi sollevò lo sguardo su di lei, e gli occhi gli divennero lucidi.
«Mi dispiace così tanto, Jenn, te lo giuro...» sussurrò con voce rotta. «Non volevo dir loro dov'eri, non dovevo... Oh, Jenn, credimi, mi dispiace...»
La ragazza sorrise e scosse leggermente la testa.
«Non importa» disse piano, a bassa voce. «Stiamo entrambi bene, siamo vivi, ora usciremo da qui. È questo l'importante»
Lui aggrottò la fronte e aprì bocca, probabilmente per chiedere “come? Come facciamo ad andarcene?”, ma venne interrotto prima di poter emettere un suono:
«Hai fatto? Muoviti!» La voce, proveniente da subito fuori, li fece sobbalzare entrambi.
Vit le rivolse un'occhiata interrogativa.
«Chi...?» iniziò, ma si zittì di colpo quando il Soldato d'Inverno s'affacciò nella stanza; sbiancò e sgranò l'occhio sano.
«Va tutto bene, Vit» s'affrettò a dire Jay, posandogli una mano sul braccio. «È con me. Mi sta aiutando»
Vitaly la guardò, pallido come un cadavere, poi guardò l'uomo che ora li stava fissando con aria corrucciata.
«Mi spiace interrompere il vostro toccante ritrovamento» esordì. «Ma se non volete che i soldati dell'Hydra ci ammazzino vi conviene darvi una mossa» E accennò con la pistola al corridoio, dal quale provenivano delle grida ancora lontane.
«Dai Vit» Jay gli prese la mano e iniziò a tirarlo fino alla porta. Il ragazzo si riprese in fretta, pur continuando a gettare occhiate sospettose al Soldato.
«Più tardi io e te dovremo parlare» sibilò all'amica, la quale annuì in fretta.
«Quello che vuoi, ma quando saremo usciti di qui»
Seguirono il Soldato attraverso infinite stanze e uffici impolverati: quell'ala del Triskelion era inutilizzata da quando lo S.H.I.E.L.D. aveva cessato di esistere.
Jay rievocò la fuga dell'anno prima. Anche allora era assieme a Vit, ma allora era stato lui a trascinarla via mentre il mondo che avevano creduto di conoscere cadeva in pezzi, come un magnifico specchio che rifletteva la menzogna invece della realtà.
Col senno di poi, forse la ragazza avrebbe preferito rimanere nella la campana di cristallo sotto la quale aveva vissuto per più di venticinque anni, all'oscuro di tutto, felice. Si maledisse per quei pensieri subito dopo averlo formulati.
«Aspetta!» esclamò all'improvviso, fermandosi.
I due uomini si voltarono a guardarla, entrambi allarmati.
«Che succede?» domandò il Soldato.
Si trovavano nel mezzo di un laboratorio informatico, e Jay si gettò di fronte al computer principale; premette il pulsante d’accensione.
«Che cosa stai facendo?» ringhiò il Soldato.
Vit non disse nulla, ma aggrottò la fronte e la sua espressione divenne torva: aveva capito.
«Riesci a coprirmi per qualche minuto?» chiese invece la ragazza, iniziando a digitare una serie di codici sulla tastiera.
«Il mio DNA e quello di Vit non possono essere identificati e individuati dagli Helicarrier; questo perché tempo fa ho immesso un virus nel sistema che mi permette di salvaguardare una manciata di individui» spiegò velocemente, senza distogliere lo sguardo dal monitor. «Ma tu puoi essere individuato. Devo fare in modo di renderti invisibile, oppure saremo morti entro stasera»
Il Soldato non pareva molto convinto, ma non replicò.
«Eccoli!»
Jay imprecò a mezza voce, mentre Vit si riparava dietro una scrivania ed il Soldato si metteva di fronte alla ragazza per proteggerla mentre lavorava.
«Quanto?» gridò mentre alcuni uomini si appostavano subito fuori dal laboratorio. «Siamo in una pessima posizione!»
La ragazza fece per rispondere, quando il primo sparo echeggiò nell'aria. Soffocò un urlo e chinò la testa sulla tastiera.
«Ho... dammi tre minuti» biascicò.
Il Soldato non rispose. Sparò quattro colpi, e quattro uomini caddero a terra con un grido e un gemito di dolore. Ma ne arrivavano altri, parecchi altri.
Vit si spostò accanto a Jay, gettò un'occhiata allo schermo e fece una smorfia.
«Dammi una pistola!» gridò. «So sparare!»
