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Autore: Maryleescence    24/07/2014    3 recensioni
Alexander Brown è un ricco aristocratico che vive nella Londra vittoriana del 1859. Non tutti sanno che dietro quel bell'aspetto e occhi incantevoli, si nasconde in realtà il volto di un assassino. L'uomo uccide le donne con cui riesce ad avere rapporti e in seguito, taglia loro una ciocca di capelli, tenendola come ricordo nel libro delle sue malefatte. Amori, ossessioni e passioni carnali contraddistinguono la sua vita, ma ciò porterà lui stesso alla morte, che fatalmente infligge alle donne che incontra.
Genere: Drammatico, Horror, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Capitolo 2°: Proposte allettanti.

 

La sera era ormai giunta e Alexander si trovava nel suo studio illuminato da alcune candele che lui stesso detestava. In quel momento preferiva restare nel buio così come il suo animo, il quale era ormai ricoperto da ombre oscure che non lasciavano trapassare alcuna luce divina.
All’interno di quella società a cui ancora non era stata data del tutto la libertà, aveva deciso di rimanere ateo. Non aveva bisogno di preti e calunniatori che obbligavano le persone a entrare in quella che era una semplice struttura con una croce di legno; non aveva bisogno di udire le loro parole sprezzanti contro i peccatori come lui. Certo, spesso quando cercava di colloquiare con un credente, questo lo evitava poiché lo riteneva un pericolo per la sua fede.
Ma a lui, non importava.
Forse proprio la solitudine era la sua arma vincente. Non riuscire a confidare nulla a nessuno forse non era una delle cose migliori, ma in ogni caso, arrivavano sere dove lui scriveva pagine intere di preoccupazioni e che poi bruciava, affinché nessuno potesse scoprire i suoi segreti. Era come se parlasse a qualcuno che in realtà esisteva solo e unicamente nella sua mente.
Dopo cena si sarebbe recato al palazzo della regina Vittoria, la quale aveva organizzato una festa di corte e lui era tra gli invitati. Con che faccia avrebbe guardato il marito della sovrana? Semplicemente con la sua solita espressione indifferente e misteriosa. Alexander era bravo a mentire, tanto che avrebbero potuto fare di lui un attore del mondo teatrale. Era attento a ogni dettaglio come lo sguardo o la voce, affinché nessuno si accorgesse della sua menzogna, ma poi arrivava a casa e l’incubo ricominciava. La rabbia ribolliva nelle sue vene e la voglia di uccidere ancora si ripresentava.
La parte dell’agnellino sperduto non gli si addiceva. Lui era un mostro e questa era la realtà. Se lo ripeteva continuamente, dopo che osservava quella cenere che dai corpi ricavava. Il senso di colpa lo divorava costantemente, ma non riusciva mai a controllarsi e continuava con quelle orribili malefatte.
Qualcuno bussò alla porta e Alexander si levò in piedi irrequieto. Aveva sempre e costantemente la paura addosso che qualcuno potesse scoprirlo e che la regina a quel punto non avrebbe potuto salvarlo.
Eppure lei preferiva nascondere i suoi reati invece di difendere i popolani. Era semplicemente una sciocca, la quale in passato si lasciò abbindolare da quell’uomo dai mille volti e peccati. Sì, lei era innamorata di Alexander, come non lo era mai stata di suo marito Alberto. Forse era la sua sfrontatezza giovanile o il fatto di avere un rapporto indipendente che la facesse stare bene, furono i motivi che la portarono a crogiolare davanti ai suoi piedi.
<< Chi è? >> chiese.
<< Sono Bastian. Signore, volevo dirle che è pronta la cena… >> rispose.
Alexander tirò un sospiro di sollievo e si grattò più volte la fronte già impregnata dal sudore acido della tensione. Aprì la porta e scese le scale in compagnia del suo maggiordomo. Raggiunse la sala e cenò con una prelibata zuppa che la signora Ruth Dickens gli preparò con tanta cura.
