1
CAPITOLO
"Charlotte
Emily Stuart , muoviti, o l'aereo partirà senza
di te" mia madre mi intimò di muovermi, sbraitando come una
sclerata dal
piano di sotto.
"Cosa diamine ti
urli? Sto arrivando" dissi esasperata, trascinandomi lungo tutte le
scale
le valige strapiene di roba.
Mia
mamma mi avrebbe scortato in aeroporto sulla sua Jeep,
successivamente sarei salita su quell'aereo diretto a Londra, per
frequentare
la Pacific Coast Academy (PCA), un campus nel bel mezzo della
città.
"nervosa?"
"non credo
proprio" mentii a mia madre, sorridendo nervosamente.
Cercavo
di fare la dura, ma in cuor mio ero terrorizzata
all'idea di mollare tutto e ricominciare una nuova vita a Londra, senza
la mia
famiglia e i miei vecchi amici. Del resto non mi sono mai allontanata
dall'Italia, era tutto nuovo per me.
Mio
fratello, Kyle James Stuart, due anni fa si traferì a Londra
per frequentare la Brunel University, almeno avrei rivisto lui. Mio
padre,
invece, beh non ho sue notizie da tempo ormai.
Lui e mia madre divorziarono
quando avevo l'età di ben 5 anni, mia madre Annah
è adesso felice con il suo
nuovo marito Robert e a me tocca avere una sorellastra, la peggiore di
tutte. A
parte la nostalgia per mia mamma, mi ritengo fortunata a stare
-finalmente-
migliaia di chilometri lontana da Katlyne, un'arpia di 20 anni, viziata
e
figlia di papà, adesso anche il mio stesso papà.
"È
arrivato il tuo aereo"
Abbracciai
sbuffando mia madre dopo avermi fatto il solito
discorsetto e le molteplici raccomandazioni.
"Fammi
uno squillo quando arrivi.." disse, in pensiero
per me.
"Si
mamma, tranquilla, sto andando a Londra, mica in
guerra"
Dopo un ultimo saluto mi
allontanai per fare il check-in, lasciai i bagagli e salii sul tanto
atteso
aereo, dopo raggiunsi il mio posto.
"30A"
ripetei tra me e me, ispezionando l'aereo alla
ricerca del mio posto.
Una volta trovato, notai
che nel sedile accanto al mio, vi era seduto un uomo sulla cinquantina,
più che
un uomo sembrava una balena, per quanta ciccia possedeva in corpo. Vi
dico solo
che mi ci vollero 15 minuti per riuscire a passare e finalmente mi misi
a
sedere. Insomma, non mi poteva capitare posto peggiore.
La mia solita
fortuna√
Il
volo fu frustrante, a causa di cicciobomba che non la
smetteva di parlare della sua ex, sputando pezzi di cibo ogni volta che
apriva
bocca, impedendomi di ascoltare la mia tanta amata musica dall' iPod.
Se ce l'ha fatta lui,
c'è speranza per tutti pensai tra me e
me, ridacchiando.
In un paio
d'ore-strazianti-fui a Londra.
Ciò stava a
significare:
scuola nuova, amici nuovi, vita nuova, un mondo nuovo, insomma! L'aria
londinese mi riempii le narici, permettendomi di respirarla a pieni
polmoni.
***
Il campus era proprio
come lo si vedeva nella brochure, non si trattava di una fregatura come
quando
compri una scatola di cereali e poi la sorpresa non ha nulla a che fare
con
quella che mostrano in pubblicità. Perchè,
ammettiamolo, è successo a tutti
almeno una volta nella vita!
Mi
recai alla reception per prendere le chiavi della mia
fatidica stanza.
"La
tua stanza è la numero 132 nel dormitorio femminile,
buona permanenza alla Pacific Coast Academy"
"La
ringrazio." Presi le chiavi e mi diressi verso il
dormitorio femminile. Quel campus era gigante, mi ci sarei persa!
Camminai
sempre in direzione diritta, senza mai staccare gli
occhi dalla mappa del campus, quest'ultima mi impedii di accorgermi del
ragazzo, cui stavo per travolgere.
"Ma
stà più attenta, dio"
"E tu più calmo,
perchè mi sa che ti stai agitando un pò troppo"
sbottai.
"Sono le persone
come te che mi fanno agitare"
"Hai
qualche problema di gestione della rabbia, vai a farti
curare"
"Ok, calmati
furia" rise sotto i baffi.
Ero
già stressata per conto mio, a causa del volo frustrante, ma
a quanto pare Dio ce la stava mettendo tutta per rendermi questa
giornata uno
schifo.
"Fottiti"
conclusi, continuando per la mia strada.