Il Soldato non gli prestò attenzione. Alcuni proiettili gli saettarono a fianco. Gran parte degli apparecchi elettronici e molti monitor lì attorno finirono in frantumi. L'uomo lasciò cadere un caricatore vuoto e ne inserì un altro, con la naturalezza di chi è abituato a fare quel movimento molto spesso. Riprese a sparare.
Vit imprecò tra i denti e prese a frugare nei cassetti, alla ricerca di qualcosa di utile. Sgranò gli occhi e s'infilò qualcosa in tasca.
«Ho finito!» esclamò Jay all'improvviso. Si alzò di slancio e nello stesso istante il Soldato indietreggiò, spingendo lei e l'altro ragazzo verso l'uscita del laboratorio, senza smettere un istante di sparare.
«Forza» ringhiò aprendo una porta con un calcio, rivelando l'ennesima rampa di scale. Spintonò Jay, che inciampò e quasi cadde sui gradini.
«Sali, muoviti!»
«Che fai?» strillò Vit in tono quasi isterico. «Questo è un vicolo cieco, porta sul tetto!»
«Appunto!»
«Dai Vit, andiamo!» La ragazza lo strattonò per la manica. L'altro esitò, poi le prese la mano e insieme iniziarono a salire, l'eco degli spari alle loro spalle. Il Soldato chiuse la porta, la sbarrò, e un istante più tardi era davanti ai due.
«Vuoi prendere un elicottero?» intuì Jay poco prima di sbucare sul tetto. L'uomo annuì.
«Aspetta qui e non muoverti» ordinò. E si gettò fuori, le armi spianate. Si udirono grida, tonfi, piccole esplosioni.
«Jenn, è una pazzia»
La ragazza si voltò.
«Non posso morire ora, Vit, devo fare ancora tante cose. È la mia unica possibilità» disse.
«Ma senza di te non me ne vado» aggiunse subito. Si mordicchiò il labbro. «Lui ci porterà fuori»
«E poi?» obiettò il ragazzo, disperato. Jay fece una smorfia.
«Ci penserò quando saremo salvi. Tutti»
Vitaly la guardò, serrò le labbra, poi le tese la mano. Lei la strinse forte.
«Libero» Il Soldato ricomparve e fece loro cenno di seguirlo.
«Sta' dietro di me»
Li guidò fino ad un elicottero al centro del tetto, l'unico non danneggiato. «Sali»
Vit esitò e Jay dovette spingerlo su, costringendosi ad ignorare la mezza dozzina di cadaveri sparsi lì attorno. Di nuovo, fu in preda alla nausea: si lasciò cadere sul sedile e serrò gli occhi.
«Sai guidare questo affare?» domandò Vit. Ancora le sue dita erano intrecciate a quelle di lei.
«Certo» rispose bruscamente il Soldato, iniziando ad armeggiare coi comandi del velivolo. Le pale iniziarono a girare nell'esatto istante in cui gli uomini dell'Hydra fecero irruzione sul tetto: lo spostamento d'aria li fece vacillare, dando tempo all'elicottero di alzarsi in volo.
«Vit» mormorò la ragazza.
«Sono qui»
«Quando atterreremo, impiegheranno pochi minuti per rintracciarci. Puoi... puoi fare qualcosa?»
Vitaly aggrottò la fronte.
«Sei molto pallida. Stai bene?» chiese subito.
«No» ammise Jay. Al suo fianco, il Soldato le gettò una rapida occhiata.
«Ma prima di pensare a me risolvi questo problema»
Il ragazzo sospirò.
«Va bene. Immagino che il tuo... amico abbia messo fuori gioco gli altri elicotteri al Triskelion» Pronunciò la parola "amico" con palese disprezzo nella voce.
Il Soldato grugnì qualcosa di poco gentile. Jay lo guardò, preoccupata che potesse reagire in maniera violenta, ma lui non si mosse dai comandi; la ragazza fulminò l'amico con gli occhi.
«Quindi non dobbiamo aspettarci inseguitori, almeno non per via aerea» continuò Vit, facendo finta di nulla. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un disco di metallo poco più grande di una moneta.
Jay notò che il Soldato li controllava con la coda dell'occhio e non si perdeva un movimento.
«Che cos'è?» chiese incuriosita, accennando al dischetto.
«L'ho trovato in laboratorio. Grazie a questo gioiellino sarà molto difficile per loro individuarci» affermò Vit accennando un sorriso. Un taglio fresco sul suo zigomo si dilatò, e una striscia di sangue comparì lungo i bordi della ferita.
Jay fu costretta a distogliere lo sguardo.


Mi spiace informare tutti i buoni cristi che leggono, che la settimana prossima sarò al campo scout, quindi non ci sarà un aggiornamento né potrò rispondere alle recensioni (che spero sempre ci saranno)!

Keyla

   
 
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