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Autore: Ino chan    23/07/2014    5 recensioni
Ward non gli risponde, infila una mano all’interno della tasca sinistra del pantalone e a passetti, visto l’impiccio delle manette alle caviglie, gli si avvicina. Fitz lo guardo perplesso e quando questo allunga le mani chiuse verso di lui, fa altrettanto sollevando quella che riesce ancora a guidare.
-Una scimmia?- esclama alla vita del piccolo animaletto di terracotta che Ward fa cadere sul palmo della sua mano -Che diavolo ci dovrei fare secondo te?-
[Fitz/Simmons] [Fitz/Ward (friendship) ][Warning: death!fic].
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mi dispiace.-
-Smettila Fitz, non mi dispiace aprirti un barattolo.-
Fitz sa bene che Simmons è sincera, che non le da’ fastidio  aiutarlo, ma non può fare a meno di scusarsi per non essere più in grado di fare nulla da solo. Dopo tre mesi di coma, solo la parte destra della sua persona si è svegliata, la sinistra è rimasta bloccata in una specie di torpore in cui, ogni tanto, ha la sensazione di avvertire un debole formicolio.
I medici non sono stati molto ottimisti, dicono anzi, che sia già un miracolo che non sia rimasto offeso in maniera ben peggiore, ma come un bambino che fa capricci, al momento non riesce ad immaginare nulla di peggio di avere metà del corpo paralizzata,  sbavare come un San Bernardo per mettere assieme tre parole e avere un occhio completamente andato.
Simmons gli pulisce la solita candela di saliva che gli si forma all’angolo sinistro della bocca, quello tirato in maniera innaturale, usando il pollice e prima di tornare al suo lavoro, gli schiocca un bacio sulla fronte.
Fitz pensava di non poterla amare di più, ma evidentemente si sbagliava.
Affonda il cucchiaio nel barattolo di nutella e lo porta alla bocca. La sua mente, per fortuna, è brillante come sempre e nonostante non possa più costruire, riesce ancora a progettare  - Secondo te dovrei alleggerirla?-
Simmons alza gli occhi dal microscopio su cui è china e si volta a guardare lo schermo a muro dove Fitz ha passato le immagini di una nuova pistola ultra leggere ad impulsi - No, direi di no. A Coulson e Trip andrà benissimo, era Ward quello che si lamentava sempre del peso delle armi.-
Nello stesso momento in cui mette il punto alla sua affermazione, Simmons si rende conto di essere saltata a piedi pari su un tasto dolente. È da quando Fitz si è svegliato dal coma che non ha più nominato Ward.
-Non vuoi parlarne?-
-Di cosa?-
Fitz alza gli occhi dallo schermo del suo pc. Simmons lo sta fissando con quella espressione, quella che vuol dire: so benissimo a cosa pensi.
Stringe i denti e abbassa di nuovo lo sguardo.
Di solito non gli da’ fastidio che Simmons riesca ad indovinare così bene ogni pensiero che gli passa per la testa, ma qui si parla di Ward, e di quanto si senta stupido per aver creduto in lui anche di fronte all’evidenza.
-Sei un brav’uomo Leo.- mormora dolcemente Simmons accarezzandogli i riccetti biondi –Hai il cuore grande.-
-Ti sbagli Jemma, sono semplicemente uno stupido.-
Simmons scrolla la testa –Credevi in lui.-
-Credevo in una bugia.-

 

Come regalo  di pronta guarigione, Simmons e Skye gli hanno regalato un paio di scarpe da tennis con la chiusura a velcro. Fitz le ha osservato incerto nella scatola, prima di capire. Con una mano sola, non puoi allacciarti le scarpe da solo.
Eppure ogni mattina, seduto sul letto, ci prova a mettersi le sue vecchie nike e cercare di fare il nodo ai lacci usando solo la mano destra.
Nonostante sia stata questa sua testardaggine quasi ad ucciderlo, non vuole rassegnarsi ad una vita di scarpe con la chiusura a velcro come quelle di un  bambino.
Lo sbuffo delle porte automatiche che si aprono lo distraggono per un momento -Prima che inizi Simmons, non mi piacciono le sneakers! Voglio i lacci!-
-Fitz.-
Fitz si volta, sorpreso di udire la voce di May. Si sofferma sulla neo Vicedirettrice per un momento, prima di spostare verso la persona alla sua destra.  Alla velocità maggiore che le sue condizioni gli permettono, si alza in piedi alla vista di Ward ammanettato piedi e caviglie.
- Sarò qua fuori. Se prova a fare qualcosa urla.-