A
mano a mano scartai tutte le stanze fino a trovare la mia, la
132. Udii delle voci femminili dall'interno, così infilai la
chiave nella
serratura, ed entrai.
"Scusate forse ho
sbagliato" mi scusai incerta.
"Non hai sbagliato,
siamo le tue compagne di stanza" affermò la riccia.
"Ben
arrivata" si avvicinò a me l'altra ragazza.
"Ciao,
io sono Charlotte" mi presentai.
"Piacere,
io sono Eleonor, ma puoi chiamarmi El"
"Io mi chiamo
Danielle" affermò con un sorriso smagliante.
"Dove mi
sistemo?"
"Fin dal primo anno
abbiamo sempre dormito nel letto a castello, quindi puoi prendere il
letto
singolo"
"Perfetto"
sospirai, lasciandomi cadere di peso sopra
il letto.
"Sei
nuova di qui?" mi chiese El.
"Si, sono arrivata
stamattina"
"Ti
dobbiamo fare conoscere il nostro gruppo allora"
sorrise beffarda.
Bussarono,
mi fiondai alla porta per poi aprire. Quattro
ragazzoni entrarono in fila indiana, uno dopo l'altro.
"Buuuongiorno
bellezze" annunciarono in coro.
"Parli del
diavolo.." sussurrò Danielle, ridacchiando.
"Ragazzi lei è
Charlotte" mi presentò, Eleonor. E di conseguenza, i quattro
fusti fecero
altrettanto.
"Che fine ha fatto
il quinto?" chiese la riccia, notando che ne mancava uno all'appello.
"Lo conoscete Harry,
sarà con qualche ragazza" ammise il biondino.
"Già"
Liam gli diede ragione.
"Stasera
danno una festa di 'inizio anno', siete con
noi?" chiese Zayn aspettando conferma.
"Per
noi va bene, tu Charlotte?"
"Contate
pure su di me" risposi a Eleonor.
"Perfetto, a
stasera" concluse Louis, uscendo dalla stanza, seguito a ruota dai
ragazzi.
Iniziammo
a svuotare le valige, sistemando i vestiti negli
armadi, e le altre cose negli appositi spazi.
Eleonor
si buttò sfinita sul mio letto "Andiamo a bere
qualcosa?"
"Assolutamente"
rispose Danielle altrettanto sfinita.
"Si ma solo dopo
aver fatto un meritato sonnellino" bofonchiai sotto le coperte.
"Muoviti, alzati
vecchia" disse El tirandomi le coperte.
"Io preferirei
utilizzare il termine 'diversamente giovane'" replicai sarcastica.
Eleonor mi
incenerì con
lo sguardo, ma fortunatamente Danielle si aggiunse alla conversazione,
salvandomi "Vuoi che ti portiamo qualcosa?"
"Un iced caramel, vi
adoro" conclusi, sprofondando la testa sotto il cuscino.
Il
mio sonno fu interrotto da una testa di minchia, intento a
bussare ininterrottamente, stimolandomi una crisi di nervi.
Mi
alzai assonnata dal mio caro lettuccio "Sto arrivando,
dio santo"
Sentii sbuffare da dietro
la porta "Chi è il coglione che ha osato svegliarmi?"
continuai
strofinandomi gli occhi per mettere bene a fuoco la figura che mi si
ripresentava davanti.
"Ei,
ma tu non sei Eleonor" constatò lui.
"E tu non sei il mio
principe azzurro, ma ci dobbiamo accontentare" risposi sarcastica.
"Aspetta,
ma tu sei quella che mi è arrivata addosso
stamattina" sbottò.
"Se per quella
intendi quella meravigliosa ragazza, si sono io"
"No,
per quella
intendo quel disastro
umano" ribattè
il riccio, marcando su l'ultima parola.
"Ce
l'ho davanti." Rise alla mia affermazione.
Solo
in quel momento mi accorsi di quanto fossero dolci le
fossette che gli si venivano a creare ogni cazzo di volta che accennava
un
sorriso.
Scossi
la testa per cercare di mandare via quei pensieri e senza
pensarci due volte, tornai a dormire chiudendo la porta alle mie
spalle, non
curante del ragazzo che vi si trovava di fronte.
SPAZIO
AUTRICE.
Ciao
a tutte le carotine presenti.
Sono
nuova di qui, è la mia prima fan fiction quindi siate
comprensibili, non sono molto pratica.
Ci
devo ancora prendere la mano, spero che vi piaccia e
continuerò
ad aggiornare la mia ff, pubblicherò presto il prossimo
capitolo. Fatemi sapere
cosa ne pensate, così potrò farmi
un’idea. Devo capire se piace o se è una
cacata galattica ahahah.
Grazie
in anticipo,
Sara
xx