Lei era proprio davanti a lui mentre giocava con i suoi riccioli castani. Alexander le rivolse uno sguardo intriso di rabbia, poiché odiava vederla oziare; lei percepì immediatamente il messaggio e con la sua corporatura esile si diresse nella cucina calando il capo. Era una donna di ben trentacinque anni con già tre figli sulle spalle, ma Alexander sapeva cosa era successo più di una volta in quella casa durante la notte fonda. Era capitato più volte che lui stesso la violentasse, ma Ruth, essendo a dir poco povera, non poteva assolutamente rinunciare a quel lavoro. Alexander ricordava ancora la sua pelle candida e calda, ma soprattutto le sue urla che lui stesso aveva cercato di soffocare, tappandole la bocca con le sue sudice mani.
Ben presto, finì di mangiare e in seguito si precipitò fuori dalla porta, chiedendo alla prima carrozza di passaggio di poter raggiungere il palazzo della regina. Il cocchiere condusse i cavalli fino al luogo prestabilito e lui potette notare la magnificenza del palazzo. Appena varcò l’ampio portone, due maggiordomi si apprestarono immediatamente a togliergli il cappotto e a dargli il benvenuto. Le sale erano complete e ben ornate, ma soprattutto molto illuminate. Brulicavano d’invitati e il loro chiacchiericcio frequente infastidiva molto il bello e seducente Alexander.
Si sentì immediatamente afferrare il braccio e in pochi attimi si ritrovò in una stanza seduto su una poltrona rossa. Vittoria chiuse la porta a chiave alle sue spalle mentre sul suo viso si dipinse un sorriso malizioso. La camera era molto ampia e ben illuminata. I muri erano bianchi e su di essi erano presenti molte decorazioni floreali soprattutto negli ampi angoli. I suoi piedi erano appoggiati su un tappeto rosso di grandi dimensioni e parecchio pregiato.
<< Per vostra fortuna siete qui! Avevo giusto bisogno di voi! >> disse, sedendosi nella poltrona accanto.
Vittoria possedeva dei capelli molto scuri, i quali si abbinavano perfettamente alla carnagione visibilmente chiara. Era abbastanza in carne e questo era uno dei motivi per cui al giovane conveniva un rapporto fuori da ogni legame. Lui era l’amante segreto, ma in un certo senso di convenienza, poiché faceva ciò solo per procurarsi più benevolenza e denaro.
<< Gradivate la mia compagnia in questo momento, sua maestà? >> chiese in tono malizioso.
Godeva nel vedere le gote di Vittoria diventare rosse in segno di vergogna, poiché ciò aumentava la sua spudorata ambizione di poter conquistare ogni tipo di donna e non innamorarsene mai.
<< Oh no, vi devo chiedere un patteggiamento… >> rispose, poggiandosi allo schienale. << Ho bisogno che voi uccidiate mio marito ed io vi propongo la mia protezione per qualsiasi minaccia si opponga a voi… Diventereste la mia spia segreta… >> continuò.
Quella che gli fu detta non era altro che una proposta allettante che lo faceva scalpitare dall’emozione. Pane per i suoi denti, questa era l’affermazione giusta. Sul suo volto si dipinse la malizia e l’astuzia, considerati da lui pregi da celare nel profondo della sua anima.
<< Dov’è il tranello? >> domandò, toccandosi il mento con le dita.
<< Non vi è alcun tranello! Per chi mi avete presa? Sono una donna emancipata, ma soprattutto sincera. Vorrei che lo uccideste per puri scopi personali; pare abbia scoperto di un mio ipotetico tradimento e non vorrei che questa voce si spargesse nel popolo… >>.
<< Poiché riguarda anche la mia incolumità personale, sarà fatto mia signora! Non dovete, però, parlare così di vostro marito quando è presente in questa casa… Dovete ricordarvi che anche i muri hanno le orecchie >>.
<< Mio marito è in viaggio verso la Scozia e farà ritorno solo la prossima settimana… Mi raccomando, voglio un lavoro pulito! Confido in voi… >>.
<< Perfetto… >> disse e a quelle parole prese in braccio Vittoria e la mise a sedere sulla scrivania posta dietro di loro. << Ora però, mia signora, dovreste concedermi un po’ del vostro tempo… >> continuò.
Incominciarono a baciarsi, ma tutto ciò era intriso di falsa passione. Lui strinse le sue gambe tra le mani e in seguito caddero in quell’euforia che tutti chiamavano amore, ma che lui stesso appellava lussuria e nient’altro.
E fu così che Alexander Brown si vendette un’altra volta al cospetto della sovrana per puro egoismo personale. Questo era solo un incontro fatalmente minaccioso per entrambi i protagonisti; portatore di parecchie future sventure.

 

   
 
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