 

Si fissano, Ward e Fitz, dai due lati della stanza di quest’ultimo.
Sono passati tre mesi dall’ultima volta che si sono incrociati ed entrambi sono l’ombra delle persone che erano. Perché se  Fitz ha ancora addosso i segni del loro ultimo incontro, Ward sembra aver intrapreso una lenta caduta da quel giorno. Deperito, ferito, sembra tenersi in piedi per pura forza di volontà.
May gli fa visita ogni giorno, ha sentito dire e ogni giorno gli fa provare un po’ della sua medicina.
-Che diavolo ci fai tu qui?-
Ward non gli risponde, infila una mano all’interno della tasca sinistra del pantalone e a passetti, visto l’impiccio delle manette alle caviglie, gli si avvicina. Fitz lo guardo perplesso e quando questo allunga le mani chiuse verso di lui, fa altrettanto sollevando quella che riesce ancora a guidare.
-Una scimmia?- esclama alla vita del piccolo  animaletto di terracotta che Ward fa cadere sul palmo della sua mano -Che diavolo ci dovrei fare secondo te?-
Ward non gli risponde, ma stira le labbra in un sorriso che lascia Fitz di stucco. Sbaglia o è la prima volta che lo vede sorridere? Sorridere per davvero
Fitz lo guarda uscire troppo sorpreso per fermarlo mentre osserva la scimmietta adagiata nel palmo della sua mano -Però è carina. La chiamerò Lou.-
  

Skye legge il logo sul berretto a cilindro della piccola scimmia che  Ward  ha dato a Fitz e dopo un momento esclama - È il nome della tavola calda dove ci siamo fermati quando mi aveva, beh…-  agita una mano invece che dir e “rapita” –Deve averla presa lì.-
Fitz annuisce mentre osserva il piccolo ninnolo sul palmo della sua mano -Perché me l’ha data?-
-Non è un mistero che ti piacciono le scimmie.- sorride Simmons mentre gli si siede accanto.
-Che sia stato un modo per scusarsi?-
Gli occhi chiari di Fitz scattano verso il bel viso di Skye , trattiene il respiro scioccato da quella possibilità e  dopo un momento si alza, facendo forza sul poggiolo del divano con il braccio sano - Dove vai?- gli chiedono le due donne, ma non si ferma per spiegare loro.

-Mi dispiace.-
Coulson e May si scambiano uno sguardo mentre Fitz li fronteggia tenendo ancora nel palmo della mano quella piccola scimmietta di coccio -Per favore Direttore, devo vederlo. Mi bastano cinque minuti.-
Il viso di Coulson viene attraversato da un ombra di dolore mentre osserva il ragazzo che fatica a reggersi in piedi  di fronte a lui - È morto tre ore fa, Fitz.-
Fitz si lascia cadere seduto sulla sedia dietro di lui.
Non è possibile. No. No. No. Non è possibile.
-Dopo averti incontrato, si è impiccato nella sua cella usando le lenzuola del letto come fune.-


Che sia stato un modo per scusarsi?


Fitz annuisce stordito mentre si alza. Quello stronzo, castrato emotivamente parlando, gli stava davvero chiedendo scusa e lui non l’ha capito.
Si ferma per riprendere fiato mentre osserva la scimmietta sul palmo della sua mano. scrolla la testa, mezzo accecato dalle lacrime prima di schiacciarsela al petto -Sono Grant Ward.- inizia a dire con la voce roca e  un ghigno che piano si trasforma in una smorfia di dolore -Sono così figo che invece di chiedere scusa, regalo stupide scimmiette di coccio!-
Quando Simmons si inginocchia di fronte a lui, Fitz non piange più. La ragazza si appoggia alle sue ginocchia con le mani e lo osserva dispiaciuta -Scusami.-
Fitz la guarda perplesso mentre si asciuga gli occhi arrossati con il dorso della mano -Di cosa?-
-Avevi ragione tu. Ward era un brav’uomo infondo, e io non l’ho capito.-
-Questo non mi consola Simmons.- si lamenta Fitz mentre la ragazza gli passa una mano sulle guancie bagnate.
-Invece dovresti, perché hai creduto davvero in un amico e non in una bugia ben costruita.-

 

   
 
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